quelli affidati a noi sono in grado di abitare fuori, in ospizi o pensioni, e di svolgere un lavoro semplice nelle fattorie, nelle fabbriche o nelle lavanderie…»
«O nelle panetterie», le ho suggerito.
Si e accigliata. «Si, suppongo che ne sarebbero capaci. Noi classifichiamo inoltre i nostri bambini (io li chiamo tutti bambini, qualunque eta abbiano, perche sono tutti bambini qui) in due categorie,
«Fino a quando la scienza non avra trovato il modo di aiutarli.»
«Oh», ha sorriso lei, spiegandomi meticolosamente, «temo che siano irrecuperabili».
«Nessuno e irrecuperabile.»
Mi ha sbirciato con un’aria incerta. «Si, si, certo. Lei ha ragione. Dobbiamo sperare.»
L’avevo innervosita. Ho sorriso tra me e me, pensando: che cosa accadrebbe se mi riportassero qui come uno dei suoi bambini? Mi classificherebbero
Tornati nell’ufficio di Winslow abbiamo sorseggiato un caffe mentre lui parlava del suo lavoro. «E un buon posto», ha detto. «Del nostro personale non fanno parte psichiatri… vi e soltanto un consulente esterno che viene ogni due settimane. Ma le cose vanno bene ugualmente. Ognuno degli psicologi e dedito al suo lavoro. Avrei potuto assumere uno psichiatra, ma con lo stipendio che dovrei corrispondergli posso assumere due psicologi… uomini che non temono di dare una parte di se stessi a queste creature.»
«Che cosa intende dire con ’una parte di se stessi ’?»
Mi ha studiato per un momento, poi, attraverso la sua stanchezza, e balenata l’ira. «Vi sono molte persone disposte a dare denaro o materiale, ma pochissimi disposti a dare tempo e affetto. Ecco che cosa intendo dire.» La sua voce e divenuta dura ed egli ha additato un biberon su uno scaffale della libreria al lato opposto della stanza.
«Vede quel biberon?»
Gli ho detto che mi ero domandato come mai si trovasse li non appena entrato nel suo ufficio.
«Bene, quante persone conosce lei che sarebbero disposte a prendere in braccio un uomo adulto e ad allattarlo con il biberon? E a correre il rischio che il paziente urini o defechi addosso a loro? Ha l’aria sorpresa. Non puo capire, non e vero, dall’alto della torre d’avorio delle sue ricerche? Che cosa sa lei dell’essere precluso da ogni esperienza umana come lo sono i nostri pazienti?»
Non ho potuto trattenere un sorriso, ed egli deve avere frainteso, poiche si e alzato e bruscamente ha posto termine al colloquio. Se tornero qui per rimanervi e se verra a sapere tutta la mia vicenda, sono certo che capira. E il tipo d’uomo capace di capire.
Uscendo in macchina dalla clinica Warren, non sapevo che cosa pensare. Il senso di gelido grigiore era ovunque intorno a me… un senso di rassegnazione. Non si era parlato di riabilitazione, di guarigione, della possibilita di rimandare un giorno nel mondo quelle creature. Nessuno aveva parlato di speranza. La sensazione che predominava era quella di una morte vivente… o, peggio, quella che i poveretti non fossero mai stati vivi e coscienti. Anime avvizzite sin dall’inizio e costrette a sgranare gli occhi nel tempo e nello spazio di ogni giorno.
Ho ripensato alla responsabile delle pulizie, con la voglia rossa sulla faccia, e all’insegnante balbuziente, alla materna direttrice e allo psicologo dall’aspetto giovanile e dall’aria stanca, e ho desiderato sapere in che modo avessero finito con il lavorare li, dedicandosi a quelle menti silenziose. Al pari del ragazzo che teneva il suo compagno tra le braccia, ognuno di loro aveva trovato soddisfacimento nel donare una parte di se stesso a coloro che avevano meno.
E che dire delle cose che non mi erano state mostrate?
Puo darsi che torni presto alla Warren, per trascorrervi il resto della mia vita con gli altri… in attesa.
Stiamo anzitutto a vedere come procedera il lavoro e che cosa scopriro.
