«Assolutamente. Anzi, mi sento onorato. Bene… raccontami un po’ del Commissario Pitt. Ho ricevuto sue istruzioni, vuole che offra tutta la collaborazione possibile a tua madre, e che metta a sua disposizione tutte le nostre apparecchiature astronomiche. Perche, secondo te?»
«Mia madre vuole analizzare con precisione il moto stellare di Nemesis, e Rotor e un posto troppo instabile per i rilevamenti. Eritro andra molto meglio.»
«E questo suo progetto e recente?»
«No, zio Siever. E da parecchio tempo che cerca di ottenere i dati necessari. Me lo ha detto lei.»
«Allora perche non ha chiesto di venire qui tempo fa?»
«L’ha fatto, ma il Commissario Pitt non le ha permesso di venire.»
«E perche glielo ha permesso, adesso?»
«Perche voleva liberarsi di lei.»
«Gia, certo… se continuava a seccarlo coi suoi problemi astronomici. Ma doveva essere stanco di lei da un pezzo. Perche l’ha mandata su Eritro soltanto adesso?»
«Voleva liberarsi di
14 A caccia
Erano trascorsi cinque anni dalla Partenza. Crile Fisher stentava a crederci, gli sembrava che fosse passato molto piu tempo, un’infinita di tempo. Rotor non apparteneva al passato, ma a un’altra esistenza completamente diversa, a cui lui riusciva a pensare solo con incredulita crescente. Aveva vissuto davvero in quel luogo? Aveva avuto una moglie?
Ricordava soltanto la figlia, bene… e anche quel ricordo conteneva elementi confusi, perche a volte gli sembrava di ricordarla come un’adolescente.
Naturalmente, il problema era aggravato dal fatto che la sua vita negli ultimi tre anni, da quando la Terra aveva scoperto la Stella Vicina, era stata frenetica. Crile Fisher aveva visitato sette Colonie.
Erano tutte abitate da Coloni del suo stesso colore di pelle, che parlavano piu o meno la sua lingua e possedevano piu o meno il suo retaggio culturale. (Ecco il vantaggio della varieta terrestre. La Terra era in grado di fornire agenti simili, in quanto ad aspetto esteriore e cultura, alla popolazione predominante di qualsiasi Colonia.)
Naturalmente, le sue capacita di inserimento in una Colonia non erano illimitate. Per quanto in superficie somigliasse ai suoi abitanti, Crile conservava sempre un accento caratteristico, non riusciva a muoversi con la grazia di un colono quando la gravita cambiava, non era in grado di galleggiare leggero come loro in condizioni di bassa gravita. Su ogni Colonia che visitava, si tradiva in vari modi, e loro si ritraevano sempre un po’ da lui, lo emarginavano, anche se si era sottoposto alla quarantena e alle terapie mediche prima di ricevere il visto di ingresso.
Naturalmente, Crile rimaneva su ogni Colonia solo alcuni giorni, o qualche settimana al massimo. Non doveva stabilirsi a lungo o crearsi una famiglia come aveva fatto su Rotor. Ma allora Rotor aveva l’iperassistenza, e, dopo la partenza di Rotor, la Terra aveva cercato informazioni di minor importanza, o almeno a Crile erano stati assegnati incarichi meno importanti.
Era rientrato da tre mesi. Non c’era nessun nuovo incarico in vista, e lui non era ansioso di iniziare un’altra missione. Era stanco di quegli sballottamenti continui, di non avere un minimo di stabilita, delle radici… stanco di fingersi un turista.
Adesso era con Garand Wyler, il suo vecchio amico e collega, che era appena tornato da una Colonia e lo stava fissando con occhi stanchi. La pelle scura della sua mano luccico alla luce quando sollevo la manica un attimo accostandola al naso.
Fisher abbozzo un sorriso. Conosceva quel gesto, anche lui lo aveva fatto. Ogni Colonia aveva un odore caratteristico, a seconda dei prodotti agricoli che coltivava, delle spezie che usava, dei profumi che prediligeva, dei macchinari e dei lubrificanti utilizzati. Ci si abituava presto, ma tornando sulla Terra l’odore della Colonia rimaneva addosso, in modo percettibile. E anche se si faceva il bagno e si lavavano gli indumenti perche gli altri non notassero nulla, addosso a se si sentiva ancora quell’odore.
«Bentornato» esordi Fisher. «Com’era la tua Colonia questa volta?»
