pannelli. — Andiamo a forte velocita. Al di la di questa discontinuita locale, potremo mettere in funzione l’iperpropulsione e ritornare alla flotta dei burattinai. Pero, prima, dobbiamo evitare di urtare l’Anello.
— I laser sono ancora in funzione — disse Teela. — Significa che ci stiamo ancora dirigendo alla superficie dell’Anello, vero?
— Si, se i laser sono automatici.
— Se urtiamo contro l’Anello, moriremo?
— Chiedilo a Nessus. E la sua razza che ha costruito la
Lo kzin sbuffo, disgustato. Aveva chiuso quasi tutti i pannelli. Solo poche luci brillavano pietosamente per dimostrare che quelle parti della
Teela Brown si chino sul burattinaio ancora appallottolato sotto la fragile rete di sicurezza. Come a smentire le previsioni di Louis, Teela non aveva rivelato il minimo segno di paura. Ora faceva scivolare le mani sull’attaccatura dei colli del burattinaio, grattandoli con delicatezza.
— Ti stai dimostrando uno sciocco codardo — gli disse in tono di rimprovero. — Andiamo, tira fuori le teste. Su, guardami. Perderai lo spettacolo piu interessante.
Dodici ore dopo, Nessus era ancora in stato catatonico.
— Quando cerco di farlo uscire non fa che appallottolarsi ancora di piu! — Teela era prossima alle lacrime. Si erano ritirati nella loro stanza per cenare, ma Teela non riusciva a mangiare nulla.
— Tu continui a eccitarlo. Nessus non vuole eccitamenti — preciso Louis. — Quando sara il momento si srotolera da solo.
Teela fece alcuni passi e incespico: non si era ancora abituata alla differenza di gravita tra la nave e la Terra. Comincio un discorso, poi cambio idea, e fini col dire senza riflettere: — Hai paura?
— Si.
— Lo sapevo — disse lei. E riprese a passeggiare. — Come mai Speaker non e spaventato?
Dopo l’attacco, lo kzin si era dato a un’attivita febbrile, catalogando le armi, eseguendo calcoli trigonometrici per tracciare la rotta, e dando ordini in un tono che ne esigeva l’esecuzione immediata.
— Credo che anche lo kzin sia atterrito. Ha una paura tremenda ma non vuole che Nessus se ne accorga.
Lei scosse la testa: — Non capisco. Perche tutti hanno paura, e io no?
Amore e comprensione lacerarono l’animo di Louis con un dolore antico, dimenticato ormai da tanto tempo da apparire quasi nuovo. — Nessus aveva ragione, almeno in parte — provo a spiegarle. — Tu sei troppo fortunata per soffrire. Noi abbiamo paura di soffrire ma tu non capisci, perche non ti e mai successo niente.
— Stai dicendo che sono anormale?
— Sto dicendo che tu sei la punta estrema della normalita. La fortuna e statistica. Puoi immaginarla come una curva. A sinistra, gli sfortunati assoluti.
— Capisco. Dall’altra parte ci sono i discendenti dei vincitori delle Lotterie. E fra loro, ci sono io.
— Tu sei il prodotto di una lunga elaborazione matematica della natura.
Teela si abbandono sulla poltrona. Sembrava delusa: — Un portafortuna, ecco cosa sono. Pero ho tradito le aspettative di Nessus: siamo stati colpiti.
— Ma siamo ancora vivi. Come la chiami questa, se non fortuna sfacciata?
Qualcosa bruciava la fuori.
Era un sottile filo a volute, nero, con riflessi bianco-viola. Le sue estremita sembravano inesistenti. Da un lato si perdeva nella macchia scura che nascondeva il sole, dall’altro si allontanava, davanti alla
Il filo si contorceva come un lombrico ferito.
— Pare che abbiamo urtato contro qualcosa — disse Nessus in tono calmo. — Speaker, devi uscire a indagare. Per favore, indossa la tuta.
— Siamo in stato di guerra — rispose lo kzin, — comando io.
— D’accordo. Cosa farai adesso?
Lo kzin ebbe abbastanza buon senso da tacere. Aveva appena finito di infilarsi il pallone multiplo che gli serviva da tuta pressurizzata. Era evidente che intendeva uscire a dare un’occhiata.
Usci inforcando uno dei volocicli, un veicolo a propulsione sagomato come un manubrio attaccato a una specie di sedile adattabile.
Rimasero a osservarlo mentre manovrava vicino alla striscia serpeggiante. La temperatura si era notevolmente abbassata; infatti la luminosita che circondava il filo era diminuita passando dal bianco violetto al bianco puro per diventare poi arancio-bianco.
Osservarono con trepidazione la grande figura di Speaker sospesa nel vuoto. Lo kzin lascio il volociclo e si avvicino al filo. Dalla tuta estrasse un morsetto, e comincio a manovrarlo. Lo sentivano respirare e sbuffare. Ma non disse una parola. Rimase fuori oltre venti minuti. L’oggetto incandescente si raffreddava, scuriva, diventava invisibile.
Speaker rientro nella
— Louis, ci capisci qualcosa? — domando Teela.
Louis si gratto il mento: — Un filo che tronca un morsetto! Qualcosa di nuovo, senza dubbio. Qualcosa al di la delle nostre capacita.
— Qualcosa che rimane solido a una temperatura spaventosa — disse Speaker. — Mi domando che cosa ci facesse sulla nostra rotta.
— Gli ingegneri del Mondo ad Anello hanno creato i rettangoli d’ombra per determinare gli intervalli notturni, vero?
— Giusto — continuo lo kzin. — Si sono serviti di quello strano filo per congiungere i rettangoli e formare una catena.
— Congetture, naturalmente. Fatemi pensare… Se facessero ruotare la catena a una velocita superiore a quella orbitale, il filo resterebbe in tensione e…
— E i rettangoli resterebbero in posizione orizzontale rispetto all’Anello.
Era una rappresentazione bizzarra: venti zone d’ombra in una danza di caldendimaggio, con i confini di ogni zona attaccata a fili lunghi cinque milioni di miglia. — Dobbiamo procurarci quel filo — disse Louis. — Le applicazioni possono essere illimitate.
— Purtroppo, niente da fare — rispose Speaker.
— Teela — disse bruscamente il burattinaio, — la tua fortuna ci ha tradito!
La ragazza rimase sorpresa, con la bocca dischiusa. Poi scrollo le spalle quasi infantilmente: — Non ho mai detto di essere un amuleto vivente, io!
— Allora e stato Ultimo a informarmi male. Lo maltrattero, quel mio presunto fidanzato…
La cena si svolse come un rito. L’equipaggio della
Louis poteva solo intuire i sentimenti degli alien. In Teela scorse chiaramente l’impazienza. Anche lei aveva il suo stesso presentimento: non sarebbero riusciti a evitare l’Anello.
Quella notte l’amo con una veemenza che la rese felice. — Allora e questo l’effetto che ti fa la paura! Devo tenerlo a mente.
Lui non riusci a rispondere al suo sorriso. — Continuo a pensare che potrebbe essere l’ultima volta.
— Ma Louis! Siamo su uno scafo della General Products!
— Supponi che il campo di stasi si interrompa. Lo scafo resisterebbe all’impatto, ma noi saremmo ridotti in poltiglia.
Teela gli passo le unghie sulla schiena, abbracciandolo. Lui la strinse a se per impedirle di guardarlo in