Algernon si rifiuta di percorrere ancora il labirinto; la motivazione generale e diminuita. Oggi sono passato di nuovo a dargli un’occhiata, e questa volta c’era anche Strauss. Sia lui sia Nemur avevano un’aria turbata mentre guardavano Burt costringerlo ad alimentarsi. E strano vedere il piccolo batuffolo bianco immobilizzato sul tavolo da lavoro e Burt che gli caccia il cibo in gola con un contagocce.
Se le cose continueranno in questo modo, dovranno cominciare ad alimentarlo con iniezioni. Vedendo Algernon dimenarsi sotto le minuscole cinghie, oggi nel pomeriggio, mi e sembrato di averle intorno alle braccia e alle gambe. Ho incominciato a sentirmi mancare il respiro e a soffocare e ho dovuto uscire dal laboratorio per respirare una boccata d’aria pura. Devo smetterla di identificarmi con lui.
Sono andato al bar Murray e ho bevuto qualcosa. Poi ho telefonato a Fay e abbiamo fatto il solito giro. Fay e seccata perche ho smesso di condurla a ballare e ieri sera si e adirata e mi ha piantato in asso. Non ha la piu pallida idea del mio lavoro, ne si interessa ad esso minimamente, e quando cerco di parlargliene non tenta affatto di nascondere la noia. Non vuole assolutamente annoiarsi, ne io posso rimproverarla. A quanto ho potuto constatare, le interessano tre sole cose: il ballo, la pittura e il sesso. E sciocco da parte mia tentare di interessarla al mio lavoro. Di conseguenza va a ballare senza di me. Mi ha detto di aver sognato l’altra notte che era entrata nel mio appartamento e aveva dato fuoco a tutti i libri e gli appunti, dopodiche ci eravamo messi a ballare tra le fiamme. Devo stare attento; sta diventando possessiva. Soltanto questa sera mi sono reso conto che casa mia incomincia a somigliare al suo appartamento… uno sfacelo. Devo ridurre i liquori.
Abbiamo preso il caffe e conversato fino a tardi. Sapevo che Fay era andata a ballare al Polvere di Stelle, e pertanto non mi aspettavo che rientrasse cosi presto. Ma verso l’una e quarantacinque del mattino ci ha fatto trasalire l’improvvisa apparizione di Fay sulla scala antincendio. Ha bussato alla finestra, l’ha aperta a meta ed e entrata nella stanza ballando il valzer con una bottiglia in mano.
«Mi autoinvito al ricevimento», ha detto. «Ho i rinfreschi.»
Le avevo detto che Alice lavorava all’esperimento all’universita, e con Alice avevo gia accennato a Fay… per conseguenza l’incontro non le ha sorprese. Ma dopo essersi studiate per qualche secondo si sono messe a parlare d’arte e io, per quello che importava a loro, mi sarei potuto trovare in qualunque altra parte del mondo.
Simpatizzavano l’una con l’altra.
«Vado a prendere il caffe», ho detto, e sono andato in cucina per lasciarle sole.
Quando sono tornato, Fay si era tolta le scarpe e sedeva sul pavimento sorseggiando il gin dalla bottiglia. Stava spiegando ad Alice che, per quanto la concerneva, nulla giovava al corpo umano piu dell’elioterapia e che le colonie di nudisti costituivano la soluzione dei problemi morali del mondo.
Alice rideva istericamente della proposta di Fay che ci iscrivessimo tutti e tre a una colonia di nudisti; poi si e protesa in avanti e ha accettato un bicchierino riempitole da Fay.
Abbiamo continuato a conversare fino all’alba e io ho voluto a tutti i costi accompagnare Alice a casa. Poiche lei sosteneva che non era necessario, Fay ha detto che sarebbe stata una follia aggirarsi sola per la citta a quell’ora. Pertanto sono disceso e ho chiamato un tassi.
«C’e qualcosa in lei», ha detto Alice durante il tragitto fino a casa sua. «Non so di che si tratti. La sua franchezza, un’aperta fiducia, l’altruismo…»
Ho approvato.
«E ti ama», ha soggiunto Alice.
«No. Ama chiunque», ho sostenuto. «Io non sono che il suo vicino di casa.»
«Non sei innamorato di lei?»
Ho scosso la testa. «Tu sei la sola donna ch’io abbia mai amato.»
«Non parliamo di questo.»