pezzi e riducendo l’intricato complesso tecnico e i milioni di cellule elettroniche a frammenti contorti, divelti, sul pavimento, sulle intelaiature metalliche e dietro le facciate spezzate degli scomparti. Judy non riusciva quasi a sopportare quella vista, ma tra gli schianti e i tonfi, ascoltava tutti i suoni che venivano dal corridoio.
Ma nulla giunse a interromperli. La tempesta di neve che in quel cuore sepolto dell’edificio non si poteva vedere ne udire, rumoreggiava cancellando il frastuono che facevano loro. In principio Fleming lavorava metodicamente, ma era un lavoro enorme, e comincio ad andare piu alla svelta man mano che si sentiva piu stanco, fino a piegarsi disperatamente su se stesso, richiedendo ai propri polmoni il massimo, quasi cieco per il sudore che gli colava dalla fronte. Fece il suo lavoro tutt’intorno fino a tornare al centro dell’unita di controllo, e allora mando in pezzi anche questa.
«Prendi questo, bastardo,» quasi gli grido. «E questo, e questo.»
Pose l’ascia a terra appoggiandosi all’estremita del manico per riprendere fiato.
«Che accadra ora?» chiese Judy.
«Cercheranno di ricostruirlo, ma non sapranno come fare.»
«Hanno il messaggio.»
«E finito.»
«Avranno l’originale.»
«Non l’avranno. Non avranno quello ne il codice interrotto ne alcuna sua parte, perche e qui dentro.» Indico una solida porta di metallo nella parete dietro al banco di controllo. Poi sollevo di nuovo l’ascia e miro ai cardini. Colpo dopo colpo cerco di spezzarli, ma non ottenne alcun risultato. Judy gli stava accanto, stordita e tesa, mentre il rimbombo del metallo sul metallo sembrava urlare per tutto l’edificio, ma nessuno senti. Dopo parecchio tempo Fleming dovette rinunciare e si piego di nuovo, ansimante, sull’ascia. La stanza era immersa in un profondo silenzio e adesso che il calcolatore si era fermato, la sua immobilita si accordava al corpo senza vita della ragazza, abbandonato in mezzo alla stanza.
«Dovremo trovare una chiave,» disse Fleming. «Dove ce n’e una?»
«Nell’ufficio del maggiore Quadring.»
«Ma e…»
Judy confermo i timori di lui. «E sempre sorvegliata,» disse.
«Ce ne deve essere un’altra.»
«No. E la sola.»
Cerco di pensare a qualche altra possibilita, ma non ce n’erano. Nessuno, almeno a quanto ne sapeva lei, nemmeno Geers ne aveva. Fleming in principio non le credeva, ma quando si convinse per un momento fu pazzo di rabbia. Sollevo l’ascia e l’abbatte con furia contro la porta e ancora, ancora, fino a reggersi a stento sulle gambe; quando alla fine rinuncio e si abbatte sulla sedia di quello che era stato il banco di controllo, vi rimase seduto a lungo, pensando, rimuginando e cercando di trovare un piano.
«Perche diavolo non me lo hai detto?» le disse infine.
«Non me l’hai chiesto.» Judy tremava per la violenza di lui e per lo sfacelo attorno a loro: si controllava a fatica. «Non me lo hai mai chiesto. Perche non me lo hai mai chiesto?»
«Mi avresti fermato, se lo avessi fatto.»
Judy cercava di parlare con coerenza e si sforzo di non tremare. «Riusciremo a prenderla, in qualche modo. Trovero un sistema, domattina, per prima cosa.»
«Sara troppo tardi.» Scosse il capo e abbassando lo sguardo fisso il corpo steso sul pavimento. «’Nulla di quanto puoi pensare manca di una risposta.’ Non possiamo vincere.»
«L’otterremo per mezzo di Osborne, o qualcosa di simile,» disse Judy. «Ma ora dobbiamo uscire di qui.»
Judy trovo il cappotto e la sciarpa del giovane operatore, l’aiuto a infilarli, e lo condusse fuori dall’edificio.
