sfolgorante imponenza agli occhi dell’osservatore. Non c’era battello lungo l’argine che possedesse pari grandezza e superba fierezza.

«Si?» disse York con voce sommessa e rispettosa. Quando in seguito il Capitano ripenso a quel momento, capi che probabilmente era stato proprio cio che lo aveva spinto a compiere il passo — il rispetto nella voce di York.

«Ecco, questo e l’Eclipse,» disse Marsh. «Vedete, il nome e scritto li, sulla ruota.» Indico il punto con il bastone. «Riuscite a leggerlo?»

«Perfettamente. La mia vista notturna e ottima. Sicche, dite che questo battello e speciale?»

«Diavolo se lo e. Speciale, si. E l’Eclipse. Tutti sul fiume, dal piu giovane al piu vecchio, lo conoscono. Ormai ha gia fatto il suo tempo — e stato costruito nel ’52, cinque anni fa. Ma e ancora magnifico. Dicono che sia costato 375.000 dollari, e li vale tutti. Non c’e mai stato un battello piu grande, piu bello, piu for-mi-da-bi-le di questo. Io me lo sono studiato con cura, ci ho viaggiato. So quello che dico.» Marsh indico l’imbarcazione. «Misura 110 metri per dodici, e la grande sala e lunga 99 metri. Non s’e mai visto nulla di simile. A un’estremita c’e una statua d’oro di Henry Clay, e la statua di Andy Jackson si trova dalla parte opposta. E tutti e due si lanciano a vicenda occhiate fiammeggianti. Ci sono cristalli, argenti e vetri colorati che il Planters’ House non si sogna neppure; dipinti ad olio, cibi squisiti mai degustati, e gli specchi — oh, certi specchi. E questo e niente paragonato alla sua velocita.

«Laggiu, sul ponte di manovra, porta ben 15 caldaie. Ha una vogata di 3 metri e 30, ve lo dico per certo, e potete credermi che non c’e battello sul fiume che possa competere con l’Eclipse quando il Capitano Sturgeon lo fa filare a tutto vapore. Fa diciotto miglia all’ora controcorrente, e senza sforzo. Nel ’53 segno il record di velocita nel percorrere il tratto da New Orleans a Louisville. Lo so a memoria quanto impiego. Quattro giorni, nove ore, trenta minuti, e riusci a battere il dannato A.L. Shotwell anticipandolo di cinquanta minuti. E l’A.L. Shotwell non e certo una lumaca.» Marsh si giro per fronteggiare York. «Avevo sempre sperato che un giorno il mio Lady Liz avrebbe potuto competere con l’Eclipse, superandolo in velocita o eguagliandolo, ma non avrebbe mai potuto, adesso lo so. So che m’illudevo, mi prendevo gioco di me stesso. Non possedevo il denaro che occorre a costruire un battello capace di tener testa all’Eclipse.

«Datemi voi quel denaro, Mister York, e avrete trovato un socio in affari. Questa e la mia risposta, signore. Volete meta della proprieta della Fevre River Packets ed un socio che mandi avanti la baracca in maniera discreta, senza ficcare il naso nei vostri affari? Ci sto. A patto che voi mi diate il denaro sufficiente a costruire un battello come questo.»

Joshua York fisso il grande battello con la ruota laterale. Quieto e silenzioso, dondolava tranquillo nell’oscurita, pronto a rispondere ad ogni sfida. York si rivolse ad Abner Marsh con un sorriso sulle labbra ed una fioca fiammella negli occhi tenebrosi. «Affare fatto,» fu tutto cio che disse. E gli tese la mano.

Marsh si apri in un sorriso sghembo scoprendo i denti rotti e sporgenti. La sua mano massiccia e carnosa si chiuse intorno a quella bianca e snella di York, e strinse. «Affare fatto, dunque,» disse ad alta voce ed impresse alla sua stretta tutta la potenza che occorreva a sorreggere, stringere e frangere, come sempre faceva quando concludeva un affare, al fine di saggiare la volonta ed il coraggio dell’uomo con cui stava trattando. E serrava con vigore, mollando la presa solo quando leggeva il dolore negli occhi del suo uomo.

Ma gli occhi di York rimasero limpidi, e la sua mano attanaglio quella di Marsh con una forza sorprendente. Con un vigore via via crescente, serro quella mano, ed i muscoli sotto la pallida carne si arrotolarono e si tesero come molle di ferro, e Marsh inghiotti sonoramente e si sforzo di non gridare.

York abbandono la presa. «Venite,» disse, dando a Marsh energiche pacche sulle spalle che lo fecero barcollare lievemente. «Abbiamo dei piani da fare.»

