una modifica del voto, non faremmo altro che nascondere la verita a noi stessi.
— Se vi diro che la verita sia sfavorevole a Gaia, accetterete tutti allegramente di morire?
— Non proprio allegramente, forse, pero quasi.
Trevize scosse la testa. — Questa tua affermazione dovrebbe bastare a convincermi che Gaia sia un orrore e
Bliss rispose: — Ognuno di loro sta osservando l’evento da una prospettiva diversa, ed ognuno di loro lo deposita in un cervello leggermente diverso. Quando tutte le osservazioni verranno studiate, l’avvenimento risultera maggiormente comprensibile esaminando la totalita delle osservazioni invece di una qualsiasi osservazione presa singolarmente.
— In altre parole, l’intero e superiore alla somma delle parti.
— Esatto. Hai colto il motivo fondamentale dell’esistenza di Gaia. Tu, come individuo umano, sei composto, diciamo, di cinquanta trilioni di cellule. Pero, come individuo multicellulare sei molto piu importante della somma dell’importanza individuale di quei cinquanta trilioni di cellule. Su questo sarai d’accordo, mi auguro.
— Si, sono d’accordo.
Trevize sali a bordo della nave, e si volto un attimo per un ultimo sguardo a Gaia. La breve pioggia aveva conferito una nuova freschezza all’atmosfera. Trevize vide un mondo verdeggiante, rigoglioso, tranquillo, pacifico; un’oasi di serenita tra i tumulti di una Galassia stanca.
E Trevize si auguro di cuore di non rivederlo mai piu.
2
Quando il portello si chiuse alle loro spalle, Trevize ebbe la sensazione di avere escluso, se non un incubo, almeno qualcosa di estremamente anormale che gli avesse impedito di respirare liberamente.
Si rendeva conto che un elemento di quella anormalita era ancora con lui, incarnato da Bliss. Se c’era lei, c’era anche Gaia… tuttavia Trevize era anche convinto che la presenza di Bliss fosse essenziale. Era un altro responso della scatola nera, e lui sperava di non cominciare a credere troppo in quell’artificio.
Si guardo attorno, osservando la nave, e la trovo bellissima. Era sua da poco, da quando il Sindaco Harla Branno della Fondazione l’aveva costretto ad imbarcarsi e lo aveva spedito tra le stelle… un parafulmine vivente destinato ad attirare gli strali di quelli che la Branno considerava i nemici della Fondazione. L’impresa era stata ultimata, ma la nave era ancora sua, e lui non intendeva restituirla.
Era sua da appena pochi mesi, pero ormai gli sembrava che quella fosse la sua casa, e ricordava solo in modo vago cos’era stata un tempo la sua casa su Terminus.
Terminus! Il perno scentrato della Fondazione, destinato, secondo il Piano Seldon, a formare un secondo e piu grande Impero nel corso dei prossimi cinque secoli… solo che lui, Trevize, ora aveva mandato a monte tutto. Con la sua decisione, stava annullando completamente la Fondazione, e stava invece contribuendo all’attuazione di una nuova societa, di un nuovo sistema di vita, di una spaventosa rivoluzione che sarebbe stata il fenomeno piu ampio e sconvolgente mai verificatosi da quando si era evoluta la vita multicellulare.
Ora stava affrontando un viaggio destinato a dimostrargli la validita della sua scelta (od a continuarla).
Si accorse di essersi bloccato, immerso nei propri pensieri, e si scosse, irritato. Si affretto a raggiungere la sala comandi e noto che il suo computer era ancora la.
Luccicava; tutto luccicava. La pulizia era stata accurata. I contatti che tocco, quasi a caso, funzionavano alla perfezione, anzi sembrava che fossero ancor piu morbidi e scorrevoli di prima. Il sistema di ventilazione era cosi silenzioso che Trevize dovette posare la mano sulle feritoie per sentire il flusso d’aria.
