«Salve,» disse a Judy. «Tutto bene?»
Era il giovanissimo assistente. Sembrava che la situazione lo divertisse.
«Ecco i vostri lasciapassare.» Judy li restitui a Osborne e a Reinhart e diede all’operatore quello di Fleming. Fleming si levo il cappello ficcandolo in testa al giovanotto. «Ecco cosa portano gli alti papaveri.»
«Non e necessario che faccia tutta questa scena,» disse Osborne a disagio, tenendo d’occhio la porta, mentre l’operatore indossava il soprabito e prendeva la borsa di Fleming. Perfino con il bavero rialzato era evidentemente diverso dalla persona che era entrata prima, ma, come disse Judy, non era una notte in cui ci si vedesse gran che, e con lei a rassicurarle, le sentinelle si sarebbero limitate a contarli.
Non appena il ragazzo fu pronto, Osborne apri la porta. «Dipende da lei che tutto vada bene,» disse a Fleming. «Ha un test di controllo?»
Fleming trasse di tasca un blocco ben noto e aspetto che se ne andassero.
«Ritornero,» disse Judy, «non appena li avro accompagnati oltre il posto di guardia.»
Fleming parve sorpreso. «Non tornerai, lo sai bene.»
«Mi spiace,» intervenne Osborne, «e una delle condizioni.»
«Non voglio nessuno…»
«Non fare lo sciocco, John,» ribatte Reinhart, e lo lasciarono.
Fleming si diresse all’unita di controllo e la guardo torvo, quasi ridacchiando tra se per pura tensione nervosa: poi si mise al lavoro all’unita di entrata, battendovi le cifre che erano sul blocco che aveva portato con se. Aveva quasi finito quando Judy rientro.
«Cosa fai?» chiese. Anche lei era nervosa, anche se sollevata per avere portato oltre il posto di controllo l’assistente.
«Sto cercando di sistemarlo.» Batte l’ultimo gruppo di cifre. «Lo stesso vecchio trucco della formula andra bene, per cominciare.»
Ci volle qualche minuto prima che il calcolatore reagisse, poi le lampade di controllo cominciarono a lampeggiare violentemente. Rimasero in ascolto, aspettando il rumore della stampatrice, ma udirono invece dei passi che si avvicinavano lungo il corridoio. Judy rimase immobile, radicata a terra, paralizzata, fino a che Fleming l’afferro per un braccio trascinandola nell’oscurita del laboratorio da dove potevano vedere senza essere visti attraverso lo spiraglio della porta. I passi dietro l’entrata della sala di controllo si fermarono. Videro girare la maniglia della doppia porta, poi questa si apri e dal corridoio entro Andre.
Judy diede un piccolo grido che venne soffocato dal ronzio del calcolatore, e la stretta di Fleming sul suo braccio si fece ancora piu forte, a metterla in guardia. Da dove si trovavano, potevano vedere Andre chiudere la porta e camminare lentamente verso i dispositivi di controllo. Sembrava che il lampeggiare e il ronzare della macchina la stupissero e a pochi passi di distanza dal quadro di controllo si fermo, assolutamente immobile. Indossava una vecchia giacca a vento con il cappuccio abbassato e sotto la dura luce delle lampade sembrava particolarmente bella e decisa; ma il suo volto era teso e dopo qualche minuto i muscoli attorno alle labbra e alle tempie cominciarono a contrarsi, sotto la crescente agitazione dei suoi nervi. Avanzo, lenta e riluttante, verso il quadro, poi si fermo di nuovo, come se potesse preavvertire una reazione violenta che ne sarebbe venuta. Come se ne conoscesse i segni premonitori e cio nonostante fosse magnetizzata dalla macchina.
Il viso ora le luccicava di sudore. Fece un altro passo avanti e lentamente alzo le mani verso i terminali. Judy, nonostante tutto il suo odio, senti dolorosamente l’impulso a correre verso di lei, ma Fleming la trattenne. Davanti ai loro occhi la ragazza si sollevo lentamente, piena di paura, a toccare le piastre di contatto.
Il primo grido di lei e quello di Judy furono simultanei. Fleming poso una mano sulla bocca di Judy ma il grido di Andre continuava, continuava, diventando un gemito quando la freccia del voltmetro si abbassava e tornando a risuonare fortissimo quando era sul massimo.
«Per l’amor di Dio!» balbetto Judy nella mano di Fleming. Lotto per liberarsi, ma egli la tenne stretta sino a che le grida di Andre cessarono e la macchina, sentendo forse che la ragazza non rispondeva piu, lascio andare la presa e Andre scivolo a terra. Judy con fatica riusci a liberarsi e corse verso di lei, ma questa volta non senti alcun gemito; non respirava, non dava segni di vita. Le esamino gli occhi, ma erano vitrei, e la bocca era socchiusa, immobile.
