morta.»

«Bene, altrimenti saremmo scaduti nella necromanzia. Che cosa stiamo cercando?»

«La biografia di Albert.»

«E perche? Non penso che ne abbia una.»

«Tutti ne hanno una.»

«Be’, a lui non piace che la gente gli ponga delle domande personali. Io l’ho cercata una volta e non sono riuscita a trovarla. Albert di per se stesso non e uno su cui scrivere molto. Perche mai sarebbe tanto interessante?» Ysabell accese un paio di candele con quella che aveva in mano e riempi la biblioteca di ombre danzanti.

«Ho bisogno di un mago molto potente e penso che lui lo sia.»

«Cosa, Albert?»

«Si. Soltanto che adesso cercheremo Alberto Malich. Penso che abbia piu di duemila anni.»

«Cosa, Albert?»

«Si. Albert.»

«Non porta mai il cappello da mago» disse Ysabell in tono dubbioso.

«Lo ha perso. Comunque questa cosa non e determinante. Dove possiamo cominciare a guardare?»

«Be’, se sei sicuro… penso nella Scansia. E il posto in cui la mamma mette le biografie vecchie piu di cinquecento anni. E da questa parte.»

La ragazza fece strada oltre gli scaffali sussurranti verso una porta posta alla fine di un vicolo cieco. Essa si apri con una certa fatica e il lamento dei cardini riecheggio per l’intera biblioteca: a Morty sembro per un istante che tutti i libri avessero interrotto momentaneamente il proprio lavoro soltanto per mettersi ad ascoltare.

Alcuni scalini scendevano giu verso l’oscurita vellutata. C’erano polvere e ragnatele e l’aria aveva uno strano odore, come se fosse stata bloccata in una piramide per un millennio.

«La gente non viene qui molto spesso» disse Ysabell. «Ti faro strada io.»

Morty si senti di doverle qualche cosa.

«Devo ammettere» disse «che sei davvero una persona affidabile come un mattone.»

«Vuoi dire rossastra, squadrata e tozza? Sai davvero come si parla ad una ragazza, amico mio.»

«Morty» disse automaticamente Morty.

La Scansia era buia e silenziosa come una caverna sotterranea. Le mensole erano distanziate l’una dall’altra a mala pena lo stretto necessario perche una persona potesse passarci in mezzo e torreggiavano ben al di sopra del cerchio di luce formato dalla candela. Esse erano particolarmente strane in quanto erano silenziose. Non c’erano piu vite da scrivere: i libri dormivano. Morty, pero, sentiva che essi dormivano come i gatti, con un occhio aperto. Erano coscienti.

«Sono venuta quaggiu soltanto una volta» disse Ysabell in un sussurro. «Se ti inoltri a sufficienza lungo gli scaffali, i libri si esauriscono e si trovano tavolette d’argilla, pezzi di pietra, pelli di animali e tutti si chiamano Ug e Zog.»

Il silenzio era quasi tangibile. Morty poteva sentire i libri che li osservavano mentre essi avanzavano attraverso i passaggi affocati e silenti. Tutti quelli che avevano vissuto erano li da qualche parte, proprio a partire dai primi uomini che gli dei avevano modellato dal fango o qualsiasi cosa fosse stata. Essi non erano particolarmente irritati per il fatto che lui si trovasse li: si stavano soltanto chiedendo perche ci fosse.

«Sei andata oltre Ug e Zog?» sibilo lui. «C’e un sacco di gente che sarebbe davvero interessata a sapere quello che si trova qui.»

«Mi sono spaventata. E un punto molto lontano e io non avevo abbastanza candele.»

«Peccato.»

Ysabell si fermo tanto bruscamente che Morty le ando a sbattere contro la schiena.

«Questa dovrebbe essere piu o meno la zona giusta» disse. «E adesso che si fa?»

Morty guardo i nomi sbiaditi sulle costole dei libri.

«Non sembrano essere sistemati in alcun ordine!» gemette.

