— Ho visto il film. Quattro volte. Mi piace Hazeltine. Penso che sia il miglior regista vivente.

— E stato ospite del mio show. Vuoi sapere com’e nella vita reale?

— No — rispose Kathy.

— Forse dovresti.

— No — ripete lei, scuotendo la testa. La sua voce era salita di tono. — E non cercare di dirmelo, okay? Credero quello che voglio, e tu credi quel che ti pare. Va bene?

— Ma certo. — Jason provo un moto di simpatia. La verita, aveva spesso riflettuto, e sopravvalutata come virtu. Nella maggioranza dei casi, una bugia comprensiva ottiene risultati migliori ed e piu misericordiosa. Soprattutto tra uomo e donna. Anzi, tutte le volte che c’e di mezzo una donna.

Ovviamente, a voler essere precisi, quella non era una donna ma una ragazza. Quindi Jason decise che la bugia pietosa era ancora piu necessaria.

— E uno studioso e un artista — disse.

— Sul serio? — Lei lo guardo speranzosa.

— Si.

Kathy sospiro di sollievo.

— Allora credi — disse lui, affondando il colpo — che io abbia conosciuto Michael Hazeltine, il miglior regista cinematografico vivente, come hai detto tu stessa. Quindi credi che io sia un Sei… — Si interruppe. Non era quello che intendeva dire.

— Un Sei — gli fece eco Kathy. Corrugo la fronte come se stesse cercando di ricordare. — Ne ho letto su “Time”. Ma non sono tutti morti? Il governo non li ha fatti fucilare dopo che quel tizio, il loro leader… Come si chiamava…? Teagarden. Si, esatto. William Teagarden. Be’, ha cercato di mettere in piedi, come si dice?, un colpo di Stato contro i naz federali. Ha cercato di fare sciogliere il corpo perche era un’organizzazione parimutuale illegale…

— Paramilitare — la corresse Jason.

— Non t’interessa niente di quel che sto dicendo.

— Si che m’interessa — rispose lui, sincero. Aspetto. La ragazza non ando avanti. — Cristo! — abbaio lui. — Finisci quello che stavi dicendo!

— Mi pare — disse alla fine Kathy — che siano stati i Sette a far fallire il colpo di Stato.

Jason penso: “Sette”. In vita sua, non aveva mai sentito parlare dei Sette. Nulla avrebbe potuto scioccarlo di piu. “Che fortuna” penso “che mi sia scappato quel lapsus linguae. Ho imparato qualcosa di nuovo. Finalmente. In questo labirinto di confusione e di mezza realta.”

Una piccola sezione di parete si socchiuse cigolando, e nella stanza entro un gatto, bianco e nero e molto giovane. Kathy lo raccolse subito dal pavimento. Si illumino in volto.

— La filosofia di Dinman — disse Jason. — Il gatto obbligatorio. — Conosceva quel punto di vista; anzi, aveva presentato Dinman al pubblico televisivo in uno dei suoi special autunnali.

— No. E solo che lo amo. — Con occhi che brillavano, Kathy porse il gatto a Jason per farglielo esaminare.

— Pero credi — disse lui accarezzando la testolina del gatto — che possedere un animale aumenti l’empatia di una persona…

— Ma figuriamoci! — Kathy stringeva il gatto alla gola come se fosse una bimba di cinque anni con il suo primo animaletto. L’adorata cavia di un progetto di ricerca per la scuola. — Ti presento Domenico — disse.

— In onore di Domenico Scarlatti? — chiese lui.

— No. In onore del Domenico’s Market in fondo alla strada. Ci siamo passati davanti venendo qui. Quando sto nell’appartamento piu piccolo, questa stanza, faccio spesa li. Domenico Scarlatti e un musicista? Mi pare di averne sentito parlare.

Jason disse: — L’insegnante di inglese di Abramo Lincoln alle superiori.

— Oh… — Lei annui distrattamente e si mise a cullare il gatto.

— Ti sto prendendo in giro — disse lui, — ed e una cattiveria. Mi spiace.

Kathy, continuando a stringere il gatto, alzo su Jason due occhioni ingenui. — Non riesco mai ad accorgermi della differenza — mormoro.

