«Allora erano anche piu pazzi.» Albert raggiunse la base degli scalini che dava sulla biblioteca vera e propria, ci sali sopra e rimase fermo, stagliandosi contro la luce di candela della stanza.

«Vuoi dire che non mi aiuterai?» domando Morty. «Nemmeno pur essendo in grado di farlo?»

«Date al ragazzo una ricompensa» latro Albert. «Ricordati, non serve a nulla pensare di poterti appellare alla mia generosa natura che si nasconde sotto questa esteriorita incallita» aggiunse «perche anche il mio interno e maledettamente incallito, a questo punto.»

Lo udirono attraversare il pavimento della biblioteca come se avesse avuto qualcosa di personale contro di esso e sbattersi la porta alle spalle.

«Allora?» chiese Morty con un po’ di incertezza.

«Che cosa ti aspettavi?» disse seccamente Ysabell. «A lui non interessa un accidenti di nessuno a parte che di mia madre.»

«E solo che io pensavo che una persona come lui mi avrebbe aiutato se mi fossi spiegato adeguatamente» sospiro Morty. Colo a picco. La carica di energia che lo aveva sorretto attraverso la lunga notte era improvvisamente evaporata riempiendogli la testa di piombo. «Sapevi che lui era un famoso mago?»

«Questo non significa nulla, i maghi non sono necessariamente gentili. Non ti devi immischiare negli affari dei maghi perche un rifiuto spesso offende, l’ho letto da qualche parte.» Ysabell si avvicino a Morty e lo guardo un po’ preoccupata. «Hai lo stesso aspetto di un avanzo su un piatto» disse.

«’to bene» rispose Morty, salendo con passo appesantito su per i gradini e avviandosi verso le gracchianti ombre della biblioteca.

«Non e vero. Ti farebbe bene un bel sonno, ragazzo mio.»

«M’ty» mormoro Morty.

Senti Ysabell sollevargli il braccio sopra la spalla. Le pareti si stavano muovendo dolcemente, perfino il suono della sua stessa voce stava provenendo da una immensa distanza e lui penso confusamente quanto sarebbe stato bello stendersi su un bel lastrone di pietra e dormire per sempre.

La Morte sarebbe tornata presto, si disse, sentendo il proprio corpo che si faceva aiutare a percorrere i corridoi senza protestare. Non esisteva via di scampo, doveva dire tutto alla Morte. Non era poi un tipetto cosi duro. La Morte lo avrebbe aiutato: tutto quello che avrebbe dovuto fare sarebbe stato spiegarle come stavano le cose. E poi avrebbe potuto smettere di preoccuparsi di tutto e andare a dormi…

«E quale era la sua precedente occupazione?»

«COME, SCUSI?»

«Che cosa faceva per vivere?» domando il giovanotto magro che stava dietro alla scrivania.

La figura che si trovava davanti a lui si assesto meglio, sentendosi a disagio.

«SCORTAVO LE ANIME NELL’ALTRO MONDO. IO ERO LA TOMBA DI OGNI SPERANZA. ERO L’ESTREMA REALTA. ERO L’ASSASSINA CONTRO CUI NESSUN CHIAVISTELLO RESISTEVA.»

«D’accordo, questo l’ho capito, ma non ha qualche abilita particolare?»

La Morte ci penso un po’ su.

«SUPPONGO DI AVERE UNA CERTA QUAL ESPERIENZA CON GLI ATTREZZI DA AGRICOLTORE» si azzardo a dire dopo qualche istante.

Il giovanotto scosse fermamente la testa.

«NO?»

«Questa e una citta, signor…» abbasso lo sguardo e ancora una volta provo un vago disagio che non riusci a comprendere appieno… «signor… signor… signor, e siamo un po’ a corto di campi.»

Appoggio la penna e gli getto il classico tipo di sorriso che faceva immaginare fosse stato imparato da un libro.

