L’uomo, impietrito, guardo sotto il cappuccio. Burris rimase impassibile. Costui strabuzzo gli occhi, colto di sorpresa; ma prosegui in fretta, di fronte al viso truce e deformato di Burris, che lo fissava freddamente. Avrebbe avuto gli incubi, quella notte; ma Burris penso che erano bazzecole, rispetto a certi incubi che si intrufolavano nel tessuto stesso della vita, come era capitato a lui.

Fuori, c’era una macchina pronta.

— I colloqui di Chalk, generalmente, non si svolgono a queste ore — chiacchierava Aoudad. — Ma lei capira che questa e un’occasione particolare. Chalk desidera usarle ogni riguardo.

— Magnifico — disse cupo Burris.

Salirono in macchina. Era un po’ come uscire da una cella di prigione per entrare in un’altra piu angusta, ma anche piu invitante. Burris si accomodo su un sedile cosi ampio, che era quasi un sofa per varie persone, ma modellato, palesemente, per adattarsi a un solo paio di chiappe enormi. Aoudad sedette accanto a lui, su un sedile un po’ piu convenzionale. La vettura si mise in moto, scivolando via silenziosa nel rombo muto delle turbine. Radiolocalizzata la piu vicina autostrada ad accesso limitato, li porto in breve fuori dalle vie cittadine e si proietto avanti a tutta velocita.

I finestrini della vettura erano opacizzati e Burris getto indietro il cappuccio. Si stava allenando, poco per volta, in brevi riprese, a farsi vedere da altri. Aoudad, che non pareva far caso alle sue mutilazioni, era un buon soggetto di esercitazione.

— Qualcosa da bere? — chiese Aoudad. — Da fumare? Uno stimolante qualsiasi?

— Grazie, no.

— Lei puo farne uso, cosi com’e?

Burris sorrise in modo truce. — Anche adesso, il mio metabolismo e uguale al suo. Differiscono le tubature; ma mangio i vostri cibi e bevo le vostre bibite. Ora come ora, pero, non ne ho voglia.

— Me lo chiedevo. Vorra scusare la mia curiosita.

— Naturalmente.

— E le funzioni corporali…

— Il sistema escretivo e migliorato. La riproduzione, non so che cosa abbiano fatto. Gli organi ci sono ancora; ma funzionano? Non ho fatto la prova.

I muscoli della guancia di Aoudad ebbero una contrazione, che non sfuggi a Burris. Perche si interessava talmente alla sua vita sessuale? Normale libidine, o cosa?

— Vorra scusare la mia curiosita — ripete Aoudad.

— L’ho gia fatto. — Burris si appoggio allo schienale e senti una curiosa attivita del sedile. Voleva forse fargli un massaggio. Senza dubbio egli era in uno stato di tensione e quell’affare, poveretto, cercava di rimettere a posto le cose. Ma era un sedile programmato per un uomo piu grosso. Sembrava ronzare, come un circuito sovraccarico. Burris si chiese se la difficolta di funzionamento derivasse solo dalla differenza di dimensione, o se l’inceppamento fosse dovuto alle caratteristiche della sua anatomia ristrutturata.

Avviso Aoudad a proposito del sedile, e il contatto venne tolto. Burris, sorridente, si felicito di essere cosi affabile e rilassato. Non aveva pronunciato una sola frase sarcastica o sgarbata, da quando Aoudad si era presentato. Era calmo, fuori della tempesta, librato al centro esatto. Bene, bene, aveva trascorso troppo tempo in solitudine, lasciando che le sue infelicita lo corrodessero. Quello sciocco Aoudad era un angelo salvatore venuto a tirarlo fuori da se stesso. Gliene sono grato, si disse Burris, scherzosamente.

— Eccoci arrivati. Questo e l’ufficio di Chalk.

Era un edificio relativamente basso, non aveva piu di tre o quattro piani; ma reggeva il confronto con i grattacieli vicini. La sua mole, che si estendeva orizzontalmente, compensava l’altezza. A destra e a sinistra, l’edificio proseguiva ad angoli ottusi. Burris, sfruttando l’incremento del suo campo visivo periferico, spinse lo sguardo fin dove poteva lungo i fianchi e valuto che doveva trattarsi di un ottagono. Le mura esterne erano di un metallo opaco e marrone, lisciato e rifinito, con incastri di pietre che formavano motivi ornamentali. Nessuna luce trapelava dall’interno; del resto, non c’erano finestre.

