i voli su Marte.

Comunque, i viaggi su Marte si erano ridotti a uno solo, perche si era scoperto che i coloni erano molto piu adatti, psicologicamente, ai lunghi voli (dato che i mondi su cui vivevano erano enormi astronavi), e la Terra aveva lasciato ai coloni quel compito, con un sospiro di sollievo.

La Stazione Quattro ormai non veniva piu usata, in pratica, e per la Terra era solo un avamposto nello spazio, un simbolo, per dimostrare che i coloni non erano gli unici padroni delle distese smisurate al di la dell’atmosfera terrestre.

Ma adesso la Stazione Quattro serviva a qualcosa.

Un grande cargo spaziale si era diretto proprio la, e sulle Colonie correva voce che la Terra avrebbe tentato di nuovo (per la prima volta nel venti treesimo secolo) di sbarcare su Marte. Semplicemente per esplorare, secondo alcuni; per insediare una colonia terrestre su Marte e aggirare le poche Colonie in orbita attorno al pianeta, secondo altri; per creare un avamposto su un asteroide non ancora occupato da qualche Colonia, secondo altri ancora.

In realta, il cargo trasportava l’Ultraluce e l’equipaggio che l’avrebbe spinta tra le stelle.

Tessa Wendel, nonostante gli otto anni trascorsi sulla Terra, affronto con calma il viaggio nello spazio, da buona colona. Le astronavi erano molto piu simili a una Colonia che al pianeta Terra. E proprio per questo, malgrado in passato avesse compiuto diversi voli spaziali, Crile Fisher era un po’ agitato.

Ma a bordo del cargo la tensione non dipendeva soltanto dall’ambiente e dalle condizioni poco familiari. Fisher disse: «Non sopporto l’attesa, Tessa. Ci sono voluti anni per arrivare a questo punto, e l’Ultraluce e pronta finalmente, e aspettiamo ancora

Tessa Wendel lo fisso pensosa. All’inizio non aveva nessuna intenzione di legarsi a lui in quel modo. Desiderava degli attimi di relax, per riposare la mente affaticata dalla complessita del progetto e tornare poi al lavoro con la freschezza e la prontezza necessarie. Ecco quali erano le sue intenzioni, invece…

Adesso si ritrovava legata anima e corpo a lui, e i problemi di Crile la riguardavano in prima persona. Gli anni di attesa si sarebbero rivelati inutili, e Tessa era preoccupata perche alla delusione inevitabile di Crile sarebbe seguita la disperazione. Aveva cercato di ridimensionare i suoi sogni, di raffreddare l’entusiasmo con cui pregustava gia l’incontro con la figlia, ma non c’era riuscita. Anzi, nell’ultimo anno, Crile era diventato piu ottimista, inspiegabilmente… o almeno, se c’era un motivo, lui non le aveva detto nulla.

Tessa, alla fine, aveva concluso (con suo grande sollievo) che Crile cercava solo la figlia, non la moglie. A dire il vero, non aveva mai capito come mai desiderasse tanto una figlia che aveva visto solo da piccola, ma Crile non le aveva dato spiegazioni e lei aveva preferito lasciar perdere l’argomento. Perche insistere? A che scopo? Senza dubbio sua figlia era morta, come tutti i rotoriani, e Rotor, anche ammesso che si trovasse nei pressi della Stella Vicina, doveva essere ormai una tomba gigantesca, alla deriva nello spazio, per sempre… individuabile solo grazie a una incredibile coincidenza. E quando quella prospettiva inevitabile sarebbe diventata realta, Tessa avrebbe dovuto controllare Crile, calmarlo, aiutarlo a rimanere lucido.

Tessa lo blandi dicendo: «Ci restano appena due mesi di attesa… al massimo. Dato che abbiamo aspettato anni e anni, che vuoi che siano altri due mesi?»

«Proprio perche abbiamo aspettato per anni, anche due mesi sono insopportabili a questo punto» borbotto Fisher.

«Rassegnati, Crile. Impara a fare buon viso a cattiva sorte. Il Congresso Mondiale non vuole che partiamo prima, e basta. Le Colonie ci tengono d’occhio, e non e detto che tutti pensino che puntiamo su Marte, non abbiamo nessuna garanzia in questo senso. Sarebbe strano se lo pensassero, considerati i precedenti spaziali della Terra. Se non faremo nulla per due mesi, crederanno che abbiamo dei problemi… non avranno difficolta a crederlo, e saranno anche contenti… e rivolgeranno altrove la loro attenzione.»

Fisher scosse la testa rabbioso. «Che importa se sanno dove andiamo? Spariremo subito, e loro non realizzeranno il volo ultraluce per chissa quanti anni… e nel frattempo noi avremo una flotta di navi ultraluce e ci appresteremo a conquistare la Galassia.»

«Non darlo per scontato. E piu facile imitare e superare che creare. E il governo terrestre, dal momento che non ha combinato granche nello spazio dopo che le Colonie hanno raggiunto la maturita, evidentemente tiene a questo primato per motivi psicologici.» Tessa si strinse nelle spalle. «E poi, questi due mesi ci servono per effettuare altri test sull’Ultraluce in condizioni di bassa gravita.»

