«Domani vado su Eritro» ripete con pazienza Eugenia.

«Ah, e domani? Be’, tornerai prima o poi, quindi questo non e un addio. Abbi cura di te. Considerala una vacanza.»

«Intendo studiare il moto di Nemesis nello spazio.»

«Ah, intendi studiare il moto di Nemesis? Be’…» Pitt fece un gesto con entrambe le mani, quasi stesse accantonando un particolare privo di importanza. «Come vuoi. Un cambiamento di ambiente e una vacanza anche se si continua a lavorare.»

«Voglio ringraziarti, dal momento che hai acconsentito, Janus.»

«Me l’ha chiesto tua figlia. Lo sapevi?»

«Si. Me l’ha detto quello stesso giorno. Le ho detto che non aveva il diritto di disturbarti. Sei stato molto paziente con lei.»

Pitt sbuffo. «E una ragazza davvero insolita. Per me non e stato un problema accontentarla. La cosa e solo temporanea. Finisci i tuoi calcoli e ritorna.»

'E la seconda volta che parla del mio ritorno' riflette Eugenia. 'Se Marlene fosse qui, cosa dedurrebbe da questo fatto? Qualcosa di malvagio, come dice lei? Ma cosa?'

«Torneremo» disse, calma.

«Con la notizia che Nemesis, tra cinquemila anni, sara inoffensiva, mi auguro.»

«Questo lo stabiliranno i fatti» rispose ruvidamente Eugenia.

XXIV

Strano, penso Eugenia. Era a oltre due anni luce dal punto dello spazio in cui era nata, eppure era salita su un’astronave appena due volte, e per viaggi brevissimi… da Rotor alla Terra e viceversa.

I viaggi spaziali continuavano a non attirarla granche. Era Marlene la forza propulsiva alla base del trasferimento su Eritro. Era stata lei, di propria iniziativa, a incontrare Pitt e a convincerlo a cedere alla sua strana forma di ricatto. Era lei ad essere veramente eccitata, in preda a quella smania bizzarra di visitare Eritro. Eugenia non capiva una simile ossessione, e la considerava un altro aspetto della complessita mentale ed emotiva della figlia. Eppure, ogni volta che Eugenia tremava al pensiero di lasciare Rotor, piccolo, comodo e sicuro, per un mondo smisurato e deserto come Eritro, cosi strano e minaccioso, e distante seicentocinquantamila chilometri (quasi il doppio della distanza che aveva separato Rotor dalla Terra), era l’eccitazione di Marlene a infonderle coraggio.

La nave che le avrebbe condotte su Eritro non era bella ne aggraziata. Era pratica. Faceva parte della piccola flotta di razzi che fungevano da traghetti, che si svincolavano dalla massiccia attrazione gravitazionale di Eritro, o che scendevano sul pianeta attenti a non cedere minimamente a tale attrazione, affrontando in ogni caso un’atmosfera non addomesticata, ventosa, imprevedibile, densa.

Non sarebbe stato un viaggio piacevole, secondo Eugenia. Perlopiu, si sarebbero trovate in assenza di peso, e due giorni interi di imponderabilita sarebbero stati senza dubbio noiosi.

La voce di Marlene interruppe le sue riflessioni. «Andiamo, mamma, ci stanno aspettando. Il bagaglio e sistemato… e anche tutto il resto.»

Eugenia Insigna avanzo. Mentre attraversava il compartimento stagno, il suo ultimo pensiero inquieto, prevedibilmente, fu: 'Ma perche Janus Pitt ha accettato di lasciarci andare cosi di buon grado?'.

XXV

Siever Genarr governava un mondo grande quanto la Terra. O, volendo essere piu precisi, governava direttamente una cupola che copriva circa tre chilometri quadri e stava espandendosi lentamente. Sul resto del mondo, quasi cinquecento milioni di chilometri quadri di terre emerse e di mare, non c’era traccia di esseri umani, ne di altre forme di vita che non fossero di dimensioni microscopiche. Quindi, se a governare un mondo erano le forme di vita pluricellulari che lo occupavano, le centinaia di persone che vivevano e lavoravano nella zona coperta dalla cupola erano i signori di Eritro, e Siever Genarr era il loro capo.

Genarr non era un uomo imponente, erano piuttosto i suoi lineamenti forti che gli conferivano un aspetto imponente. Per questo motivo, da giovane Genarr dimostrava piu dei suoi anni… pero ora che aveva quasi raggiunto i cinquanta la situazione si era riequilibrata. Aveva un naso lungo, un po’ di borse sotto gli occhi, i capelli che cominciavano a tingersi di grigio. La sua voce pero era melodiosa e sonora, dal tono baritonale. (Genarr una volta aveva pensato di calcare le scene professionalmente, ma, dato il suo aspetto, era destinato a ruoli occasionali come caratterista, e le sue capacita amministrative avevano avuto la precedenza.)

