sua personalita. Forse, anche per questo si sentiva a proprio agio li. Il suo animo era in sintonia con la geometria spoglia ed essenziale della Cupola.

Ma cosa avrebbe pensato Eugenia della Cupola? (Genarr era contento che avesse ripreso il nome da nubile.) La donna che lui ricordava amava l’irregolarita, i fronzoli superflui e appariscenti, malgrado fosse un’astronoma.

O era cambiata? La gente cambiava mai, essenzialmente? L’abbandono di Fisher l’aveva inasprita, l’aveva alterata…?

Erano riflessioni inutili, penso Genarr, grattandosi i capelli grigi sulla tempia. Tra poco avrebbe visto Eugenia, perche aveva ordinato che la accompagnassero da lui non appena fosse arrivata.

O doveva andare ad accoglierla personalmente?

No! Aveva gia esaminato il problema una decina di volte. Non poteva mostrarsi troppo ansioso; sarebbe stato un comportamento sconveniente per la dignita della sua posizione.

Ma… no, non era questo il motivo, non lo era affatto, penso Genarr un attimo dopo. Non voleva che Eugenia si sentisse a disagio, che vedesse in lui lo stesso ammiratore imbarazzato e maldestro che si era ritirato mogio mogio di fronte alla cupa prestanza del terrestre. Eugenia non lo aveva piu guardato dopo avere incontrato Crile Fisher… non lo aveva piu guardato seriamente.

Genarr ripenso alle parole del messaggio di Janus Pitt… aride, concise, come tutte le sue comunicazioni, e capace di trasmettere una sensazione indefinibile di autorita, come se la possibilita di dissentire fosse non solo qualcosa di inaudito… ma addirittura di impensabile.

E a un tratto Genarr noto che Pitt aveva dato maggior rilievo alla figlia di Eugenia che non a Eugenia stessa. La ragazza aveva manifestato un vivo interesse per Eritro, affermava Pitt, e se desiderava esplorare la superficie del pianeta Genarr doveva permetterle di farlo.

Come mai?

XXVI

Eccola. Erano trascorsi quattordici anni dalla Partenza… venti dalla giovinezza di Eugenia, dal giorno in cui erano andati nell’Area Agricola C salendo ai livelli a bassa gravita, e lei aveva riso quando Genarr aveva tentato una capriola lenta e aveva calcolato male la spinta, atterrando poi sulla pancia. (In effetti, avrebbe potuto farsi male facilmente, perche anche se la sensazione di peso diminuiva, la massa e l’inerzia non facevano altrettanto, e le conseguenze avrebbero potuto essere dolorose. Per fortuna, Genarr non aveva patito quella umiliazione.)

Si, Eugenia era invecchiata. Pero non si era appesantita molto, e i suoi capelli, piu corti e lisci, adesso, avevano un’aria piu pratica, e lo stesso colore intenso, castano scuro.

E quando avanzo verso di lui sorridendo, Genarr senti che il suo cuore traditore accelerava leggermente i battiti. Lei gli tese le mani, e Genarr le strinse.

«Siever!» esordi Eugenia. «Ti ho tradito, e mi vergogno tantissimo.»

«Mi hai tradito, Eugenia? Di che stai parlando?» Di cosa stava parlando? Non del suo matrimonio con Crile, sicuramente.

«Avrei dovuto pensare a te ogni giorno. Avrei dovuto mandarti dei messaggi, tenerti informato, insistere per venire a farti visita» spiego lei.

«Invece, non hai mai pensato a me!»

«Oh, non sono cosi spregevole. Di tanto in tanto, ho pensato a te. Non ti ho mai dimenticato del tutto, credimi. Solo che i miei pensieri alla fine non mi hanno mai spinta a fare qualcosa.»

Genarr annui. Che poteva dire? «So che sei stata occupata. E io ero qui… lontano dagli occhi… lontano dal cuore, quindi.»

«No, non lontano dal cuore. Praticamente, non sei cambiato, Siever.»

«E il vantaggio di sembrare gia vecchi e rugosi a vent’anni. Dopo, non si cambia piu, Eugenia. Il tempo passa, e si diventa un po’ piu vecchi e rugosi, ma sono differenze che non si notano quasi.»

«Via, come al solito sei crudele con te stesso, perche le donne dal cuore tenero accorrano in tua difesa. In questo non sei cambiato affatto.»

«Dov’e tua figlia, Eugenia? Non doveva venire con te?»

