Alvaro scosse la testa con un’aria che esprimeva un misto di condiscendenza e sopportazione. — No, Matthew. Un pesce che respira aria e ancora un pesce, cosi come una scimmia senza peli e solo una scimmia che pensa di essere piu bella. I dipnoi uscirono dall’acqua per respirare aria, trovarono il modo di camminare sulla terraferma e di cacciare. Riuscivano a sopravvivere a lunghe estati di siccita, ma avevano ancora bisogno dell’acqua per riprodursi. Non costituirono il vero passaggio tra il mare e la terra, ma ne posero le basi. I loro figli, e i figli dei loro figli, progredirono grazie al caso e alla selezione naturale e vennero diversificati e riclassificali. E finalmente, al termine di un lungo percorso con vicoli ciechi, arrivarono i rettili. Vedete, esiste un’unica linea di discendenza che va dalla base dell’albero al punto piu alto, ma nessuno sa quale sia il percorso perche non e diretto. Quella linea porta all’uomo, ma passa attraverso l’uomo. Che ora l’uomo sia il ramo piu alto non implica che quello sia il limite delle aspirazioni dell’albero. L’albero continua a crescere, continua a mutare. Ci saranno nuovi rami piu alti ancora. Non possiamo dire quanto crescera l’albero, ne se si fermera.
— E quale sara l’aspetto del vostro Uomo Futuro?
— Non lo so! Non lo vedro. Sapete, il tempo sembra volare, ma in realta scorre molto lentamente. Temo che un giorno o l’altro si fermera. Quel giorno, probabilmente, sara il giorno dell’Uomo Futuro. Io moriro molto prima di quel tempo.
John si era allontanato. Lo raggiunsi per dargli la buonanotte ma si era gia addormentato. Sicuramente sognava di un nuovo giorno, di un incontro e di un viaggio. Era tutto raggomitolato nelle coperte come un feto.
— Dorme come un bambino — dissi ad Alvaro.
L’omino scosse la testa, come per dissentire, ma non si diede la pena di dare spiegazioni.
5. Vecchia luna
Come se la strada che percorrevamo tra le montagne non fosse gia sufficientemente tortuosa, l’uomo che viaggiava nel tempo comincio a cambiare direzione ogni volta che chiedevamo di lui. I villaggi di montagna erano rari e sparsi disordinatamente lungo i pendii, collegati da sentieri accidentati che di rado avevano visto mezzi di trasporto. L’uomo sembrava deciso a toccare ogni paese. Ovviamente non aveva fretta, ma le strade sulle quali dovevamo viaggiare per inseguirlo erano cosi difficili e faticose che quasi disperammo di riuscire mai a raggiungerlo.
Ormai doveva essersi accorto che lo stavamo seguendo. Il suo percorso era cosi irregolare, e le informazioni viaggiavano cosi velocemente tra i paesi che la notizia della nostra ricerca poteva facilmente aver raggiunto prima di lui una delle sue mete.
Gradatamente ci avvicinammo ai solitari picchi dell’ovest. Avendo lasciato la strada principale per i sinuosi sentieri di montagna e i tratturi di formazione piu recente, la distanza tra i centri abitati era cosi difficile da coprire che spesso riuscivamo a trovare un riparo solo a notte fonda. Non volevamo dormire all’aperto a quell’altitudine perche il vento gelido, che spesso soffiava dalle montagne, poteva trasformare il nostro sonno in sofferenza. In quei giorni cominciammo ad apprezzare la presenza del Padre: la gente lo conosceva, o almeno conosceva i suoi compagni, ed era contenta di offrirci cibo e riparo per pochi soldi o gratuitamente. John lascio intendere che sarebbe stato interessante sapere quale servizio poteva rendere loro la Confraternita in cambio di questa sollecitudine, ma il ragazzo era spesso irrispettoso nei confronti delle azioni e dei pensieri di Padre Alvaro, e venne saggiamente ignorato.
Un giorno viaggiammo per quasi quattordici ore rese estenuanti dal fatto che le ruote si ostinavano a rimanere bloccate nelle fenditure del terreno e per liberarle dovevamo continuamente scaricare e caricare il carro. Faceva gia buio da un’ora, e una luna piena, incredibilmente grande e luminosa, sovrastava la cima del Picco dei Dolori, quando udimmo delle voci portate dal vento notturno.
