riuscivo mai a star sola eppure ero sempre sola, capisce? E allora non ce l’ho fatta piu. Chiedevo poco: un paio di bambini generati da me, non cento figli usciti dalle macchine. E cosi ho cercato di uccidermi.

— Mettendo la testa nel sacco di eliminazione.

— No, questo e accaduto la seconda volta. La prima, mi sono buttata sotto un camion.

— Questo quando e accaduto? — chiese Burris.

— L’estate scorsa. Mi hanno trasportata qui e mi hanno rimessa in sesto. Poi mi hanno rispedita nell’Est. Abitavo da sola in una stanza. Avevo paura di tutto. Alla fine sono stata troppo impaurita, e mi sono trovata a percorrere il corridoio fino alla sala del dissolvitore, ad aprire il sacco e… be’, anche questa volta non ci sono riuscita. Sono ancora viva.

— Desidera ancora cosi ardentemente di morire, Lona?

— Non lo so. — Le mani sottili fecero nell’aria il gesto di afferrare. — Se avessi qualcosa a cui aggrapparmi… Ma senta, non dovrei parlarle di me. Ho solo voluto farle un po’ sapere perche sono qui. E lei la persona di cui…

— Non dovrebbe parlarmi di lei? Chi l’ha detto?

Le gote incavate avvamparono. — Oh, non lo so. Voglio dire che io non sono una persona cosi importante. Mi parli dello spazio, colonnello Burris!

— Non “colonnello”.

— Laggiu…

— Ci sono degli esseri che ti acchiappano e ti cambiano da capo a piedi. Ecco, Lona, che cos’e lo spazio.

— Terribile!

— Lo penso anch’io; ma lei non si metta a rinfocolare la mia convinzione.

— Non la seguo.

— Mi compiango moltissimo — disse Burris. — Se lei mi da appena un po’ di spago, mi mettero a riempire di cose spiacevoli quella conchiglietta che e il suo orecchio. Le diro come io pensi che sia stato una vigliaccheria, da parte loro, di farmi quel che mi hanno fatto. Ciancero dell’ingiustizia cieca dell’universo. Diro una quantita di sciocchezze.

— Ma lei ha il diritto di essere arrabbiato! Lei non intendeva fare nulla di male a quelli la. Invece loro, cosi, l’hanno presa e…

— Si.

— Non e stato bello, da parte loro!

— Lo so, Lona. Ma questo l’ho gia detto, in lungo e in largo, per lo piu a me stesso ma anche a chiunque fosse disposto a darmi retta. In pratica, non penso ad altro e non parlo di altro. Di modo che ho subito una seconda trasformazione: da uomo a mostro, e da mostro a personificazione vivente dell’ingiustizia.

Lei pareva perplessa e Burris penso che parlava in modo troppo difficile.

Disse: — Ho lasciato che quanto mi e accaduto diventasse me stesso. Io sono una cosa, un oggetto, un fatto morale. Gli altri hanno delle ambizioni, dei desideri, dei meriti, dei successi. Io ho la mia mutilazione, che mi divora. Che mi ha divorato. Per questo cerco di sfuggirle.

— Lei sta dicendo che preferirebbe non parlare di quel che le e accaduto? — chiese Lona.

— Qualcosa del genere.

Lei annui. Le sue narici palpitarono un poco, le sue labbra sottili si animarono. Fiori un sorriso. — Sa, colon… Sa, Minner? Per me e un po’ la stessa cosa. Cioe, quel fatto di sentirsi una vittima eccetera, e di compiangersi tanto. Anche a me e stato fatto del male e da allora non faccio altro che ripensarci e arrabbiarmi. O sentirmi nauseata. Mentre in realta dovrei dimenticare e rivolgermi a una cosa diversa.

— Si.

— Ma non riesco. Continuo invece a tentare di uccidermi perche penso che non ne posso piu. — Abbasso gli occhi. — Le spiace se le chiedo… Lei… Lei ha mai cercato…

Si interruppe.

— Di uccidermi, da quando mi e successo questo? No. No, Lona. Mi limito a rimuginare. Dicono che e un lento suicidio.

— Facciamo un patto — disse lei. — Invece di stare io a compatire me stessa e lei a compatire se stesso, e meglio che a me dispiaccia per lei, e a lei dispiaccia per me. E ci diremo a vicenda che il mondo e stato malvagio: ma nei confronti dell’altro, non di noi stessi. Mi sono imbrogliata nelle parole; ma ha capito quello che intendo?

— Una societa di mutua compassione. Vittime dell’universo, unitevi! — Rise. — Si, Lona, capisco. Ottima idea. E proprio quel che mi… quel che ci occorre. Voglio dire, e proprio quel che le occorre.

— E quel che occorre a lei.

Sembrava contenta di se stessa e sorrideva, dalla fronte al mento. Il cambiamento della sua fisionomia, quando apparve quel caldo riflesso di soddisfazione, sorprese Burris. Fu come se la ragazza fosse maturata di uno o due anni, e avesse acquistato forza e sicurezza, e anche femminilita; Per un attimo non sembro piu smunta e patetica. Ma poi il riflesso svani e torno a essere una ragazzina.

— Le piace giocare a carte?

— Si.

— Sa giocare ai Dieci Pianeti?

— Se me lo insegna… — disse Burris.

— Vado a prendere le carte.

Schizzo via dalla camera di Burris, con la vestaglia svolazzante intorno al suo esile corpo. Tornata un istante dopo, con un mazzo di carte di aspetto alquanto bisunto, si mise anche lei a sedere sul letto. Mentre lo sguardo di Burris era posato su di lei, il fermaglio centrale del pigiama perse la polarizzazione, ed egli intravide, all’interno, un piccolo seno bianco e sodo. Poco dopo lei passo la mano sul fermaglio richiudendolo. Non era del tutto una donna, si disse Burris, ma nemmeno una bambina. E poi rammento: questa ragazza cosi snella e la madre (?) di cento bambini.

— Ha mai giocato a questo gioco? — chiese lei.

— Temo di no.

— E facilissimo. Prima distribuisco dieci carte a testa…

16

Dal dire al fare

Stavano insieme vicino alla centrale di energia elettrica dell’ospedale, guardando attraverso la parete trasparente. All’interno, una cosa fibrosa guizzava e vorticava nel raccogliere l’energia dal pilone piu vicino e passarla al trasformatore. Burris le stava spiegando in che modo l’elettricita veniva trasmessa in quel modo, senza cavi. Lona cercava di ascoltare, ma in realta non le importava molto di saperlo. Le riusciva difficile concentrarsi su un argomento cosi distante dalla sua esperienza. Specialmente essendo accanto a lui.

— E una bella differenza rispetto ai tempi andati — le stava dicendo. — Io stesso posso ancora ricordare il tempo in cui le linee da un milione di kW si stendevano attraverso le campagne e si parlava di portarne il voltaggio a un milione e mezzo…

— Quante cosa sai. Come hai fatto a imparare tutto sull’elettricita, se dovevi anche diventare astronauta?

— E che sono terribilmente vecchio — disse lui.

— Scommetto che non hai nemmeno ottantott’anni.

Lei scherzava; ma egli non parve capirlo. Il suo viso si storse in uno strano modo, con le labbra (ammesso che potessero ancora chiamarsi labbra) che tiravano in fuori, verso le guance. — Ho quarant’anni — disse con voce atona. — Certo per te quarant’anni sono quasi come ottanta.

— Non direi.

— Andiamo a vedere il giardino.

— Tutte quelle cose con le punte aguzze!

— Non ti piacciono — le disse.

Вы читаете Brivido crudele
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату
×