una generalizzata radiazione mentale a basso livello proveniente da coloro cui mi avvicinavo, e quello che colsi in quel momento da Toni, confermo cio che lei mi aveva appena detto. Non aveva smesso di amarmi. Pero l’acido, anche se era acido lisergico e non acido solforico, aveva scalfito e corroso la nostra relazione aprendo quel terribile baratro tra noi due. Per lei era una tortura essere nella stessa stanza con me. Nessuna mia abilita avrebbe potuto rimediare a questo. Presi in considerazione varie strategie, vari spiragli a cui aggrapparmi, modi diversi per ragionare con lei, per curarla con parole morbide e calorose. Niente da fare. Assolutamente niente da fare. Passai rapidamente in rassegna nella mia mente una decina di tentativi di approccio e tutti finivano con Toni che mi supplicava di sparire dalla sua vita. Proprio cosi. Era finito. Lei continuava a starsene seduta li, quasi immobile, abbattuta, tutta scura in faccia, la sua bocca larga serrata per il dolore, il suo sorriso smagliante troncato. Sembrava invecchiata di vent’anni. La sua strana, esotica bellezza da principessa del deserto era completamente svanita. Improvvisamente lei fu piu reale per me, nel suo sudario di dolore, di quanto non fosse mai stata prima. Rossa in volto per la sofferenza, ravvivata dall’angoscia. E per me nessuna possibilita di raggiungerla. — Va bene — dissi tranquillamente. — Dispiace anche a me. — Passato, finito, rapidamente, improvvisamente, senza preavviso, la pallottola che fischia nell’aria, la granata che traditrice rotola dentro la tenda, l’incudine che crolla giu da un placido cielo. Finito cosi. Di nuovo tutto solo. Anche senza lacrime. Urlare? Perche dovrei urlare?

Bob Larking, con molto tatto, era rimasto fuori, nel suo lungo ingresso rivestito di carte da parati con abbacinanti illusioni ottiche in bianco e nero, per tutto il tempo della nostra breve conversazione sotto voce. Di nuovo, quando riemersi, ritrovai in lui quel gentile sorriso spiacente.

— Grazie per avermi permesso per quest’ultima volta di infastidirti — dissi.

— Nessun disturbo. Va molto molto male tra te e Toni. — Annuii. — Si: molto, molto male.

Ci guardammo in faccia vicendevolmente incerti, poi lui mi si avvicino, affondando per un attimo le dita nel muscolo del mio braccio, dicendomi, senza parole, di adattarmici, di uscire fuori dalla bufera, di rimettermi in sesto. Era cosi spalancato che la mia mente, inaspettatamente, affondo dentro di lui e vidi la sua schiettezza, la sua bonta, la sua gentilezza d’animo, il suo dolore. Uscendo da lui un’immagine crebbe dentro di me, un amaro ricordo ormai sepolto: lui e una Toni tutta piangente, distrutta, due notti prima, che giacevano nudi insieme su un letto rotondo alla moda, la testa di lei appoggiata contro il petto muscoloso, villoso, di lui, mentre accarezzava dolcemente i pallidi seni sodi. Il corpo di lei tutto tremante per il bisogno. La sua mascolinita riluttante floscia che si dibatteva per offrirle la consolazione del sesso. Il suo spirito gentile in lotta contro se stesso, inondato di pieta e di amore per lei ma disgustato dalla sua femminilita che lo disturbava, quei seni, quella fessura, quella morbidezza. Non avertene, Bob, lei continua a ripetere, non avertene, proprio non avertene, ma lui le dice che lo desidera, e ormai ora che lo facciamo dopo che ci conosciamo da tanti anni, ti tirera su, Toni, e comunque un uomo ha bisogno di qualche piccola distrazione, giusto? Il suo cuore e tutto riversato su di lei ma il suo corpo resiste, e il loro far l’amore, quando succede, e una cosa affrettata, patetica, goffa, un urtarsi di corpi tremanti riluttanti, che finisce in lacrime, tremolii, un’angoscia condivisa, e, infine, uno scoppio di risa, un trionfo sulla sofferenza. Lui toglie con i baci le sue lacrime; lei, con serieta, lo ringrazia per i suoi sforzi. Piombano in un sonno infantile, uno accanto all’altra. Quanta gentilezza, quanta tenerezza. Mia povera Toni. Arrivederci. Arrivederci. — Sono contento che sia venuta da te — dissi. Lui mi accompagno all’ascensore. Che cosa dovrei fare, mettermi a urlare? — Se lei ne esce fuori sono sicuro che ti telefonera — mi disse. Misi la mia mano sul suo braccio come lui aveva fatto con me, e gli rivolsi il miglior sorriso del mio repertorio. Arrivederci.

19

E questo il mio buco. Ventesimo piano in uno dei condomini di Marble Hill, Broadway, 228a Strada, inizialmente un progetto edilizio comunale per appartamenti tipo medio, adesso rifugio per emarginati e detriti vari di scarico urbano. Due stanze piu servizi, cucinetta, corridoio. Un tempo nessuno avrebbe potuto entrare in questo complesso se non era sposato e con bambini. Adesso alcuni individui soli ci si sono infiltrati, adducendo a motivo la loro poverta. Le cose cambiano via via che la citta decade; i regolamenti vanno in fumo. La stragrande maggioranza della popolazione del complesso e portoricana con una spruzzatina di irlandesi e di italiani. In questa tana di papisti un David Selig e un’enorme anomalia. A volte pensa di dovere ai suoi vicini una quotidiana, vigorosa interpretazione dello Sh’ma Yisroel, ma non ne conosce le parole. Kol Nidre, forse. Oppure il Kaddish. Questo e il pane di afflizione che i nostri antichi padri hanno mangiato nella terra d’Egitto. Lui e fortunato di essere stato condotto fuori dall’Egitto nella Terra Promessa.

