— Be’, siamo tutti un po’ frastornati. In poche ore, abbiamo percorso trecentomila miglia. Sarebbe andata meglio con le cabine-transfert, vero?
— Accidenti!
— Che ti succede?
— Speaker e fuori dal raggio del tasp.
— Meglio cosi, Nessus. Quando sei caduto in catatonia e diventato lui il Capo.
— Puoi mettermi in contatto?
Louis si inseri nell’interfono di Speaker. Si aspettava parole roventi, ma rimase deluso. Lo kzin e il burattinaio si scambiarono frasi piene di cortesia. Nessus espose le sue scuse per avere causato il disastro della
Nessus reagi: — Sono una creatura intelligente. Con Teela Brown ho commesso un errore. Dovevo capire prima il motivo per cui non trovavo candidati adatti al posto di Teela.
— Come dici? — si intromise Louis.
— Dico che gli altri candidati erano troppo fortunati. Non potevano venire coinvolti in una spedizione pericolosa come la nostra. Ti chiedo di perdonarmi, Louis.
— Smettila.
— Voglio chiedere il perdono di Teela.
— La colpa e mia. Potevo impedirle di partire con noi.
— Non e vero. Mi sento in colpa…
— Oh, vai a dornire!
— Non ce la faccio, a dormire. — Il burattinaio non capiva lo scherzoso invito di Louis.
— Allora pilota tu — concluse il terrestre. — Dormo io.
Fu svegliato, sette ore dopo, dalle prime luci. Non esisteva il beccuccio per il caffe.
Louis stava buttando giu un panino, quando si accorse delle spie verdi accese sul suo cruscotto. Rimase perplesso, poi ricordo di avere escluso Teela e Speaker dall’interfono, la sera precedente. Li inseri nuovamente.
— Buon giorno — disse Speaker. — Hai visto l’alba? Eccitava il senso artistico.
— L’ho vista, ’giorno, Teela.
Teela non rispose.
Louis si avvicino al cruscotto per guardare. Teela era affascinata, estatica come se avesse raggiunto il nirvana.
— Nessus, hai usato il tasp sulla mia donna?
— No, Louis, perche mai?
— Da quanto tempo si trova in quello stato?
— Quale stato? — chiese Speaker. — In queste ultime ore non e rimasta in contatto con me, se e questo che vuoi dire.
— Intendo parlare della sua espressione, maledizione!
L’immagine di Teela, fluttuante nel suo cruscotto, guardava all’infinito attraverso la massa della testa di Louis. Teela era dolcemente, completamente felice.
— Mi sembra rilassata — disse lo kzin, — e completamente a suo agio. Le sfumature piu belle dell’espressione umana…
— Pensa a farci atterrare. E in trance!
Si abbassarono di colpo di un miglio. Louis sopporto la nausea che la caduta libera gli dava, finche Speaker non mise di nuovo in funzione la propulsione a razzo. Tenne d’occhio l’immagine di Teela per seguirne le reazioni. La ragazza appariva serena. Gli angoli della sua bocca si rialzavano in un accenno di sorriso.
Mentre perdevano quota, Louis si lascio cogliere dall’irritazione. Possedeva una certa cognizione dell’ipnosi: nozioni a spizzichi e bocconi che un uomo puo collezionare in piu di duecento anni di osservazione tridimensionale. Se solo fosse riuscito a ricordarsene.
I verdi e i rosa si concretizzarono in campi e foreste, e in un corso d’acqua. Una regione lussureggiante e selvaggia quale gli abitanti delle megalopoli si aspettavano di trovare in un mondo coloniale.
— Vedi di farci scendere in una valle — disse Louis a Speaker. — Vorrei portare Teela fuori dalla vista dell’orizzonte.
— Benissimo. Tu e Nessus staccatevi dall’auto-pilota e seguitemi manovrando a mano. Pensero io a fare atterrare Teela.
La formazione dei volocicli si spezzo per poi ricomporsi. Speaker si sposto verso Port-Spinward dirigendosi al corso d’acqua che Louis aveva individuato. Gli altri lo seguirono.
— Le piante sono molto simili a quelle terrestri — disse Louis. Gli alien si dichiararono d’accordo con lui.
Seguirono l’ansa del fiume. Lungo un ampio tratto della riva qualche nativo stava preparando una rete per la pesca. Non appena la fila dei volocicli fece la sua apparizione alzarono il capo verso di loro. Per un lungo istante si limitarono a trascurare la rete, intenti com’erano a fissarli con le bocche spalancate.
Louis, Nessus e Speaker ebbero la medesima reazione. Tirarono diritto, aumentando pero un poco la quota. I nativi si rimpicciolirono, riducendosi a puntolini; il corso d’acqua si restrinse sino a diventare un serpeggiante filo d’argento. La foresta lussureggiante e selvaggia si trasformo in una macchia confusa giallo-bruna.
— Inseritevi sull’auto-pilota — ordino Speaker, in un tono di comando inequivocabile. — Atterreremo in un punto qualunque.
Quel tono autoritario doveva essere strettamente riservato ai contatti con gli umani. I doveri di un ambasciatore, medito Louis, erano veramente molti e di diversa natura.
A quanto sembrava, Teela non si era accorta di nulla.
— Be’? — fece Louis.
— Erano uomini — disse Nessus.
— Lo erano o no? Potrei anche avere avuto un’allucinazione. Come possono esserci degli uomini, qui?
Ma nessuno si provo a rispondere.
PUGNO-DI-DIO
Avevano planato in una zona isolata della regione selvaggia, attorniata da basse colline. I rilievi celavano il finto orizzonte e la luce del giorno smorzava lo splendore dell’Arco. Il panorama era simile a quello di un qualunque mondo umano. L’erba non era proprio erba, pero era verde e formava un tappeto soffice. C’erano terriccio e roccia, e cespugli ricchi di un verde fogliame che si contorcevano tutti sulla loro destra.
La vegetazione, come Louis aveva gia osservato, era paurosamente simile a quella terrestre. Le fratte erano al punto giusto e le radure erano dove avrebbero dovuto trovarsi delle radure. Secondo gli strumenti dei volocicli le piante erano di tipo terrestre anche dal punto di vista molecolare. Poiche Louis e Speaker discendevano da un qualche virus dell’antichita, gli alberi di questo mondo avrebbero potuto chiamarli fratelli.
Un albero gigantesco si era sviluppato su un angolo di quarantacinque gradi, con una corona di foglie ricadenti verso un solo lato. Le radici rispuntavano dal suolo e ricrescevano verso il cielo, formando un altro angolo di quarantacinque gradi… Louis aveva visto qualcosa di simile su Gummidgy; ma questa serie di triangoli era di un verde brillante e la corteccia era bruna: i colori della vita sulla Terra. Louis le battezzo
Nessus si aggirava nel breve tratto di foreste raccogliendo piante e insetti per analizzarli poi nel laboratorio. Indossava la sua vacuum-tuta, un pallone trasparente con tre stivali e due specie di guanti applicabili alla bocca. Non c’era niente sul Mondo ad Anello che potesse attaccarlo senza prima lacerare quello schermo protettivo, nessun animale predatore e nessun insetto, e neppure un granello di polline o la spora di un fungo oppure una molecola di virus.
Teela Brown inforcava ancora il suo volociclo, con le mani leggermente appoggiate sui controlli. Gli angoli