sgranchiti in palestra, abbiamo fatto la doccia, abbiamo mangiato e bevuto un po’, abbiamo conversato, abbiamo gustato tutti questi piaceri, e adesso possiamo gustarne anche altri. Insisto. Convincimi a venire sulla Terra.»
E a un tocco del dito di Tessa, la luce all’interno del Privacy si attenuo creando un’atmosfera seducente.
17 Al sicuro?
Eugenia era inquieta. Era stato Siever Genarr a insistere perche venisse consultata Marlene.
«Sei sua madre, Eugenia» le aveva detto «ed e inevitabile che tu la consideri una bambina. Ci vuole tempo prima che una madre si renda conto di non essere una sovrana assoluta, di non disporre della figlia come se fosse un oggetto di sua proprieta.»
Eugenia aveva evitato il suo sguardo tenero. «Niente prediche, Siever. Tu non hai figli. E facile essere pomposo quando si tratta dei figli degli altri.»
«Ti sembro pomposo? Mi spiace. Diciamo che, a differenza di te, io non sono legato emotivamente al ricordo di una bambina. Marlene mi piace, e molto, pero non ho nessuna immagine mentale di lei, a parte quella di una giovane donna che sta sbocciando e che possiede una mente eccezionale. Marlene e
«Bisogna tenerla
«Sono d’accordo, pero bisogna sentire anche lei per decidere quale sia il modo migliore di proteggerla. E giovane, inesperta, ma puo darsi che sappia meglio di noi cosa dobbiamo fare. Parliamo tra noi come se fossimo tre adulti. Promettimi che non cercherai di usare la tua autorita materna, Eugenia.»
«Come posso promettere una cosa del genere?» aveva risposto Eugenia, con amarezza. «Comunque, parleremo con lei.»
Cosi, adesso, erano riuniti tutti e tre nell’ufficio di Genarr. La stanza era schermata. Marlene, lanciando una rapida occhiata ai due adulti, serro le labbra ed esordi con aria infelice: «Non mi piacera, quello che sto per sentire».
«Gia, cattive notizie, temo» confermo Eugenia. «Senza preamboli… Stiamo prendendo in considerazione l’idea di un ritorno su Rotor.»
Marlene parve stupita. «Ma il tuo lavoro importante, mamma? Non puoi abbandonarlo. Ma vedo che non hai intenzione di abbandonarlo. Non capisco, allora.»
«Marlene» disse Eugenia lentamente, scandendo bene le parole «stiamo pensando di
Seguirono alcuni attimi di silenzio. Marlene scruto le loro facce poi, quasi in un sussurro, disse: «Non state scherzando. Non posso crederci. Io
«
Genarr alzo la mano rivolto a Eugenia e scosse leggermente la testa. Eugenia tacque, e Genarr chiese: «Perche desideri tanto rimanere qui, Marlene?»
«Perche lo desidero, e basta» rispose asciutta Marlene. «A volte capita di avere fame di una cosa particolare… di avere voglia di mangiarla, senza sapere spiegare il perche. Si desidera una cosa, e basta. Ecco, io ho fame di Eritro. Non so perche, ma voglio Eritro. E non devo spiegarlo.»
«Lascia che tua madre ti dica quello che sappiamo» fece Genarr.
Eugenia prese la mano fredda e inerte della figlia. «Ricordi, Marlene, prima che partissimo per Eritro, quando mi hai parlato della tua conversazione con il Commissario Pitt…»
«Si?»
«Stando al tuo racconto, quando ti ha detto che potevamo venire su Eritro, Pitt ha omesso qualcosa. Tu non sapevi cosa fosse, pero hai detto che doveva essere qualcosa di spiacevole… di malvagio, in un certo senso.»
«Si, ricordo.»
Eugenia esito, e i grandi occhi penetranti di Marlene assunsero un’espressione dura. Quasi stesse parlando tra se senza rendersi pienamene conto di esprimere a voce i propri pensieri, Marlene mormoro: «Tremolio oculare… Mano accanto alla tempia… Spostamento all’indietro…» Il suono si spense, anche se le sue labbra continuarono a muoversi.