Vi piacerebbe fare un giro, con tanto di cicerone, nel covo di David Selig? Benissimo. Prego, da questa parte. Non toccate niente, per favore, e non appiccicate le vostre cicche sui mobili. Il sensibile, intelligente, amabile, nevrotico individuo che vi fara da cicerone non e altri che David Selig in persona. Non e permesso dare mance. Siate i benvenuti, miei cari, benvenuti nella mia umile residenza. Cominceremo il nostro giro con il bagno. Come vedete, questa e la vasca da bagno, quella macchia gialla sullo smalto procellanato c’era gia prima che arrivasse lui, questo e il cesso, questa e la cassetta delle medicine. Selig passa qui un mucchio di tempo; e una stanza importante per chiunque capisca in profondita la sua esistenza. Per esempio, alle volte lui fa due o tre docce al giorno. Allora voi penserete: cos’e che cerca di tirarsi via? Lascia perdere questo spazzolino, tesoro. Okay, venite con me. Avete visto i poster nell’ingresso? Sono artefatti risalenti al 1960. Questo mostra il poeta Allen Ginsberg vestito da Zio Sam. Questo e una cruda volgarizzazione di un sottile paradosso topologico fatta da M.G. Escher. Questo mostra una giovane coppia nuda che fa all’amore sulla risacca del Pacifico. Otto, dieci anni fa, centinaia di migliaia di giovani decoravano le loro stanze con simili poster. Selig, benche per l’esattezza non fosse giovane neanche allora, l’ha fatto anche lui. Spesso ha seguito le manie e le mode correnti nel tentativo di aggregarsi con maggior consistenza alle strutture dell’esistere contemporaneo. Presumo che oggi questi poster siano veramente di valore. Lui li porta sempre con se, da una casa a poco prezzo alla seguente, e cosi via.

Questa stanza e la camera da letto. Scura e stretta, con il soffitto basso tipico delle case popolari di una generazione fa. Tengo sempre le finestre chiuse in modo che la sopraelevata, rombando nell’aria a notte fonda, non mi svegli. E gia abbastanza difficile dormire anche quando tutto e tranquillo attorno a te. Questo e il suo letto, nel quale lui dorme sonni agitati, di quando in quando, come adesso, leggendo involontariamente nelle menti di chi gli si trova vicino e incorporando i loro pensieri nelle sue fantasie. Su questo letto, forse ha fornicato con una quindicina di donne (una per volta, o anche due e occasionalmente anche tre per volta) durante i due anni e mezzo da che abita qui. Non faccia quel volto tutto sconcertato, signorina! Il sesso e un salubre sforzo umano e resta un aspetto essenziale della vita di Selig, anche adesso nella mezz’eta. Puo diventare anche piu importante per lui negli anni a venire, perche il sesso e, dopo tutto, un modo di stabilire un contatto con gli altri esseri umani, e certi altri canali di comunicazione appaiono chiusi per lui. Chi sono queste ragazze? Alcune di loro non sono ragazze; alcune sono donne gia avanti negli anni. Lui le affascina con quel suo timido modo di fare e le convince a condividere con lui un’ora di gioia. Raramente invita una seconda volta qualcuna di loro, e quando lo fa in genere rifiutano, ma comunque e tutto okay. I suoi bisogni sono soddisfatti. Come? Quindici donne in due anni e mezzo non sono poi tante per uno scapolo? Chi siete voi per giudicare? Per lui sono sufficienti. Ve lo assicuro, per lui sono sufficienti. Per favore, non sedetevi sul suo letto. E un letto vecchio, comprato di seconda mano in un seminterrato per super-affari che l’Esercito della Salvezza gestisce ad Harlem. L’ha preso per pochi dollari quando trasloco dal suo ultimo buco, una stanza ammobiliata in St. Nicholas Avenue, e aveva bisogno di alcuni mobili tutti suoi. Alcuni anni prima, verso il 1971, 72, aveva un letto con materasso di gomma pieno d’acqua, altro esempio del fatto che segue le mode passeggere, ma non riusci mai a servirsene per lo sciacquio e il gorgoglio e, alla fine, lo diede a una giovane capace che lo sfrutto al massimo. Che cos’altro c’e in camera da letto? Molto poco di interessante, temo. Un armadio contenente banali vestiti. Un paio di ciabatte logore. Uno specchio rotto, siete superstiziosi? Uno scaffale sbilenco pieno di vecchie riviste che non rileggera mai piu, Partisan Review, Evergreen, Paris Review, New York Review of Books, Encounter, un mucchio di materiale di tendenza letteraria, piu alcuni periodici di psicanalisi e di psichiatria, che Selig legge sporadicamente nella speranza di incrementare la sua conoscenza di se stesso; ma finisce sempre per buttarli via con fastidio e disappunto. Usciamo di qui. Questa stanza deve riuscirvi deprimente. Saltiamo la cucinetta — una stufa a quattro fornelli, un frigorifero di medie dimensioni, un tavolo ricoperto di formica — dove lui prepara colazioni e pranzi proprio modesti (la cena la fa abitualmente fuori) ed entriamo nel punto focale, nell’anima dell’appartamento, il soggiorno-studio a forma di L

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