— Davvero.

Lei scosse la testa. — E poi dici che dovremmo essere uguali agli umani. Tu vorresti votare, Thor. Vorresti portare gli alfa in Parlamento, vorresti la pienezza dei diritti di cittadino. Ma se vivi come un robot! Come una macchina. Sei una prova vivente per tenere gli androidi nella loro attuale condizione. Hai messo il lucchetto a uno dei piu vitali settori dell’esistenza, e ti consoli dicendo che son cose che riguardano solo gli umani: gli androidi non dovrebbero pensarci. E un pensiero pericoloso, Thor! Noi siamo umani. Abbiamo un corpo. Per quale motivo Krug ci avrebbe dato i genitali, se non aveva intenzione di farceli usare?

— Sono d’accordo con te, parola per parola, Lilith. Ma…

— Ma, cosa?

— Ma il sesso mi pare poco importante, anche se capisco come queste parole pregiudichino la nostra causa. Sai, Lilith, molti alfa maschi la pensano come me. Non se ne parla molto, ma… — Distolse lo sguardo da lei. — … forse gli umani hanno ragione. Forse siamo davvero una razza inferiore: forse siamo solo un tipo intelligente di robot, fatto di carne e di…

— Tutto sbagliato. Alzati, Thor, vieni qui.

Le si avvicino; lei gli afferro le mani e se le porto sul seno.

— Stringimi — disse. — Delicatamente. Accarezza le punte. Vedi come si muovono, come si alzano? E segno che rispondo al tuo tocco. E il modo delle donne di mostrare il desiderio. Cosa senti Thor, toccandomi il seno?

— Sento il fresco della pelle. La levigatezza.

— Cosa senti dentro?

— Non saprei dirlo…

— Non ti senti accelerare il polso? La tensione? Il nodo nelle viscere? Avanti. Toccami il fianco. La schiena. Fai scorrere la mano su e giu. Senti niente, Thor?

— Non ne sono sicuro. Conosco poco queste cose, Lilith…

— Spogliati — disse lei.

— Mi sembra tanto meccanico, farlo cosi a freddo. L’atto sessuale non dovrebbe venire preparato dal corteggiamento, dalle luci offuscate, da sussurri, musica, poesia?

— Ah, ma allora queste cose le sai!

— Si, un poco. Ho letto i loro libri. Conosco il rituale e i suoi vari ammennicoli.

— Allora possiamo cominciare con gli “ammennicoli”. Ecco: spengo qualche luce. Prendi un sollevato, Thor. No, non uno stimolatore… la prima volta non conviene. Un sollevato. Bravo. E adesso un po’ di musica. Spogliati.

— Non lo dirai a nessuno, spero.

— Quanto sei sciocco! A chi dovrei dirlo? A Manuel? Caro, gli diro, sai, caro, ti ho fatto le corna con Thor Guardiano! — Scoppio a ridere. — Rimarra un segreto tra noi. Prendilo come una lezione; per umanizzarti. Gli umani hanno rapporti sessuali, e tu vuoi divenire piu umano, no? Ti faro scoprire il sesso. — Gli fece un sorriso birichino e prese ad armeggiare con i suoi vestiti.

Thor si sentiva prendere dalla curiosita. Anche il “sollevato” cominciava ad agire sul suo cervello, librandolo a uno stato d’euforia. Lilith aveva ragione: l’asessualita degli alfa era un assurdo, visto che affermavano cosi risolutamente la propria condizione di umani. Ma chissa se l’asessualita era poi cosi diffusa tra gli alfa come aveva sempre creduto lui? Forse, troppo occupato dai compiti che Krug gli affidava, aveva semplicemente trascurato di dare alla propria parte emotiva un regolare sviluppo… Gli ritorno alla mente la figura di Siegfried Classificatore, quando piangeva accanto al cadavere di Cassandra Nucleo, e si chiese se per caso…

I suoi vestiti scivolarono a terra. Lilith lo abbraccio.

Si strofinava lentamente addosso a lui, con tutto il corpo. Thor sentiva le cosce sulle sue, il ventre fresco e teso sul suo, i duri nodi del seno sfiorargli il petto. Indago se stesso per qualche segno di risposta. Non sapeva bene quel che sentiva, anche se, innegabilmente, le sensazioni tattili del contatto erano piacevoli. Lilith teneva gli occhi chiusi, le labbra aperte. Quelle labbra ora cercarono le sue, e la lingua di lei gli penetro piano fra i denti. Lui le passo i palmi sulla schiena, e poi, d’impulso, affondo le dita nei fianchi. Lilith s’irrigidi e lo strinse con piu forza: ora, invece di sfiorare, premeva. Continuarono per alcuni istanti. Poi lei si rilasso e si sciolse da lui.

