distaccati e vagamente divertiti; cio che prima vi aveva scorto, qualunque cosa fosse, era sparito. Marsh si senti confuso.

«Suppongo che abbiate ricevuto la mia lettera.»

«Ce l’ho qui con me,» disse Marsh, ed estrasse la busta ripiegata da una tasca del giaccone. Quand’era giunta, l’offerta gli era apparsa come un impossibile colpo di fortuna, la salvezza di tutto cio che aveva temuto ormai irrimediabilmente perduto. Adesso, pero, non ne era piu cosi sicuro. «Voi vorreste entrare in affari partecipando ad un’impresa di navigazione, e cosi?» disse, protendendosi in avanti.

Apparve un cameriere. «Desiderate cenare con Mister York, Capitano?»

«Ve ne prego,» disse York con ardore.

«Si, ne saro lieto,» disse Marsh. Forse York poteva vincerlo con la potenza del suo sguardo, ma non c’era uomo lungo l’intero corso del fiume che potesse battere il suo appetito. «Prendo anch’io un po’ di quella minestra, e una dozzina di ostriche. Oh, e due polli farciti arrosto con patate. Ben croccanti, mi raccomando. E qualcosa di buono per annaffiarli. Cosa state bevendo, York?»

«Borgogna.»

«Benissimo, portane una bottiglia anche a me.»

York sembrava divertito. «Avete un appetito formidabile, Capitano.»

«Questa e una citta for-mi-da-bi-le,» disse Marsh scandendo bene ogni sillaba. «Ed un fiume for-mi-da-bi- le, Mister York. Bisogna mettersi in forze. Non siamo a New York, e neppure a Londra.»

«Oh, ne sono ben consapevole,» rispose York.

«Beh, lo spero per voi, se avete seriamente intenzione di dedicarvi alla navigazione. I battelli qui, sono la cosa piu for-mi-da-bi-le di tutto.»

«Veniamo agli affari, dunque, senz’altro indugio. Voi possedete una linea di navigazione per il trasporto di merci e passeggeri. Desidero acquistare meta dell’impresa, e visto che siete qui, immagino che la mia offerta vi interessi.»

«M’interessa in maniera considerevole,» confermo Marsh, «e altrettanto considerevole e la mia perplessita. Voi, York, non avete affatto l’aria di uno sprovveduto. E di sicuro, avete preso le dovute informazioni sul mio conto prima di scrivermi questa lettera.» Con un dito picchietto sulla busta. «Sicche, per certo sapete che l’inverno scorso mi ha praticamente mandato in rovina.»

York non espresse commenti, ma qualcosa nella sua espressione invito Marsh a continuare.

«La Fevre River Packet Company, sono io,» prosegui il Capitano. «L’ho chiamata cosi in ricordo del luogo in cui sono nato, lassu sul Fevre, vicino Galena, e non perche lavorassi solamente su quel fiume, il che, difatti, non e stato. Possedevo sei battelli, ed essi viaggiavano per lo piu lungo il corso superiore del Mississippi, da St. Louis a St. Paul, con qualche puntata sul Fevre, l’Illinois e il Missouri. Gli affari andavano benone, ogni anno aggiungevo uno o due battelli nuovi, e contavo di inserirmi nel traffico commerciale dell’Ohio, o forse addirittura di entrare nella rete di scambi di New Orleans. Ma lo scorso luglio il mio Mary Clarke si incendio per lo scoppio di una caldaia. Accadde nei pressi di Dubuque, brucio proprio sulla linea di galleggiamento e ci furono un centinaio di morti. E quest’inverno — e stato un inverno terribile. Quattro dei miei battelli erano ormeggiati qui a St. Louis, per svernare capite, il Nicholas Perrot, il Dunlheit, il Sweet Fevre e l’Elizabeth A., nuovo di zecca, in servizio soltanto da quattro mesi. Oh, un battello cosi maneggevole, lungo quasi novanta metri, fornito di dodici grosse caldaie, veloce come ogni altro battello del fiume. Ero davvero orgoglioso del mio Lady Liz. Mi era costato la bellezza di 200.000 dollari, ma li valeva fino all’ultimo centesimo.»

In quell’istante fu servito il consomme. Marsh ne assaggio un cucchiaio e si acciglio. «Scotta,» disse. «Beh, ad ogni modo, St. Louis e un ottimo posto per svernare. Quaggiu non fa mai troppo freddo, e mai troppo a lungo. Ma quest’inverno e stato diverso. Si, signore. Il ghiaccio. Quel fiume si e gelato, maledettamente.» Marsh allungo sul tavolo una mano rossa ed enorme, il palmo all’insu, e lentamente serro le dita in un pugno possente. «Mettetemi un uovo qui in mezzo, York, e avrete un’idea di quel che succede. Il ghiaccio puo stritolare un battello piu facilmente di quanto io possa rompere un uovo. E quando si spacca, oh, allora e ancora peggio. Blocchi gianteschi scivolano lungo il fiume, devastano le banchine, distruggono gli argini, sconquassano le imbarcazioni, quasi ogni cosa viene distrutta. Alla fine dell’inverno, avevo perso i battelli, tutti e quattro. Il ghiaccio me li ha portati via.»

«E l’assicurazione?» chiese York.

