Il professore gli rispose tranquillo: «Voi non c’eravate. Per quello che si sa, abbiamo lasciato nella sala del calcolatore l’operatore con Miss Adamson. Se ne sono andati insieme ed e accaduto dopo.»

«Non reggera,» disse Osborne. «Ci sara un’inchiesta dell’accidente.»

«E la cosa migliore che possiamo fare.» Reinhart ebbe un piccolo brivido. «Da qualsiasi parte consideriate la cosa e un bel pasticcio.»

Sedevano attorno al tavolo, avvolti nei soprabiti, come a una seduta spiritica, aspettando che la notte trascorresse e la neve cessasse di cadere.

«Pensate che questa neve fermera i treni?» chiese Osborne dopo un poco.

Reinhart piego la testa da un lato ascoltando il rumore di fuori. «Non credo. Sembra che vada un po’ calmandosi.» Rivolse la sua attenzione a Fleming. «E tu che fai, John?»

«Judy e io torneremo in auto alla base. La strada era decente quando siamo venuti qui, poco fa.»

«Allora farai bene a partire subito,» disse Reinhart. «Fate finta di essere stati a fare una gita in macchina e andate dritti nelle vostre stanze. Non avete visto nulla e nessuno.»

«Bella serata per una gita in macchina!» Fleming si interruppe, preoccupato, il suo sguardo passo dall’uno all’altro di loro. «Mi spiace. Mi spiace veramente.»

Tornando guido a naso sotto la neve sferzante. Judy puliva ogni minuto il parabrezza, ma la tempesta stava gia diminuendo. Lascio Judy al suo alloggio e si diresse al proprio. Era cosi stanco che non ce la faceva a uscire dalla macchina. Era circa l’una di notte e la base era addormentata e calma sotto il manto di neve. Quando apri la porta, l’interno del suo alloggio gli parve piu buio che mai, in contrasto con il terreno bianco di neve, di fuori. Cammino a tentoni, lungo il muro, cercando l’interruttore della luce, e quando lo tocco un’altra mano, una mano bendata, si poso sulla sua.

Per un attimo fu preso da un panico folle, poi respinse la mano e accese la luce.

Era Andre, che teneva le mani bendate, l’una nell’altra, e gemeva: sembrava terribilmente pallida e sconvolta, ma non era morta. Per un attimo la fisso incredulo, poi chiuse la porta e si diresse alla finestra per tirare le tende.

«Siedi e dammi le mani.» Prese da un armadietto delle bende e un tubetto di linimento, e comincio gentile e metodico a sostituire la rozza fasciatura di lei.

«Non pensavo che ci fosse qualche possibilita che fossi viva,» le disse, mentre la medicava. «Ho visto il voltmetro.»

«L’hai visto?» sedette sul letto porgendogli le mani.

«Si, l’ho visto.»

«Allora sei stato tu.»

Le guardo il viso, pallido, sconvolto. «Se avessi pensato che eri ancora viva…»

«Avresti fatto fuori anche me.» Lo disse senza astio, una semplice dichiarazione di fatto. Poi, in una fitta di dolore, chiuse per un attimo gli occhi. «Ho un cuore piu forte della… della gente normale. Ce ne vuole per mettermi fuori combattimento.»

«Chi ti ha medicato le mani?»

«Io.»

«A chi lo hai detto?»

«A nessuno.»

«Nessuno sa del calcolatore?»

«Non credo.»

«Perche non sei andata a dirglielo?» Era sempre piu sbalordito. «Perche sei venuta qui da me?»

«Non sapevo cosa sarebbe accaduto, cosa era accaduto. Quando rinvenni, in un primo momento non potei pensare a nulla salvo che alle mani, che mi facevano un male terribile. Poi mi guardai attorno e vidi che era tutto distrutto.»

«Avresti potuto chiamare le sentinelle.»

«Non sapevo che fare: non avevo piu direttive. Mi sentivo perduta senza il calcolatore. Sai che e completamente inservibile?»

«Lo so.»