12
Annientamento
Era molto tardi quando tornarono al caffe. La neve soffiava tempestosa e si accumulava contro la parete settentrionale. Nella piccola sala sul retro Reinhart e Osborne, infagottati nei loro soprabiti, giocavano tristi e distratti una partita su una scacchiera portatile.
Fleming si sentiva troppo intontito per prendere le proprie difese. Lascio che fosse Judy a spiegare e sedette, le spalle curve, su una delle dure sedie rustiche, mentre Reinhart faceva le sue domande e Osborne gli indirizzava, nitrendo, una lunga tirata di sconforto e disprezzo estremi.
«Come ha osato immischiarsi in questa storia?» Le ultime tracce della sua solita cortesia scomparvero a dispetto di tutta l’esperienza e l’educazione della sua carriera al Corpo Diplomatico. Era agitato in modo insopportabile. «Ho accettato di prendere parte a questa faccenda solo nella speranza che potessimo dare al ministro gli elementi. Ma sara la fine della sua carriera, e della mia.»
«E della mia,» sospiro Reinhart. «Sebbene io pensi che l’avrei sacrificata volentieri se la macchina fosse radicalmente distrutta.»
«Ma non lo e,» obietto Osborne. «Non e nemmeno riuscito a fare quello. Se il messaggio originale e intatto, possono ricostruirla.»
«E colpa mia,» ammise Fleming. «Potete darmi pure tutta la colpa. Me ne accollero io la responsabilita.»
Osborne ebbe un nitrito sprezzante. «Questo non ci terra fuori di prigione.»
«E questo che la preoccupa? E che ne dice del fatto che ricostruiranno la macchina e faranno un’altra creatura e che non saremo mai capaci di liberarci da questa morsa?»
«Non possiamo fare nulla?» chiese Judy.
Guardarono tutti Reinhart, con pochissime speranze. Questi esamino la situazione passo a passo come se controllassero un calcolo, e alla fine rimase con un pugno di mosche. Non avevano speranza di trovare la chiave fino al mattino, e prima di allora Geers sarebbe venuto a conoscenza di quanto era successo, e l’intera faccenda si sarebbe messa di nuovo in moto. Nella loro mente ora non c’era piu alcun dubbio sul fatto che Fleming aveva ragione; ma quel che adesso li preoccupava era che questi, alla prova dei fatti, li aveva messi nei guai.
«L’unica,» riprese Reinhart, «e che Osborne torni a Londra con il primo treno e che, quando scoppiera la bomba, faccia l’indiano.»
«E dove sarei stato, stasera?» volle sapere Osborne.
«E venuto qui, ha fatto una breve ispezione ed e ripartito. E tutto accaduto dopo che lei se n’e andato. E questa e la pura verita. Lei non puo saperne niente.»
«E il funzionario che avrei portato con me?»
«Se n’e andato con lei.»
«E chi era?»
«Una persona di cui si possa fidare. Intimidisca o corrompa qualcuno: basta che dica di essere venuto su da Londra e di esservi tornato assieme a lei. Deve togliersi d’impaccio e mantenere la sua influenza. Dobbiamo tutti dichiararci innocenti, se possibile. Lo ricostruiranno, come dice John, e ci deve essere almeno uno di noi di cui vengono ancora presi in considerazione i pareri.»
«E chi avrebbe fatto a pezzi il calcolatore?» chiese Fleming.
Il professore ebbe un piccolo sorriso soddisfatto. «La ragazza. Si puo dare ad intendere che era impazzita e gli si e rivoltata contro, e che e stata colpita da una scarica elettrica mentre lo distruggeva, oppure che e morta per lo shock ritardato della sua punizione aggravato dal parossismo della pazzia che l’aveva presa: o qualsiasi altra cosa decidano, a piacer loro. Comunque e morta, e non puo negarlo.»
«Siete sicuri che sia morta?» chiese Osborne a Fleming.
«Vuole esaminare il cadavere?»
«Lo chieda a me,» mormoro Judy con un’amara sensazione di nausea. «Tocca a me vederli morire tutti.»
«Bene.» Fleming si alzo e si rivolse a Reinhart. «E cosa avremmo fatto Judy e io?»