Le voci sembravano intonare una cantilena, cosa che non preoccupo ne me ne mio fratello, ma che sembro agitare Alvaro.
— Fai attenzione Matthew — mi avverti. Lo disse con evidente trepidazione, e per un uomo abitualmente tanto calmo e fiducioso era indizio di qualcosa di strano e sinistro.
— Che succede? — domandai fermando il carro.
— Potrebbe trattarsi di qualcosa con cui non vorremmo avere a che fare — rispose vagamente Alvaro.
— Ma cosa?
Alla fine ammise: — Non lo so. Non conosco questo territorio. Ci troviamo molto piu a ovest, di dove sia mai arrivato. Temo che il piacere della vostra compagnia mi abbia portato un po’ fuori strada, ma non e importante. Questi villaggi cosi isolati spesso hanno delle consuetudini bizzarre. Non giudicate ogni villaggio da quello che avete visto in uno solo. Gli abitanti delle montagne sono gelosi della propria gente e delle proprie abitudini.
— Ma stanno solo cantando — protestai.
Darling riprese la marcia senza che gliene avessi dato l’ordine. Di sicuro si era stufata delle nostre discussioni di quegli ultimi giorni: ne aveva ascoltate a sufficienza per una vita intera.
Ci fermammo nuovamente e, mimetizzati nell’ombra di un grande albero, guardammo verso il villaggio. Vedemmo una settantina di persone radunate su una montagnola in un grande spazio circolare situato lontano dalla strada e al di fuori del perimetro delle abitazioni. Il canto conteneva molte parole arcaiche e sconosciute e aveva un ritmo ingannevole. Spesso riuscivo a cogliere tre o quattro parole di seguito, ma perdevo sempre il filo prima di poter afferrare il senso della nenia.
Dopo alcuni minuti capii che i cantori sbeffeggiavano o insultavano qualcosa o qualcuno.
— Cosa facciamo? — domandai.
— Sono stanco — disse John. — Proseguiamo, sono innocui.
— Sembra di si — convenne Alvaro. — Ma sta’ attento se parli con uno di loro.
John sollevo da terra la sua massiccia balestra e la stese sopra la coscia. Mise un dardo nella scanalatura del meccanismo ma non tese la corda.
Avanzammo tra insistenti scricchiolii.
Non tutti cantavano. C’erano sei o sette capi e una ventina di fedeli seguaci che si limitavano a guardare e a ridacchiare di tanto in tanto per qualche insulto particolare espresso dallo strano coro a cui talvolta si univano cantando.
Ci fermammo sulla strada a osservare, tenendoci a una ventina di metri di distanza. Mi alzai per guardare meglio e anche John e Alvaro allungarono il collo. Non vedemmo ne sentimmo l’uomo che si avvicino alle nostre spalle finche questi non si schiari la gola educatamente.
— Salve — disse.
Per lo spavento balzai quasi giu dal carro.
Fu John a rispondere. — Ah — disse, come se stessimo aspettando qualcuno. — Stiamo cercando una sistemazione per la notte, se e possibile.
— Be’ — rispose l’altro restando nell’ombra che la luna proiettava delle nostre figure senza che quindi riuscissimo a distinguerlo chiaramente. — Non so se posso aiutarvi, e luna piena. Vedete, arrivate in un brutto momento, con il giorno della spedizione e tutto il resto. Forse piu tardi qualcuno potra trovarvi una sistemazione.
— Mi sembra di capire — disse John toccando proprio un argomento che Alvaro ci aveva raccomandato di non affrontare — che e questo il giorno della spedizione. — E col braccio magro indico il rituale sulla collinetta.
— Si.
— Che cosa cantano? — domando John con il suo solito approccio diretto agli argomenti.
— La vecchia luna, naturalmente.
— Perche, che cos’ha fatto la luna?
Cercai di scrutare l’espressione dell’uomo, ma era troppo buio. Mi sedetti, in modo che la luna gli illuminasse il viso, ma lui si ritrasse. Era un tipo indefinibile, altezza media, tratti volgari, voce comune. Pero, quando rispose, uso un tono abbastanza calmo da placare le mie ansie. Sembrava che nessuno volesse farci del male.