— Se non ho capito male, consente di attraversare una struttura solida.
— Accidenti! — grido Louis. — Vuoi dire che potremo far passare la
— Forse — rispose il burattinaio. — Soltanto forse.
— E forse, soltanto forse, noi non riusciremo mai a cavarci da questo impiccio.
Nessus non rilevo il tono amaro di Speaker. — Alla
— E gli altri? — chiese Louis.
— Hanno subito lesioni permanenti al cervello. Sono impazziti.
— Tutti?
— Molti. Sono rimasti in una quindicina. Il comandante ha tentato di ripartire per mezzo dello
Louis si gratto la nuca, pensieroso: — E come riusciremo a farlo funzionare, noi che non sappiamo nemmeno di che si tratta?
— Lei, la ragazza, dove e nata? — chiese Louis.
— Qui, sul Mondo ad Anello. I suoi antenati erano emigrati su altre stelle. Ora, la
Prill gli aveva raccontato che diverse colonie di Anellari si erano stabilite in cinque mondi lontani da Ringworld. Nel giro di centomila anni, li avevano contaminati al punto da renderli inabitabili. Li avevano avvelenati, e ricoperti di immondizie e macerie. I mari erano serviti come fogna di scarico per le industrie.
— Una volta e successo anche su Terra — disse Louis Wu.
— Speravano di trovare l’Anello cosi come l’avevano lasciato i loro avi — rispose Nessus.
— E invece — sospiro Louis, — questa meravigliosa, immensa e stupefacente costruzione cosmica sta ruotando attorno alla sua stella come un ferrovecchio. Forse, i costruttori dell’Anello avevano previsto i cicli storici della civilta.
— Non sappiamo — fece Nessus. — Prill mi ha detto che la decadenza dell’Anello e causata da una forma di vita batterica. L’hanno portata altre spedizioni, dallo spazio. Era una forma di vita che distruggeva le strutture di superconduzione dell’ambiente.
— Esattamente come su Terra — commento Louis.
— I primi tipi di batteri potevano venire distrutti con facilita. Poi, altre navi portarono sull’Anello batteri piu resistenti, e il tipo piu forte ha prolificato attaccanto la vegetazione, gli impianti elettromagnetici… tutto. Anche i ricevitori di energia dell’Anello.
— Quali ricevitori di energia? — chiese Speaker.
— Quelli sistemati sulle zone d’ombra. Irradiavano termoelettricita sull’Anello.
— Ancora oggi la irradiano.
— Si consuma gradualmente, zona per zona.
La distruzione dei ricevitori di energia aveva causato il crollo delle case, dei palazzi, delle citta. In qualche punto dell’Anello le costruzioni resistevano ancora, come nel caso del Castello Paradiso. Ma per quanto tempo?
— E cosi sta morendo il Mondo ad Anello — concluse Speaker.
— E noi con lui — disse Louis Wu.
— E stata una fortuna incontrare Halrloprillalar — fece Nessus. — Ci ha risparmiato un viaggio inutile. Non c’e piu bisogno di proseguire fino alla parete del bordo.
Louis si sentiva battere la testa. L’emicrania ingigantiva.
— Fortunati, sicuro — disse Speaker con tono amaro. — Come no? Se questa e fortuna, perche non scoppio di allegria? Abbiamo perso anche l’ultima magra speranza di cavarcela. I nostri veicoli sono a pezzi, e uno di noi si e smarrito nei labirinti di questa citta.
— E morta — disse Louis. Gli altri si volsero a guardarlo. Indico un oggetto nell’oscurita. Il volociclo di Teela era abbastanza evidente, illuminato com’era da uno dei quattro fanali.
— D’ora in poi la fortuna ce la dobbiamo procurare da soli — disse.
— La fortuna di Teela era saltuaria, ricordatelo. Deve essere cosi, altrimenti non sarebbe salita a bordo della
— Teela ci manchera — borbotto Speaker.
Louis avrebbe dovuto sentirsi piu triste, ma l’incidente accaduto nell’Occhio dell’uragano aveva alterato i suoi sentimenti per Teela. Gli era sembrata meno umana di Speaker e di Nessus. Era una creatura mitica, mentre gli alien erano reali.
— Creiamoci un altro obbiettivo — fece Nessus, — e cerchiamo il modo di riportare la
— Io invece si — disse Louis.
Speaker sembro sorpreso. — Di gia?
— Ho bisogno di pensarci ancora un po’. Non sono sicuro che sia una buona idea. Comunque ci serve un volociclo. Fatemi pensare un momento.
— Si potrebbe costruire una specie di slitta, facendola poi trainare dal volociclo che ci e rimasto. Una slitta enorme…
— Si puo fare qualcosa di meglio.
Il centro dell’edificio era occupato dai macchinari. Ascensori, condizionatori d’aria e condensatori d’acqua. Un’unica sezione, isolata dalle altre, era occupata dai generatori della trappola elettromagnetica. Nessus si dava da fare. Louis e Prill lo assistevano, ignorandosi a vicenda, imbarazzati.
Speaker era rimasto nella prigione perche Prill si era rifiutata di lasciarlo salire.
Prill cominciava a interessare a Louis. La studiava di sottecchi. La ragazza aveva una bocca sottile, quasi senza labbra. Il naso era piccolo, corto e diritto. Non aveva sopracciglia. Per questo il suo viso era sempre privo di espressione. I suoi tratti erano appena piu marcati di quelli di un manichino per parrucche.
Dopo due ore di lavoro, le teste di Nessus fecero capolino dietro a un pannello di accesso. — Non riesco a ottenere la forza motrice che ci serve. I campi di sospensione ci solleveranno e basta. Ma ho sistemato un meccanismo regolatore che ci terra fermi in un punto. Adesso l’edificio e in balia dei venti.
Louis sogghigno. — O di un rimorchio. Attacca una corda al tuo volociclo, e tirati dietro l’edificio.
— Non c’e bisogno. Il volociclo ha un propulsore a nonreazione. Si puo lasciare all’interno dell’edificio.
— Ci avevi gia pensato, eh? Quel propulsore e troppo forte. Se il volociclo si sfascia li dentro…
— Sss…i. — Il burattinaio si rivolse a Prill parlandole lentamente e a lungo nel linguaggio degli Dei dell’Anello. — C’e una scorta di plastica elettroselettiva — disse subito dopo a Louis. — Possiamo infilare il volociclo nella plastica lasciando fuori le leve di controllo.
— Non e una risoluzione un po’ drastica?
— Louis, se il volociclo si sfascia, potrei farmi
— Be’… puo darsi. Si puo fare atterrare l’edificio quando ci pare?
— Si, ho una leva che controlla l’altitudine.
— Allora non c’e bisogno di un ricognitore. Va bene, faremo cosi.
Louis si stava riposando, senza dormire, supino sul largo letto ovale. Fissava la finestra sferica sul soffitto.
Una corona luminosa bordava la zona d’ombra; il tramonto non era lontano ma la luce azzurra dell’Arco splendeva nel cielo.