giorni prima che facesse ritorno al Fevre Dream. Aveva corso, corso disperatamente giorni e giorni per le sue dannate bottiglie, fuggendo la sete. E poi, quando aveva trovato il battello, e tutti i morti, ed aveva cominciato a schiodare le assi dalla porta di una cabina era arrivato Juian… Marsh rammento le parole esatte che aveva pronunziato Joshua in quel momento… “Gridavo, urlavo contro di lui parole sconnesse. Volevo vendetta. Desideravo ucciderlo come mai avevo desiderato con nessun altro in tutta la mia vita, volevo squarciargli quella gola bianca e bere il suo sangue maledetto! La mia rabbia…” No, penso Marsh, non solo rabbia. Sete. Joshua era giunto ad un delirio tale che neppure lui stesso se n’era reso conto. Ma si trovava nel primo stadio della Sete Rossa. Evidentemente, non appena Julian si fu allontanato, dovette bere un bicchiere del suo elisir, e cosi non capi mai cosa veramente lo avesse spinto a quel parossismo, perche quella volta era stato cosi diverso.

Marsh si domando se Joshua sapesse la vera ragione per la quale si era messo a schiodare furiosamente le assi che ostruivano la porta, si domando che cosa sarebbe successo se Julian non fosse intervenuto, e nel porsi quelle domande una fredda sensazione gli raggelo il sangue. Non c’era da stupirsi che Joshua avesse vinto in quell’occasione, e soltanto in quella. Le ustioni che lo straziavano, le paura, la carneficina intorno a lui, giorni e giorni senza bere… doveva essere stata la Sete. La bestia era desta in lui quella notte, e piu forte di quella di Julian.

Nel giro di pochi istanti un’intensa eccitazione pervase Abner Marsh. Poi, rapidamente, gli baleno in mente che le sue folli speranze miravano al bersaglio sbagliato. Forse c’era del vero nella sua deduzione, ma non avrebbe portato a nulla di buono per loro. In quest’ultima fuga Joshua aveva preso una generosa dose della sua bevanda. Ne aveva bevuto mezza bottiglia a New Orleans prima di partire alla volta della piantagione di Julian. Marsh non riusciva ad immaginare in quale modo avrebbe potuto risvegliare la Febbre in Joshua, la Sete che costituiva la loro ultima speranza, l’unica possibile via di scampo…

Gli occhi del Capitano corsero nuovamente al fucile, il maledetto inutile fucile. «All’inferno,» mormoro. Dimentica il fucile, disse a se stesso. Non sarebbe servito a nulla, bisognava pensare, pensare come avrebbe fatto Mister Jeffers, escogitare qualcosa. Come in una corsa tra battelli, penso Marsh. In quei casi spingere il battello a tutto vapore per sorpassare l’avversario non basta. No, correre non basta, bisogna usare il cervello, bisogna poter contare su di un pilota sveglio ed esperto, uno che conosca uno per uno tutti i bracci secondari e sappia passarvi rasente come la lama di un rasoio, e non solo, magari hai comprato tutto il legno di faggio disponibile sul mercato lasciando all’avversario soltanto cataste di legno di pioppo nero. E magari hai anche una buona scorta di lardo a bordo! Insomma: trucchi! Stratagemmi!

Marsh aggrotto le sopracciglia e si tiro le basette con la mano illesa. Lui non poteva fare nulla, di questo ne era ben consapevole. Tutto dipendeva da Joshua. Solo che Joshua stava bruciando vivo, Joshua diventava piu debole ogni minuto che passava, e non si sarebbe mosso da li fintantoche la vita di Marsh fosse stata a repentaglio. Se solo ci fosse stato un modo per smuovere Joshua… per risvegliare la sete in lui… un qualcosa… Come funzionava quella faccenda della sete? Ritornava una volta al mese o giu di li, solo che non veniva affatto quando si usava la bottiglia. Non c’era un altro modo? Qualcosa che potesse innescare quel folle desiderio? Qualcosa di diverso che facesse esplodere la Sete? Marsh era convinto che un sistema ci fosse, solo non riusciva ad immaginarlo. Forse la rabbia aveva a che fare con essa, ma da sola non era sufficiente. La bellezza? Le cose belle lo tentavano anche se aveva bevuto il suo elisir. Probabilmente aveva scelto lui come suo socio perche gli avevano detto che era l’uomo piu brutto del fiume. Ma era ancora poco. Quel dannato Damon Julian era bello abbastanza e quanto alla rabbia, era capace di scatenarla in Joshua, altroche se sapeva farlo! Ma neanche questo bastava, perche Joshua perdeva sempre, sempre. La bevanda, doveva essere la bevanda… Marsh comincio a ripensare a tutte le storie che Joshua gli aveva raccontato, a tutte le notti oscure, le morti, le terribili occasioni in cui la Sete si era impadronita del suo corpo e della sua anima.

