scelto sali sul palco.

Si chiamava Emily, cosi disse l’encanteur. «Guardatela, signori,» farfuglio quello in francese, «guardatela soltanto. Quale perfezione! Erano anni che non veniva offerto un lotto simile, e molti anni passeranno ancora prima che se ne vedra un’altra come lei.» Billy la Serpe non si senti di dargli torto. A suo giudizio Emily poteva avere sedici anni, forse diciassette, ma possedeva di gia le fattezze di una donna. In piedi sul palco di offerta, aveva un’aria un po’ spaventata, ma la spoglia semplicita del suo abito esaltava ancor piu la sua amabile figura, e poi aveva un viso incantevole — grandi occhi, infinitamente dolci, ed una splendida carnagione caffellatte. A Julian sarebbe piaciuta.

Le offerte si rilanciarono con vivacita. I piantatori non avevano interesse a comprare un articolo simile, ma sei o sette creoli si accanirono con fervore nella gara per aggiudicarsela. Non v’era dubbio che gli altri schiavi avessero dato ad Emily un’idea di cio ch’era in serbo per lei. Era bella abbastanza per potersi guadagnare la liberta, col tempo s’intende, e per essere mantenuta da uno di quegli zerbinotti creoli in una casetta di Ramparts Street, almeno fino a quando non avesse preso marito. Avrebbe partecipato ai Balli dei Meticci nella Sala da Ballo di New Orleans, con indosso vesti e nastri di seta, e sarebbe stata cagione di piu di un duello. Le sue figlie avrebbero avuto la pelle ancor piu chiara della sua, e sarebbero cresciute nella medesima agiatezza. Forse, in vecchiaia, avrebbe imparato ad acconciare i capelli o a dirigere una pensione.

Billy la Serpe sorseggio il liquore, il volto irrigidito in una fredda espressione.

Le offerte svettarono. Alla quota di 2.000 dollari rimasero in gara soltanto tre offerenti. A quel punto uno di essi, un calvo dal colorito bruno, chiese che la ragazza si denudasse. Il banditore scocco un secco comando, ed Emily si slaccio il vestito con fare circospetto e se lo sfilo di dosso. Qualcuno grido un lascivo apprezzamento che suscito uno scroscio di risa dal pubblico. La ragazza accenno un debole sorriso mentre il banditore sogghignava e rincarava con commenti personali. Le offerte ripresero.

A 2.500 dollari il calvo abbandono la gara; d’altra parte aveva veduto cio che bramava vedere. Restavano dunque due soli offerenti, entrambi creoli. Si inseguirono superandosi per tre volte consecutive, e fecero salire il prezzo a 3.200 dollari. Vi fu poi un’esitazione. Il banditore strappo un’ultima offerta al piu giovane dei due: 3.300 dollari.

«Tremilaequattrocento,» disse calmo il suo avversario. Billy la Serpe lo riconobbe. Era un giovane snello, un creolo di nome Montreuil, famigerato scommettitore e duellatore.

L’altro scosse il capo; l’asta era terminata. Montreuil stava sorridendo ad Emily pregustando piaceri futuri. Billy attese il tempo di tre palpiti del suo cuore, spiando il moto del martello finche non lo vide in procinto di abbattersi sul banco. Allora mise da parte il bicchiere di assenzio e disse, «Tremilaesettecento,» scandendo l’offerta con voce forte e chiara. La ragazza e il banditore alzarono gli occhi con aria sorpresa. Montreuil e parecchi suoi amici lanciarono a Billy torve occhiate minacciose. «Tremilaottocento,» ribatte Montreuil.

«Quattromila,» disse Billy la Serpe.

Era un prezzo molto alto, persino per una schiava di quella bellezza. Montreuil disse qualcosa ai due uomini che gli stavano dappresso, e tutti e tre, con uno scatto repentino, girarono sui tacchi e si allontanarono a grandi passi abbandonando la rotonda senza aggiungere parola, accompagnati dall’irato scalpiccio dei loro piedi risonanti sul pavimento di marmo.

«Sembra che io abbia vinto l’asta,» disse Billy la Serpe. «Fatela rivestire e ditele che si prepari a partire.» Tutti gli altri avevano gli occhi fissi su di lui.

«Ma naturalmente!» esclamo l’encanteur. Un altro banditore si preparo al suo banco, e a colpi di martello chiamo sul palco un’altra ragazza offrendola all’attenzione della platea. Cosi la Borsa Francese riprese vita, animata nuovamente dal caratteristico brusio.

Billy Tipton condusse Emily attraverso il lungo colonnato della rotonda avanzando in direzione della St. Louis Street. Passarono davanti a tutti i negozi alla moda bersagliati dagli sguardi curiosi dei vari perditempo e dei viaggiatori danarosi che sostavano nella galleria. Non appena furono usciti all’aperto, sbattendo le palpebre al bagliore del sole, Montreuil si fece avanti. «Monsieur,» comincio.

«Parlate in inglese se avete qualcosa da dirmi,» lo apostrofo Billy con astio. «Davanti a voi avete Mister Tipton, Montreuil.» Le lunghe dita si contrassero, ed egli fisso l’altro con i suoi occhi di ghiaccio.

