— Credo di non essermi mai fermato a pensare molto a lungo su questo argomento. Senta, Burris, Chalk desidererebbe che per una o due settimane lei rimanesse ancora qui. Ci sono da fare alcune prove.

— Ma, se una chirurgia plastica del viso e impossibile…

— Desiderano farle un controllo generale e completo. Tenendo d’occhio l’eventuale trapianto di corpo.

— Capisco. — Burris annui brevemente. Si rivolse verso il sole, lasciando che i deboli raggi invernali colpissero il suo viso deformato. — Com’e bello stare di nuovo al sole! Lo sa, Bart, che le sono grato? E stato lei a trascinarmi fuori da quella stanza. Da quella notte tenebrosa dell’anima. Sento, dentro di me, un generale disgelo. Tutto si scioglie, si libera, si muove. Sto accumulando le metafore? Vede, come sono gia meno rigido?

— La sua flessibilita e sufficiente a permetterle di ricevere una visita?

Immediatamente sospettoso: — Chi?

— La vedova di Marco Prolisse.

— Elisa? La credevo a Roma!

— Roma e a un’ora da qui. Desidera moltissimo vederla. Dice che le autorita le hanno impedito di parlare con lei. Non desidero esercitare nessuna pressione; ma, a mio parere, lei dovrebbe permetterle di vederla. Potrebbe rimettersi le fasciature, se vuole.

— No. Non voglio nascondermi dietro le fasce. Mai piu. Quando verra?

— E gia qui. Basta che lei dica una parola e la faro apparire.

— Allora, la porti pure quaggiu. Le parlero nel giardino. Questo luogo somiglia talmente a Manipol…

Aoudad, stranamente, rimase muto. Infine disse: — La riceva in camera sua.

Burris alzo le spalle. — Come vuole. — Accarezzava le spine.

Infermiere, inservienti, medici, tecnici, ammalati in sedia a rotelle, tutti lo guardarono con tanto d’occhi, quando entro nell’edificio. Persino due robot di fatica lo squadrarono curiosamente, tentando di classificarlo in base alla loro conoscenza programmata delle configurazioni del corpo umano. Burris non se ne curava. La sua timidezza svaniva giorno per giorno. Le fasce che aveva portato il primo giorno del suo ricovero gli parevano ora un espediente assurdo. Pensava che la sua situazione fosse simile a quella di andare nudi in pubblico: dapprima la cosa pareva inconcepibile, poi, a suo tempo, diventava tollerabile e, alla lunga, consuetudinaria. Bastava abituarsi.

Tuttavia, nell’aspettare Elisa Prolisse, si senti a disagio.

Era davanti alla finestra e guardava giu il giardino del cortile anteriore quando bussarono alla porta.

Un impulso dell’ultimo istante (tatto o timore?) lo indusse a rimanere con le spalle voltate quando lei entro. La porta venne richiusa timidamente. Egli non vedeva quella donna da cinque anni, ma se la ricordava formosa, lussureggiante: una bella donna. L’udito affinato di Burris gli disse che era entrata sola, senza Aoudad, e che aveva il respiro affannoso.

La udi chiudere a chiave la porta.

— Minner? — disse lei, piano. — Minner, voltati e guardami. Va tutto bene. Posso sopportarlo.

Non era lo stesso che mostrarsi al personale anonimo dell’ospedale. Burris si accorse con sorpresa che la serenita degli ultimi giorni, in apparenza solida, fuggiva rapidamente. Fu colto dal panico. Ebbe voglia di nascondersi. Ma da questo smarrimento scaturi la crudelta, una gelida volonta di far male. Giro di scatto sui tacchi, sbattendo di colpo la propria immagine nei grandi occhi scuri di Elisa Prolisse.

Diamogliene atto: Elisa aveva una gran capacita di ripresa.

— Oh! — sussurro. — Oh, Minner, e… — (rapido cambiamento di marcia) — e meno peggio di quanto mi avevano detto.

— Vuoi dire che mi trovi bello?

— Non mi spaventi. Credevo che mi avresti spaventata.

Avanzo verso di lui. Indossava una tunica nera aderente, che probabilmente era stata creata con lo spray sulla sua persona. La moda del momento favoriva di nuovo i seni alti, e cosi li portava Elisa: alti al punto da schizzar quasi fuori, vicino alle scapole, e profondamente separati. Il segreto di questo stava nella chirurgia estetica del petto. La tunica nascondeva interamente quei volumi di carne; ma in realta che cosa poteva mai nascondere un micron di spray? Le sue anche tondeggiavano, le sue cosce erano come colonne. Ma era un po’ smagrita, tutto sommato. Senza dubbio, durante gli ultimi mesi, la tensione e l’insonnia avevano smangiato qualche centimetro da quei mappamondi. Gli era molto vicina, ora. Burris fu aggredito da un profumo che dava un poco le vertigini e, quasi inconsciamente, ne neutralizzo l’effetto su di lui.

