«Solo l’involucro di un pezzo grosso?»

Fleming sogghigno. «Un cappello, una borsa e un ombrello saranno sufficienti. Oh, e anche un soprabito. Nel frattempo tu procurerai per lui un altro lasciapassare. D’accordo?»

«Provero.»

«Brava.» Le mise di nuovo un braccio attorno alle spalle e la bacio. Lei rispose al bacio, poi si piego all’indietro e gli chiese: «Che cosa intendi fare?»

«Non so ancora.» La bacio di nuovo poi si allontano da lei. «Vado a nanna, e stata una giornata infernale. Faresti bene ad andartene, ho bisogno di dormire un poco.»

Abbozzo ancora un sorriso; lei gli strinse forte la mano e usci con passo leggero, il cuore che le batteva forte.

Fleming si spoglio sognante, costruendo progetti e fantasticherie. Si lascio cadere sul letto e un attimo dopo, spenta la luce, si addormento.

Dopo la partenza di Reinhart e di Judy, la base era silenziosa. Era una notte molto buia: dei nuvoloni si stavano addensando da nord-est, portando con se una corrente d’aria fredda, gravidi di neve, e nascondevano la luna piena. Ma a un certo punto la luna risplendette per pochi istanti attraverso le nuvole, e alla sua luce una figura pallida e sottile si lascio scivolare fuori da una finestra sul retro dell’edificio del calcolatore, e comincio a muoversi spettrale, per la base. Nessuna delle sentinelle la vide, per non parlare di riconoscerla per Andre, che, il viso sconvolto, si fece strada furtivamente tra le baracche fino all’alloggio di Fleming, tenendo in mano un rotolo di filo doppio.

Un po’ di luce pioveva dalla finestra della stanza di Fleming, perche lui aveva scostato un poco la tenda prima di andare a letto. Fleming non si mosse, quando, molto silenziosamente, la porta si apri e Andre mise piede nella stanza. La ragazza era a piedi nudi e camminava con circospezione: le mani erano protette da un paio di guanti di spessa gomma. Dopo essersi assicurata che Fleming dormisse, si inginocchio vicino al suo letto, accanto al muro, e inseri i due fili di un capo del suo rotolo a una presa nello zoccolo, li fisso stretti e inseri la corrente. Tenne lontano da se l’altro capo del rotolo, afferrando separatamente i due fili tra il pollice e l’indice, qualche centimetro sotto la parte isolante, e tenendo i capi nudi protesi in avanti, si alzo e si diresse lentamente verso Fleming. C’erano ben poche possibilita che sopravvivesse a una scarica alta; era addormentato e Andre era sicura che sarebbe riuscita a mantenere il contatto su di lui per un tempo abbastanza lungo da fermare il suo cuore.

Non fece alcun rumore nel muovere i capi del filo verso gli occhi di lui. Non c’era quindi alcun motivo per cui dovesse svegliarsi: ma d’improvviso, per qualche ragione misteriosa, apri gli occhi. Vide solo una figura che si levava sopra di lui, e piu per istinto che per ragionamento, piego le ginocchia sotto le coperte e tiro un calcio attraverso il lenzuolo e il copriletto con tutta la sua forza.

La colpi allo stomaco, e lei cadde riversa in mezzo alla stanza, con una specie di rantolo doloroso. Fleming cerco l’interruttore e accese la luce. Per un attimo ne fu abbagliato: si rizzo a sedere, confuso e ansimante, mentre la ragazza si tirava su in ginocchio, si dibatteva, continuando a stringere i capi del filo: poi, non appena comprese quel che stava accadendo, balzo fuori dal letto, strappo dalla presa i capi del filo e si volse a lei. Ma ormai Andre era in piedi e quasi fuori dalla stanza. «No.» Si getto verso la porta. Lei si fece di lato tenendo le mani dietro la schiena e indietreggio fino al tavolo sul quale lui aveva cenato. Per un attimo parve che stesse per arrendersi: poi, senza preavviso, la sua destra scatto in avanti; stringeva un coltello.

«Disgraziata.» Le afferro il polso torcendoglielo fino a farle lasciare il coltello e la getto a terra. Lei si contorceva, ansimante, sul pavimento, tenendosi con una mano il polso dolorante, e lo fissava, non tanto con rabbia quanto con disperazione. Fleming si chino a raccogliere il coltello continuando a tenerla d’occhio.

