sempre io.
Dopo averci pensato, l’altro ribatte: — Qui penso che ti sbagli. Io devo avere attraversato lo stesso fiume, oh, migliaia di volte.
— Ah, ma non era lo stesso fiume.
— Non era?
— No.
Lui alzo le spalle. — Sembrava lo stesso dannato fiume.
— Non c’e bisogno di prendere quel tono — lo rimprovero la vecchia. — Non vedo perche dovrei ascoltare un simile linguaggio da un mago che non puo nemmeno rispondere alle lettere.
Segui un silenzio, rotto soltanto dal rumore di nacchere dei denti di Tagliangolo.
— Oh, capisco — disse alla fine. — Venivano da te, e cosi?
— Esatto. Le ho firmate in fondo. Questo dovrebbe essere una specie di indizio, no?
— Va bene, va bene. Pensavo che fossero uno scherzo, ecco tutto — disse lui di malumore.
— Uno scherzo?
— Non riceviamo molte domande di ammissione da parte di donne. Non ne riceviamo
— Mi domandavo perche non avevo risposta.
— Le ho gettate via, se proprio vuoi saperlo.
— Avresti almeno potuto…
— Dove? Dove? Oh, li!
La nebbia si apri e adesso la videro chiaramente… uno zampillo di fiocchi di neve, una colonna ornamentale di aria ghiacciata. E sotto…
La verga non era racchiusa nel ghiaccio, ma era tranquillamente distesa in una polla d’acqua ribollente.
Uno degli aspetti insoliti di un universo magico e l’esistenza degli opposti. Si e gia detto che il buio non e il contrario della luce, e semplicemente l’assenza della luce. Allo stesso modo, lo zero assoluto e semplicemente l’assenza del calore. Se volete conoscere cos’e il
I due rimasero a guardarla in silenzio per qualche secondo, dimentichi del loro battibecco.
Poi Tagliangolo disse lentamente: — Se ci infili la mano, le dita ti salteranno via come carote.
— Credi di essere in grado di sollevarla con la magia? — gli chiese la Nonnina.
Tagliangolo si mise a tastarsi le tasche e alla fine tiro fuori la sua borsa del tabacco. Distribui con dita esperte i resti di pochi mozziconi su una nuova cartina e la lecco per farne una sigaretta, senza mai distogliere gli occhi dalla verga.
— No. Ma ci provero comunque.
Dopo un’occhiata bramosa alla sigaretta, se la infilo dietro l’orecchio. Tese le mani, a dita aperte, e le sue labbra si mossero senza suono per pronunciare una formula di potere.
La verga roteo nella polla, quindi si sollevo adagio dal ghiaccio, dove divento immediatamente il centro di un bozzolo di aria ghiacciata. Tagliangolo gemeva dallo sforzo. La levitazione diretta e la piu difficile delle pratiche magiche. C’e infatti il pericolo sempre presente del ben noto principio di azione e reazione. Cio significa che un mago, il quale tenti di sollevare un oggetto pesante con il solo potere della mente, si trova di fronte alla prospettiva di finire con il cervello dentro gli stivali.
— Riesci a farla stare diritta? — chiese la Nonnina.
Con grande delicatezza la verga giro lenta nell’aria finche rimase sospesa di fronte alla vecchia, a qualche centimetro dal ghiaccio. Il gelo brillava sulle sue incisioni. Attraverso la nebbia rossastra dell’emicrania che gli velava gli occhi, sembro a Tagliangolo che la verga lo guardasse.
La Nonnina si aggiusto il cappello e si raddrizzo con aria decisa.
—
Tagliangolo oscillo. Il tono di voce di lei lo trapasso come un seghetto da diamanti. Ricordava confusamente sua madre che lo sgridava da piccolo. Ebbene, la voce era la stessa, solo piu raffinata concentrata arrotata con schegge di carborundo. Un tono di comando che avrebbe fatto mettere sull’attenti un cadavere e probabilmente lo avrebbe fatto marciare per meta cimitero, prima di ricordarsi di essere morto.
La Nonnina era ritta davanti alla verga oscillante, che quasi si scioglieva nel suo involucro di ghiaccio sotto la collera che brillava nel suo sguardo.
— E questa la tua idea di un comportamento corretto, vero? Startene stesa da qualche parte nel mare, mentre le persone muoiono? Oh, eccellente!
Fece un mezzo giro intorno alla verga. E, con enorme stupore di Tagliangolo, quella si volto a seguirla.