Dinanzi a loro un muro si spalanco repentinamente, per l’alzarsi silenzioso di una saracinesca, e a tutta velocita la vettura vi passo attraverso, andando a fermarsi nelle viscere dell’edificio. Il tetto della vettura si apri a molla e Burris si accorse che un uomo piccolo di statura, dagli occhi lucenti, lo stava guardando.

Provo una scossa, nel trovarsi cosi repentinamente di fronte a uno sconosciuto; ma si riprese e inverti la sensazione, ricambiando lo sguardo. Anche quell’ometto faceva sgranare gli occhi. Era di una bruttezza stupefacente, e, in questa, non c’era stato intervento di infausti chirurghi. Aveva la testa incassata, capelli bruni e folti che gli scendevano sul collo, grandi orecchie a sventola, naso piatto, incredibili labbra lunghe e sottili che in quel momento sporgevano in una smorfia repellente di meraviglia. Non era una bellezza.

Aoudad fece le presentazioni: — Minner Burris. Leontes d’Amore, appartenente allo stato maggiore di Chalk.

— Chalk e sveglio. Vi aspetta — disse d’Amore. Era brutta anche la voce.

Eppure, riflette Burris, costui affronta il mondo ogni giorno.

Tirato su il cappuccio nuovamente, si lascio trasportare attraverso una rete di condotti pneumatici fino a sgusciar fuori in una stanza, simile a una caverna immensa, costellata di centri lavorativi a vari livelli. Ma le scrivanie erano vuote, gli schermi erano silenziosi. L’ambiente era illuminato dallo splendore soffuso di fungosita termoluminescenti. Girando gli occhi lentamente, Burris spinse lo sguardo attraverso la stanza e, su per una serie di piuoli di cristallo, fino a scorgere, seduto come in trono vicino al soffitto, un individuo immenso.

Chalk, ovviamente.

Burris rimase assorto a guardarlo, dimenticando per un momento la miriade di punzecchiature che erano sue compagne costanti. Cosi grosso? Cosi gonfio? Costui doveva avere divorato mandrie intere di bovini, per ingrassare a quel modo.

Aoudad, al suo fianco, lo sollecito ad avanzare, senza proprio osare di spingerlo per un gomito.

— Si lasci vedere — disse Chalk. Aveva una voce leggera, amichevole. — Su, qui da me, Burris.

In un attimo furono a faccia a faccia.

Burris si scrollo di dosso prima il cappuccio e poi il mantello. Pensava: guardi pure, costui. Di fronte a questa montagna di carne non ho da vergognarmi.

L’espressione placida di Chalk non cambio.

Egli esaminava Burris attentamente, con profondo interesse e senza ombra di ripugnanza. A un suo cenno di congedo Aoudad e d’Amore sparirono, lasciandoli soli nell’enorme sala in penombra.

— Le hanno fatto un bel lavoro! — commento Chalk. — Ha un’idea del perche?

— Pura curiosita. E anche il desiderio di perfezionare. Nel loro modo inumano, sono molto umani.

— Che aspetto hanno?

— Butterati. Coriacei. Preferirei non parlarne.

— Sta bene. — Chalk non si era alzato. Burris stava in piedi dinanzi a lui e i piccoli tentacoli delle mani conserte si annodavano e si scioglievano. Senti una sedia dietro di se, e si sedette senza essere invitato.

Disse: — Che magnifici uffici!

Chalk lascio correre il complimento. Disse: — Fa male?

— Che cosa?

— Questo cambiamento?

— Procura un malessere notevole. Gli analgesici terrestri non giovano. Il sistema nervoso e sottosopra e qui nessuno sa bene dove applicare i blocchi. Ma e sopportabile. Si dice che gli arti degli amputati continuino a pizzicare per anni, dopo essere stati tagliati. Dev’essere una sensazione analoga, suppongo.

— Le hanno tagliato qualche parte del corpo?

— Tutte, dalla prima all’ultima — disse Burris. — Poi le hanno rimesse insieme, diversamente. I sanitari che mi hanno esaminato erano assai ammirati delle mie giunture. Anche dei tendini e legamenti. Queste son le mie mani, originali, un po’ ritoccate. Per il resto, non sono realmente sicuro di quanto sia mio e di quanto sia loro.

— E internamente?

— Tutto diverso. Un caos. Si sta stendendo una relazione. Non sono tornato sulla Terra da molto tempo. Mi hanno esaminato per un po’, poi mi sono ribellato.

— Perche?

— Stavo diventando un oggetto. Non solo ai loro occhi, ma anche ai miei. Ma non sono un oggetto. Sono un essere umano che e stato ricomposto. Nell’intimo, continuo a essere umano. Se lei mi punge, sanguino. Che cosa

Вы читаете Brivido crudele
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату
×