«E venuta, puoi starne certo. Non so perche, considera Eritro una specie di paradiso. E nel nostro alloggio a sistemare le cose e a disfare i bagagli. Gia, e proprio quel tipo di ragazza, lei. Seria. Responsabile. Pratica. Obbediente. Possiede tutte le virtu piu sgradevoli, per usare la definizione che ho sentito una volta da qualcuno.»

Genarr scoppio a ridere. «Mi sento perfettamente a mio agio con queste virtu. Se sapessi che sforzi ho fatto un tempo per coltivare almeno un vizio affascinante. Ho sempre fallito.»

«Oh, be’, invecchiando, e meglio possedere piu virtu sgradevoli e meno vizi affascinanti, credo. Ma come mai ti sei ritirato per sempre su Eritro, Siever? D’accordo, la Cupola ha bisogno di qualcuno che diriga le cose, ma sicuramente non sei l’unico su Rotor in grado di svolgere questo compito.»

«Se devo essere sincero, mi piace pensare di essere l’unica persona all’altezza. Comunque, in un certo senso, mi trovo bene qui, e, a volte, vado anche su Rotor per una breve vacanza.»

«E non vieni mai a trovarmi?»

«Be’, non e detto che le nostre ferie coincidano, no? Ho l’impressione che tu sia molto piu occupata di me, soprattutto dopo la scoperta di Nemesis. Ma sono deluso. Volevo conoscere tua figlia.»

«La conoscerai. Si chiama Marlene. Io la chiamo Molly, in cuor mio, ma lei non vuole. A quindici anni e gia intransigente, e pretende di essere chiamata Marlene. Ma la conoscerai, non temere. Sai, non volevo che ci fosse anche lei la prima volta. Non potremmo abbandonarci liberamente ai ricordi se fosse presente, no?»

«Vuoi rievocare il passato, Eugenia?»

«Alcune cose.»

Genarr esito. «Mi dispiace che Crile non sia partito con Rotor.»

Il sorriso di Eugenia divenne forzato. «Alcune cose, Siever.» Voltandosi, Eugenia si avvicino alla finestra e guardo fuori. «Niente male questo posto, tra parentesi. Quel poco che ho visto mi ha colpito. Luci scintillanti. Vere strade. Grandi edifici. Eppure su Rotor non si parla quasi mai della Cupola. Quante persone vivono e lavorano qui?»

«Dipende. Ci sono periodi di grande attivita e periodi in cui le cose vanno un po’ a rilento. Siamo arrivati ad ospitare quasi novecento persone. Adesso, ce ne sono cinquecentosedici. Le conosciamo tutte. Non e facile. Ogni giorno, qualcuno arriva e qualcuno parte.»

«Tranne te.»

«E pochi altri.»

«Ma… perche la Cupola, Siever? In fin dei conti, l’atmosfera di Eritro e respirabile.»

Genarr sporse il labbro inferiore e, per la prima volta, evito di guardarla negli occhi. «Respirabile, ma non proprio ideale. Il livello luminoso e sbagliato. Quando esci dalla Cupola, sei immerso in una luce rosata, che tende all’arancione quando Nemesis e alta nel cielo. C’e abbastanza luce. Puoi leggere. Pero, non sembra naturale. E poi, Nemesis stessa ha un che di innaturale. Sembra troppo grande, e la maggior parte della gente pensa che abbia un aspetto minaccioso, che la sua luce rossastra la faccia sembrare ostile… e si deprime. In effetti, Nemesis e anche pericolosa, almeno in un certo senso. Dato che non ha una luminosita accecante, si tende a guardarla e a cercare le macchie solari. Gli infrarossi possono ledere facilmente la retina. Quelli che devono uscire all’aperto portano un casco speciale per questo motivo… tra l’altro.»

«Quindi, la Cupola, per cosi dire, serve piu a trattenere all’interno la luce normale che a escludere qualcosa.»

«Non impediamo nemmeno all’aria di entrare. L’aria e l’acqua della Cupola provengono da Eritro. Naturalmente, stiamo attenti a tenere fuori qualcosa» disse Genarr. «I procarioti. Sai, le piccole cellule verdazzurre.»

Eugenia annui pensierosa. Avevano scoperto che la presenza di ossigeno nell’aria era dovuta appunto ai procarioti. C’era vita su Eritro, diffusa ovunque, ma di natura microscopica, equivalente solo alle forme di vita cellulare piu semplici del Sistema Solare.

«Sono proprio procarioti?» chiese. «Lo so che li chiamano cosi, ma si chiamano cosi anche i nostri batteri. Sono batteri?»

«Se equivalgono a qualcosa presente nel Sistema Solare, equivalgono ai cianobatteri, quelli della fotosintesi.

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