— Lor signori, — comincio con aria severa l'investigatore, — lor signori avranno la bonta di spiegarmi che scherzo e questo.

— Noi non siamo signori, — rispose Fagiolino — siamo pirati.

— E noi siamo principesse prigioniere.

— Mi facciano subito scendere di qui, altrimenti saro costretto a prendere severi provvedimenti.

— Prenderemo molti, molti provvedimenti, — aggiunse il cane agitando rabbiosamente il suo mozzicone di coda.

— Non credo che potrete prendere ne molti ne pochi provvedimenti fin che starete in quella posizione, — disse Ravanella.

— E noi cercheremo di lasciarvi lassu il piu a lungo possibile, — rincaro Tomatino.

— La situazione mi sembra chiara, — bisbiglio Carotino nell'orecchio di Segugio.

— Molto, molto chiara, — approvo tristemente Segugio.

— Siamo prigionieri di una banda di ragazzi, — continuo l'investigatore. — Quale disonore per me. Inoltre si tratta quasi certamente di ragazzi assoldati dagli evasi per farci perdere le loro tracce.

— Si tratta molto, molto certamente di ragazzi assoldati, — ammise il cane. — Solo mi meraviglio della bravura con cui ci hanno preparato questa trappola.

Segugio si sarebbe meravigliato anche di piu se avesse saputo che la trappola era stata preparata da Ciliegino in persona. Il Visconte aveva letto molti libri di caccia grossa e conosceva ogni sorta di avventure di viaggio. Una volta tanto, aveva deciso di risolvere da solo la situazione, senza ricorrere all'aiuto di Cipollino e c'era riuscito brillantemente.

Nascosto dietro un cespuglio, osservava la scena, soddisfatto del suo lavoro.

— Ecco due avversari, — pensava, — immobilizzati per un pezzo.

E fregandosi le mani si allontano.

Ravanella e gli altri si diressero verso la grotta per dar l'annuncio dell'impresa a Cipollino. Ma giunti alla grotta non trovarono piu nessuno. La grotta era deserta. Le ceneri del focolare erano fredde.

Capitolo XVII

Cipollino fa amicizia con un Orso senza malizia

Torniamo, come si dice, un passo indietro, altrimenti non riusciremo a sapere che cosa e accaduto nella grotta.

Zucchina e Mirtillo non si potevano dar pace per la perdita della casetta. Si erano tanto affezionati a quei centodiciotto mattoni, che li consideravano come centodiciotto figli. La sventura li aveva fatti diventare amici, anzi, Zucchina aveva perfino promesso al sor Mirtillo:

— Se riusciremo a rientrare in possesso della nostra casina, verrete ad abitare con me.

Mirtillo aveva accettato con le lacrime agli occhi. Ormai Zucchina, come avrete notato, non diceva piu la mia сasina, ma la nostra casina, e altrettanto faceva Mirtillo. Il quale pero rimpiangeva molto anche la sua mezza forbice, la lametta arrugginita avuta in eredita dal bisnonno e le altre proprieta perdute.

Una volta litigarono perfino per stabilire chi dei due volesse piu bene alla casina. Il sor Zucchina sosteneva che Mirtillo non poteva volerle bene quanto lui:

— Io ho sudato tutta la vita per costruirla.

— Ma ci avete abitato cosi poco: io invece ci ho abitato quasi una settimana.

Questi litigi pero finivano presto. Presto infatti scendeva la sera e c'era troppo da pensare a tenere indietro i lupi per stare a discutere di proprieta immobiliari.

In quel bosco c'erano lupi, orsi ed altre fiere selvagge, ed ogni sera bisognava accendere un gran fuoco attorno alla grotta per sventarne gli assalti.

I lupi venivano fino a pochi metri dalla grotta e lanciavano occhiate terribili alla sora Zucca, che essendo tonda e grassa prometteva di essere un bel boccone.

— E' inutile che mi guardiate tanto, — gridava indignata la sora Zucca, — non e ancora nato il lupo che mi mangera.

Alla fine i lupi avevano tanta fame che si facevano supplichevoli.

— Sora Zucca, — bisbigliavano attraverso il fuoco, — ci dia almeno un dito. Che cos'e un dito per lei? Ne ha dieci alle mani e dieci ai piedi, e in tutto fanno venti.

— Per essere dei lupi selvaggi, — rispondeva la sora Zucca, — sapete bene l'aritmetica. Ma questo non vi servira a niente.

I lupi brontolavano un poco, poi si allontanavano e per consolarsi sbranavano tutte le lepri di passaggio.

Piu tardi arrivava l'Orso, e anche lui gettava occhiate languide alla sora Zucca:

— Quanto mi piacete, signora Zucca, — diceva l'Orso.

— Anche voi mi piacete, signor Orso, ma mi piacereste di piu in salmi.

— Che cosa dite mai, signora Zucca. Io invece vi mangerei arrostita, con qualche patatina fresca, e naturalmente ben condita con rosmarino, erba salvia, uno spicchio d'aglio e un pizzico di peperoncino rosso.

E l'Orso allargava le narici: gli sembrava gia di avere sotto il naso il profumo di quell'arrosto.

Cipollino gli getto una patata cruda:

— Provate intanto a saziarvi con questa.

— Ho sempre odiato le cipolle, — rispondeva l'Orso, montando su tutte le furie, — non sono capaci che di far piangere.

— Sentite, — propose Cipollino, — invece di venire tutte le sere a darci la caccia, e sapete benissimo che non serve a niente, perche abbiamo moltissimi fiammiferi, e almeno per un paio di mesi potremo accendere il fuoco alla sera e tenervi abbastanza lontano dalle nostre ossa, invece di essere nemici, vi stavo dicendo, perche non proviamo a diventare amici?

— S'e mai visto, — brontolava l'Orso, — s'e mai visto un Orso amico di una cipolla?

— Perche? — riprese Cipollino. — E perche no? Si puo essere amici, su questa terra. C'e posto per tutti, per gli Orsi e per le Cipolle.

— C'e posto per tutti, quest'e vero. Ma allora perche gli uomini quando ci prendono ci mettono in gabbia? Dovete sapere che mio padre e mia madre sono chiusi nel giardino zoologico, nel palazzo del Governatore.

— Anche mio padre e prigioniero del Governatore.

A sentire che anche Cipollino aveva il padre in prigione, l'Orso comincio ad intenerirsi.

— Ci sta da molto tempo?

— Da molti mesi, e per di piu e condannato all'ergastolo, ossia non uscira nemmeno dopo morto, perche nelle prigioni del Governatore c'e perfino il cimitero.

— Anche mio padre e mia madre sono stati condannati all'ergastolo e non usciranno di gabbia nemmeno dopo la morte, perche saranno sepolti nel giardino del Governatore, con tutti gli onori.

L'Orso sospiro.

— Se vuoi, — propose, — possiamo essere amici. In fondo non c'e nessuna ragione perche ci vogliamo male. Il mio bisnonno, il celebre Orso Macchiato, mi raccontava di aver sentito dire dai suoi vecchi che una volta si stava tutti in pace, nella foresta.

— Quei tempi potrebbero ritornare, — disse Cipollino. — Un giorno tutti saremo amici. Gli uomini e gli orsi saranno gentili gli uni con gli altri, e quando si incontreranno si caveranno il cappello.

L'Orso apparve molto imbarazzato.

— Allora, — disse, — dovro comprarmi il cappello, perche non ce l'ho.

Cipollino rise:

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