Il terzo giorno di viaggio giunse nel campo gravitazionale olfattivo di Orleans. Molto prima ancora che qualche segno visibile indicasse la vicinanza della citta, Grenouille percepi l’addensarsi delle esalazioni umane nell’aria, e contrariamente al suo proposito originario decise di evitare Orleans. Non voleva che il soffocante clima umano gli guastasse cosi presto l’appena acquisita liberta di respirare. Descrisse un ampio arco attorno alla citta, nei pressi di Chateauneuf raggiunse la Loira e l’attraverso vicino a Sully. Fin li la sua salsiccia era bastata. Ne acquisto un’altra e quindi, abbandonando il corso del fiume, si diresse verso l’interno del paese.
Ora non evitava piu soltanto le citta, evitava anche i villaggi. Era come inebriato dall’aria che si diradava sempre piu, sempre piu lontana dagli uomini. Si avvicinava a un insediamento o a una fattoria isolata soltanto per rifornirsi di provviste, acquistava del pane e spariva di nuovo nei boschi. Dopo qualche settimana cominciarono a dargli fastidio anche gli incontri con i rari viandanti sui sentieri fuori mano, non sopporto piu l’odore, che si manifestava puntualmente, dei contadini che mietevano l’erba novella sui prati. Evitava con cura tutte le greggi di pecore, non a causa delle pecore, bensi per sfuggire all’odore dei pastori. Tagliava attraverso i campi, era disposto a fare deviazioni di miglia, quando l’olfatto gli diceva che uno squadrone di soldati a cavallo distante ancora qualche ora si stava dirigendo verso di lui. Non perche lui, come altri garzoni girovaghi e vagabondi, temesse di essere interrogato, richiesto di esibire i documenti e forse obbligato a prestare il servizio militare — non sapeva neppure che c’era la guerra — ma solo e unicamente perche provava disgusto per l’odore umano dei cavalieri. E cosi, in modo del tutto spontaneo e senza aver preso nessuna decisione particolare, avvenne che il suo piano di recarsi a Grasse per la via piu diretta a poco a poco svanisse; il suo piano si annullo, per cosi dire, nella liberta, come tutti gli altri piani e propositi. Grenouille non voleva piu andare in un luogo, ma soltanto lontano, lontano dagli esseri umani.
Alla fine cammino solo di notte. Durante il giorno si nascondeva nel sottobosco, dormiva tra la sterpaglia, nei luoghi piu inaccessibili, appallottolato come un animale, con la coperta da cavallo color terra tirata sul corpo e sulla testa, il naso incuneato nell’incavo del gomito e rivolto verso terra, affinche neanche il minimo odore estraneo turbasse i suoi sogni. Al tramonto si svegliava, fiutava in direzione dei quattro punti cardinali e solo quando il suo olfatto gli aveva assicurato che anche l’ultimo contadino aveva lasciato il campo e anche il viandante piu coraggioso aveva trovato un rifugio per l’oscurita imminente, soltanto quando la notte con i suoi supposti pericoli aveva ripulito il paese dagli uomini, Grenouille strisciava fuori dal suo nascondiglio e proseguiva nel suo viaggio. Non aveva bisogno di luce per vedere. Gia prima, quando ancora camminava di giorno, spesso aveva tenuto gli occhi chiusi per ore e aveva seguito soltanto il suo naso. L’immagine cruda del paesaggio, l’abbagliamento, la subitaneita e la nitidezza del vedere con gli occhi gli facevano male. Sopportava soltanto la luce della luna. La luce della luna non conosceva colori e si limitava a disegnare debolmente i contorni del paesaggio. Ricopriva la campagna di un grigio sporco, e fermava la vita per una notte. Questo mondo come fuso nel piombo, in cui nulla si muoveva tranne il vento, che talvolta passava come un’ombra sui boschi grigi, e in cui nulla viveva se non gli aromi della nuda terra, era l’unico mondo possibile per lui, poiche era simile al mondo della sua anima…
Cosi si dirigeva verso sud. All’incirca verso sud, dal momento che non seguiva una bussola magnetica, bensi soltanto la bussola del suo naso, che lo portava ad aggirare qualsiasi citta, qualsiasi villaggio, qualsiasi insediamento. Per settimane non incontro un essere umano. E avrebbe potuto cullarsi nel pensiero tranquillizzante di essere solo in quel mondo oscuro o rischiarato dalla luce fredda della luna, se la sua bussola di precisione non lo avesse fatto ricredere.
Anche di notte c’erano persone. Anche nelle regioni piu isolate c’erano persone. Si erano soltanto ritirate nelle loro tane come i ratti, e stavano dormendo. La terra non era monda da loro, poiche anche nel sonno esalavano il loro odore, che attraverso le finestre aperte e attraverso le fessure delle loro abitazioni si insinuava nell’aria e contaminava la natura apparentemente abbandonata a se stessa. Quanto piu Grenouille si era abituato all’aria pura, tanto piu era diventato sensibile a un tale odore umano, che d’un tratto, del tutto inatteso, gli giungeva fluttuando di notte, atroce come un puzzo di liquame, e tradiva la presenza di un rifugio di pastori o di una capanna di carbonai o di un covo di briganti. E fuggiva sempre piu lontano, sempre piu sensibile all’odore di uomo che diventava sempre piu raro. Cosi il suo naso lo porto in regioni del paese sempre piu isolate, lo allontano sempre piu dagli esseri umani e sempre piu lo spinse verso il polo magnetico della solitudine estrema.
