La nave burattinaia era un robot. Oltre la camera di equilibrio si trovava il sistema di sopravvivenza, costituito da un’unica grande stanza. Quattro sedili di emergenza, sagomati per ricevere occupanti diversi, erano piazzati uno di fronte all’altro attorno a una specie di mensola di ristoro.
Non c’erano finestre.
C’era la gravita, con grande sollievo di Louis. Non era esattamente uguale a quella terrestre, e l’aria non era proprio quella che si respirava sulla Terra. La pressione era un tantino troppo alta. Per la stanza aleggiavano odori non sgradevoli ma strani. Louis percepi odore di ozono, di idrocarboni, di burattinaio… di decine di burattinai… e altri odori che non sperava di riuscire a individuare.
Non esistevano angoli. Le pareti curve si fondevano col pavimento e col soffitto; i sedili e la mensola da ristoro sembravano semifusi. Nel mondo dei burattinai non esisteva niente di duro o di spigoloso, nulla che potesse graffiare o provocare contusioni.
Nessus si distese mollemente nel suo sedile. Era completamente a suo agio, e anche ridicolo.
— Non ne vuole sapere di parlare? — chiese Teela ridendo.
— Nossignora — disse il burattinaio. — Dovrei ricominciare tutto da capo ogni volta che arriva uno di voi. Sono certo che vi sarete chiesti…
— Sono mondi volanti — lo interruppe lo kzin.
— E Rosette di Kempler — aggiunse Louis. Un ronzio appena percettibile gli annuncio che l’astronave si stava muovendo. Insieme a Speaker mise il bagaglio nel deposito, poi raggiunse gli altri.
— Quanto ci metteremo? — domando Louis al burattinaio.
— Un’ora, fino al momento dello sbarco. Allora vi parlero per sommi capi della nostra destinazione finale.
— Sara una faccenda piuttosto lunga. Va bene, parla. Che significano quei mondi volanti? Non mi sembra prudente disseminarli a destra e a manca con tanta disinvoltura.
— Invece e prudente, Louis — rispose il burattinaio serissimo. — E molto piu sicuro di questo sicurissimo mezzo spaziale. Noi siamo degli esperti nel trasferimento dei mondi.
— Esperti? Ma come e possibile?
— Per spiegartelo dovrei parlarti di calore… e di controllo della popolazione.
— Grrr. Comincio a capire. Piu numerosi sono i burattinai, maggiore e il calore prodotto.
— Capisci, quindi, che il calore della nostra popolazione stava rendendo inabitabile il nostro mondo?
— E incredibile — disse Speaker-agli-Animali. — Perche non ve ne siete andati?
— Chi avrebbe rischiato la vita nello spazio? Solo uno come me. Dovremmo ricostruire mondi di pazzi?
— Inviate dei carghi di ovuli fertilizzati e congelati su navi con un equipaggio di pazzi.
— Le discussioni sul sesso mi imbarazzano. La nostra biologia non e adatta a simili metodi, ma senza dubbio potremmo studiare qualcosa di analogo… ma a che scopo? La nostra popolazione sarebbe sempre la stessa, e il nostro mondo continuerebbe a estinguersi per l’eccessiva emanazione di calore!
Senza preoccuparsi della sua sensibilita, Teela disse: — Mi piacerebbe guardare fuori.
Il burattinaio si stupi. — Ne sei sicura? Non soffri di vertigini?
— Su una nave burattinaia?
— Si…i. Ad ogni modo anche se guardi non aumenterai il pericolo. — Nessus pronuncio qualche parola nella sua lingua musicale, e la nave spari.
Si vedevano a vicenda; quattro sedie ferme nel vuoto e una mensola da ristoro in mezzo a loro. Tutto il resto era spazio nero. Ma cinque mondi risplendevano di una abbagliante luce bianca dietro la chioma nera di Teela.
Erano tutti e cinque di uguale grandezza; forse il loro diametro era il doppio di quello della luna piena. Erano raggruppati a pentagramma. Quattro erano coronati da una raggiera di piccole luci fisse; soli orbitali che emanavano una luce solare artificiale, di un colore bianco giallastro. Questi quattro erano uguali e possedevano la medesima luminosita; opache sfere azzurre dove i continenti, a quella distanza, erano ancora invisibili. Ma il quinto…
Intorno al quinto mondo non c’erano luci orbitali; risplendeva di luce propria e le configurazioni dei continenti, distribuite a chiazze illuminate dalla luce solare, si alternavano a zone d’ombra cosi scure da risaltare sullo sfondo dello spazio, nero e punteggiato di stelle.
