mi rideva alle spalle, e l’omino piccolo piccolo che stava seduto dentro alla mia testa, e tirava le leve e le barre e scrutava i quadranti, era esasperato e collezionava quelle offese in vista del giorno in cui…

— Mandella… sveglia, maledizione, e il tuo turno!

Mi trascinai al mio posto, al perimetro del campo, a fare la guardia Dio sapeva per che cosa… ma ero cosi stanco che non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Finii per allungare la lingua per prendere una compressa di stimolante, pur sapendo che l’avrei pagata piu tardi.

Per oltre un’ora restai seduto li, a scrutare il mio settore, a sinistra, a destra, vicino, lontano, e la scena non cambiava mai, non c’era neppure un alito di vento che smuovesse l’erba.

Poi all’improvviso l’erba alta si apri e uno degli esseri a tre zampe apparve davanti a me. Alzai il dito, ma non sparai.

— Movimento!

— Movimento!

— Gesu Cri… ce n’e uno proprio…

— Non sparate! Cribbio, non sparate!

— Movimento.

— Movimento. — Guardai a sinistra e a destra, e fin dove potevo vedere io, ogni sentinella del perimetro aveva davanti a se uno di quegli esseri ciechi e sordi.

Forse la droga che avevo ingerito per star sveglio mi rendeva piu sensibile a quello che essi facevano. Mi si aggriccio il cuoio capelluto, e sentii nella mente una cosa informe, la sensazione che si prova quando qualcuno ha detto qualcosa e tu non hai sentito bene, vorresti rispondere, ma non c’e piu la possibilita di invitarlo a ripetere cio che ha detto.

L’essere sedette sulle zampe posteriori, appoggiandosi in avanti sull’unica anteriore. Un grosso orso verde con un braccio rinsecchito. La sua energia penetrava nella mia mente, come una ragnatela di terrori notturni, cercando di comunicare con me, o forse di distruggermi, non lo sapevo.

— Bene, tutti voi al perimetro, indietreggiate, adagio. Non fate movimenti rapidi… Qualcuno ha il mal di testa o qualcosa del genere?

— Sergente, qui e Hollister. — (Lucky.) — Stanno cercando di dire qualcosa… riesco quasi a… no, e soltanto… Tutto quello che riesco a captare e che loro ci giudicano, ci giudicano… ecco, strani. Non hanno paura.

— Vuoi dire che quello che hai davanti non ha…

— No, la sensazione proviene da tutti: pensano tutti la stessa cosa. Non mi chieda come faccio a saperlo, lo so e basta.

— Forse pensano che e stato divertente, quello che hanno fatto alla Ho.

— Forse. Non sento che siano pericolosi. Provano solo curiosita nei nostri confronti.

— Sergente, qui e Bohrs.

— Si.

— I taurani sono qui almeno da un anno… forse hanno imparato a comunicare con questi… orsacchiotti troppo cresciuti. Magari ci spiano, e trasmettono…

— Non credo che sarebbero comparsi, se fosse cosi — disse Lucky. — Quando vogliono, possono benissimo nascondersi in modo che noi non li vediamo.

— Comunque — disse Cortez — se sono spie, ormai il danno e fatto. Non credo che sarebbe molto geniale prendere qualche iniziativa contro di loro. So che tutti voi vorreste vederli morti per quello che hanno fatto alla Ho, e anch’io la penso allo stesso modo, ma e meglio che siamo prudenti.

Io non volevo vederli morti, ma avrei preferito non averli visti per niente. Camminavo lentamente a ritroso, verso il centro del campo. L’essere non sembrava disposto a seguirmi. Forse sapeva benissimo che eravamo circondati. Adesso stava strappando l’erba con l’unico braccio e la masticava.

— Okay, tutti voi comandanti di plotone, svegliate gli altri, e fate l’appello. Fatemi sapere se qualcuno sta male. Dite ai vostri che ci mettiamo in marcia fra un minuto esatto.

Non so che cosa si fosse aspettato Cortez, ma naturalmente gli esseri ci seguirono. Non ci circondavano: ma ce n’erano sempre venti o trenta che ci seguivano. Non erano sempre gli stessi, pero. Qualcuno se ne andava saltellando e ne arrivavano altri che si univano al corteo. Era evidente che loro non si sarebbero stancati.