«Mister Tipton,» disse Montreuil in un inglese piatto e privo d’inflessioni. Un vago rossore gli coloriva il volto. I suoi due compagni si tenevano dietro di lui in immobile rigidita. «Ho gia perso delle ragazze prima d’ora,» disse il creolo. «Lei e favolosa, ma perderla non e nulla. Cio che mi ha offeso e stato il modo in cui avete fatto la vostra offerta, Mister Tipton. Vi siete preso gioco di me li dentro, sbeffeggiandomi con la vostra vittoria e facendomi fare una figura da stupido.»

«Bene, bene,» disse Billy la Serpe. «Bene, bene.»

«State facendo un gioco pericoloso,» lo ammoni Montreuil. «Sapete chi sono io? Se foste un gentiluomo, vi avrei gia chiesto soddisfazione, signore.»

«Battersi a duello e illegale, Montreuil,» replico Billy la Serpe. «Non lo sapevate? Ed io non sono un gentiluomo.» Cio detto, volto le spalle e si rivolse alla meticcia che lo stava aspettando vicino al muro dell’albergo, osservando la scena. «Vieni,» le disse. S’incammino lungo il marciapiede, la ragazza al suo seguito.

«Questo affronto vi costera caro, monsieur,» minaccio Montreuil alle sue spalle.

Billy la Serpe lo ignoro e svolto oltre un angolo. Camminava a passo spedito, e nel suo incedere v’era una boria che era stata assente nel recinto della Borsa Francese. La strada era il luogo che piu di ogni altro lo faceva sentire perfettamente a suo agio. Vi si sentiva padrone; nelle strade era cresciuto, e li aveva imparato a sopravvivere. La schiava Emily trotterellava dietro di lui pestando i piedi sul marciapiede lastricato di mattoni, facendo del suo meglio per tenersi al passo. Le strade del Vieux Carre erano fiancheggiate da file di case di mattoni ed intonaco, ciascuna con il suo grazioso balcone di ferro battuto che si affacciava sullo stretto passaggio, ed ogni balcone si offriva all’ammirazione dei passanti per le elaborate decorazioni. Le strade carrabili, invece, non erano lastricate, e le piogge recenti le avevano trasformate in un mare di fango. Fogne a cielo aperto delimitavano i marciapiedi, canali di scolo in legno di cipresso colmi di acqua stagnante, maleodoranti di liquami ed acque luride.

Oltrepassarono graziose bottegucce e recinti di schiavi dalle finestre pesantemente sprangate, passarono davanti ad alberghi eleganti e bettole fumose, botteghe traboccanti di liberi negri aspri e scontrosi, passarono accanto a vicoli umidi ed ariosi cortili, ciascuno col suo pozzo o la sua fontana, incrociarono dame creole superbe e spocchiose accompagnate da scorte e chaperon, e s’imbatterono in un branco di schiavi, evasi riacciufati, impastoiati da collari e catene di ferro, intenti a pulire le fogne sotto la vigile sorveglianza di un bianco dagli occhi feroci con una frusta tra le mani. Non impiegarono molto tempo ad uscire dal Quartiere Francese per passare poi nel settore americano di New Orleans, piu nuovo e meno sofisticato. Billy la Serpe aveva lasciato il cavallo posteggiato davanti ad una bettola. Vi monto in groppa e disse alla ragazza di camminargli al fianco. Si diressero verso il confine meridionale della citta ed in breve lasciarono le strade principali. Si fermarono una sola volta, per poco tempo, cosi che Billy pote far riposare il cavallo e mangiare un po’ del pane secco raffermo e del formaggio che aveva nella bisaccia. Lascio che Emily bevesse ad un ruscello.

«Siete voi il mio nuovo padrone, signore?» gli chiese allora in un inglese notevolmente corretto.

«Sorvegliante,» disse Billy la Serpe. «Conoscerai Julian stasera. Dopo il tramonto.» Sorrise. «Gli piacerai.» Poi le disse di chiudere la bocca.

Dato che la ragazza procedeva a piedi, percorsero il tragitto a rilento, sicche giunsero alla piantagione di Julian quasi all’imbrunire. La strada correva lungo il ramo paludoso del fiume e si snodava attraverso un fitto bosco in cui i grossi rami degli alberi erano coperti di pesanti strati di muschio. Girarono intorno ad una grande quercia secca e si ritrovarono nell’aperta distesa dei campi, rosseggianti nella cupa luce del sole al tramonto. I campi, incolti e straripanti di rigogliosa vegetazione, si estendevano dal margine del corso d’acqua per giungere fino al limitare della casa. Un vecchio pontile fradicio ed un deposito di legname sorgevano lungo il fiume per dare ad un battello di passaggio la possibilita di un attracco e di un rifornimento. Dietro la grande villa, una fila di baracche per gli schiavi. Ma di schiavi non ce n’erano, ed i campi non erano piu stati coltivati da diversi anni. La villa non era particolarmente grande com’era nello stile delle case che sorgevano nelle piantagioni, ne particolarmente lussuosa; non era altro che una solida struttura squadrata di legno ingrigito, con la vernice che andava scrostandosi dalle fiancate. La sola cosa che colpiva l’osservatore era un’alta torre sormontata da un camminamento.

«Eccoci a casa,» annunzio Billy la Serpe.

La ragazza chiese se la piantagione avesse un nome. «L’aveva,» rispose Billy, «tanti anni fa, quando c’era

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