— E cosi sei stata gettata via? — continuo aspra la Nonnina. — E allora? Lei e solo una bambina, e i bambini presto o tardi ci buttano via tutti. E un servizio leale il tuo? Non ti vergogni, a startene li imbronciata, quando finalmente potresti renderti utile?
Si chino in avanti, con il naso adunco a pochi centimetri dalla verga. Tagliangolo era quasi sicuro che il bastone cercasse di chinarsi all’indietro per scansarla.
— Devo dirti cosa succede alle verghe malvage? — sibilo la vecchia. — Se Esk e perduta per il mondo, debbo dirti che cosa ti faro? Sei gia stata salvata dal fuoco una volta, perche sarebbe stata la fine della bambina. La prossima volta, non sara il fuoco.
La sua voce si abbasso in un bisbiglio simile a una frustata.
— Prima sara la pialla. E poi la carta vetrata, quindi la trivella e il coltello per aguzzare…
— Dico, sta calma — disse Tagliangolo con le lacrime agli occhi.
— …e cio che resta, lo lascero nel bosco a disposizione dei funghi velenosi, le termiti e gli scarafaggi. Potrebbero volerci degli
Le incisioni si contorcevano; la maggior parte si erano spostate sul dietro, per sfuggire lo sguardo della Nonnina.
— Adesso — continuo lei — ti diro che cosa faro. Ti raccolgo e ce ne torniamo tutti all’Universita, ti pare? Altrimenti, e il momento della sega spuntata.
Si arrotolo le maniche e stese una mano.
— Mago — ordino — Voglio che tu la liberi.
Tagliangolo annui con aria sconsolata.
Quando dico adesso, adesso.
Tagliangolo riapri gli occhi.
La Nonnina, ritta in piedi con il braccio sinistro steso davanti a lei, stringeva nella mano la verga.
Dalla verga il ghiaccio esplodeva in getti di vapore.
— Bene, e se questo accade di nuovo, diventero veramente
Tagliangolo abbasso le mani e le corse accanto.
— Ti sei fatta male?
Lei scosse la testa. — E come tenere in mano un ghiacciuolo — rispose. — Andiamo, non abbiamo tempo di starcene qui a chiacchierare.
— Come facciamo a tornare indietro?
— Oh, mostra di avere un po’ di spina dorsale, uomo, per amor del cielo! Voleremo.
La Nonnina agito la sua scopa, che l’Arcicancelliere guardo con aria dubbiosa.
— Su quella?
— Naturale. Forse che i maghi non volano sulle loro verghe?
— E poco dignitoso.
— Se posso adattarmi io, puoi farlo anche tu.
— Si, ma e sicura?
Lei lo inceneri con un’occhiata.
— Intendi in senso assoluto? — chiese. — O, diciamo, paragonato a rimanere qui su una lastra di ghiaccio che si scioglie?
— E la prima volta che volo su una scopa — osservo Tagliangolo.
— Davvero.
— Credevo che bastasse salirci e quella volasse. Non sapevo che bisognava mettersi a correre su e giu e farle tutti quegli urli.
— E questione di abilita che si acquista con l’esercizio.
— E poi — continuo il mago — credevo che volassero piu veloci e, ad essere franchi, piu alte.
— Che vuoi dire, piu alte? — Girarono per risalire il fiume, con la Nonnina che si sforzava di manovrare per compensare il peso del mago sul sellino. Come tutti i passeggeri che viaggiano sul sellino, sin dall’alba dei tempi, lui persisteva a inclinarsi dalla parte sbagliata.
— Be’, almeno un po’ di piu
— Non c’e niente di sbagliato in questa scopa a cui non si potrebbe rimediare se tu perdessi qualche chilo — lo rimbecco lei. — O preferiresti scendere e camminare?
— A parte il fatto che meta del tempo i miei piedi toccano comunque terra, non vorrei metterti in imbarazzo. Se mi avessero chiesto — continuo il mago — di elencare tutti i pericoli del volo, sai, non mi sarebbe mai venuto in mente d’includerci di avere le gambe massacrate dalle felci alte.
Senza voltarsi, lo sguardo cupo fisso davanti a se, la Nonnina gli chiese: — Stai fumando? Qualcosa brucia.
— Era solo per calmarmi i nervi, signora, con tutto questo precipitarci a capofitto nell’aria.
— Be’, spegni immediatamente. E reggiti.
La scopa rollo all’improvviso in su e aumento la velocita tipo jogging geriatrico.
— Signor Mago.