spalle. L’individuo stava spolverando la stanza con un piumino dai colori accesi e bizarri.

«Dove sono?» chiese Richard.

La figura in nero si volto, rivelando un volto magro, molto nervoso e di un color bruno intenso. «Vuole dell’acqua?» domando, come uno a cui e stato spiegato che se il paziente dovesse svegliarsi bisogna chiedergli se vuole dell’acqua e che negli ultimi venti minuti si e ripetuto in continuazione la frase, per essere certo di non dimenticarsene.

«Io…» e Richard si rese conto di avere una sete terribile. Si mise a sedere sul letto. «Si, per favore. Grazie mille.»

Da una caraffa di metallo il frate verso un po’ d’acqua in una malconcia tazza, sempre di metallo, che passo a Richard. Lui sorseggio con lentezza, resistendo all’impulso di inghiottirla tutta in una volta. Era fresca e cristallina, come di sorgente.

Richard abbasso lo sguardo. I suoi abiti erano spariti. Era stato vestito con qualcosa di lungo, simile al saio dei Frati Neri ma grigio. Il dito rotto era stato steccato e bendato con cura.

Si porto un dito all’orecchio, su cui c’era un cerotto appiccicoso. Sotto il cerotto, quelli che al tatto sembravano punti.

«Sei uno dei Frati Neri?» disse Richard.

«Si, signore.»

«Come sono arrivato qui? Dove sono i miei amici?»

Il frate indico il corridoio, senza pronunciare parola e con aria nervosa.

Richard scese dal letto. Controllo sotto la veste grigia: era nudo. Petto e gambe erano coperti da innumerevoli lividi violacei, che sembravano essere stati trattati con un unguento non meglio identificato: odorava di sciroppo per la tosse e toast imburrato. Aveva un ginocchio bendato. Si chiedeva dove fossero andati a finire i suoi abiti. Accanto al letto c’erano dei sandali, e se li infilo. Quindi usci dalla stanza.

Nel corridoio vide l’Abate che si stava dirigendo verso di lui, gli occhi ciechi di un bianco perlaceo nell’oscurita al di sotto del cappuccio. Si appoggiava al braccio di fratello Caliginoso.

«Allora sei sveglio, Richard Mayhew» disse l’Abate. «Come ti senti?»

Richard fece una smorfia. «La mano…»

«Ti abbiamo sistemato il dito. Era rotto. Ti abbiamo curato tagli e lividi. Poi avevi bisogno di riposo, che ti abbiamo procurato.»

«Dov’e Porta? E il Marchese? Come siamo arrivati qui?»

«Vi ho portato qui io» disse l’Abate. I due frati iniziarono a camminare lungo il corridoio, e Richard camminava con loro.

«Hunter» disse Richard. «Avete recuperato il suo corpo?»

L’Abate scosse il capo. «Non c’era alcun corpo. Solo la Bestia.»

«Ah, hmm. I miei vestiti…»

Giunsero alla porta di una cella, molto simile a quella in cui Richard si era svegliato. Porta se ne stava seduta sul bordo del letto, leggendo una copia di Mansfield Park che Richard era certo i frati non avessero mai saputo di possedere. Anche la ragazza indossava un saio grigio dei monaci. Era infinitamente troppo grande per lei, in modo quasi comico. Quando entrarono alzo la testa. «Ciao» disse. «Hai dormito per secoli! Come ti senti?»

«Bene, credo. E tu?»

Lei sorrise, ma non era un sorriso molto convincente. «Un po’ debole» disse.

Nel corridoio si udi uno sferragliare. Richard si volto e vide il Marchese de Carabas che arrivava verso di loro a bordo di una vecchia e traballante poltrona a rotelle spinta da un Frate Nero grande e grosso. Si chiese come il Marchese riuscisse a far sembrare una romantica smargiassata anche il fatto di essere spinto su una sedia a rotelle.

Il Marchese li onoro di un immenso sorriso.

«Buona sera a lor signori… e signora» disse.

«Bene» commento l’Abate. «Ci siete tutti. Dobbiamo parlare.»

Li condusse in una stanza molto ampia, riscaldata da un crepitante fuoco di eterogenei frammenti di legno. Si disposero intorno a un tavolo. Con un gesto, l’Abate li invito a mettersi a sedere, e lui stesso cerco la sua sedia con la mano e si accomodo. Poi mando fuori dalla stanza fratello Caliginoso e fratello Tenebre (che era colui che spingeva la poltrona a rotelle del Marchese).

«Dunque» disse l’Abate «al lavoro. Dov’e Islington?»

Porta si strinse nelle spalle. «Nel luogo piu lontano in cui sono riuscita a mandarlo. A meta strada nello spazio-tempo.»

«Capisco» disse l’Abate. Quindi aggiunse, «Bene.»

«Perche non ci avete messi in guardia contro di lui?» chiese Richard.

«Non era compito nostro.»

«Allora,» disse Richard «adesso cosa succede?»

L’Abate non rispose.

«In che senso?» domando Porta.

«Be’, tu volevi vendicare la tua famiglia. E l’hai fatto. E hai spedito tutti quelli che erano coinvolti in un qualche angolo remoto del nulla. Voglio dire, nessuno cerchera piu di ucciderti, giusto?»

«Non per il momento» disse Porta, tutta seria.

«E lei?» Richard domando al Marchese. «Ha avuto cio che voleva?»

