E allora Hunter scoppio a ridere; era una risata strana — come se le avessero appena raccontato la barzelletta piu divertente mai raccontata a un cacciatore. E tra una risata e un colpo di tosse, condivise la facezia anche con gli altri due. «Tu hai ucciso la Bestia» disse. «Quindi adesso sei il piu grande cacciatore di Londra Sotto. Il Guerriero…» Poi smise di ridere. «Non mi sento le mani. Prendimi la mano destra.»

Richard frugo sotto il corpo della Bestia e mise la sua mano intorno a quella di Hunter.

«Ho ancora un pugnale tra le dita?» sussurro.

«Si.» Lo toccava, era freddo e appiccicoso.

«Prendi il pugnale. E tuo.»

«Non voglio il tuo…»

«Prendilo.»

Le tolse di mano il pugnale.

«Ora e tuo» bisbiglio Hunter. Riusciva a muovere solo le labbra, mentre le si annebbiavano gli occhi. «Mi ha sempre protetta. Ripuliscilo dal mio sangue, pero… La lama non deve arrugginire… Un cacciatore si prende cura delle sue armi.» Inghiotti un po’ d’aria. «Adesso… tocca il sangue della Bestia… mettitelo sugli occhi e sulla lingua…»

Richard non era certo di avere capito bene. «Cosa?»

Il Marchese gli parlo all’orecchio. Non si era accorto che fosse sceso fino a li anche lui. «Fallo, Richard. Ha ragione. Ti permettera di attraversare il labirinto. Fallo.»

Richard abbasso la mano sulla lancia, la fece scorrere lungo l’impugnatura finche incontro la calda vischiosita del sangue della Bestia. Sentendosi un po’ sciocco, si porto la mano sulla lingua e sugli occhi.

«L’ho fatto» disse a Hunter.

«Bene» sussurro lei.

Poi non disse piu nulla.

Il Marchese de Carabas allungo la mano e le chiuse gli occhi. Richard puli il pugnale di Hunter sulla camicia. Era quello che gli aveva detto di fare. Gli evitava di pensare.

«Andiamo» disse il Marchese, alzandosi.

«Ma non possiamo lasciarla qui.»

«Possiamo. Potremo tornare dopo a prendere il corpo.»

Richard lucido al meglio la lama sulla camicia. «E se non c’e un dopo?»

«Allora potremo soltanto sperare che qualcuno trovi una degna sistemazione per tutte le nostre salme. Inclusa quella di Lady Porta. Che a quest’ora si sara anche stancata di aspettarci.»

Richard abbasso lo sguardo. Tolse l’ultima traccia del sangue di Hunter dal pugnale, e se lo infilo nella cintura. Quindi fece un cenno di assenso.

«Tu vai» disse de Carabas. «Io ti seguo piu in fretta che posso.» Richard esito, poi, come meglio poteva, si mise a correre.

Forse era per il sangue della Bestia. Non riusciva a dare un’altra spiegazione. Quale che fosse il motivo, ando dritto e sicuro attraverso il labirinto, che per lui non aveva piu segreti. Sentiva di conoscerne ogni svolta, ogni sentiero, ogni vicolo, strettoia o tunnel.

Corse, esausto, lungo il labirinto, il sangue che gli pulsava nelle tempie. Mentre correva aveva in testa una rima, che seguiva il ritmo dei passi. Era qualcosa che aveva sentito da bambino.

Notte, notte, sempre questa notte Ogni notte per tutta la notte Fuoco, fiamma e luce di candela Cristo accolga la tua anima che anela.

Le parole continuavano a volteggiargli nella mente come un inno funebre. Fuoco, fiamma e luce di candela…

Alla fine del labirinto si elevava a picco una scogliera di granito, e nella rupe era inserita una porta di legno a due battenti. Su uno dei battenti era appeso uno specchio ovale.

La porta era chiusa. Tocco il legno, e al suo tocco la porta si apri silenziosamente.

Richard entro.

DICIASSETTE

Richard segui un sentiero segnato da candele accese che attraverso un corridoio a volte lo porto al Gran Salone. Lo riconobbe. Era li che aveva bevuto il vino dell’angelo: un ottagono di piloni di ferro, l’enorme porta nera, il tavolo, le candele.

Porta era incatenata con braccia e gambe divaricate a due pilastri vicini alla porta di silice e argento. Mentre entrava lo fisso, gli occhi da folletto dallo strano colore enormi e spaventati.

L’Angelo Islington, che era in piedi accanto a lei, si volto e gli sorrise. Era in assoluto la cosa piu raggelante: la gentile compassione, la dolcezza di quel sorriso.

«Vieni, Richard Mayhew. Entra» disse l’Angelo Islington. «Povero me! Hai un aspetto davvero terribile.» La sua voce mostrava preoccupazione. Richard era riluttante.

