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La settimana segoente alla mia visita, Carvajal mi telefono per invitarmi a colazione con lui il giorno seguente. Ci incontrammo, su suo suggerimento, al Merchants and Shippers Club situato nel distretto finanziario.

Il luogo da lui scelto mi sorprese. Il Merchants and Shippers e uno di quei venerandi circoli privati di Wall Street frequentati esclusivamente da agenti di cambio e banchieri con tutte le carte in regola e quando dico esclusivamente, voglio dire che persino Bob Lombroso che e americano da dieci generazioni ed e molto potente a Wall Street, non puo diventarne socio perche e ebreo e ha preferito lasciar perdere senza troppo chiasso.

Come in tutti i posti del genere, la ricchezza da sola non basta a farvi accettare: dovete essere socievole, un uomo amabile e decoroso, della razza giusta, che sia andato alle scuole giuste e appartenga alla societa giusta. Da quel che sapevo, Carvajal non aveva nessuno di questi requisiti. Era un nuovo ricco e non aveva alle spalle l’ambiente prescolastico richiesto e importanti affiliazioni corporative. Come era riuscito ad ottenere la tessera da socio?

— L’ho ereditata — mi spiego con aria di sufficienza mentre prendevamo posto in due comode, elastiche sedie ben imbottite, presso una finestra sessanta piani sopra la strada tumultuosa. — Uno dei miei antenati e stato un socio fondatore, nel 1823. Lo statuto prevede che le undici tessere dei soci fondatori si tramandino automaticamente ai figli piu anziani dei figli piu anziani, fino alla fine del mondo. Per quella clausola alcune cattive reputazioni hanno contaminato la santita dell’organizzazione.

Improvvisamente fece un risolino cattivo.

— Ci vengo circa una volta ogni cinque anni — disse. — Avrete notato che ho messo il vestito migliore.

Era vero; indossava un farsetto pieghettato con un disegno a lisca di pesce dorato e verde che poteva avere dieci anni, ma che era sicuramente il piu elegante e lucente del suo guardaroba triste e sorpassato. Carvajal stesso sembrava trasformato: piu vivace, piu vigoroso, quasi scherzoso, decisamente piu giovane dell’uomo pallido e triste che ormai conoscevo.

— Non sapevo che aveste degli antenati — mi stupii.

— C’erano dei Carvajal nel Nuovo Mondo molto prima che la “Mayflower” salpasse alla volta di Plymouth. Eravamo una famiglia molto importante in Florida all’inizio del XVIII secolo. Quando gli inglesi si annessero la Florida nel 1763, un ramo della famiglia si trasferi a New York e penso che sia stato un periodo in cui eravamo padroni di meta della banchina e di gran parte dell’Upper West Side. Perdemmo tutto nel panico del 1837 e io sono il primo membro della famiglia in un secolo e mezzo che si sia elevato al di sopra di una signorile poverta. Anche nei momenti peggiori, pero, abbiamo conservato la nomina di soci del circolo.

Accenno alle splendide pareti rivestite di legno rosso, alle scintillanti finestre con le intelaiature cromate, alla illuminazione discreta. Poi prosegui: — Non dimentichero mai la prima volta che mio padre mi porto al circolo. Avevo quasi diciotto anni, quindi doveva essere il 1957. Il circolo non si era ancora trasferito in questo edificio, era in Broad Street in un palazzo del 1800 coperto di ragnatele. Entrammo, mio padre e io, con i nostri vestiti da venti dollari e le cravatte di lana, e tutti la dentro mi sembravano dei senatori, persino i camerieri, ma nessuno ci guardo dall’alto in basso, nessuno ci tratto con condiscendenza.

“Bevvi il primo martini della mia vita e mangiai il primo ’filet mignon’; mi sembrava di essere entrato nel Valhalla, sapete, o a Versailles. Una visita in uno strano mondo lucente dove tutti erano ricchi, potenti e maestosi. Quando mi sedetti all’immenso tavolo di rovere di fronte a mio padre, ebbi una visione. Cominciai a ’vedere’, ’vidi’ me stesso ormai vecchio, l’uomo che sono oggi, consunto, con ciuffi radi di capelli grigi, come mi ero gia visto altre volte imparando a riconoscermi, e quel mio io sedeva in una sala riccamente arredata, una sala dallo stile agile ed elegante e con mobili fantasiosi, che in realta era questa sala, e io ero al tavolo in compagnia di un uomo molto piu giovane, un uomo alto e robusto che si chinava in avanti guardandomi con un’espressione nervosa e insicura e ascoltando ogni mia parola come se tentasse di impararla a memoria. Poi la visione si dissolse e mi ritrovai nuovamente con mio padre che mi stava chiedendo se mi sentivo bene e feci finta che fosse stato il martini a rendermi gli occhi vitrei e il volto contratto; infatti anche allora non ero un grande bevitore. Mi chiesi se quello che avevo ’visto’ fosse una specie di proiezione al futuro della situazione in cui mi trovavo in quel momento, cioe, se avevo visto me stesso anziano portare mio figlio al ’Merchants and Shippers’ Club del futuro. Per parecchi anni pensai a chi sarebbe stata mia moglie e come sarebbe stato mio figlio, e poi venni a sapere che non avrei avuto ne moglie ne figlio. Gli anni sono passati ed eccoci qui, io e voi, e voi sedete di fronte a me chino in avanti e mi guardate con un’espressione nervosa e insicura…”