Il Marchese annui. «Ritengo di si. Il mio debito nei confronti di Lord Portico e stato pagato, e Lady Porta mi deve un favore di una certa importanza.»

Richard guardo Porta, che fece un cenno di assenso.

«Bene, e io?» chiese.

«Be’,» disse Porta «non ce l’avremmo fatta senza di te.»

«Non e questo che intendevo. Che ne e della mia possibilita di tornare a casa?»

Il Marchese inarco un sopracciglio. «Chi pensi che sia lei — il Mago di Oz? Non possiamo rimandarti a casa. La tua casa e questa.»

Porta disse, «Ho gia cercato di spiegartelo, Richard.»

«Ci deve essere un modo!» e picchio con forza la mano sinistra sul tavolo, per dare maggiore enfasi alle parole. Poi aggiunse, «Ahi! » perche picchiare la mano sul tavolo per dare maggiore enfasi non e la cosa piu saggia da fare quando si ha un dito rotto.

«Prova a crescere!» disse il Marchese.

Richard si massaggio la mano. Lo spirito combattivo l’aveva abbandonato.

«Dov’e la chiave?» chiese l’Abate.

Richard inclino la testa. «Porta» disse.

Lei scosse il capo. «Non ce l’ho io» spiego. «Te l’ho fatta scivolare in tasca dopo l’ultimo mercato.»

Richard apri la bocca, poi la richiuse di nuovo. Quindi la riapri e disse, «Vuoi dire che quando ho detto a Croup e Vandemar che l’avevo io e che potevano anche perquisirmi… ce l’avevo davvero?»

Porta annui. Adesso Richard ricordava l’oggetto duro nella tasca posteriore, in Down Street; ricordava come la ragazza l’aveva abbracciato quando era tornato con le pietanze al curry, sulla nave.

«Capperi!» esclamo Richard.

L’Abate allungo una mano. Le rugose dita marrone trovarono un piccolo campanello sul tavolo, che agitarono per chiamare fratello Caliginoso.

«Portami i calzoni del Guerriero» disse.

Caliginoso fece un cenno di assenso e usci.

«Io non sono un guerriero» affermo Richard.

L’abate sorrise dolcemente. «Hai ucciso la Bestia. Sei il Guerriero.»

Esasperato, Richard si mise a braccia conserte. «Quindi, dopo tutto questo, continuo a non poter tornare a casa, ma come premio di consolazione sono stato inserito in una qualche arcaica lista delle onorificenze sotterranee?»

Il Marchese sembrava del tutto indifferente. «Non puoi tornare a Londra Sopra. Sono pochi gli individui che riescono a condurre una sorta di vita a meta — hai incontrato Iliaster e Lear — ma questo e il massimo a cui puoi aspirare.»

Porta allungo la mano e accarezzo il braccio di Richard. «Mi dispiace» gli disse. «Ma guarda quanto bene hai fatto. Sei tu che hai preso la chiave.»

«Gia» ribatte lui. «Ma a cosa e servito? Ti e bastato forgiarne una nuova…»

Era riapparso fratello Caliginoso, e portava i calzoni di Richard; erano coperti di fango e sangue secco, e puzzavano. Il frate diede i pantaloni all’Abate, che inizio a cercare nelle tasche.

Porta sorrideva. «Fabbroferraio non avrebbe potuto fare una copia, senza l’originale.»

L’Abate si schiari la voce. «Siete tutti molto sciocchi» disse loro, con condiscendenza. «E non sapete proprio un bel niente.»

Teneva in mano la chiave d’argento, che brillava ai bagliori del fuoco. «Richard ha superato la Prova della Chiave. Ne e lui il padrone, fino a quando la porra di nuovo sotto la nostra custodia. La chiave ha un grande potere.»

«E la chiave per il Paradiso…» disse Richard, incerto su quello a cui voleva alludere l’Abate.

La voce del vecchio era profonda e melodiosa. «E la chiave per ogni realta. Se Richard vuole tornare a Londra Sopra, allora la chiave ce lo riportera.»

«E cosi semplice?» chiese Richard.

Il vecchio frate fece un cenno di assenso con gli occhi ciechi, nell’ombra del suo cappuccio.

«E quando possiamo farlo?» domando Richard.

«Appena sei pronto» rispose l’Abate.

Prima di restituirglieli, i frati gli avevano lavato e rattoppato i vestiti. Fratello Caliginoso lo condusse attraverso l’abbazia, per una vertiginosa serie di scale e scalini, per salire fino alla torre campanaria. In cima alla torre c’era una botola. La attraversarono e si ritrovarono in uno stretto tunnel, con una serie di gradini di metallo inseriti nel muro su un lato della galleria. Salirono lungo quel muro e giunsero su una banchina della metropolitana piuttosto buia.

NIGHTINGALE LANE

dicevano i vecchi cartelli sulle pareti. Fratello Caliginoso auguro buona fortuna a Richard e gli disse di attendere, che sarebbero passati a prenderlo. Lui rimase seduto sulla banchina per venti minuti, chiedendosi perche il Marchese non gli aveva detto addio.

Quando l’aveva domandato a Porta, lei aveva risposto di non saperlo, ma che forse gli addii, come il confortare le persone, erano cose in cui il Marchese non era molto bravo.

Quindi aveva detto di avere un bruscolino nell’occhio, gli aveva dato un foglio con delle istruzioni, e se ne era andata.

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