— Non ho mai visto niente di piu bello — disse Teela, col pianto nella voce. E Louis, che aveva visto molte cose, era disposto a trovarsi d’accordo con lei.
— Incredibile — fece Speaker. — Non avrei mai osato credere a una cosa del genere. Hai mantenuto la parola con te stesso.
— I burattinai non hanno fiducia nelle navi spaziali — disse Louis con aria assente. Il solo pensiero che avrebbe potuto perdere la vista di quello spettacolo lo faceva rabbrividire. Il burattinaio poteva avere scelto qualcun altro e lui sarebbe morto senza vedere la Rosetta dei mondi burattinai…
— Ma come avete fatto?
— La nostra civilta era agonizzante — disse Nessus. — Una conversione totale di energia ci aveva liberato di tutti di prodotti di scarto della civilizzazione, meno quelli del calore. Non ci rimaneva altra scelta se non trasferire il nostro mondo al di fuori del suo sistema primario.
— Non era pericoloso?
— Molto. Quell’anno abbiamo avuto molti casi di pazzia. Acquistammo dagli Outsiders un tipo di propulsione a non-reazione e a non-inerzia. Stiamo ancora pagandoli a rate. Spostammo due mondi agricoli; poi facemmo l’esperimento su altri mondi appartenenti al nostro sistema, pero inservibili, usando i propulsori degli Outsiders.
— Ad ogni modo ci riusciste? Il vostro mondo fu spostato altrove?
— Si. Nei millenni successivi, la nostra popolazione tocco il trilione. La scarsita di luce solare aveva resa necessaria l’illuminazione diurna nelle strade con una conseguente produzione di calore. Il nostro sole si stava comportando male. In breve scoprimmo che un sole rappresentava piu una responsabilita che un vantaggio. Trasferimmo il nostro mondo alla distanza di una diecina di anni-luce, conservando quello originario come ancora. Avevamo bisogno di mondi agricoli, e sarebbe stato pericoloso far vagare il nostro pianeta a caso attraverso lo spazio. Altrimenti non ci sarebbe servito nessun sole.
— Ecco! — esclamo Louis Wu. — Ecco perche nessuno ha mai rintracciato il mondo dei burattinai!
— Anche per questa ragione.
— Abbiamo esplorato ogni sole giallo nano esistente nello spazio conosciuto e qualcuno anche fuori. Aspetta un momento, Nessus. Qualcuno avrebbe dovuto scoprire i pianeti-fattoria: in una Rosetta di Kempler.
— Avete esplorato i soli sbagliati.
— Cosa? E evidente che provenite da un sole giallo nano.
— Si. La nostra evoluzione e avvenuta sotto una stella nana dello stesso tipo di Procione. Saprai che Procione, tra mezzo milione di anni, si dilatera sino a raggiungere lo stadio del gigante rosso.
— Per la tremenda mano di Finaglo! Il vostro sole si e trasformato in un gigante rosso?
— Poco dopo il trasferimento del nostro mondo, il sole inizio il processo di espansione. A quei tempi i tuoi progenitori usavano ancora l’osso di antilope per combattere. Quando incominciaste a chiedervi dove si trovasse il nostro pianeta, esploraste le orbite dei soli sbagliati.
«Avevamo portato dai sistemi vicini alcuni pianeti abitabili, portando a quattro i mondi agricoli, e li sistemammo nella Rosetta di Kempler. Quando il sole comincio a dilatarsi, fummo obbligati a spostarli simultaneamente e a rifornirli di sorgenti di ultravioletti per compensare le radiazioni diventate infrarosse. Capirai che quando giunse il momento di abbandonare la Galassia, duecento anni fa, eravamo gia esperti nel trasferimento dei mondi.
La Rosetta si era ingrandita ancora. Adesso il mondo dei burattinai risplendeva sotto di loro e si dilatava come per inghiottirli.
Le stelle disseminate nei neri oceani erano cresciute di volume sino a diventare isolette. I continenti ardevano come incendi solari.