Gli occhi ardevano nel pallido viso. «Riuscivo a pensare solo che dovevo trovarti. E alle mie mani. Le ho bendate e sono venuta qui. Non ho detto nulla alle sentinelle. E siccome non eri qui, ho aspettato. Cosa accadra, ora?»

«Lo ricostruiranno.»

«No!»

«Non lo vuoi?» le chiese, sbalordito. «E cosa e accaduto del tuo ‘fine superiore’? Della tua forma di vita piu alta?»

Andre non rispose. Quando Fleming ebbe finito di legare le bende lei chiuse gli occhi, contro le fitte, e John vide che tremava.

«Sei gelata, vero?» mormoro, toccandole la fronte. Prese la trapunta dal letto e gliel’avvolse attorno alle spalle. «Tienila su.»

«Pensi che lo ricostruiranno?»

«Certamente.» Trovo una bottiglia di whisky e riempi due bicchieri. «Adesso butta giu questo. Non avranno me ad aiutarli, ma avranno te.»

«Mi costringeranno a farlo?» Sorseggio il whisky e lo guardo con occhi ansiosi, brucianti.

«Sara necessario che ti costringano?»

Andre quasi rise. «Quando ho visto il calcolatore tutto a pezzi, sono stata cosi felice!»

«Felice?» chiese John smettendo di bere.

«Mi sono sentita libera. Mi sono sentita…»

«Come la greca Andromeda quando Perseo ne spezzo le catene?»

Non ne era molto sicura, Andre. Gli restitui il bicchiere. «Quando il calcolatore funzionava, lo odiavo.»

«Odiavi noi.»

Scosse il capo. «Detestavo quella macchina e tutto quel che la riguardava.»

«E allora perche…?»

«Perche la gente si comporta come fa? Perche ci si sente costretti. Perche si e legati da quelle che pensiamo siano le necessita logiche al nostro lavoro, alla nostra famiglia o alla nostra patria. Tu pensi che questi legami siano emotivi? Il legame piu saldo e la logica che non si puo contraddire. Lo so.» La sua voce tremo facendosi piu incerta. «Facevo quel che dovevo fare, e ora la logica e sparita e io non so come agire… Non lo so.»

Fleming le si sedette accanto. «Avresti potuto dirlo prima.»

«L’ho detto ora.» Lo guardo dritto negli occhi. «Sono venuta da te.»

«E troppo tardi.» Fleming abbasso lo sguardo sulla garza e le bende della mano di lei, pensando ai segni che ancora Andre portava della volonta della macchina. «Nulla al mondo potra impedir loro di ricostruirla.»

«Ma non possono, senza il codice del progetto.»

«Che esiste ancora.»

«Non l’hai…» Anche se Fleming avesse dubitato delle sue affermazioni fino ad allora, non si poteva mettere ora in dubbio l’angoscia della voce e degli occhi di Andre.

«Non ho potuto aprire la cassaforte, e l’unica chiave l’ha Quadring.»

Andre frugo nella tasca della sua giacca a vento. «Io ne ho una.»

«Mi avevano detto che nessuno ne aveva un’altra.»

Lei tiro fuori la chiave, sussultando al contatto delle bende con il tessuto. «Nessuno ne ha un’altra, salvo me, e questo nessuno lo sapeva.» Gliela porse. «Va’ a terminare l’opera.»

Era cosi facile e cosi impossibile: ecco la cosa di cui aveva piu bisogno e ormai non poteva piu tornare al calcolatore per usarla.

«Devi andare tu,» disse. Lei si strinse maggiormente nella trapunta, ma Fleming gliela scosto e la prese per le spalle. «Se lo odii veramente, se vuoi davvero essere libera, non devi fare altro che entrare, aprire la cassaforte murale, e prendere il messaggio originale, che e su nastro, e i miei calcoli, che sono su dei fogli, e il programma, che e su schede perforate. Fa’ un falo di tutte le carte e, quando ha preso fuoco, puoi buttarci su tutti i rotoli magnetici, cosi non se ne parla piu. Poi te ne esci alla svelta.»

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