CAPITOLO SECONDO

NEW ORLEANS Maggio 1857

Billy Tipton, detto la Serpe, giunse alla Borsa Francese che erano appena passate le dieci, ed assistette alla vendita all’incanto di quattro botti di vino, sette casse di merci solide e di un carico di mobili, prima che portassero gli schiavi. Resto a guardare in silenzio, i gomiti puntati sulla lunga balaustra di marmo che si estendeva per meta della rotonda, sorseggiando il suo assenzio mentre osservava gli encanteur vendere i loro lotti urlandone i pregi in due lingue. Billy la Serpe era un uomo scuro di carnagione, scarno come un cadavere, la lunga faccia equina sfregiata dal vaiolo contratto da ragazzo, i capelli castani, sottili e sfilacciosi. Sorrideva assai di rado, ed aveva gli occhi di uno spaventoso color ghiaccio.

Quegli occhi, quegli occhi freddi e pericolosi, erano la protezione di Billy la Serpe, la sua maggiore difesa.

La Borsa Francese era un luogo ove abbondavano sfarzo e grandezza, un luogo fin troppo sontuoso per i suoi gusti, e difatti egli non gradiva recarsi li. Occupava la rotonda del St. Louis Hotel, sotto un’alta cupola dalla quale la luce del giorno si riversava sui palchi dei venditori e sulla platea degli offerenti in una sfolgorante cascata. La cupola aveva un diametro di buoni ventiquattro metri. Un alto colonnato cingeva la sala, formando gallerie all’interno della cupola. Il soffitto ornamentale mostrava elaborate decorazioni, strani dipinti tappezzavano i muri, la balaustra era di solido marmo, cosi pure il pavimento e i banchi degli encanteur. Alla sontuosa eleganza del luogo faceva esatto riscontro la raffinatezza degli avventori; ricchi proprietari di piantagioni a monte del fiume e giovani damerini creoli provenienti dalla citta vecchia. Billy la Serpe provava una vera e propria ripugnanza nei confronti dei creoli. Detestava i loro ricchi paludamenti, i modi affettati ed altezzosi, gli occhi carichi di superbia e disprezzo. Detestava mescolarsi a loro. Erano focosi e collerici, dei veri attaccabrighe, facili ai duelli, e talora capitava che qualcuno tra i piu giovani si ritenesse offeso da Billy la Serpe, dal modo in cui storpiava la loro lingua e guardava le loro donne, dalla sua spregevole, sciatta, presuntuosa americanita. Ma poi incrociavano il suo sguardo, quegli occhi dal pallore glaciale, occhi iniettati di cattiveria, che li fissavano insidiosamente. Ed allora, inevitabilmente, li sfuggivano, allontanandosi.

Se fosse dipeso da lui, sarebbe andato a comprare le sue negre alla Borsa Americana di St. Charles. La i modi erano meno raffinati, si parlava inglese anziche francese e non si sentiva un pesce fuor d’acqua. La grandiosita della rotonda di St. Louis non impressionava Billy la Serpe, tranne che per la qualita delle bevande che vi si servivano.

Ad ogni modo, vi si recava una volta al mese, non potendo fare diversamente. La Borsa Americana era il luogo ideale per comprare un bracciante o una cuoca, scuri di pelle a piacimento, ma per comprare una ragazza da letto, una di quelle giovani bellezze meticce che Julian preferiva, bisognava andare alla Borsa Francese. Julian esigeva la bellezza, insisteva sulla bellezza. E Billy la Serpe eseguiva cio che Damon Julian comandava.

Erano circa le undici quando l’ultimo vino fu portato via ed i venditori cominciarono ad esporre la loro mercanzia proveniente dai recinti di schiavi che si trovavano sulla Moreau, l’Esplanade e la Common Street; uomini e donne, vecchi e giovani, ed anche bambini, e tra essi, in numero sproporzionato, esemplari di pelle chiara e di bell’aspetto. Nonche intelligenti, come Billy sapeva, e probabilmente d’idioma francese. Furono fatti allineare lungo un lato della sala perche i clienti li ispezionassero, ed un buon numero di giovani creoli li passarano in rassegna sfilando davanti ad essi con passo vivace, scambiandosi frivoli commenti e valutando il campionario del giorno a distanza ravvicinata. Billy la Serpe rimase presso la balaustra ed ordino un altro assenzio. Il giorno prima aveva visitato la maggior parte dei recinti e aveva dato un’occhiata a cio che c’era da offrire. Sapeva, dunque, cosa voleva.

Uno dei banditori batte il martello sul banco di marmo, e istantaneamente i clienti cessarono di conversare e si girarono rivolgendogli la loro attenzione. Quello gesticolo ed una giovane donna sulla ventina sali barcollando un poco in cima ad un palchetto poco distante. Era una meticcia dagli occhi grandi, a suo modo graziosa. Indossava un abito di calico ed aveva un nastro verde tra i capelli. Il banditore comincio a decantarne le qualita profondendosi in lodi. Billy la Serpe osservava senza interesse mentre due giovani creoli lanciavano le loro offerte. Fu venduta infine per la somma di 1400 dollari.

Fu poi la volta di una donna piu anziana, presentata come una valida cuoca, e quindi di una giovane madre con due figli, venduti tutti tre in blocco. Billy la Serpe assistette a parecchie altre vendite senza mai pronunziarsi. Era mezzogiorno e un quarto e la Borsa Francese era gremita di offerenti e spettatori quando il lotto che aveva

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