— Allora? — chiese. — Sentito niente?

— Mi piaceva… — rispose lui, sperando che fosse l’osservazione giusta.

— Si, ma ti ha eccitato?

— Credo di si.

— Non si direbbe.

— E come lo sai?

— Si vedrebbe — gli rispose, e sorrise.

Si sentiva assurdo, impacciato, fuori posto; si sentiva escluso dalla propria identita, incapace di tornare a essere il Thor Guardiano che conosceva e che capiva, incapace perfino di ritrovarsi. Fin dall’inizio, fin quasi dal momento di lasciare la Vasca, egli si era sempre considerato piu vecchio, piu saggio, piu competente, piu sicuro di se degli altri alfa: un uomo che conosceva il mondo e che sapeva il posto che gli spettava. E ora? In pochi minuti, Lilith l’aveva fatto diventare goffo, ingenuo, sciocco… e impotente.

Lilith porto la mano al suo inguine. — Visto che qui non s’e mosso niente — disse — e chiaro che non eri eccitato… — Si arresto senza terminare la frase. — Oh. Sbagliavo. Capisci, adesso?

— E successo quando mi hai toccato.

— Non e niente di strano. Dunque ti piace, eh? Si. — Muoveva le dita con abilita, e Thor fu costretto ad ammettere che si trattava di una sensazione interessante, e che quel brusco risveglio della sua virilita nelle mani di lei era un risultato ben peculiare. E tuttavia si manteneva sempre un po’ al di fuori di se stesso; una sorta di osservatore distaccato, lontano, privo di partecipazione: come se stesse ascoltando una conferenza sui costumi sessuali dei proteinoidi centauriani.

Ora lei lo sfiorava di nuovo, corpo contro corpo. Si muoveva da parte a parte, tremava e vibrava sopprimendo la tensione. Lui la strinse tra le braccia e passo ancora le mani sulla sua pelle.

Lei lo curvo verso il pavimento.

Ora le era sopra, appoggiati a terra, gomiti e ginocchi, per non gravarla di tutto il proprio peso. Le sue gambe lo circondavano; le sue cosce gli stringevano i fianchi. Lei spinse la mano tra i loro due corpi, lo afferro, lo guido nel proprio interno. Comincio ad alzare e ad abbassare la pelvi; anche lui, dopo un istante per scoprire il ritmo del movimento, combino le proprie spinte con quelle di lei.

Dunque, penso, questo e l’atto sessuale.

Si chiedeva cosa provassero le donne a farsi spingere nel corpo una cosa come quella, lunga e rigida. Era chiaro che dovevano trarne piacere: Lilith ansava e tremava di qualcosa che doveva proprio essere quello. Ma gli sembrava ben strano, desiderarlo tanto. E spingersi in una donna era poi tanto emozionante? Tutto li, l’atto che aveva ispirato poeti, fatto scoppiare duelli, spinto a rinunciare a troni?

— E come si fa, per sapere se e finito? — chiese dopo un po’.

Lei apri gli occhi. Non si capiva se fosse collera o derisione. — Lo capisci da solo — rispose. — Sta’ zitto e continua a muoverti!

E lui continuo a muoversi.

Il moto dei fianchi di Lilith diveniva piu violento. Il suo viso si tese, si distorse, si muto quasi in una maschera orribile: una specie di tempesta interiore si stava scatenando dentro di lei. Muscoli discordanti si contraevano qua e la nel suo corpo. Lui si sentiva afferrato, nel loro punto d’unione, da intimi, vivaci spasmi.

E d’improvviso, anche lui provo uno spasmo, e smise di catalogare i vari effetti che la presente unione produceva in lei. Anche lui chiuse gli occhi. Lotto per il proprio respiro. Il cuore gli batte freneticamente; la pelle gli avvampo. La strinse forte, affondando il volto nel cavo tra la guancia e la spalla di lei. Una serie di scosse lo agito.

Si, Lilith aveva ragione: si capiva da soli quando era finito.

E come faceva in fretta, l’estasi, a scorrere via! Ora, la forte sensazione di qualche istante prima era un pallido ricordo. Si sentiva imbrogliato, come se, dopo avergli promesso un banchetto, gli avessero portato solamente le fotografie dei cibi. Tutto li? Come acqua che scivola via dalla riva dopo la breve esplosione di un’onda? E sulla battigia, solo cenere. Non ti rimane niente, si diceva Thor Guardiano. E una truffa.

Si stacco da lei.

Lilith rimaneva immobile, con il capo leggermente reclino, gli occhi chiusi, la bocca aperta; era madida di

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