magia. E posso assicurarti che se continui ad andartene a spasso a bocca spalancata, qualcuno ti dara un bel pugno sulla mascella. Comunque, i maghi muoiono come chiunque altro quando li infilzi…
Scuotivento chiuse il libro rumorosamente. Si rialzo e si guardo intorno.
Che accadde allora?
Nulla.
Alla gente ci volle un po’ di tempo per rendersene conto. Ognuno istintivamente si era abbassato, aspettandosi l’esplosione di una luce bianca o di una palla di fuoco scintillante. Oppure, nel caso di Cohen le cui aspettative erano assai modeste, qualche piccione bianco, possibilmente un coniglio un po’ malconcio.
Non fu nemmeno un nulla interessante. E vero, a volte le cose non accadono, pero, in maniera assai impressionante. Ma, in fatto di non-avvenimenti, quello li non era all’altezza.
— E tutto qui? — commento Cohen. Dalla folla venne un borbottio di protesta e parecchi adepti della stella guardarono incolleriti Scuotivento.
Il mago fisso confuso il vecchio eroe. — Suppongo di si — disse.
— Ma non e accaduto niente.
Scuotivento allora guardo con aria vacua l’Octavo.
— Forse — disse in tono speranzoso — ha un effetto misterioso? Dopo tutto, non sappiamo esattamente che cosa dovrebbe accadere.
— Noi lo sapevamo! — grido un seguace della stella. — La magia non funziona! E tutta un’illusione!
Una pietra, scagliata da sopra il tetto, colpi Scuotivento su una spalla.
— Si! — esclamo un altro della setta della stella. — Prendiamolo!
— Buttiamolo giu dalla torre!
— Si, prendiamolo e buttiamolo giu dalla torre!
La folla si fece avanti minacciosa. Duefiori alzo le mani.
— Sono sicuro che si e trattato soltanto di un piccolo errore… — comincio, prima che un calcio gli facesse piegare le gambe.
— Oh, accidenti! — Cohen lascio cadere il suo mozzicone e lo spense sotto il piede calzato di sandalo. Tiro fuori la spada e si guardo intorno in cerca del Bagaglio.
Questi non si era precipitato in soccorso di Duefiori. Ma se ne stava davanti a Scuotivento che, l’Octavo stretto al petto come una borsa dell’acqua calda, era spaventato a morte.
Uno della stella si lancio contro di lui. Il Bagaglio sollevo minacciosamente il coperchio.
— Io lo so perche non ha funzionato — disse una voce alle spalle della folla. Era Bethan.
— Ah, si? — ribatte il cittadino piu vicino. — E perche dovremmo ascoltarti?
Un attimo piu tardi la spada di Cohen era puntata contro il suo collo.
— D’altra parte — disse allora quello con voce piatta — forse dovremmo fare attenzione a quanto ha da dire questa giovane donna.
Cohen si volto adagio, sempre con la spada in posizione. Bethan si fece avanti e punto il dito alle forme turbinanti degli incantesimi, ancora sospese nell’aria attorno a Scuotivento.
— Quella deve essere sbagliata — affermo e indico una macchia brunastra tra le fiammelle pulsanti, dai vivaci colori. — Devi avere pronunciato male una parola. Fammi dare un’occhiata.
Scuotivento le passo l’Octavo senza dire niente. Lei lo apri ed esamino le pagine.
— Che scrittura strana — disse. — Non fa che cambiare. Che sta facendo alla piovra quella cosa che somiglia a un coccodrillo?
Scuotivento guardo da sopra la sua spalla e. senza pensarci, glielo disse. Lei resto un momento in silenzio.
— Oh, non sapevo che i coccodrilli potessero farlo — disse senza scomporsi.
— Si tratta semplicemente di un’antica scrittura per immagini — si affretto a spiegare il mago. — Se aspetti, vedrai che cambiera. Gli Incantesimi possono apparire in ogni lingua conosciuta.
— Ti ricordi che cosa hai detto quando e comparso il colore sbagliato?
Scuotivento fece scorrere il dito sulla pagina.
— Li, credo. Dove la lucertola a due teste sta facendo… qualsiasi cosa stia facendo.
Duefiori si sporse dietro l’altra spalla della ragazza. L’Incantesimo si tramuto in un’altra scrittura.
— Non so nemmeno pronunciarla — disse Bethan. — Circonflesso, circonflesso, punto, linea.
— Sono i geroglifici nevosi del Cupumuguk — dichiaro Scuotivento. — Credo che si dovrebbe pronunciare 'zcr'.
— Pero non ha funzionato. Che ne dici di 'scr'? Guardarono la parola. Che rimase del medesimo colore.
— Oppure 'scc' — suggeri Bethan.
— Potrebbe essere 'csff' — disse dubbioso il mago. Se mai, il colore brunastro si accentuo.