Il sergente ci autorizzo a prendere una compressa di stimolante a testa. Altrimenti, non ce l’avremmo fatta a marciare neanche per un’ora. Una seconda pillola mi sarebbe andata benissimo, dopo che la prima smise di fare effetto, ma l’aspetto matematico della situazione lo escludeva: eravamo ancora a trenta chilometri dalla base nemica, quindici ore di marcia a dir poco. E anche se con quelle compresse potevi restare sveglio e pieno d’energia per cento ore, le aberrazioni della capacita di giudizio e delle percezioni crescevano in progressione a palla di neve (ossia a valanga) dopo la seconda ora, fino a quando, in extremis, prendevi sul serio le allucinazioni piu bizzarre, e magari rimanevi a esitare per ore prima di decidere se dovevi fare colazione o no.

Sotto l’effetto degli stimolanti artificiali, la compagnia marcio con grande energia per le prime sei ore; alla settima rallento, e dopo nove ore e diciannove chilometri si arresto esausta. Gli orsacchiotti non ci avevano mai persi di vista e, secondo Lucky, non avevano mai smesso di 'trasmettere'. Cortez decise che ci saremmo fermati per sette ore: ogni plotone avrebbe montato la guardia per un’ora intorno al perimetro. Non ero mai stato cosi felice di essere nel Settimo plotone, perche montammo di guardia per l’ultimo turno, e riuscimmo a farci sei ore di sonno ininterrotto.

Nei pochi istanti in cui rimasi sveglio, dopo essermi finalmente sdraiato, mi giunse il pensiero che la prossima volta che avrei chiuso gli occhi sarebbe potuta essere l’ultima. E in parte per i postumi dell’effetto della droga, in parte per gli errori di quella giornata, mi accorsi che non me ne importava un accidente.

14

Il nostro primo contatto con i taurani ebbe luogo durante il mio turno di guardia.

Gli orsacchiotti erano ancora la, quando mi svegliai e diedi il cambio a Doc Jones. Si erano ridisposti nella formazione originaria, uno davanti ad ogni sentinella. Quello che sorvegliava me, sembrava un po’ piu grosso degli altri, ma per il resto era identico. Intorno al punto in cui stava seduto, tutta l’erba era gia stata strappata, percio di tanto in tanto doveva fare sortite a sinistra o a destra. Ma poi tornava sempre a sedersi davanti a me… a fissarmi, avrei detto, se avesse avuto gli occhi.

Eravamo li uno di fronte all’altro da un quarto d’ora circa, quando rombo la voce di Cortez:

— Tutti quanti, svegliatevi e nascondetevi!

Obbedii all’istinto: mi buttai al suolo e mi rotolai in mezzo all’erba piu alta.

— Vascello nemico sulla verticale. — La voce di Cortez era quasi laconica.

Per l’esattezza, non era proprio sulla verticale, ma stava passando un po’ piu a est di noi. Si muoveva lentamente, a un centinaio di chilometri orari, e sembrava un manico di scopa circondato da una bolla di sapone sudicia. L’essere che stava all’interno aveva un aspetto un poco piu umano degli orsacchiotti, ma comunque non era un prodigio di bellezza neppure lui. Feci scattare il mio amplificatore d’immagini fino a quaranta logaritmo di due per vederlo un po’ meglio.

Aveva due braccia e due gambe, ma la vita era cosi sottile che avresti potuto cingerla con le due mani. Sotto quel vitino di vespa c’era una grande struttura pelvica a ferro di cavallo, larga un metro, dalla quale pendevano due lunghe gambe scarne, apparentemente prive di giuntura al ginocchio. Al di sopra del vitino il corpo si allargava di nuovo in un torace di misura non inferiore all’enorme bacino. Le mani sembravano sorprendentemente umane, a parte il fatto che erano troppo lunghe e troppo poco muscolose. E avevano troppe dita. Niente spalle e niente collo. La testa era un’escrescenza d’incubo che spuntava come un gozzo dal petto massiccio. Due occhi che sembravano mucchietti di uova di pesce, un ciuffo di fiori di granturco al posto del naso, e un foro rigidamente aperto che poteva essere la bocca, situata in basso, dove ci sarebbe dovuto essere il pomo d’Adamo. Evidentemente, la bolla di sapone offriva condizioni ambientali ideali, perche quello non portava assolutamente nulla, eccetto la sua pelle increspata, che sembrava cuoio tenuto immerso troppo a lungo nell’acqua bollente, e poi tinto di un arancione pallido. 'Egli' non aveva organi genitali esterni, ma neppure niente

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