24
Questo polo, cioe il punto piu lontano dagli uomini di tutto il regno, si trovava nel massiccio centrale dell’Auvergne, circa cinque giorni di cammino a sud di Clermont, sulla cima di un vulcano alto duemila metri chiamato Plomb du Cantal.
La montagna consisteva in un enorme cono di roccia grigio-piombo, ed era circondata da un altopiano immenso, brullo, coperto soltanto di muschio grigio e di sterpaglia grigia, da cui qua e la s’innalzavano cime rocciose simili a denti cariati e pochi alberi carbonizzati da incendi. Anche nei giorni piu luminosi questa regione era talmente triste e inospitale, che il pecoraio piu povero di questa provincia gia di per se povera non vi avrebbe mai condotto le sue bestie. E la notte poi, alla pallida luce della luna, nel suo desolato squallore sembrava appartenere a un altro mondo. Persino il bandito auvergnate Lebrun, che avevano cercato ovunque, aveva preferito inoltrarsi nelle Cevenne e la farsi prendere e squartare piuttosto che nascondersi nel Plomb du Cantal, dove e certo che nessuno l’avrebbe cercato e trovato, ma e ugualmente certo che sarebbe morto di una morte per lui ancor peggiore, quella della solitudine a vita. Per miglia e miglia attorno alla montagna non vivevano ne esseri umani ne comuni animali a sangue caldo, soltanto qualche pipistrello, qualche coleottero e qualche serpente. Da decenni nessuno aveva scalato la cima.
Grenouille arrivo alla montagna in una notte di agosto dell’anno 1756. Quando spunto l’alba, era in vetta. Non sapeva ancora che il suo viaggio era finito. Pensava che fosse soltanto una tappa del percorso verso atmosfere sempre piu pure, e si giro tutt’intorno e lascio che il suo naso visionasse l’imponente panorama del deserto vulcanico: a est, dove si trovavano il vasto altopiano di Saint-Flour e le paludi del fiume Riou; a nord, nella regione da cui era venuto e dove aveva vagato per giorni attraversando le montagne carsiche; a ovest, da dove la lieve brezza del mattino gli portava soltanto odore di pietra e di erbe dure; e infine a sud, dove le propaggini del Plomb si estendevano per miglia e miglia fino alle gole tenebrose della Truyere. Ovunque, al limite di tutti i punti cardinali, regnava la medesima lontananza dagli uomini, e nello stesso tempo qualsiasi passo in quella direzione avrebbe significato un maggior avvicinamento agli uomini. La bussola girava in tondo. Non indicava piu nessuna direzione. Grenouille era giunto alla meta. Ma nello stesso tempo era prigioniero.
Quando si levo il sole, si trovava ancora nello stesso punto, con il naso in aria. Si sforzava disperatamente di fiutare la direzione da cui poteva provenire il minaccioso odore umano, e la direzione opposta in cui doveva continuare a fuggire. In ogni direzione temeva di scoprire ancora una traccia nascosta di odore umano. Ma non c’era nulla. C’era soltanto pace, la pace, se cosi si puo dire, dell’olfatto. Tutt’attorno regnava soltanto l’aroma uniforme, che aleggiava come un lieve fruscio, delle pietre morte, dei licheni grigi e delle erbe disseccate, null’altro.
Grenouille impiego molto tempo per credere a cio di cui non sentiva l’odore. Non era preparato alla sua fortuna. La sua diffidenza lotto a lungo con la sua convinzione. Quando il sole si levo, chiamo in aiuto persino i suoi occhi e perlustro l’orizzonte cercando un minimo segno di presenza umana, il tetto di una capanna, il fumo di un fuoco, uno steccato, un ponte, un gregge. Porto le mani alle orecchie e ascolto, cercando di percepire l’affilatura di una falce o l’abbaiare di un cane o il grido di un bambino. Tutto il giorno resto immobile nell’ardente calura sulla cima del Plomb du Cantal, cercando invano il piu piccolo indizio. Soltanto al tramonto del sole la sua diffidenza si muto a poco a poco in una sensazione d’euforia sempre piu forte: era sfuggito al detestato
Una gioia immensa proruppe in lui. Come un naufrago, dopo un viaggio di settimane alla deriva, saluta estatico la prima isola abitata da esseri umani, cosi Grenouille festeggio il suo arrivo sul monte della solitudine. Emise grida di gioia. Getto lontano da se zaino, coperta e bastone e pesto i piedi in terra, levo in alto le braccia, danzo in tondo, urlo il proprio nome ai quattro venti, serro i pugni e li mostro con trionfo alla terra che si stendeva vasta sotto di lui e al sole calante, con trionfo, come se lui in persona l’avesse scacciato dal cielo. Si comporto come un insensato fino a notte inoltrata.