…mi colpi in pieno stomaco disse Joshua, e presi a sanguinare in abbondanza… mi alzai. E fui invaso da una strana sensazione… Julian sorseggiava il vino, sorrideva, mentre diceva Temevi davvero che ti avrei fatto del male quella notte nel mese di agosto? Oh, forse si, quando la rabbia e il dolore erano in me. Ma non prima… Marsh vide il suo volto, contorto e bestiale, mentre estraeva il bastone di Jeffers dal suo corpo… ricordo Valerie, morente nella barca, ricordo il modo in cui aveva urlato e si era gettata sulla gola di Karl Framm… risenti Joshua che diceva… l’uomo mi colpi di nuovo ed io gli sferrai un manrovescio… allora mi fu di nuovo addosso…

Doveva essere cosi, penso Marsh, non poteva essere altrimenti, era l’unica cosa a cui riusciva a pensare, l’unica cosa che la sua mente fosse capace di concepire. Alzo gli occhi all’osteriggio. L’angolo dell’obliquo raggio di sole era piu acuto adesso ed a Marsh sembro che la luce avesse acquistato una prima, quasi impercettibile, sfumatura rossiccia. Ora Joshua era parzialmente in ombra. Un’ora prima questa visione avrebbe recato a Marsh un gran sollievo. Adesso non fu piu tanto sicuro.

«Aiutatemi…» disse la voce. Un sussurro stentato, un rantolo spettrale soffocato da un’atroce sofferenza. Eppure lo sentirono. Nel silenzio ora piu oscuro, tutti lo udirono.

Billy la Serpe era sbucato fuori dalla penombra, strisciando sul ventre e lasciando una scia di sangue sul tappeto dietro di lui. In realta non stava strisciando, ma si trascinava. Conficcando il suo dannato coltello nelle tavole del ponte e puntellandosi su di esso con le braccia si trascinava avanti, contorcendosi, le gambe e tutta la meta inferiore del corpo struscianti sulla superficie di legno. La spina dorsale disegnava una curva del tutto innaturale. A stento Billy conservava sembianze umane. Coperto di sudiciume e viscida materia, incrostato di sangue secco, continuava a sanguinare sotto gli sguardi dei presenti. Si tiro avanti di un’altra trentina di centimetri. Sembrava che il torace gli si fosse incavato, sfondato quasi, e il dolore gli aveva trasformato il volto in una maschera orripilante.

Come in un sogno Joshua York si alzo lentamente dalla sedia. Marsh lo guardo e vide il volto spaventosamente scarlatto. «Billy…» fece York.

«Resta dove sei,» fece la bestia.

York guardo Julian severamente e si lecco le labbra secche e screpolate. «Non intendo minacciarti,» disse. «Lascia che lo uccida. Sara un gesto di misericordia.»

Damon Julian sorrise e scosse il capo. «Ammazza il povero Billy, e io dovro ammazzare il Capitano Marsh.» Stavolta la voce sembro di nuovo quella di Julian; la languida raffinatezza degli accenti, la freddezza glaciale tra le parole, una sottile vena di vago divertimento.

Billy la Serpe si fece avanti dolorosamente ancora un poco e si j fermo, il corpo scosso da tremiti. Il sangue grondava dalla bocca e dal naso. «Julian,» disse.

«Bisogna che alzi la voce, Billy. Non riusciamo a sentirti molto bene.»

Billy la Serpe avvinghio le dita intorno al coltello e storse la bocca in una smorfia. Tento di sollevare la testa il piu possibile. «Sono… aiutatemi… ferito, sono ferito. Gravemente. Dentro… dentro, Mister Julian.»

Damon Julian si alzo dalla sedia. «Lo vedo, Billy. Che cosa vuoi?»

Un lieve tremito scosse gli angoli della bocca di Billy. «Aiuto…» sussurro. «Trasformatemi… completate il mutamento… dovete farlo… sto morendo…»

Julian stava guardando Billy, ed anche Joshua. Questi era rimasto in piedi. Abner Marsh tese i muscoli e guardo il fucile. Con Julian in quella posizione non era possibile agire. Non poteva puntare l’arma e far fuoco. Pero, forse… guardo Billy, il cui stato gli faceva quasi dimenticare la propria sofferenza, il braccio rotto. Billy che supplicava, «vivere… per sempre… Julian… trasformatemi… in uno di voi…»

«Ah,» fece Julian. «Mi spiace, ma temo di avere cattive notizie per te, Billy. Non posso trasformarti. Credevi davvero che un essere come te potesse diventare uno di noi

«…avevi promesso,» protesto Billy in uno stridulo bisbiglio. «Lo avevi promesso. Sto morendo

Damon Julian sorrise. «Cosa mai potrei fare senza di te?» disse. Rise sommessamente, e fu allora, nell’udire quella mordace risatina, che Marsh prese atto di quello che gli apparve come un dato di fatto, una certezza inconfutabile: in quel momento di fronte a lui c’era di nuovo Julian. La bestia aveva lasciato che l’uomo riaffiorasse alla superficie di quella coscienza sdoppiata. Quella risata piena, musicale e stolida apparteneva a Julian. Marsh la udi e gli occhi corsero alla faccia di Billy e videro la sua mano tremare mentre, con immane fatica, estraeva il coltello dal legno del ponte.

«Va’ dritto all’inferno!» ruggi contro Julian mentre si tirava in piedi. Julian si volse a guardarlo, sconcertato e stupito. Marsh ignoro il dolore e si catapulto verso il lato opposto della stanza. Obiettivo da non mancare: il fucile.

Julian era cento volte piu veloce di lui. Marsh atterro pesantemente sul fucile, e quasi svenne folgorato dal

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