Marsh attacco il consomme, risucchiando rumorosamente cucchiaiate di brodo. Tra una cucchiaiata e l’altra, scosse la testa. «Io non sono un giocatore, Mister York. Non ho mai contratto una polizza d’assicurazione. Assicurarsi e come giocare d’azzardo, solo che si scommette contro se stessi. Ogni mio guadagno, fino all’ultimo soldo, l’ho sempre investito nei miei battelli.»

York annui. «Mi risulta che possediate ancora un battello.»

«Infatti,» disse Marsh. Fini la minestra e fece cenno che gli servissero la seconda portata. «L’Eli Reynolds, un piccolo battello di 45 metri con la ruota poppiera. Lo uso per i trasporti sull’Illinois, perche ha una scarsa trazione; l’ho portato a svernare a Peoria, cosi si e scansato il peggio della gelata. E questo e il mio patrimonio, signore, tutto cio che mi e rimasto. Il guaio, Mister York, e che l’Ely Reynolds non vale granche. Nuovo, mi e costato soltanto 25.000 dollari, e sto parlando del ’50.»

«Sette anni,» osservo York. «Non e poi tanto tempo.»

Marsh scosse il capo. «Per un battello sette anni sono tanti, altroche se lo sono,» obietto. «La maggior parte non dura piu di quattro, cinque anni. Il fiume li divora. L’Ely Reynolds e stato costruito meglio di molti altri, cionondimeno non ha una lunga vita davanti a se.» Il Capitano pose mano alle ostriche. Le raccoglieva dal piatto adagiate su meta del guscio e le ingoiava intere, annacquandone ciascuna con una salutare sorsata di vino. «Sicche, tutto considerato, sono piuttosto perplesso, Mister York,» continuo dopo aver fatto fuori una mezza dozzina di ostriche. «Volete comprare meta della mia impresa di navigazione che consiste solamente in un battello vecchio e sparuto. Nella vostra lettera accennate ad un prezzo d’offerta. Un prezzo troppo alto. Forse quando possedevo sei battelli, allora si la Fevre River Packets valeva tanto. Ma ora no.» Ingollo un’altra ostrica. «Non vi basterebbero dieci anni ad ammortizzare un simile investimento, non con il Reynolds. Non puo trasportare un carico cospicuo, ne passeggeri in numero sufficiente a produrre utili accettabili.» Marsh si asciugo la bocca con il tovagliolo e scruto lo straniero seduto dirimpetto. Il cibo lo aveva ristorato, ed ora si sentiva di nuovo se stesso, padrone della situazione. Gli occhi di York erano intensi, non c’era da dubitarne, ma nulla di cosi temibile si annidava in essi.

«Voi avete bisogno del mio denaro, Capitano,» fece York. «Perche mi state dicendo questo? Non temete che possa trovare un altro socio?»

«Io non sono fatto in quel modo,» disse Marsh. «Sono trent’anni che vivo sul fiume, York. Una zattera mi porto giu a New Orleans quand’ero ancora un ragazzo, e prima di navigare sui battelli ho lavorato su chiatte e barconi. Sono stato mozzo, timoniere, finanche commissario di bordo. Tutto cio che si fa su barche e battelli io l’ho fatto. Tutto sono stato, fuorche una cosa. Non sono mai stato un truffatore.»

«Un uomo onesto,» disse York, e una sottile vena di sarcasmo trapelo dalla sua voce, una vena d’ironia vaga, pero, quel tanto che serviva a negare a Marsh la certezza che l’uomo seduto di fronte a lui lo stesse deridendo. «Sono lieto che abbiate ritenuto giusto mettermi al corrente dello stato economico della vostra impresa, Capitano. A dire il vero, ne ero gia a conoscenza. Cio nonostante la mia offerta rimane tale.»

«Perche?» domando Marsh con burbera foga. «Solo uno stupido getta via i suoi soldi. E voi non mi sembrate affatto uno stupido.»

La terza pietanza giunse prima che York avesse il tempo di rispondere. I polli di Marsh erano stati cotti a dovere, ben croccanti come piacevano al Capitano. Questi stacco una coscia e l’addento famelicamente. A York fu servita una gigantesca bistecca di manzo, rossa e semicruda, galleggiante in un mare di sangue e sugo. Marsh osservo il commensale che affrontava il compito di tagliarla. Un’opera che intraprese con destrezza e disinvoltura. Il coltello scivolo nella carne come se questa fosse burro, senza mai fermarsi ad intaccare o a segare, cosa che sovente faceva Marsh. York maneggiava la forchetta col garbo di un nobile, scambiandola di mano quando deponeva il coltello. Forza e grazia; York le possedeva entrambe in quelle sue mani lunghe e pallide, e Marsh ne fu ammirato. Averle paragonate a mani da donna lo lascio stupito. Erano bianche, ma forti; solide come i tasti bianchi del pianoforte a coda nel gran salone dell’Eclipse.

«Ebbene?» disse Marsh. «Non avete risposto alla mia domanda.»

Joshua York s’interruppe per un istante. Poi alla fine parlo, «Siete stato onesto con me, Capitano Marsh. Ed io non ripaghero la vostra onesta con delle menzogne, come del resto avevo inteso. Ma neppure vorro gravarvi del

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