«Ti prego.» L’angelo fece un gesto, piegando le dita, che lo invitava ad affrettarsi a entrare. «Penso ci conosciamo tutti. Naturalmente conosci Lady Porta, e i miei soci, mister Croup e mister Vandemar.»

Richard si giro. Croup e Vandemar erano al suo fianco, uno da una parte e uno dall’altra. Mister Vandemar gli sorrise. Mister Croup, no.

«Speravo proprio che saresti arrivato» disse l’angelo. Si tocco lievemente la fronte, quindi chiese, «A proposito, dov’e Hunter?»

«E morta» rispose Richard.

Senti Porta sospirare.

«Oh, povera cara» commento Islington. Scosse il capo, chiaramente rammaricato per l’insensata perdita di una vita umana, per la fragilita di tutti i mortali.

«Tuttavia» disse mister Croup «non si puo fare una frittata senza uccidere un po’ di gente.»

Richard si sforzo di non fare caso a loro. «Porta? Stai bene?»

«Piu o meno, grazie. Per ora.» Aveva il labbro inferiore gonfio e un livido sulla guancia.

«Purtroppo» disse Islington «la signorina Porta si e dimostrata un tantino intransigente. Stavo giusto decidendo se chiedere a mister Croup e a mister Vandemar di…» Esito. Ovviamente c’erano termini che trovava sgradevole pronunciare.

«Torturarla» suggeri il servizievole mister Vandemar.

«Dopo tutto» aggiunse mister Croup «siamo famosi in ogni angolo del creato per la nostra abilita nell’arte della tortura.»

«Siamo bravi a far male alla gente» spiego mister Vandemar.

L’angelo continuo come se non avesse udito nessuno dei due. «Comunque la signorina Porta non mi sembra una persona che cambia facilmente idea.»

«Dateci abbastanza tempo» disse mister Croup «e la spezziamo noi.»

«In tanti piccoli pezzettini umidicci» disse mister Vandemar.

Islington scosse il capo e sorrise con indulgenza a tale dimostrazione di entusiasmo. «Non c’e tempo,» disse rivolto a Richard «non c’e tempo. Tuttavia, mi sembra invece una persona che agisce per porre fine al dolore e alle sofferenze di un amico, di un mortale suo pari come te, Richard…»

Allora mister Croup colpi Richard allo stomaco, poi sferro un violento colpo di taglio alla nuca.

Richard si piego in due. Senti le dita di mister Vandemar sul collo che lo riportavano in posizione eretta.

«Ma e ingiusto!» esclamo Porta.

Islington sembrava pensoso. «Ingiusto?» disse, come se cercasse di ricordare il concetto.

Mister Croup si rivolse a Richard. «E andato cosi oltre cio che e giusto e cio che e ingiusto che non li saprebbe distingure neppure con un telescopio in una bella notte limpida» disse. «Ora, mister Vandemar, vuole fare lei gli onori di casa?» Mister Vandemar prese la mano sinistra di Richard nella sua. Trovo il mignolo e, con un unico rapido movimento, lo piego all’indietro fino a spezzarlo.

Richard grido.

L’angelo si volto lentamente. Sembrava confuso. Socchiuse gli occhi scuri. «C’e qualcun altro la fuori, mister Croup?»

Nel punto in cui si trovava mister Croup si vide un oscuro scintillio, e lui non era piu li.

Il Marchese de Carabas si era appiattito contro la parete di granito, fissando le porte di quercia che conducevano al rifugio di Islington.

Per la testa gli frullavano piani e macchinazioni. Aveva sempre pensato che una volta arrivato a quel punto avrebbe saputo cosa fare, e con grande disgusto stava scoprendo che invece non ne aveva la piu pallida idea. Non c’erano altri favori da riscuotere, niente leve da spingere ne pulsanti da premere.

Percio fissava le porte. Forse sarebbe accaduto qualcosa. Dopo tutto aveva dalla sua l’effetto sorpresa.

Poi senti la lama di un coltello contro la gola e all’orecchio udi l’untuosa voce di mister Croup.

«Ti ho gia ucciso una volta, oggi» diceva. «Certa gente non impara proprio mai.»

Quando mister Croup fece ritorno pungolando il Marchese de Carabas con il coltello, Richard era stato ammanettato e incatenato a due piloni di ferro.

L’angelo guardo il Marchese, poi, dolcemente, scosse la bella testa. «Mi avevate detto che era morto» disse.

«Lo e» disse mister Vandemar.

«Lo era» corresse mister Croup.

La voce dell’angelo era di una sfumatura meno dolce e meno gentile. «A me non si puo mentire» disse.

«Noi non mentiamo» disse mister Croup, offeso.

«Si che lo facciamo» disse mister Vandemar.

Esasperato, mister Croup si passo una mano sudicia tra i capelli lerci. «Certo che lo facciamo, ma non questa volta.»

Вы читаете Nessun dove
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату