Algis Budrys

Il satellite proibito

PARTE PRIMA

1

Tre uomini stavano seduti in una stanza.

Edward Hawks, dottore in scienze, teneva appoggiato il lungo mento sulle grosse mani, e stava proteso, aggobbito, con i gomiti aguzzi puntellati sul piano della scrivania. Era un uomo dinoccolato, con i capelli neri e la carnagione pallida, che raramente usciva al sole. In confronto ai suoi assistenti giovani e abbronzati, dava l'impressione di uno spaventapasseri. E adesso stava scrutando un giovane seduto sulla sedia di fronte a lui.

Quest'ultimo lo fissava senza battere le palpebre. I capelli tagliati a spazzola erano cosi madidi di sudore che si appiccicavano alla cute. I lineamenti erano regolari, l'incarnato chiaro e sarto, ma aveva il mento bagnato di saliva. — Buio… — disse con voce querula. — Buio, e non c'erano stelle… — All'improvviso la voce si spense in un borbottio, ma il giovane continuo a lamentarsi.

Hawks guardo alla sua destra.

Weston, lo psicologo assunto da poco, stava seduto su una poltrona che aveva fatto portar giu nell'ufficio di Hawks. Come questi, aveva passato da poco la quarantina. Ma mentre il primo era scarno, Weston era grassoccio: era molto controllato e urbano, dietro gli occhiali dalla montatura nera e, adesso, era un po' spazientito. Ricambio lo sguardo di Hawks aggrottando leggermente la fronte e inarco un sopracciglio.

— E impazzito — gli disse Hawks, con uno stupore quasi infantile.

Weston accavallo le gambe. — Gliel'avevo detto, dottor Hawks; gliel'avevo detto nel momento stesso in cui lo abbiamo tirato fuori da quel suo apparecchio. Cio che gli e accaduto e stato troppo, per lui.

— Lo so, che lei me l'aveva detto — ribatte in tono mite Hawks. — Ma sono responsabile di questo giovane. Devo accertarmi. — Fece per girarsi di nuovo verso il malato; poi torno a guardare Weston. — Era giovane. Sano. Eccezionalmente stabile e adattabile, me l'aveva detto lei. E aveva l'aria di esserlo — Hawks aggiunse, lentamente: — Era molto intelligente.

— Io avevo detto che era stabile — si affretto a spiegare Weston. — Non che lo era sovrumanamente. Le avevo detto che era un eccezionale esemplare d'essere umano. E stato lei a mandarlo in un posto dove nessun essere umano dovrebbe mai andare.

Hawks annui. — Ha ragione, naturalmente. E stata colpa mia.

— Beh, ecco — continuo in fretta Weston. — Si era offerto volontario. Sapeva che era pericoloso. Sapeva che avrebbe corso il rischio di morire.

Ma Hawks non gli dava piu ascolto. Guardava fisso, di nuovo, oltre la scrivania.

— Rogan? — chiamo sottovoce — Rogan?

Attese, osservando le labbra di Rogan che si muovevano quasi silenziosamente. Poi sospiro e chiese a Weston: — Puo fare qualcosa per lui?

— Guarirlo — disse l'altro, in tono sicuro. — Con l'elettroshock. Dimentichera quello che gli e accaduto in quel luogo. Guarira.

— Non sapevo che l'amnesia da elettroshock fosse permanente.

Weston guardo Hawks, sbattendo le palpebre. — Naturalmente, puo darsi che di tanto in tanto abbia bisogno di una ripetizione del trattamento.

— A intervalli, per tutto il resto della sua vita.

— Non sempre e cosi.

— Ma spesso.

— Beh, si…

— Rogan — stava mormorando Hawks. — Rogan, mi dispiace.

— Buio… buio… Mi faceva male ed era cosi freddo… cosi silenzioso che potevo udire me stesso…

Edward Hawks, dottore in scienze, camminava solo, attraverso il laboratorio principale, con le mani abbandonate lungo i fianchi. Scelse il percorso tra i generatori e i banchi, senza alzare lo sguardo, e si fermo ai piedi della piattaforma ricevente del trasmettitore di materia.

Il laboratorio principale occupava parecchie migliaia di metri quadrati nei sotterranei della Divisione Ricerche della Continental Electronics. Un anno prima, quando Hawks aveva progettato il trasmettitore, parte del pianterreno e del primo piano sovrastanti erano stati sventrati, e adesso l'apparecchio torreggiava sin quasi a sfiorare il soffitto, contro la parete di fondo. Erano state costruite passerelle aeree e gallerie per dare accesso agli strumenti che coprivano le pareti. Dozzine d'uomini dello staff di Hawks si stavano ancora aggirando, effettuando gli ultimi controlli prima di chiudere per quel giorno. Le loro ombre sulle passerelle, che di tanto in tanto oscuravano la luce di qualche lampada, screziavano il pavimento di mobili chiazze nere.

Hawks si fermo, alzando la testa verso il trasmettitore, con un'espressione perplessa. All'improvviso qualcuno chiamo — Ed! — ed egli giro la testa di scatto.

— Ciao, Sam. — Sam Latourette, il suo assistente capo, si era avvicinato in silenzio. Era un uomo dall'ossatura massiccia, la pelle floscia e sottile come carta, e gli occhi infossati cerchiati di scuro. Hawks gli sorrise fiaccamente. — L'equipaggio del trasmettitore ha appena finito l'autopsia, vero?

— Troverai i rapporti domattina sulla tua scrivania. Il macchinario non aveva niente che non andasse. Niente di niente. — Latourette attese, nella speranza che Hawks desse segno di qualche interesse, ma quello si limito ad annuire. S'era appoggiato con una mano a una travatura verticale e scrutava la piattaforma ricevente. Latourette grido: — Ed!

— Si, Sam?

— Piantala. Ti stai tormentando troppo. — Attese di nuovo una reazione qualunque, ma Hawks si limito a sorridere alla macchina, e Latourette esplose: — A chi credi di darla a intendere? Da quanto tempo lavoro con te? Dieci anni? Chi mi ha offerto il mio primo impiego? Chi mi ha insegnato tutto? Puoi darla a bere a chiunque altro, ma non a me! — Latourette contrasse il pugno, stringendo le dita vuote. — Io ti conosco bene! Ma… accidenti, Ed, non e colpa tua, quella cosa lassu! Che cosa pretendi… che non capiti mai niente a nessuno? Che cosa vuoi… un mondo perfetto?

Hawks sorrise di nuovo, allo stesso modo. — Abbiamo aperto un varco dove non c'era mai stato — disse, accennando con il capo ai macchinari. — In un muro che non abbiamo costruito noi. La chiamano indagine scientifica. E poi mandiamo degli uomini, attraverso quel varco. E l'avventura umana. E qualcosa dall'altra parte… qualcosa che non aveva mai dato fastidio all'umanita, che prima non ci aveva mai fatto del male, non ci aveva mai allarmati con la certezza della sua presenza… li uccide. In modi terribili che noi non possiamo capire, li uccide. Percio io continuo a mandare altri uomini. Questo come si chiama, Sam?

— Ed, ma noi facciamo veramente dei progressi. Questo criterio nuovo costituira la soluzione.

Hawks rivolse a Latourette un'occhiata curiosa.

L'altro continuo, impacciato. — Non appena avremo eliminato gli inconvenienti. Non occorre altro. Cosi la spunteremo, Ed… ne sono certo.

Hawks non cambio espressione, non distolse il volto. Premeva le punte delle dita contro la verniciatura grigia della macchina. — Vuoi dire… che non li uccidiamo piu? Che adesso ci limitiamo a farli impazzire?

— Tutto quello che dobbiamo fare, Ed — insistette l'altro — tutto quello che dobbiamo fare e trovare un sistema migliore per attenuare il trauma quando l'uomo si sente morire. Dosi maggiori di sedativi. Qualcosa del genere.

Hawks disse: — Comunque, debbono andare egualmente lassu. Come ci vadano non fa differenza: quello che c'e la non li tollera. Non e stato creato per avere a che fare con gli esseri umani. Non e stato fatto perche la mente umana lo misurasse in termini umani. Dobbiamo ideare un linguaggio nuovo per descriverlo, e un nuovo

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