Lascio scivolare la mano fra le sue.

I loro sguardi si incontrarono. Se gli occhi di Elisa vacillarono, fu appena un attimo.

— Marco e morto coraggiosamente? — chiese lei.

— E morto da uomo. In modo degno dell’uomo che era.

— Tu, hai visto?

— Non gli ultimi istanti. No. Ho visto quando l’hanno portato via. Mentre noi aspettavamo il nostro turno.

— Credevi di morire, anche tu?

— Ne ero certo. Ho detto le parole dell’ultimo commiato per Malcondotto. Lui le ha dette per me. Ma io sono tornato.

— Minner, Minner, Minner, come dev’essere stato terribile! — Gli stringeva ancora le mani. Gli carezzava le dita, persino quel vermiciattolo di carne, di fianco al mignolo. Nel sentirsi toccare quella cosa schifosa, Burris provo una stretta allo stomaco, per la sorpresa. Lei aveva gli occhi spalancati, gravi, senza lacrime. Questa donna ha due figli, o forse tre? Ma e ancora giovane, ancora piena di vita. Egli si auguro che gli lasciasse andare la mano. La sua vicinanza lo disturbava. Dalle sue cosce, sentiva provenire radiazioni di calore, deboli sullo spettro elettromagnetico, ma percepibili. Per ricacciare indietro la tensione, si sarebbe morso le labbra, se i suoi denti avessero ancora potuto raggiungerle.

— Come hai avuto la notizia di quel che ci era capitato?

— Quando e stata ritrasmessa da Ganimede. Mi hanno informata con molta delicatezza. Ma devo confessartelo: ho fatto orribili pensieri. Chiedevo a Dio perche Marco era morto e tu eri vivo. Mi dispiace, Minner.

— Non c’e motivo. Se fosse dipeso da me, io sarei morto e lui sarebbe vivo. Marco e Malcondotto, entrambi. Credimi, Elisa; non sono soltanto delle parole. Farei il cambio.

Si sentiva ipocrita. Egli voleva dire, naturalmente, che era meglio morto che mutilato; ma lei avrebbe interpretato diversamente le sue parole. Ne avrebbe visto solo l’aspetto nobile, quello del sopravvissuto scapolo che si augurava di dare la propria vita in cambio di quella dei mariti, e padri, che erano morti. Che cosa poteva dirle? Si era giurato di non piagnucolare mai piu.

— Raccontami come e stato — disse lei, tenendogli sempre la mano, e tirandolo a sedere accanto a lei, sulla sponda del letto. — Come vi hanno presi. Come vi hanno trattati. Che impressione faceva. Devo sapere!

— Uno sbarco come gli altri — le racconto Burris. — Solite formalita per lo sbarco e per stabilire i contatti. Non e male, il pianeta. Arido. Col tempo, fra un paio di milioni di anni, sara come Marte. Per ora, sembra l’Arizona, con una sfumatura di Sonora e una bella fetta di Sahara. Abbiamo fatto conoscenza con loro. Hanno fatto conoscenza con noi.

I portelli degli occhi si chiusero di scatto. Senti il soffio afoso. del vento su Manipol. Vide le forme simili a cactacee, piante grigiastre, spinose, serpentine che si snodavano sul terreno per centinaia di metri. I veicoli dei nativi tornavano a prenderlo.

— Sono stati beneducati, con noi. Avevano gia ricevuto altre visite, conoscevano la solita prassi dei contatti. Non praticavano il volo spaziale, ma solo perche non li interessava. Parlavano alcune lingue. Malcondotto riusci a parlare con loro. Aveva il dono delle lingue. Parlo in un dialetto di Sirio ed essi lo imitarono. Erano cordiali, distaccati… diversi. Ci hanno portati via.

Un tetto, sopra il suo capo. Vi crescevano degli esseri. E non erano nemmeno dei fitozoi o degli organismi inferiori. Nulla di simile a fungosita luminescenti. Erano creature provviste di scheletro, che spuntavano dalla volta del tetto.

C’erano anche delle vasche di una mistura in fermentazione, nella quale crescevano altri esseri viventi. Esseri minuscoli, rosei, biforcuti. — Un posto strano — disse Burris — ma non ostile. Ci hanno un po’ punzecchiato, palpato. Abbiamo parlato. Abbiamo eseguito delle osservazioni. Dopo un certo tempo ci siamo accorti di essere dei reclusi.

Gli occhi di Elisa, molto lucidi, sembravano seguire le sue parole, man mano che gli cadevano dalle labbra.

Вы читаете Brivido crudele
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату
×