Poi, alzando la voce in tono risentito, Marlene sbotto: «Avete l’impressione che ci sia qualcosa che non va nella mia mente?»
«No» si affretto a rispondere la madre. «Al contrario, cara. Sappiamo che la tua mente e eccellente, e vogliamo che rimanga tale. Ecco i fatti…»
Marlene ascolto la storia del Morbo di Eritro con un’aria alquanto sospettosa, infine osservo: «Vedo che sei convinta di quello che dici, che ci credi, mamma… ma puo darsi che qualcuno ti abbia mentito».
«L’ha saputa da me, questa storia» intervenne Genarr. «E ti garantisco che e tutto vero, te lo dico per esperienza personale. Ora dimmi se sono sincero.»
Quelle parole furono sufficienti per Marlene, che prosegui. «Perche mi trovo in una situazione particolarmente pericolosa, allora? Perche sono in pericolo piu di te o di mia madre?»
«Come ha detto tua madre, Marlene… Si pensa che il Morbo colpisca con maggiore facilita le persone piu ricche di immaginazione, piu fantasiose. Alcuni ritengono, in base alle osservazioni svolte, che le menti insolite siano piu esposte al Morbo, e, dato che la tua e la mente piu insolita che abbia mai incontrato, e possibile, a mio avviso che tu corra un grave rischio. Secondo le istruzioni del Commissario Pitt, dobbiamo concederti la massima liberta su Eritro, dobbiamo permetterti di vedere e di provare tutto quel che vuoi, dobbiamo permetterti perfino di uscire dalla Cupola a esplorare l’esterno se lo desideri. Molto gentile da parte sua, sembrerebbe… ma puo darsi che Pitt voglia esporti all’esterno
Marlene riflette, senza scomporsi.
«Non capisci, Marlene?» disse Eugenia. «Il Commissario non vuole ucciderti. Non lo stiamo accusando di questo. Vuole solo neutralizzare la tua mente. Gli da fastidio. Tu puoi scoprire con facilita delle cose sul suo conto, intuire le sue intenzioni, e lui non e disposto a tollerarlo. Pitt ama la segretezza.»
«Se il Commissario Pitt sta cercando di farmi del male» disse infine Marlene «perche state cercando di rimandarmi da lui?»
Genarr aggrotto le ciglia. «Te l’abbiamo spiegato. Qui sei in pericolo.»
«Sarei in pericolo la, con lui. Chissa cosa potrebbe fare… se vuole proprio danneggiarmi? Finche resto su Eritro, invece, il Commissario Pitt si dimentichera di me, dal momento che e convinto che qui la mia mente sara danneggiata. Mi lascera in pace, no? Almeno, finche rimarro qui…»
«Ma c’e il Morbo, Marlene. Il
Marlene si sottrasse all’abbraccio. «Il Morbo non mi preoccupa.»
«Ma ti abbiamo spiegato…»
«Quello che mi avete spiegato non ha importanza. Qui non sono in pericolo. Affatto. Conosco la mia mente. La conosco da una vita. La capisco. Be’, non corre nessun rischio.»
«Sii ragionevole, Marlene» intervenne Genarr. «Per quanto possa sembrarti stabile, la tua mente e soggetta alle malattie e al deterioramento. Potresti essere colpita dalla meningite, dall’epilessia, da un tumore al cervello, o dalla senescenza, invecchiando. Non basta avere la certezza che non ti accadra nulla per tenere a bada queste cose, no?»
«Non sto parlando di queste cose. Sto parlando del Morbo. Non mi colpira.»
«Non puoi esserne certa, cara. Non sappiamo nemmeno cosa sia il Morbo.»
«Di qualunque cosa si tratti, non mi colpira.»
«Come fai a esserne certa, Marlene?» chiese Genarr.
«Lo so, e basta.»