stessa.
— No… ehm… non ci lavoro — recito lui.
— Beh… uhm… non c'e nessuno?
— Non lo so. Pensa che dovremmo provare a chiamare, o qualcosa del genere?
— Cosa dovremmo dire?
— Ehi!?
— Forse dovremmo battere una moneta sul banco?
— Io… ehm… ho solo un biglietto da cinque dollari.
— Beh, allora… — Hawks s'interruppe, in una tesa imitazione di un mormorio imbarazzato.
La ragazza batte spazientita il piede sinistro sul tappetino. — Si, sarebbe andata
Hawks trasse un profondo respiro. — Mi chiamo Edward Hawks. Quarantadue anni, scapolo, laureato. Lavoro per la Continental Electronics.
La ragazza disse: — Mi chiamo Elizabeth Cummings. Ho appena cominciato a lavorare come disegnatrice di moda. Nubile. Venticinque anni. — Poi gli lancio uno sguardo di sottecchi. — Perche andava a piedi?
— Facevo spesso lunghe passeggiate, quand'ero ragazzo — disse lui. — Avevo molte cose cui pensare. Non riuscivo a capire il mondo, e cercavo di scoprire il segreto per vivere bene. Se mi sedevo in poltrona a casa, per pensarci, i miei genitori si preoccupavano. Qualche volta pensavano che la mia fosse pigrizia, e qualche volta che io fossi strano. Non so bene. Se andavo in qualche altro posto, c'era sempre gente di cui dovevo tener conto. Percio facevo delle passeggiate, per stare solo con me stesso. Camminavo per chilometri e chilometri. E non riuscivo a scoprire il segreto del mondo, ne che cosa non andava in me. Ma sentivo che mi stavo avvicinando. Bene, con il passare del tempo, ho imparato poco a poco a comportarmi nel modo piu appropriato, secondo me. — E sorrise. — E per questo che andavo a piedi, questo pomeriggio.
— E adesso dove sta andando?
— Torno al lavoro. Devo fare alcuni preparativi per un progetto che incominciamo domani. — Guardo per un attimo fuori del finestrino, poi torno a fissare Elizabeth. — Lei dove va?
— Ho uno studio in centro. Anch'io devo lavorare fino a tardi, stasera.
— Mi dara l'indirizzo e il numero del telefono, in modo che domani possa chiamarla?
— Si — disse lei. — Domani sera?
— Se posso.
Elizabeth disse: — Non mi faccia domande, se conosce le risposte. — E lo guardo. — Non mi dica cose senza importanza, solo per passare il tempo.
— Allora avro molte piu cose da dirle.
La ragazza fermo la macchina davanti al cancello della Continental Electronics, per farlo scendere. — Lei e il famoso Edward Hawks — disse.
— E lei e la famosa Elizabeth Cummings.
La ragazza indico i bianchi edifici sparsi. — Sa benissimo cosa intendo dire.
Lui la guardo, serio serio. — Io sono il famoso Edward Hawks che e importante per un altro essere umano. E lei e l'altrettanto famosa Elizabeth Cummings, nello stesso senso.
La ragazza gli sfioro la manica, mentre Hawks apriva la portiera. — E troppo pesante per portarla in una giornata cosi.
Hawks si soffermo accanto alla macchina, si sbottono la giacca e la tolse, se la getto di nuovo sul braccio. Poi sorrise, alzo la mano in un gesto incerto, si volto, e passo oltre il cancello che una guardia gli teneva aperto.
PARTE TERZA
1
La mattina, alle nove meno un quarto, il telefono del laboratorio squillo. Sam Latourette prese il ricevitore dalle mani del tecnico che l'aveva sollevato. Disse: — Beh, se e cosi, non lasciarti incantare, Tom. Digli che aspetti. Avvertiro Ed Hawks. — Riattacco e si reco trascinando i piedi verso il punto dove Hawks si trovava in compagnia di un gruppo di tecnici della Marina, che preparavano l'equipaggiamento destinato a Barker.
La tuta era aperta sul lungo tavolo regolabile, come un'aragosta sezionata: dai lati scendevano i tubi staccati dell'aria, e le giunture seghettate spiccavano come deformate dall'artrite, a causa dei motorini elettrici e dei pistoni idraulici incorporati che dovevano muoverle. Hawks aveva portato i fili da una presa di corrente alle giunture: la tuta si fletteva e si torceva, strusciando pesantemente le gambe sul rivestimento di plastica del tavolo e agitando le chele e gli utensili all'estremita delle braccia.
Uno degli specialisti della Marina accosto una bombola d'aria compressa e vi inseri i tubi. A un cenno di Hawks il casco, crestato da costolature di rinforzo e con il vetro anteriore sbarrato da una grata di tondini d'acciaio, emise un sibilo stridulo attraverso le prese, mentre la superficie del tavolo scricchiolava.
— Lascia stare, Ed — disse Sam Latourette. — Possono pensarci loro.
Hawks rivolse un'occhiata di scusa ai tecnici della Marina, che si erano voltati a guardare Latourette. — Lo so, Sam.
— Devi metterla
Hawks rispose, paziente: — Ma io ci tengo. I ragazzi, qui… — E indico i tecnici. — Loro non si offendono se ci gioco.
— Beh, c'e quel Barker al cancello. Dammi il suo lasciapassare e il resto, e andro a prenderlo. Sembra che sia davvero un tipo straordinario.
— No, andro io, Sam. — Hawks si scosto dalla tavola e rivolse un cenno del capo ai tecnici. — Va benissimo. Grazie. — Usci dal laboratorio e sali le scale che portavano al pianterreno, con aria assorta.
Si avvio lungo il viale d'asfalto nero bagnato di nebbia verso il cancello, che all'inizio si scorgeva appena, tra i vapori acri. Diede un'occhiata all'orologio e sorrise, vagamente.
Barker aveva lasciato la macchina nel parcheggio esterno e stava in attesa dall'altra parte del cancelletto riservato ai pedoni, fissando freddamente la guardia che lo ignorava. Aveva gli zigomi arrossati, e teneva la giacca a vento arrotolata intorno all'avambraccio sinistro, come se si aspettasse di dover iniziare un duello a coltellate.
— Buongiorno, dottor Hawks — disse la guardia, quando Hawks si avvicino. — Quest'uomo ha cercato di convincermi a lasciarlo entrare senza lasciapassare. E ha cercato di farsi raccontare da me quello che lei sta facendo.
Hawks rivolse un cenno del capo a Barker, guardandolo pensieroso. — Non mi sorprende. — Si frugo in tasca, sotto al camice, e consegno il lasciapassare della societa e l'autorizzazione dell'FBI. La guardia se li porto nel gabbiotto per trascrivere i numeri sul registro.
Barker guardo Hawks con aria di sfida. — Cos'e questo posto? La sede di un altro progetto per la costruzione di bombe atomiche?
— Non c'e bisogno che lei vada a caccia d'informazioni — disse tranquillo Hawks. — Ed e inutile farlo con un uomo che non sa niente. La smetta di sprecare energie. Sarei stato piu contento se non avessi saputo esattamente come si sarebbe comportato qui — disse a Hawks. — Grazie, Tom — aggiunse, quando la guardia usci e apri il cancello. Poi si rivolse a Barker. — Le verra sempre detto tutto cio che dovra sapere.
Barker rispose: — Qualche volta, per me e meglio se posso giudicare