viso…

Quando si fu profondamente addormentata, fluttuante come un vago sogno tra le superfici da riposo, Louis la lascio. Stanco e pago, si adagio pigramente in una vasca da bagno calda, con un bulbo di bourbon in bilico sul bordo. Aveva provato il piacere, ancora una volta.

Il Mondo ad Anello si protese nel cielo, celeste a strisce blu mare. Poi si incominciarono a intravedere i dettagli: tempeste, aurore boreali parallele, nuvole lanose, tutto in proporzioni minuscole. Si allargava. Poi i contorni dei mari… Quasi mezza superficie dell’Anello era ricoperta dalle acque.

Nessus era assicurato con le cinghie, sempre raggomitolato in se stesso. Speaker, Teela e Louis Wu si allacciarono le cinture e rimasero in attesa.

— Sara bene osservare tutto con attenzione — disse Louis al burattinaio. — La topografia del paese potrebbe rivelarsi utile.

Nessus fece una cosa gradita: una delle teste di pitone spunto fuori per tenere d’occhio il paesaggio incombente.

Gli oceani, le curve biforcazioni di un fiume, una successione di montagne…

La velocita della nave era di duecento miglia al secondo: abbastanza per portarli comodamente in salvo fuori dal sistema se il Mondo ad Anello non fosse intervenuto.

La terra emerse di sghembo, a settecentosettanta miglia al secondo. Di traverso, venne verso di loro un mare a forma di salamandra che crebbe, rimpiccioli e poi svani. Improvvisamente il paesaggio avvampo in uno splendore viola.

IL BASAMENTO DELL’ANELLO

Un attimo di luce, vivida come quella di un bulbo a flash. Cento miglia di atmosfera, condensate in un cono di plasma dal calore stellare, sferzarono con violenza la Liar. Louis sbatte le palpebre, abbagliato.

Ammicco e si trovarono a terra. La Liar era inclinata di trenta gradi a testa in giu. Anche se la gravita della cabina era ancora perfetta, la nave si era infilata in testa il paesaggio come un cappello sulle ventitre.

Il cielo assomigliava a un cielo in pieno mezzogiorno della zona temperata della Terra. Il panorama era sconcertante: uniformemente lustro e traslucente, con catene di montagne rosso-brune. Bisognava uscire per vederlo bene.

Louis si libero dal sedile e si alzo. Il suo equilibrio era precario. Se la prese con calma. Calma. Senza fretta. Il momento di emergenza era stato superato.

Si volto e vide che Teela era nella camera di equilibrio. Non indossava la tuta pressurizzata. La porta interna si stava chiudendo in quel preciso momento.

— Teela, razza di idiota — ruggi, — esci fuori di li!

Troppo tardi. Era impossibile che lei lo sentisse attraverso la tenuta ermetica della porta. Louis si lancio verso gli armadietti. Le sonde campionatrici, sull’ala della Liar, si erano volatilizzate insieme ai sensori esterni. Doveva uscire con una tuta pressurizzata e usare i sensori per saggiare se l’aria del Mondo ad Anello si poteva respirare senza danno.

Sempre che Teela non fosse stata colta da collasso e non fosse morta prima che lui potesse uscire. Allora avrebbe saputo che l’aria non era respirabile.

La porta esterna si stava aprendo.

La gravita interna si disperse automaticamente nella camera di equilibrio. Teela Brown si lascio scivolare attraverso la porta spalancata, aggrappandosi convulsamente allo stipite quel tanto che bastava per cambiare l’angolo della sua caduta. Atterro col sedere invece che di testa.

Louis si infilo nella tuta a pressione, chiuse le cerniere, calco il casco in testa agganciando le fibbie. Sopra di lui, all’esterno, Teela stava in piedi fregandosi la parte con la quale aveva atterrato. Non aveva cessato di respirare.

Louis entro nella camera di equilibrio. Non esisteva alcun problema nel provare l’aria della sua tuta. Doveva solo indossarla e lasciare che gli strumenti gli indicassero se l’aria esterna era respirabile.

