«Allora mi privi di un argomento di conversazione molto importante.»
«C’e una sola cosa che mi preoccupa, Charlie. Il bere. Ho sentito parlare di quei tuoi mal di testa.»
«Di’ a Burt di limitare le sue osservazioni e i suoi rapporti ai dati sperimentali. Non voglio che ti avveleni contro di me. Resisto benissimo all’alcool.»
«L’ho gia sentito dire altre volte.»
«Ma non da me.»
«E la sola cosa che le rimprovero», ha detto. «Ti ha insegnato a bere e sta ostacolando il tuo lavoro.»
«Anche sotto questo aspetto so badare a me stesso.»
«Questo lavoro e importante, adesso, Charlie. Non soltanto per il mondo e per milioni di sconosciuti, ma anche per te; devi risolvere il problema nel tuo stesso interesse. Non lasciarti legare le mani da nessuno.»
«Sicche adesso la verita salta fuori», mi sono burlato di lei. «Vorresti che la frequentassi meno.»
«Non e quello che ho detto.»
«E quello che intendevi dire. Se sta ostacolando il mio lavoro, sappiamo entrambi che devo escluderla dalla mia vita.»
«No, non credo che dovresti escluderla dalla tua vita. Va bene per te. Hai bisogno di una donna che abbia vissuto come lei.»
«Tu andresti bene per me.»
Ha distolto il viso. «Non nello stesso modo.» Poi si e voltata di nuovo a guardarmi. «Ero venuta da te questa sera pronta ad odiarla. Volevo vedere in lei una miserabile e stupida sgualdrina con la quale ti eri impegolato e facevo grandi progetti pensando di mettermi di mezzo e di salvarti da lei contro la tua volonta. Ma ora che l’ho conosciuta, mi rendo conto di non avere alcun diritto di giudicare il suo comportamento. Penso che ti giovi. Di conseguenza questo mi smonta completamente. Fay mi piace, anche se la disapprovo. Ma, nonostante cio, se devi ubriacarti con lei e passare tutto il tuo tempo insieme a lei nei club notturni a ballare, allora ti ostacola. Questa pero e una difficolta che soltanto tu puoi eliminare».
«Un’altra?» ho riso.
«Ma sei in grado di riuscirci? Sei molto legato a lei, lo capisco.»
«Non poi tanto.»
«Le hai detto di te?»
«No.»
Impercettibilmente la vedevo rilassarsi. Mantenendo il segreto per quanto mi concerneva, in qualche modo non mi ero legato a Fay completamente. Sapevamo entrambi che, per quanto fosse meravigliosa, Fay non avrebbe mai capito.
«Avevo bisogno di lei», ho detto, «e in un certo senso lei aveva bisogno di me, ed essendo vicini di casa, be’, eravamo a portata di mano, ecco tutto. Ma non direi che si tratta d’amore… non e la stessa cosa che esiste tra noi».
Alice ha abbassato gli occhi guardandosi le mani e si e accigliata. «Non sono sicura di sapere che cosa esiste tra noi.»
«Qualcosa di cosi profondo e importante che Charlie, dentro di me, e atterrito ogni volta, quando si profila la possibilita ch’io faccia all’amore con te.»
«E con lei no?»
Ho alzato le spalle. «Ecco perche so che con lei non e importante. Non ha un’importanza cosi grande da far si che Charlie venga preso dal panico.»
«Magnifico!» ha riso. «E ironico quanto mai. Quando parli di lui in questo modo, lo odio per essersi interposto tra noi. Credi che ti permettera mai… che ci permettera…»
«Non lo so. Lo spero.»
L’ho lasciata sulla porta. Ci siamo scambiati una stretta di mano, eppure, strano a dirsi, e stata una cosa piu segreta e piu intima di un abbraccio.
Sono tornato a casa e ho fatto all’amore con Fay. ma seguitando a pensare ad Alice.
Sebbene quando scrivo mi limiti quasi esclusivamente ad appunti che conservo in una cartella a parte, di quando in quando sono costretto ad accennare ai miei stati d’animo e ai miei pensieri, per la pura forza dell’abitudine.
Il calcolo dell’intelligenza e uno studio affascinante. In un certo senso e questo il problema al quale mi sono interessato per tutta la vita. E questo il settore al quale possono essere applicate tutte le conoscenze da me acquisite.
Il tempo assume ora un’altra dimensione… e lavoro e assorbimento nella ricerca di una soluzione. Il mondo intorno a me e il mio passato appaiono remoti e deformati, come se il tempo e lo spazio fossero pasta per caramelle stiracchiata e annodata e contorta. Le sole cose reali sono le gabbie e i topi e l’attrezzatura del laboratorio, qui al quarto piano dell’edificio principale. Non esistono ne la notte ne il giorno. Devo comprimere un’intera vita di ricerche in poche settimane. So che dovrei riposare, ma non posso fino a quando non avro saputo la verita su quanto sta accadendo.
Alice mi e adesso di grande aiuto. Mi porta panini imbottiti e caffe, ma non chiede nulla.
A proposito della mia percezione: tutto e netto e chiaro, ogni sensazione acuita e illuminata per cui i rossi, i gialli e i blu splendono. Dormire qui mi fa uno strano effetto. Gli odori degli animali da laboratorio, cani, scimmie, topi, mi riportano indietro alle mie reminiscenze, ed e difficile stabilire se sto sperimentando nuove sensazioni o rievocando il passato. Non e possibile stabilire che cosa sia ricordo e che cosa esista nel presente… per cui viene a formarsi uno strano miscuglio di memoria e di realta; passato e presente; reazione a stimoli accumulati nei miei centri cerebrali e reazione a stimoli esistenti in questa stanza. E come se tutte le cose che ho imparato si fossero fuse in un universo di cristallo che ruota dinanzi a me, per cui posso vederne tutte le sfaccettature riflesse in radiosi sprazzi di luce…
Una scimmia seduta al centro della sua gabbia mi sta fissando con occhi sonnacchiosi e si strofina le guance con mani rattrappite da vecchietto…
E saltellano qua e la, spiccano balzi, capriolano, si dondolano e cercano di ghermire la coda delle altre, ma quella sulla sbarra seguita a spostarla senza fare storie, fuori di portata. Bella scimmia… scimmia graziosa… con grandi occhi e la coda guizzante. Posso darle una nocciolina?… No, il sorvegliante si metterebbe a urlare. Quel cartello dice che e vietato dar da mangiare agli animali. Questo e uno scimpanze. Posso accarezzarlo? No. Voglio accarezzare lo scimpanze. Lascia stare, vieni a vedere gli elefanti.
Fuori, la folla di gente illuminata dal sole e vestita come la primavera.
Algernon giace nei suoi escrementi, senza muoversi, e i fetori sono piu forti che mai. Che cosa sara di me?
Sono tornato in laboratorio a lavorare con Algernon. Vi sono momenti in cui esce dal letargo. Periodicamente, percorre un labirinto mobile, ma quando sbaglia e viene a trovarsi in un vicolo cieco reagisce con violenza. Non appena arrivato in laboratorio ho guardato dentro la gabbia. Era vispo e mi si e avvicinato come se mi avesse riconosciuto. Sembrava smanioso di lavorare e quando l’ho fatto passare per la porticina tra le reti metalliche del labirinto, ha percorso rapidamente i passaggi fino alla cassetta delle ricompense. Per due volte ha