«Temo che sia morta,» riusci solo a dire Judy, sentendosi impotente.
«Cosa credevi?» Fleming era alle sue spalle. «Hai visto il voltmetro. E tutto successo perche non era riuscita a liberarsi di me… Perche io stavo eliminandola. Povera piccola.»
Abbasso lo sguardo sul corpo rattrappito, nella giacca a vento grigia, macchiata, e gli occhi gli si indurirono. «Fara meglio la prossima volta. Produrra qualcosa contro cui non riusciremo mai a spuntarla.»
«A meno che tu non trovi cos’e che non funziona.» Si giro, sollevo il blocco di Fleming dall’unita di entrata e glielo diede.
Fleming glielo strappo di mano e lo scaravento attraverso la stanza.
«E troppo tardi ormai! Non c’e niente in questa macchina che non funzioni.» Indico la figura raggomitolata di Andromeda. «Ecco la sola risposta di cui ho bisogno. Domani la macchina chiedera un altro esperimento, e dopodomani… ancora.»
Si diresse con decisione ai terminali d’allarme vicino alle doppie porte, afferro il collegamento con entrambe le mani e tiro. Cedettero ma non si spezzarono; allora Fleming mise un piede contro il muro per fare forza.
«Cosa fai?»
«Voglio farla finita con questa macchina. E questo e il momento. Forse il solo momento.» Tiro di nuovo i fili e poi ci rinuncio e si precipito verso l’ascia antincendio che pendeva accanto a loro, al muro. Judy gli si getto contro.
«No!» Gli si attacco al braccio ma lui con un movimento laterale la spinse via e con il movimento di ritorno abbatte la scure contro i fili recidendoli: poi si giro ed esamino con uno sguardo la stanza. Il quadro di controllo lampeggiava ancora a grande velocita: Fleming gli si avvicino e lo frantumo con l’ascia.
«Sei impazzito?» Judy gli corse dietro una seconda volta e, afferrata l’ascia per il manico, cerco di strappargliela. Lui la fece ruotare e libero l’arma dalla mano di lei.
«Lascia andare. Ti ho detto di non impicciarti.»
Lo guardo: lo riconosceva a fatica; aveva il viso coperto di sudore, come la ragazza, e pieno di rabbia e decisione. In quel momento Judy capi che
«Ecco cosa volevi fare.»
«Se fosse stato necessario.»
Si fermo, con l’ascia in mano, guardando meditabondo attorno e Judy capi che doveva arrivare alla porta prima di lui; ma fu lui a vincere e poggio il dorso alla porta, con la stessa espressione ferma e il cupo accenno di un sogghigno agli angoli della bocca. Judy penso che fosse davvero impazzito, ora. Sollevo una mano a toccare l’ascia, e gli parlo come a un bambino.
«Per piacere, John, dammela.» A sentirlo ridere sussulto. «Hai promesso.»
«Non ho promesso niente.» Stringeva con forza il manico e con l’altra mano chiuse a chiave la porta alle proprie spalle.
«Gridero,» disse lei.
«Provaci.» Si fece scivolare la chiave in tasca. «Non ti sentiranno mai.»
La spinse da parte, cammino a gran passi verso l’ala della memoria, apri il fianco dell’unita piu vicina e la colpi; quando la cavita sottovuoto venne invasa dall’aria si senti una cupa esplosione.
«John!» Lui gia si dirigeva all’unita successiva; cerco di fermarlo.
«So quel che faccio,» rispose, aprendo la parte laterale e colpendola con l’ascia. Un’altra piccola esplosione di qualcosa che andava in frantumi provenne dall’apparecchio. «Pensi che capitera mai un’altra occasione del genere? Vuoi andare a fare la spia? Se pensi che io mi comporti in modo errato, vai.»
La guardo fisso, calmo e sensato, e si infilo una mano in tasca alla ricerca della chiave. «Vai a prendere la squadra dei tuoi scagnozzi, se vuoi; e sempre stata la tua occupazione preferita, o ti ha forse colpito il sospetto che io stia agendo per il meglio? E questo che vuole Osborne, no? ‘Il meglio.’»
Le tese la chiave, ma per qualche ragione impossibile a esprimersi, Judy non pote prenderla. Fleming attese a lungo, poi rimise in tasca la chiave, si volse e ricomincio con le altre unita.
«Le sentinelle sentiranno.» Il sapere che lui, dopotutto, non era pazzo, la faceva sentire legata a lui. Rimase accanto alla porta a fare la guardia mentre lui eseguiva il suo lavoro su tutto l’apparecchio, tagliando, facendo a