Si ricordo della pendenza della nave appena in tempo per afferrarsi allo stipite, non appena la camera di equilibrio si apri. Quando la gravita della cabina si disperse verso l’esterno, Louis penzolo per un momento tenendosi appeso per le mani, e si lascio cadere. Uni i talloni un attimo prima di toccare il suolo, e cadde pesantemente sui glutei.

Il materiale liscio, grigiastro e trasparente sul quale aveva urtato la nave era tremendamente scivoloso. Louis si sforzo di mantenere l’equilibrio, poi ci rinuncio. Restando seduto esamino i quadranti che aveva sul petto.

Nel casco risuono la voce raschiante di Speaker.

— L’aria e respirabile?

— Si. Un po’ rarefatta. Come l’aria della Terra a un miglio sopra il livello del mare.

— Dobbiamo uscire?

— Certo. Porta una fune nella camera di equilibrio e agganciala da qualche parte. Altrimenti non ritorneremo mai indietro. Fai attenzione quando scendi. La superficie e completamente priva di attrito.

Teela stava facendogli strani segnali. Era in piedi in maniera goffa, con le braccia piegate, in attesa che Louis la smettesse di starsene in ozio e si togliesse il casco.

Lui obbedi. — Ho qualcosa da dirti — fece. Le spiego che non ci si poteva fidare della spettroanalisi dell’atmosfera a due anni-luce di distanza. Le parlo di veleni misteriosi, di composti metallici, di rifiuti organici e di catalizzatori che potevano inquinare l’atmosfera e che si potevano individuare soltanto prendendo un campione. L’accuso di trascuratezza criminale e di stupidita colposa; di mancanza di buon senso nell’offrire servigi volontari come una cavia. Le disse tutto cio prima che gli alien avessero il tempo di lasciare la camera di equilibrio.

Speaker scese, una mano dopo l’altra, atterro sui piedi e fece alcuni passi, con prudenza felina, in equilibrio come un ballerino. Nessus scese afferrando la fune un po’ coi denti di una testa e un po’ con quelli dell’altra. Atterro su tutte tre le gambe.

Si trovavano in una gola molto larga ma poco profonda. Il fondo era di un grigio trasparente, perfettamente liscio, come un immenso ripiano da tavolo. I fianchi della gola, a cinquanta metri dalla nave, formavano un pendio di lava nera che sembrava fluire e incresparsi davanti agli occhi di Louis. Doveva essere ancora bollente, penso Louis, per l’impatto provocato dalla Liar.

Louis provo ad alzarsi. Era l’unico a trovare difficolta nel mantenersi in equilibrio. Uni i piedi, si alzo traballando, incapace di muoversi.

Speaker-agli-Animali sfodero il suo laser a flash e fece fuoco su un punto vicino ai suoi piedi. Guardarono il verde punto luminoso… e tacquero. Non si sentiva lo sfrigolio del materiale solido che esplodeva. Non si formo ne vapore ne fumo. Quando lo kzin sollevo le dita dal grilletto, la luce spari immediatamente; la macchia non bruciava e non vi era rimasto nessun segno.

— Si tratta di qualcosa di nuovo — disse il burattinaio. — Sembra che non trattenga il calore. Ma lo scafo della General Products non e stato danneggiato e nemmeno il campo statico Slaver.

— Avremo bisogno di una protezione per risalire le pareti — disse Louis. Non era particolarmente interessato al materiale basico dell’Anello. Non in quel preciso momento. — Farete meglio a rimanere tutti qui, mentre io cerco di salire.

In fin dei conti, era l’unico a indossare una tuta pressurizzata e refrattaria al calore.

— Vengo anch’io — disse Teela. Muovendosi senza sforzo lo sostenne sotto l’ascella per aiutarlo. Louis si appoggio pesantemente a lei, traballando. Si mossero verso il pendio di lava.

La lava era un buon punto di appoggio. — Grazie — disse lui, e comincio ad arrampicarsi. Un attimo dopo si rese conto che Teela lo stava seguendo. Non disse nulla.

Erano saliti di una decina di metri. Teela si mise a saltare, urlando. Si precipito giu dal pendio. Mentre

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