«Gli esperimenti non finiscono mai, vero?»

«Non essere impaziente. E una tecnica nuovissima, mai sperimentata direttamente, diversa da tutto quello che l’umanita ha avuto finora, quindi e fin troppo facile pensare a dei nuovi test, soprattutto dal momento che non sappiamo di preciso in che modo l’intensita di un campo gravitazionale influisca sul passaggio nell’iperspazio e sull’uscita dall’iperspazio. Davvero, Crile, se siamo prudenti non puoi biasimarci. In fin dei conti, fino a dieci anni fa, il volo ultraluce era considerato teoricamente impossibile.»

«Si puo esagerare anche con la prudenza.»

«Puo darsi. Ma alla fine decidero che avremo fatto il possibile, e decolleremo. Te lo prometto, Crile, non aspetteremo piu del necessario. Non esagerero con la prudenza.»

«Lo spero.»

Tessa lo guardo dubbiosa. Doveva chiederglielo. «Sai, Crile, sei cambiato ultimamente, mi sembra che tu frema d’impazienza. Per un po’ ti eri calmato, poi all’improvviso e tornata la frenesia. E successo qualcosa di cui non sono al corrente?»

Fisher si calmo di colpo. «Non e successo nulla. Cosa puo essere successo?»

Ecco, adesso si era calmato troppo in fretta, quella sua aria di normalita forzata era molto sospetta, riflette Tessa Wendel. «Sono io che ti sto chiedendo cosa puo essere successo. Ho cercato di avvisarti, Crile… e improbabile che Rotor sia ancora un mondo vivo, o che noi lo troviamo, in ogni caso. Non troveremo tua… Difficilmente troveremo dei superstiti.» Attese, mentre Fisher si chiudeva in un silenzio ostinato, poi soggiunse: «Ti ho avvertito di… questa possibilita, no?»

«Spesso» rispose Fisher.

«Eppure, adesso sembra che ti aspetti un lieto fine, che tu abbia la certezza che l’incontro che sogni avverra. E pericoloso illudersi, nutrire delle speranze che difficilmente si realizzeranno, imperniare la propria vita su queste speranze. Da cosa deriva questo cambiamento improvviso? Hai parlato con qualcuno che ti ha trasmesso un ottimismo ingiustificato?»

Fisher arrossi. «Perche devo aver parlato con qualcuno? Non posso arrivare a delle conclusioni da solo? Anche se non capisco la fisica teorica come te, non significa che sia subnormale o stupido.»

«No, Crile, non ho mai pensato una cosa del genere, ne intendevo insinuarla. Dimmi cosa pensi a proposito di Rotor.»

«Nulla di trascendentale. Penso semplicemente che nello spazio vuoto in pratica non c’e nulla che possa avere distrutto Rotor. Facile dire che adesso Rotor potrebbe essere solo un relitto, ammesso che abbia raggiunto la Stella Vicina, ma cosa dovrebbe averlo distrutto durante il viaggio o una volta a destinazione? Prova a descrivermi la catastrofe. Quale sarebbe stata la causa? Una collisione… un’intelligenza aliena…? Sentiamo.»

«Crile, mi chiedi una cosa impossibile. Non ho nessuna visione mistica. Io mi baso soltanto sull’iperassistenza. E una tecnica rischiosa, delicata, credimi. Non usa in modo costante ne lo spazio ne l’iperspazio, ma si mantiene sull’interfaccia oscillando da una parte o dall’altra per brevi periodi, passando dallo spazio all’iperspazio e viceversa parecchie volte al minuto, forse. Quindi puo darsi che questo tipo di passaggio sia avvenuto un milione di volte, o piu, durante il viaggio dal Sistema Solare alla Stella Vicina.»

«E allora?»

«E allora, si da il caso che la transizione sia molto piu pericolosa del volo costante nello spazio o nell’iperspazio. Non so fino a che punto i rotoriani avessero approfondito la teoria iperspaziale… non molto, probabilmente, altrimenti sarebbero arrivati senza dubbio al vero volo ultraluce. Nel nostro progetto, in cui abbiamo elaborato dettagliatamente la teoria iperspaziale, siamo riusciti a stabilire l’effetto del passaggio dallo spazio all’iperspazio e viceversa sui corpi.

'Se un oggetto e un punto, durante la transizione non e sottoposto ad alcuna tensione. Se un oggetto non e un punto, pero, se e un un blocco di materia, come una nave, per un certo periodo di tempo una parte dell’oggetto si trova nello spazio e una parte nell’iperspazio, sempre. Questo crea una tensione, e l’intensita della tensione dipende dalle dimensioni dell’oggetto, dalla sua costituzione fisica, dalla velocita di transizione, eccetera eccetera. Anche per un oggetto delle dimensioni di Rotor, una sola transizione, o una dozzina se e per questo, non e

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