Il cerchio luminoso sul computer brillava invitante. Trevize lo tocco, e la luce si diffuse, estendendosi sulla sommita della scrivania, e apparvero i contorni di due mani, una destra ed una sinistra. Inspiro profondamente, e si rese conto di avere trattenuto il respiro per qualche istante. I gaiani non sapevano nulla della tecnologia della Fondazione, ed avrebbero potuto danneggiare facilmente il computer senza volerlo. Finora, nessun danno… le mani c’erano ancora.
La prova cruciale consisteva nell’appoggiare sul ripiano le sue stesse mani comunque, e Trevize ebbe un attimo di esitazione. Avrebbe capito subito se ci fosse stato qualcosa che non andasse… ma in tal caso, cosa avrebbe potuto fare? Se fossero occorse delle riparazioni, sarebbe dovuto tornare su Terminus, dove sicuramente il Sindaco Branno gli avrebbe impedito di ripartire. E se non fosse ripartito…
Il cuore gli batteva forte; era inutile prolungare deliberatamente la tensione.
Tese in avanti le mani e le poso entro i contorni sulla scrivania. Subito, ebbe l’impressione che un altro paio di mani stringesse le sue. I suoi sensi si estesero, e Trevize vide Gaia in tutte le direzioni, verdeggiante e umida; vide i gaiani che stavano ancora osservando. Quando con la volonta alzo lo sguardo, vide un cielo nuvoloso. Altro intervento della volonta, e le nubi svanirono, e lui si ritrovo a contemplare una distesa ininterrotta di cielo azzurro, con il disco del sole di Gaia filtrato.
Poi, sempre dietro suo comando, la distesa azzurra lascio il posto alle stelle.
Trevize le spazzo via, e vide invece la Galassia, simile ad una girandola osservata in prospettiva. Controllo l’immagine computerizzata, regolandone l’orientamento, alterando l’apparente sfasamento temporale, facendola ruotare prima in un senso, quindi in quello opposto. Individuo il sole di Sayshell, la stella piu importante vicino a Gaia; poi il sole di Terminus; poi quello di Trantor; uno dopo l’altro. Viaggio di stella in stella nella mappa galattica racchiusa nelle viscere del computer.
Infine, stacco le mani, lasciando che il mondo reale lo circondasse di nuovo… e si rese conto di essere in piedi, chino sul computer per il contatto manuale. Si sentiva irrigidito, e dovette distendere i muscoli del dorso prima di sedersi.
Fisso il computer avvertendo una calda sensazione di sollievo. Funzionava perfettamente. Anzi, la sua sensibilita sembrava anche maggiore, e Trevize provava per il computer qualcosa di definibile solo con la parola “amore”
Scosse la testa. No! In questo caso era lui, Trevize, a controllare completamente la situazione: il ruolo del computer era solamente passivo.
Si alzo, spostandosi nella piccola cambusa che fungeva anche da zona pranzo. C’erano abbondanti scorte alimentari di ogni genere, con tutti gli impianti di refrigerazione e cottura occorrenti. Aveva gia notato che i suoi videolibri erano riposti ordinatamente nella sua stanza, ed era abbastanza sicuro… no, del tutto sicuro… che anche la biblioteca personale di Pelorat fosse a posto. Altrimenti le rimostranze di Janov si sarebbero gia fatte sentire.
Pelorat! Ricordandosi improvvisamente una cosa, Trevize entro nella stanza dello studioso. — C’e posto per Bliss qui, Janov?
— Oh, si, certo.
— Posso trasformare il saloncino in una camera da letto per lei.
Bliss alzo lo sguardo, spalancando gli occhi. — Non desidero affatto una camera da letto separata: sono contenta di stare qui con Pel. Comunque, immagino di poter usare le altre stanze in caso di necessita. La palestra, per esempio.
— Certamente. Qualsiasi stanza, purche non sia la mia.
— Bene. E proprio quello che avrei suggerito io, se fosse dipeso da me. Naturalmente, tu starai fuori dalla nostra.
— Naturalmente — disse Trevize, abbassando lo sguardo e notando che le sue scarpe oltrepassavano la soglia. Mosse un passo indietro, e disse con espressione severa: — Questo non e un alloggio adatto ad una luna di