Ankh-Morpork non era sufficientemente progredita da prevedere una variazione di impieghi. Le persone intraprendevano un lavoro in quanto i loro padri lasciavano loro il posto o perche il loro talento naturale trovava uno sbocco, o magari perche si spargeva la voce che lo stavano cercando. Ma c’erano richieste per servi e per lavori umili e, con i quartieri commerciali della citta che cominciavano ad essere saturi da scoppiare, il giovanotto magro… un certo signor Liona Keeble… si era inventato il mestiere di procacciatore di lavoro e lo stava trovando, in quel preciso momento, estremamente difficile.

«Mio caro signor…» getto uno sguardo in basso… «signor, sta arrivando molta gente in citta dalle campagne perche crede, ahime, che il tenore di vita qui sia piu alto. Mi scusi se glielo dico, ma lei mi sembra un gentiluomo decaduto. Io pensavo che lei avrebbe preferito qualcosa di piu raffinato rispetto a…» getto nuovamente uno sguardo in basso e aggrotto la fronte… «'qualcosa di grazioso che abbia a che fare con gatti o fiori.'»

«MI DISPIACE. PENSAVO FOSSE ARRIVATO IL MOMENTO DI CAMBIARE UN PO’.»

«Sa suonare qualche strumento musicale?»

«NO.»

«Si intende di falegnameria?»

«NON SO. NON CI HO MAI PROVATO.» La Morte si guardo la punta dei piedi. Stava cominciando a sentirsi terribilmente in imbarazzo.

Keeble armeggio un attimo con le carte che aveva sulla scrivania e sospiro.

«SO PASSARE ATTRAVERSO LE PARETI» disse la Morte senza che nessuno glielo avesse chiesto, rendendosi conto che la conversazione era arrivata ad un punto di stallo.

Keeble sollevo lo sguardo, raggiante. «Mi piacerebbe vederglielo fare» disse. «Potrebbe essere una prerogativa alquanto interessante.»

«GIUSTO.»

La Morte sposto indietro la seggiola e si diresse con grande sicurezza di se verso la parete piu vicina.

«AHI.»

Keeble la guardava, trepidante. «Forza, allora» disse.

«UHMM. QUESTA E UNA NORMALE PARETE, VERO?»

«Ritengo di si. Non sono un esperto in materia.»

«SEMBRA CHE MI PRESENTI QUALCHE DIFFICOLTA.»

«Sembrerebbe proprio di si.»

«COME DEFINIREBBE LA SENSAZIONE DI SENTIRSI MOLTO PICCOLO E SUDATO?»

Keeble giocherellava con la matita.

«Pigmeo?»

«COMINCIA PER I.»

«Imbarazzante?»

«SI» disse la Morte «VOLEVO DIRE, SI.»

«Sembrerebbe che lei non abbia assolutamente alcuna abilita o talento» disse. «Ha mai pensato di darsi all’insegnamento?»

La faccia della Morte era una maschera di terrore. Be’, era sempre una maschera di terrore, ma questa volta intendeva proprio esserlo.

«Vede» disse gentilmente Keeble, appoggiando la penna e incrociando le mani insieme «e davvero molto difficile che io possa trovare una professione per un… che cos’e che era?»

«PERSONIFICAZIONE ANTROPOMORFICA.»

«Oh, gia. Che cosa sarebbe esattamente?»

La Morte ne aveva avuto abbastanza.

«QUESTO» disse.

Per un istante, ma soltanto per un istante, il signor Keeble la vide chiaramente. Il suo volto divenne pallido quasi quanto quello della Morte stessa. Le mani gli si misero a tremare in maniera convulsiva. Senti un tonfo al cuore.

La Morte lo guardo con scarso interesse, quindi tiro fuori una clessidra dalle profondita della sua tunica, la alzo alla luce e la esamino con atteggiamento critico.

«STIA TRANQUILLO» disse «LE RESTANO ANCORA UN PO’ DI ANNI.»

«BBBBBBBB…»

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