di impadronirsene.
«Ti capisco» disse Mallory.
Al quarto squillo sollevo il ricevitore.
«Mallory.»
«Sono io, Justin. Non sono stato io a far volare la matita.»
«Cosa?»
«Non sono stato io. Vuole aiutarmi?»
«Conosci le condizioni. Quando sarai pronto a dirmi la verita, ti aiutero.»
Senti l'improvviso inspirare del bambino, poi la comunicazione si interruppe bruscamente.
Un minuto dopo non pensava gia piu a Justin. Attraverso la porta aperta sulla stanza posteriore, vide il vaso cadere dal tavolino, rimbalzare sullo spesso tappeto e rovesciarvi il suo contenuto di rose gialle e acqua.
Ma in quel momento udi Nose che miagolava nella stanza alle sue spalle. Fisso le rose finche l'avviso luminoso del suo sistema informatico richiamo la sua attenzione. Stava arrivando un fax.
Controllo il monitor. Era indirizzato al giudice Heart. Il logo indicava il nome di una rivista di legge, e il testo era una richiesta di permesso per ristampare uno degli scritti del giudice in una nuova edizione.
Copio e incollo il logo e la firma su una pagina vuota. Poi scrisse il suo testo: «La rivista sta valutando un dattiloscritto, e desideriamo tutelarci contro possibili accuse di diffamazione. Vi sono alcuni dettagli di cui desideriamo chiederle conferma. E vero che picchia regolarmente sua moglie? E vero che sua madre e morta in seguito alle botte da lei inflittegli?»
Dedico piu di un'ora al terrorismo informatico, componendo nuovi messaggi destinati agli inquilini dell'edificio.
«Cristo santo» disse Riker mentre si avvicinava alla porta di Mallory. Era quello che pensava che fosse?
Esattamente. Suono il campanello e busso alla porta. «Mallory! Ci sei?»
Quando apri la porta, lui emise un profondo sospiro di sollievo. Se lei ci avesse impiegato un secondo di piu, Riker avrebbe fracassato la porta a pugni.
Le mostro la X sulla porta d'ingresso. Il segno poteva essere stato tracciato solo col sangue. Erano capaci entrambi di distinguere il ketchup da un segnale di morte.
«Un vero tocco di classe, Mallory, complimenti» disse Riker, superandola e dirigendosi verso il telefono, posato sul tavolo accanto alla porta. «L'assassino sa come ti chiami e dove vivi. Non era abbastanza? Pensavi che rischiasse di perdere la strada?»
Mallory non rispose.
«Parliamo ancora un momento della tua teoria preferita. Il tizio ti sta braccando. Non quadra con un assassino spaventato che uccide in preda al panico e scappa. Il gioco qui e un altro.»
«Forse ha un complice.»
«Okay. Due dei sospetti sono sposati. Ammettiamo pure che una delle mogli abbia una personalita particolare, simile alla tua. Dovrebbe essere un mostro di coraggio per…»
«Oppure fare quello che le viene detto.»
«Io dico che stai giocando con il fuoco. Dovevi proprio gettarli nel terrore tutti e tre? Non pensi al rischio che qualcuno che non e l'assassino possa decidere di renderti pan per focaccia, magari con l'aiuto di un super- avvocato da milioni di dollari?» Oppure di un'arma. Indico la porta. «Da quanto tempo pensi che sia li quella roba?»
«Quando sono arrivata, un'ora fa, non c'era.»
Riker adesso per telefono stava dicendo: «Chiedi a Heller se puo fare un salto qui. Chissa che non siamo fortunati. Se e sangue umano, potrebbe essere il suo». Chiuse il telefono e si rivolse a Mallory. «E tempo di chiedere rinforzi, piccola.»
«Non chiamarmi piccola. E poi il mio e un caso a budget ridotto, ricordi?»
«Non puoi piu stare qui da sola.»
«Non ho una grande opinione dell'assassino. Guarda qui.» Indico il centro della X di sangue sulla porta. «Piume. Il nostro intrepido criminale ha assassinato un uccello. Percio niente rinforzi. Non permettero a nessuno di incasinare le cose.»