«Come sempre… terribile. Il vecchio Tanayama ha ragione. La cosa che tutte le Colonie temono e odiano maggiormente e la varieta. Non vogliono nessuna diversita in fatto di aspetto fisico, gusti, abitudini, tipo di vita… Si scelgono in maniera tale da creare un complesso uniforme, e disprezzano tutto il resto.»
«E vero. Che peccato…»
«Mi sembra un commento piuttosto cinico e superficiale, il tuo» obietto Wyler. «'Che peccato… Oops, mi e caduto il piatto. Che peccato… Oh, questo aggeggio non funziona. Che peccato.' Stiamo parlando dell’umanita, Crile. Stiamo parlando dei lunghi sforzi che la Terra ha compiuto per trovare il modo di far convivere tutte le culture, tutte le razze. Non e ancora perfetto, ma se pensi alla situazione esistente un secolo fa, be’, siamo in paradiso adesso. Poi, invece, quando abbiamo la possibilita di andare nello spazio, ecco che gettiamo tutto al vento e torniamo ai secoli bui del passato. E tu dici: 'Che peccato.' Bella reazione, di fronte a una tragedia enorme!»
«D’accordo» replico Fisher. «Ma a meno che tu non sappia indicarmi qualcosa di concreto che io possa fare per risolvere il problema, che importanza ha la superficialita del mio commento? Sei stato su Akruma, vero?»
«Si.»
«Sanno della Stella Vicina?»
«Certo. Ormai la notizia si e sparsa su tutte le Colonie, a quanto mi risulta.»
«Erano preoccupati?»
«Assolutamente. Perche dovrebbero preoccuparsi? Hanno migliaia di anni. Possono andarsene tranquillamente, prima che la stella si avvicini troppo… se ci sara una situazione di pericolo, cosa di cui non siamo affatto sicuri. Possono andarsene tutti. Ammirano Rotor, e aspettano solo l’occasione giusta per partire anche loro.» Wyler era accigliato, il suo tono era amaro. «Partiranno tutti, e noi rimarremo qui, bloccati» prosegui. «Come faremo a costruire Colonie sufficienti per otto miliardi di esseri umani?»
«Sembri Tanayama. Non servira a nulla dargli la caccia e punirli, o distruggerli. Saremo ancora qui, bloccati. Se tutti restassero qui, buoni e obbedienti, ad affrontare la Stella Vicina con noi, la nostra situazione migliorerebbe?»
«Vedo che non te la prendi, Crile. Tanayama e furioso, invece, e io sono con lui. E abbastanza furioso da mettere a soqquadro la Galassia, se necessario, per trovare l’iperassistenza. La vuole… cosi potremo dare la caccia a Rotor e cancellarlo dalla faccia dell’universo… e anche se questo non servira a nulla, avremo bisogno dell’iperassistenza per allontanare dalla Terra il maggior numero possibile di esseri umani, se scopriremo che il passaggio della Stella Vicina avra conseguenze catastrofiche. Quindi, quello che sta facendo Tanayama e giusto, anche se i suoi motivi sono sbagliati.»
«Supponi che abbiamo l’iperassistenza e che ci accorgiamo di disporre solo del tempo e dei mezzi necessari per mettere in salvo un miliardo di persone. Quale sara questo miliardo di persone che partira? E cosa succedera se i capi, i responsabili, cominceranno a salvare solo quelli come loro?»
«Mi rifiuto di pensarci» borbotto Wyler.
«Gia» annui Fisher. «Per fortuna saremo morti e sepolti, prima che cominci a muoversi qualcosa.»
Wyler abbasso di colpo la voce. «Se e per questo, forse si sta gia muovendo qualcosa. Ho il sospetto che abbiamo l’iperassistenza, adesso… o che l’abbiamo quasi.»
L’espressione di Fisher era notevolmente cinica. «Cosa te lo fa pensare? Sogni? Intuito?»
«No. Conosco una donna, e sua sorella conosce un collaboratore del Vecchio. Ti basta?»
«Certo che no. Dovrai essere piu esplicito.»
«Non posso. Senti, Crile, sono un amico, no? Ti ho aiutato a rientrare nell’Ufficio con la posizione di prima, lo sai.»
Crile annui. «Lo so e lo apprezzo. E ho cercato di ricambiare il favore di tanto in tanto.»
«Si, e lo apprezzo. Bene, ora voglio darti delle informazioni riservate, che dovrebbero essere utili e importanti