Fu la volta di Duefiori: — E se fosse 'rsff'?
— Non essere sciocco — lo rimbecco l’amico. — Con i geroglifi nevosi il…
Bethan gli allento una gomitata nello stomaco e punto il dito.
Nell’aria la forma brunastra era diventata di un rosso brillante.
Il libro tremo nelle mani della ragazza. Scuotivento l’afferro per la vita, acchiappo Duefiori per il colletto e fece un salto indietro.
L’Octavo sfuggi dalle dita di Bethan e cadde. Ma non giunse a terra.
L’aria intorno all’Octavo si fece luminosa. Il libro s’innalzo lentamente, battendo le pagine come fossero ali.
Con un suono musicale, dolcemente vibrante, sembro esplodere in un intricato, silenzioso fiore di luce, che si mosse rapido in avanti, impallidi, scomparve.
Ma qualcosa stava accadendo molto piu in alto nel cielo…
Giu nelle profondita geologiche dell’enorme cervello della Grande A’Tuin nuovi pensieri si formavano lungo percorsi neurali grandi come arterie stradali. Sebbene impossibile per una tartaruga celeste cambiare di espressione, in qualche modo indefinibile la sua faccia squamosa bucherellata da crateri di meteore aveva assunto un’aria di aspettativa.
Guardava fisso le otto sfere orbitanti senza posa intorno alla stella, sulle rive dello spazio.
Le sfere s’incrinarono.
Se ne staccarono grossi segmenti rocciosi che cominciarono la loro lunga discesa verso la stella. Il cielo si riempi di frammenti scintillanti.
Un uovo si schiuse e una piccolissima tartaruga celeste prese a nuotare nella luce rossa. Era appena piu grande di un asteroide, il guscio ancora luccicante del tuorlo liquefatto.
E sul suo guscio c’erano anche quattro piccoli elefantini. Che sostenevano sulle loro schiene un mondo-Disco, ancora minuscolo, coperto di polvere e di vulcani.
La Grande A’Tuin attese finche tutte le otto tartarughine, liberatesi dei loro gusci, si furono avviate, ancora incerte, per lo spazio. Solo allora, con cautela per non spostare nulla, la vecchia tartaruga si giro e si accinse con grande sollievo alla lunga nuotata che l’avrebbe ricondotta alle profondita infinite, deliziosamente fredde, dello spazio.
Le giovani tartarughe tenevano dietro, nell’orbita della loro genitrice.
Duefiori contemplava rapito la scena che si svolgeva in alto. Godeva probabilmente della vista migliore che chiunque potesse avere sul Disco.
All’improvviso fu colto da un pensiero terribile.
— Dov’e la scatola a immagini? — chiese con ansia.
— Che cosa? — gli rispose Scuotivento con gli occhi fissi al cielo.
— La mia scatola a immagini. Devo ritrarre questa scena!
— Non ti basterebbe ricordarla? — ribatte Bethan senza guardarlo.
— Potrei dimenticarmene.
—
Cohen fu d’accordo. — Molto meglio dei piccioni e delle palle da biliardo. Lo ammetto, Scuotivento. Come e successo?
— Non lo so.
— La stella sta diventando piu piccola — disse Bethan.
Scuotivento si rendeva vagamente conto della voce di Duefiori che discuteva con il demone che albergava nella scatola e dipingeva le immagini. L’argomento era tecnico e riguardava la profondita di campo e se l’omuncolo avesse o no ancora abbastanza colore rosso.
Occorre far presente che generalmente la Grande A’Tuin era molto contenta e soddisfatta. E sensazioni simili, in un cervello delle dimensioni di parecchie grandi citta, sono destinate a irradiarsi. E infatti la maggioranza degli abitanti del Disco erano di uno stato d’animo quale normalmente si raggiunge solo con una vita di meditazione o con una fumatina d’erba.
'Quello e il vecchio Duefiori' penso Scuotivento. 'Non che sia incapace di apprezzare la bellezza, semplicemente l’apprezza a modo suo. Voglio dire, se un poeta vede un asfodelo, lo guarda e ci scrive su una poesia. Invece Duefiori se ne va a cercare un libro di botanica. E il fiore lo calpesta. Cohen ha detto giusto. Il nostro amico guarda le cose, ma nulla di cio che guarda e piu lo stesso. Incluso me, sospetto.'
Il sole del Disco si levo. La stella stava gia scemando e non era piu in grado di competere. La buona, fidata luce del Disco bagnava, simile a un mare d’oro, il paesaggio incantato.
O, come sostenevano generalmente gli osservatori piu qualificati, simile a uno sciroppo dorato.
Un bel finale drammatico. Ma la vita non funziona cosi. C’erano altre cose destinate ad accadere.