Stavano ancora discutendo, quando Heller arrivo con i suoi attrezzi e comincio a grattare via campioni di sangue dalla porta. Quando Heller se ne ando, Riker, esausto, stava dicendo: «Okay, niente rinforzi. Quando pensi di prenderlo?».
«Forse domenica.»
Dunque voleva mettergli le mani addosso quando Dio era a riposo, distratto… a meno che non gli stesse mentendo un'altra volta.
Mentre Mallory infilava la pistola nella fondina il gatto le faceva le fusa intorno alle gambe. Mallory lo prese in braccio.
Nose le si strofino contro il viso, leccandole la pelle con la lingua di carta vetrata rosa, gli occhi che si chiudevano lentamente nella versione gattesca di un sorriso.
Mallory si avvicino alla porta del bagno, lo tenne sollevato all'altezza delle braccia e lo lascio cadere sulle mattonelle. Il gatto si sollevo sulle zampe e comincio a ballare.
Riker fischio piano. «L'ha fatto mai prima?»
«No.»
Si inginocchio, prese le zampe del gatto nelle mani e gliele poso sul pavimento. Il gatto fece le fusa, gli occhi di nuovo semichiusi. Mallory si rialzo, e gli occhi del gatto si riaprirono, feriti, mentre lei chiudeva la porta sulle zampette che tornavano a sollevarsi.
Se solo fosse stata una donna di media intelligenza e media ambizione. Se solo il suo volto non fosse stato la magnifica antitesi della sua faccia da clown; se solo fosse stata normale, lui le avrebbe dato tutto quello che possedeva. Ma lei era anormale e deviata, e se lei lo avesse voluto, lui le avrebbe dato tutto cio che possedeva. Seppe che non sarebbe venuta quando l'ora stabilita fu trascorsa da cinque minuti. Adesso misurava lo scorrere del tempo in base al ghiaccio che andava sciogliendosi nel secchiello. A un tratto la carta rossa che avvolgeva il suo regalo gli sembro patetica. Una stupida scatola, destinata a una donna a cui non importava nulla di aprirla. Per un'altra ora se ne stette a fissare la porta a cui lei non avrebbe bussato. Poi prese il cappotto e apri la porta, che non si ricordo di chiudere a chiave. Percorse i corridoi e scese le scale, poi si addentro nella notte, a passeggiare e pensare.
La notte era gelida e frizzante. Da nord si sentivano le campane del convento di Bleecker Street, e da ovest le campane di St Anthony. Era cosi sciocco da trovare la notte romantica, sebbene non ci fosse nessuno con cui condividerla, ne forse ci sarebbe mai stato.
Mallory era tutto quello che ne diceva Riker: niente cuore, niente punti morbidi dove far breccia. Probabilmente lei lo riteneva uno sciocco. Naturalmente lo era. Diceva sempre le cose sbagliate. Se solo ci fosse stato in lei qualche aspetto convenzionale, una porzione di terreno sicuro che lui fosse stato in grado di comprendere.
Il lettore CD gli sbatte sulla coscia dalle profondita della tasca del cappotto. L'aveva ringraziata per il regalo, ma non l'aveva usato. Be', forse quello strumento poteva costituire un ponte verso Mallory. Lo tiro fuori dalla tasca, si mise le cuffie e premette il pulsante d'avvio. La musica gli si rovescio nel centro del cranio da tutte le direzioni. Era
E un elemento nuovo ando ad aggiungersi alla sua follia autoindotta.
Anche prima che lei comparisse al suo fianco seppe che si trattava dei passi di Amanda. Il suo passo era troppo leggero e il ritmo un po' incerto, l'imitazione ancora imperfetta del passo di una donna viva.
Si scosto da lei e spense la musica.
I passi svanirono.
Fermo lo sguardo in un'altra direzione e concentro la sua attenzione su Mallory.
Lei sapeva chi era a far volare le matite. Conosceva profondamente, istintivamente le dinamiche interne della piccola famiglia telecinetica. Erano i segni dei maltrattamenti subiti quelli che aveva riconosciuto in Justin? Oppure, come aveva detto il bambino, qualcosa di se stessa che vedeva riflesso in lui e che non le piaceva? O era qualcosa