Era per quelle capacita, in parte, che si trovava da dieci anni nella Cupola di Eritro, a osservare la sua progressiva crescita. L’incerta struttura iniziale di tre stanze si era trasformata nell’ampia stazione mineraria e di ricerca attuale.

La Cupola aveva degli svantaggi. Poche persone rimanevano a lungo. C’erano dei turni, dal momento che quasi tutti quelli che venivano si consideravano in esilio e provavano il desiderio, piu o meno costante, di tornare su Rotor. E la maggior parte di loro trovava la luce rosata di Nemesis minacciosa o malinconica, anche se la luce all’interno della Cupola era vivida e familiare come quella di Rotor.

La Cupola presentava anche dei vantaggi. Genarr era lontano dalla baraonda della politica rotoriana, che sembrava sempre piu chiusa, involuta e senza senso. E soprattutto, era lontano da Janus Pitt, di cui in generale (e inutilmente) non condivideva le opinioni.

Pitt si era opposto con accanimento alla creazione di qualsiasi insediamento su Eritro, fin dall’inizio… non voleva nemmeno che Rotor orbitasse attorno a Eritro. Su questo punto, almeno, era stato sconfitto dalla forza schiacciante dell’opinione pubblica, ma aveva fatto in modo che la Cupola ricevesse pochissimi fondi e che il suo sviluppo procedesse lentamente. Se, grazie a Genarr, la Cupola non fosse diventata una fonte idrica preziosa per Rotor (molto piu economica degli asteroidi), Pitt avrebbe potuto annientarla.

In genere, pero, ignorando il piu possibile l’esistenza della Cupola per principio, Pitt tentava raramente di intromettersi nelle procedure amministrative di Genarr… il che a Genarr andava benissimo.

Dunque, Genarr era rimasto sorpreso quando Pitt si era scomodato a informarlo personalmente dell’arrivo di un paio di persone, invece di lasciare che l’informazione figurasse tra le normali comunicazioni di servizio. Pitt aveva anzi discusso dell’argomento in modo dettagliato, parlando svelto e secco, col suo solito atteggiamento arbitrario che non ammetteva discussioni ne commenti, e la conversazione era stata anche schermata.

Fatto ancor piu sorprendente, una delle persone in arrivo era Eugenia Insigna.

Un tempo, diversi anni prima della Partenza, Genarr ed Eugenia erano stati amici, in seguito, dopo i giorni felici dell’universita (Genarr li ricordava con nostalgia come un periodo molto romantico), Eugenia era andata sulla Terra per la specializzazione ed era tornata su Rotor con un terrestre. Genarr non l’aveva piu vista, tranne un paio di volte, da lontano, dopo che lei aveva sposato Crile Fisher. E quando lei e Fisher si erano separati, appena prima della Partenza, Genarr era stato impegnato col lavoro, ed Eugenia pure… e a nessuno dei due era venuto in mente di riallacciare i vecchi legami.

Forse Genarr ci aveva pensato di tanto in tanto, ma non voleva sembrare importuno, dato il dolore evidente di Eugenia rimasta sola con una bambina da allevare. Poi Genarr era stato inviato su Eritro, e addio possibilita di riprendere i contatti con Eugenia. Anche se aveva dei periodi di ferie su Rotor, non si sentiva piu a proprio agio in quel luogo. Qualche vecchia amicizia rotoriana gli era rimasta, ma erano rapporti piuttosto tiepidi ormai.

E adesso stava arrivando Eugenia con la figlia. Genarr non ricordava il nome della ragazza… forse non aveva mai saputo quale fosse. Sicuramente, non l’aveva mai vista. La ragazza avrebbe dovuto avere quindici anni… chissa se cominciava a mostrare la stessa avvenenza giovanile di Eugenia? si chiese Genarr, provando uno strano turbamento interiore.

Guardo dalla finestra dell’ufficio, con un’aria quasi furtiva. Si era talmente abituato alla Cupola da non vederla piu con occhio critico. Ospitava lavoratori di ambo i sessi… adulti, nessun bambino… turnisti assunti per qualche settimana o per qualche mese, che a volte tornavano per un altro turno, e a volte non tornavano. Tranne Genarr e altre quattro persone, che, per un motivo o per l’altro, avevano imparato a preferire la Cupola, non c’erano membri permanenti del personale.

Non c’era nessuno che fosse orgoglioso della Cupola come semplice dimora. Era pulita e ordinata, necessariamente, pero aveva un’aria artificiale. C’era una prevalenza eccessiva di archi e di linee, di piani e di cerchi. Alla Cupola mancava l’irregolarita, il caos della vita permanente che permetteva a una stanza o perfino a una scrivania di adattarsi agli anfratti e alle oscillazioni di una personalita particolare.

C’era Genarr, naturalmente. La sua scrivania e la sua stanza riflettevano i contorni e le caratteristiche della

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