— Ecco perche e una cattiveria.

— Perche? Se non me ne rendo nemmeno conto, be’, significa solo che sono un’idiota. No?

— Tu non sei un’idiota. Hai solo poca esperienza. — Jason calcolo, a spanne, la differenza d’eta fra loro due. — Ho vissuto piu del doppio di te — le fece notare. — E negli ultimi dieci anni mi sono trovato in una posizione che mi ha permesso di entrare in contatto con alcune delle piu famose persone del pianeta. E…

— E — disse Kathy — sei un Sei.

Non aveva scordato il lapsus di Jason. Ovvio. Lui poteva raccontarle un milione di cose, e lei le avrebbe dimenticate tutte nel giro di dieci minuti, tranne quell’unico vero sbaglio. Cosi va il mondo. Con gli anni, Jason si era abituato; era uno dei tratti che si acquisivano arrivando alla sua eta, cosi lontana da quella di Kathy.

— Cosa significa Domenico per te? — Jason cambio discorso. Si rese conto che era una crudelta, ma prosegui lo stesso. — Cosa ti da di piu degli esseri umani?

Lei aggrotto la fronte, divenne pensosa. — Ha sempre da fare. E sempre impegnato in qualche progetto. Come seguire un insetto. E bravissimo con le mosche. Ha imparato a prenderle e a mangiarle. — Un sorriso disarmante. — E con lui non devo chiedermi se denunciarlo al signor McNulty. McNulty e il mio contatto nei pol. Gli passo i ricevitori analogici per i microtrasmettitori, quei puntini che ti ho fatto vedere…

— E lui ti paga.

Lei annui.

— Eppure guarda come vivi.

— Non… — Kathy ando in cerca di una risposta. — Non mi capitano molti clienti.

— Idiozie. Sei in gamba. Ti ho vista lavorare. Hai esperienza.

— Un talento naturale.

— Un talento allenato.

— Okay. Tutti i soldi finiscono nell’appartamento dei quartieri alti. Il mio appartamento grande. — Kathy strinse i denti. Non le piacevano gli interrogatori.

— No. — Jason non ci credeva.

Kathy fece una pausa. Poi: — Mio marito e vivo. E in un campo di lavori forzati in Alaska. Sto cercando di comperargli la liberta passando informazioni al signor McNulty. Tra un anno… — Scrollo le spalle. Adesso la sua espressione era malinconica, da introversa. — Lui dice che Jack potra uscire. E tornare qua.

“E cosi” penso lui “tu spedisci altra gente nei campi per tirare fuori tuo marito. Il tipico accordo degno della polizia. Probabilmente e vero.”

— Un affare fantastico per loro — disse. — Perdono un uomo e ne guadagnano… Quanti diresti di averne fregati per conto loro? Decine? Centinaia?

Lei riflette. — Forse centocinquanta.

— E una malvagita — disse lui.

— Davvero? — Kathy lo scruto con occhi nervosi, stringendo Domenico al seno piatto. Poi, lentamente, ando in collera. Glielo si poteva leggere in volto, e dalla stretta feroce sul gatto contro il petto. — Un accidente! — ribatte decisa, scuotendo la testa. — Io amo Jack e lui ama me. Mi scrive di continuo.

Lui fu crudele. — Lettere falsificate. Certamente da qualcuno dei pol.

Dagli occhi di Kathy sgorgarono lacrime in quantita sorprendente. Le offuscarono lo sguardo. — Credi? A volte lo penso anch’io. Vuoi guardarle? Riusciresti ad accorgertene?

— E probabile che non siano false. E piu economico e semplice tenerlo in vita e lasciargli scrivere le lettere. — Jason spero che quella risposta la facesse sentire meglio, ed evidentemente fu cosi. Le lacrime si fermarono.

— Non ci avevo pensato. — Lei annui, ma continuo a non sorridere. Fisso lo sguardo nel vuoto, cullando automaticamente il gattino.

— Se tuo marito e vivo… — Jason, adesso, ci ando cauto. — Pensi che sia il caso che tu vada a letto con

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