Mi sentii correre un brivido lungo la schiena.

— Mi avete “visto” qui con voi piu di quarant’anni fa?

Annui con noncuranza e con lo stesso atteggiamento si giro per chiamare un cameriere, tagliando imperiosamente l’aria con l’indice come se fosse stato J.P.Morgan. Il cameriere arrivo di corsa al suo fianco e lo saluto ossequiosamente chiamandolo per nome. Carvajal ordino un martini per me — perche lo aveva “visto”? — e uno sherry per se.

— Vi trattano molto gentilmente — gli feci notare.

— E una questione d’onore per loro trattare ogni socio come se fosse il cugino dello Czar. Cio che dicono di me in privato e probabilmente meno lusinghiero. La tessera di socio sara sepolta con me e immagino che il circolo sara ben felice che nessun altro piccolo e cencioso Carvajal gli contamini l’ambiente.

Gli aperitivi arrivarono quasi subito. Alzammo solennemente i bicchieri l’uno all’altro in un brindisi meccanico e rudimentale.

— Al futuro — esclamo Carvajal — allo splendente e seducente futuro — e scoppio in una roca risata.

— Siete di buon umore oggi.

— Si, mi sento allegro come non mi succedeva da anni. Una seconda primavera per il vecchio, eh?

La sua vivacita era sconcertante e mi metteva quasi paura.

Nei nostri due incontri precedenti Carvajal era riuscito a trovare delle riserve di energia ormai spente, ma oggi sembrava pronto, frenetico, pieno di una forza selvaggia attinta da qualche fonte tremenda.

Di colpo mi chiese: — Ditemi, Lew, avete mai avuto dei momenti di seconda vista?

— Penso di si. Certamente, qualcosa di meno vivido di cio che dovete provare voi. Ma penso che molte delle mie intuizioni siano basate su guizzi di vere e proprie visioni, lampi meno che minimi che vengono e spariscono cosi velocemente che non riuscirei a riconoscerli.

— Molto probabile.

— E poi sogni — proseguii. — Spesso in sogno ricevo premonizioni e presentimenti che poi si rivelano corretti. Come se il futuro fluttuasse verso di me e bussasse ai cancelli della mia coscienza addormentata.

— Si, infatti la mente che dorme e molto piu ricettiva a cose di quel genere.

— Ma cio che percepisco in sogno mi giunge sotto forma simbolica, come una metafora piu che un film. Poco prima che Gilmartin fosse arrestato sognai che veniva fucilato da un plotone di esecuzione, per esempio. L’informazione giusta mi era arrivata ma non in forma testuale.

— No. Il messaggio vi e arrivato in modo accurato e testuale, ma la vostra mente lo ha reso confuso e l’ha cifrato perche stavate dormendo e non potevate far funzionare nel modo giusto i vostri ricettori. Solo la mente razionale sveglia puo trattare e integrare in modo attendibile i messaggi. La maggior parte delle persone sveglie, pero, respingono i messaggi e quando dormono sono le loro menti a confondere cio che si presenta loro.

— Pensate che siano molte le persone che ricevono messaggi dal futuro?

— Credo che capiti a tutti — rispose con foga. — Il futuro non e il regno inaccessibile e intangibile che si pensa. Pero sono cosi pochi ad ammettere la sua esistenza, eccetto che come concetto astratto. Cosi pochi permettono che i suoi messaggi li raggiungano!

La sua espressione aveva una strana intensita. Abbasso la voce e prosegui: — Il futuro non e un costrutto verbale. E un posto con una sua propria esistenza. In questo momento, mentre sediamo qui, noi siamo anche la, la + 1, la + 2, la + n, un’infinita di “la”, tutti simultaneamente, prima e dopo la nostra attuale posizione lungo la nostra linea di tempo. Quelle altre posizioni non sono ne piu ne meno “reali” di questa. Semplicemente, sono in un posto che per caso non e il posto in cui hanno solitamente sede le nostre percezioni.

— Ma occasionalmente le nostre percezioni…

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