Essi guardarono verso l’alto. Percorsero un altro paio di corridoi laterali. Presero qualche libro dagli scaffali piu bassi a casaccio, sollevando nugoli di polvere.

«E una follia» disse alla fine Morty. «Ci sono milioni di Vite, qui. Le probabilita di trovare la sua sono minori di…»

Ysabell gli appoggio una mano sulla bocca.

«Ascolta!»

Morty bofonchio qualcosa attraverso le dita di lei e poi comprese il messaggio. Drizzo le orecchie, sforzandosi disperatamente di sentire qualcosa al di sopra del pesante sibilo del silenzio assoluto.

Quindi lo trovo. Un debolissimo, irritante grattare. Molto in alto rispetto alle loro teste; da qualche parte, nell’impenetrabile oscurita sulla parete di scaffali, una vita si stava ancora scrivendo.

Essi si guardarono reciprocamente, con gli occhi spalancati. A quel punto Ysabell disse: «Siamo passati davanti ad una scala, laggiu. Aveva le rotelle.»

Le piccole rotelle che si trovavano sul fondo della scala cigolarono mentre Morty la trasportava indietro. Anche la parte superiore si muoveva, come se fosse stata fissata su un’altra serie di rotelle in qualche punto, su in alto, nell’oscurita.

«Giusto» disse lui. «Dammi la candela e…»

«Se la candela salira verso l’alto, saliro anche io» esclamo fermamente Ysabell. «Tu resti fermo quaggiu e sposti la scala quando te lo dico io. E non discutere.»

«Potrebbe essere pericoloso, lassu» disse Morty in tono galante.

«Potrebbe essere pericoloso anche quaggiu» sottolineo Ysabell. «Quindi saliro io sulla scala con la candela, grazie.»

La ragazza appoggio un piede sullo scalino piu basso e presto non fu nulla piu se non un’ombra piena di merletti che si stagliava nell’alone della luce di candela che subito comincio a farsi sempre piu piccola.

Morty rendeva stabile la scala e cercava di non pensare a tutte le vite che gli incombevano addosso. Di tanto in tanto, una meteora di cera fusa cadeva a terra di fianco a lui, sollevando un cratere nella polvere. Ysabell era, adesso, soltanto un debole bagliore su in alto, e lui ne poteva sentire ogni passo mentre esso vibrava lungo la scala.

La ragazza si fermo. Sembro passare parecchio tempo.

La sua voce fluttuo poi verso il basso, mortificata dal peso del silenzio che li circondava.

«Morty, l’ho trovato.»

«Bene. Portalo giu.»

«Morty, avevi ragione.»

«D’accordo, grazie. Adesso portalo giu.»

«Si, Morty, ma quale?»

«Non gingillarti, quella candela non potra durare ancora a lungo.»

«Morty!»

«Cosa c’e?»

«Morty, ce ne e un intero scaffale

Adesso era davvero arrivata l’alba, quella parte del giorno che non apparteneva a nessuno eccetto che ai gabbiani delle banchine di Morpork, alla marea che risaliva fino al fiume e ad un caldo vento che aggiungeva un profumo di primavera al complesso odore della citta.

La Morte stava seduta su un palo d’ormeggio e guardava il mare. Aveva deciso di smettere di essere ubriaca. Quella cosa le faceva venire il mal di testa.

Aveva cercato di pescare, di ballare, di giocare d’azzardo e di bere, cose che rappresentavano, secondo quel che si diceva, i quattro maggiori piaceri della vita e non era certa di averne compreso l’utilita. Del cibo poteva anche essere contenta… alla Morte piaceva un buon pasto cosi come a chiunque altro. Non riusciva a pensare a nessun altro piacere della carne o, per meglio dire, poteva, pero quello in particolare era, be’, un po’ carnale e non vedeva come sarebbe potuta riuscire a provarlo senza una cospicua ristrutturazione di carattere corporale, cosa che non prendeva nemmeno in considerazione. Inoltre, sembrava che gli umani abbandonassero quel tipo di piacere con l’avanzare dell’eta e cosi, presumibilmente, esso non poteva

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