«E va bene… Uccidimi.» Nella voce di lei adesso c’era paura, e anche sul viso. «Non ti servira a nulla.»

«No?» Anche la voce di Fleming tremava: ansimava.

«Rimandera di poco le cose, e basta.» L’osservo, intenta, aprire un cassetto e far scivolare dentro il coltello. Questo parve ridarle coraggio e si alzo a sedere.

«Perche mi vuoi eliminare?» chiese lui.

«Era la prima cosa che dovevamo fare. Ti avevo messo in guardia.»

«Grazie.» Fece qualche passo per la stanza, abbottonandosi il pigiama, infilando i piedi in un paio di pantofole, e andava calmandosi.

«Tutto quel che fai e prevedibile.» Sembrava che la ragazza avesse ripreso il controllo di se. «Nulla di quel che pensi manca di una risposta.»

«Qual e il primo passo, ora?»

«Se te ne vai immediatamente e non ti metti di mezzo…»

La interruppe. «Alzati.» Lei lo guardo sorpresa. «Alzati.» Aspetto finche non si fu levata in piedi, poi le indico una sedia. «Siedi la.»

Andromeda gli diede un’occhiata, senza capire, poi sedette. Lui le si pianto davanti. «Perche fai solo quel che vuole la macchina?»

«Siete talmente infantili, voi,» gli rispose. «Pensate che siamo schiava e padrone, io e la macchina, ma siamo ambedue schiavi. Siamo dei recipienti che voi avete fatto per qualcosa che non capite.»

«E tu lo capisci?» chiese Fleming.

«Io riesco a vedere la differenza fra la vostra e la nostra intelligenza. Posso vedere che la nostra avra il sopravvento e la vostra morira. Voi pensate di essere il non plus ultra di tutte le cose, l’ultima parola…» Si interruppe massaggiandosi il polso dolorante.

«Io non la penso cosi,» disse Fleming. «Ti ho fatto male?»

«Non molto. Sei piu intelligente della maggior parte della gente, tu, ma non abbastanza… farete la fine dei dinosauri. Erano loro ad avere la Terra sotto il loro comando, una volta.»

«E tu?»

Sorrise ed era la prima volta che Fleming la vedeva sorridere.

«Io sono l’anello mancante.»

«E se noi ti spezziamo?»

«Ne faranno un altro.»

«E se rompiamo la macchina?»

«Lo stesso.»

«E se distruggiamo tutti e due voi, il messaggio e tutto il lavoro che abbiamo fatto, cosi che non ne rimanga nulla? Il messaggio e finito… lo sapevi?»

Lei scosse il capo. Il fatto che Andromeda gli confermasse tutte le sue paure gli piombava addosso come una valanga, ma all’istante stesso comprese come dovesse agire per eliminarle. «I tuoi amici di lassu si sono stancati di parlarci. Dovete cavarvela per conto vostro, ora, tu e il calcolatore. E se vi eliminassimo tutti e due?»

«Terrete lontana dalla Terra un’intelligenza superiore per un po’ di tempo.»

«E questo che dobbiamo fare, allora.»

Andre sollevo lo sguardo su di lui, con fermezza. «Non potete.»

«Possiamo provare.»

Lei scosse ancora il capo, lentamente, come se le dispiacesse. «Vattene, vivi come vuoi, finche puoi, non ti e possibile fare altro.»

«A meno che tu non mi aiuti.» Ricambio lo sguardo continuando a fissarla come aveva fatto prima nella sala del calcolatore. «Non sei solo una macchina pensante, sei fatta a nostra somiglianza.»

«No!»

«Hai sensi, sentimenti. Sei per tre quarti un essere umano, legato da una costrizione a qualcosa che e stato creato per distruggerci. Per liberare te stessa e salvare noi non devi far altro che cambiarne la disposizione.» La prese per le spalle come se volesse scuoterla, ma lei allontano bruscamente le sue mani.

«Perche dovrei?»

«Perche lo vuoi, tre quarti di te stessa…»

Si alzo, si allontano da lui.

«Quei tre quarti di me sono un incidente. Non pensi che io soffra gia abbastanza per come stanno le cose? Non pensi che vengo punita anche solo perche ti sto ad ascoltare?»

«Sarai punita, questa sera?»

«No, se te ne vai.» Si diresse esitante verso la porta, come se attendesse che Fleming la fermasse, ma lui

Вы читаете A come Andromeda
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату