— E' un sistema che viene usato all'estero per la caccia alla lepre. Si tende una corda molto resistente da un albero all'altro, in un punto dove presumibilmente la lepre si trovera a passare in giornata. Accanto alla corda si pone un coltello che non taglia. Quando la lepre, inseguita dai cacciatori, giunge presso la corda, esclama: 'Maledizione!' — Ma subito vede il coltello e dice: 'Meno male, mi serviro di questo coltello.' Afferra il coltello e comincia a tagliare. Ma, come vi ho detto, i cacciatori hanno scelto un coltello che non taglia. La lepre suda, si affanna, bestemmia e inveisce ma non c'e verso: non riesce a tagliare la corda e i cacciatori le sono addosso.

— E' un sistema molto ingegnoso, — ammise Carotino. — Ma sfortunatamente io non ho con me un coltello che non taglia. Ho solamente lame affilatissime, di primordine, di marca spagnola. E a pensarci bene non ho con me nemmeno la corda.

— Allora non c'e niente da fare, — concluse Segugio.

In quel momento una voce soffocata grido, a pochi passi dai due poliziotti sdraiati nell'erba.

— Mister Carotino!

— Una voce di donna, — costato l'indagatore, stupefatto.

— Mister Carotino! — continuo la voce in tono supplichevole.

Segugio arrischio un'osservazione personale.

— A mio parere, — disse, — si tratta di una donna in pericolo. Forse essa si trova nelle mani dei pirati, che la vogliono usare come ostaggio. Credo che dobbiamo fare il possibile per liberarla.

— Non possiamo, — disse Carotino, seccato dall'invadenza del suo aiutante. — Dobbiamo catturare degli evasi, non liberare dei prigionieri. Siamo stati assunti con un compito preciso, non possiamo fare proprio il contrario di quello che siamo pagati per fare.

La voce intanto, a brevi intervalli, pregava, in tono supplichevole:

— Mister Carotino! Aiutatemi, per favore! Aiutatemi!

— Una donna chiede il mio aiuto, — rifletteva intanto l'investigatore — ed io mi rifiuterei di prestarglielo? Che cos'ho al posto del cuore?

Preoccupatissimo si tasto sotto la giacca e respiro di sollievo, costatando che il cuore batteva ancora.

La voce si allontanava verso il nord. In quella direzione i cespugli si agitavano violentemente, veniva di la uno scalpiccio soffocato, il rumore di una lotta selvaggia.

Carotino balzo in piedi e, seguito da Segugio, si mise a correre verso nord, senza perdere di vista la bussola. Alle sue spalle echeggio una risata.

Carotino si arresto, indignato, si volse verso l'ignoto personaggio che rideva alle sue spalle e grido, con tutta la nobilta del suo animo:

— Ridi, ridi pure, perfido pirata! Ride bene chi ride ultimo!

Il pirata rise di nuovo, poi gli venne un accesso di tosse.

Infatti, Ravanella gli aveva dato una robusta manata sulle spalle per farlo star zitto. Fagiolino — il pirata non era altri che lui, il figlio del cenciaiolo Fagiolone — si mise il fazzoletto in bocca per poter continuare a ridere a suo agio.

— Proprio adesso che gliel'abbiamo fatta, — bisbiglio severamente Ravanella, — vuoi rovinare tutto.

— Ma lui crede che siamo pirati, — disse Fagiolino per scusarsi.

— Vieni, — fece Ravanella, — cerchiamo di non perdere le sue tracce.

Carotino e Segugio avevano ripreso a correre verso nord, inseguendo il rumore di passi che continuava a venire da quella direzione (ossia continuando ad inseguire due ragazzetti, Tomatino e Patatina, che fingevano di lottare tra loro). Patatina si fermava di quando in quando e con la sua vocina aggraziata chiamava, per essere sicura che Carotino non perdesse le sue tracce:

— Aiuto! Aiuto, signor investigatore! Sono prigioniera dei pirati! Venite a liberarmi.

Come potete immaginare, i ragazzi erano gia riusciti ad attirare Il poliziotto ben lontano dalla grotta nella quale si rifugiavano Cipollino e gli altri nostri amici. Ma il loro piano non si limitava a questo.

Il primo ad accorgersene fu Segugio. A un certo punto, quando gli pareva di essere li li per azzannare i pirati e si preparava a dare loro una solenne lezione, gli successe qualcosa di strano.

— O cielo, sto volando! — ebbe il tempo di esclamare.

E stava effettivamente volando, appeso ad una trappola che lo scaravento in cima ad una quercia e lo tenne impastato contro il tronco, legato come una mortadella.

Carotino era rimasto indietro di qualche passo, e quando giro l'angolo non vide piu il suo fedele aiutante.

— Segugio! — chiamo.

Nessuna risposta.

— Certamente si sara fermato per via a inseguire qualche lepre. Da dieci anni e al mio servizio, ma non sono ancora riuscito a fargli perdere il vizio di distrarsi.

Non sentendo alcun rumore chiamo di nuovo:

— Segugio! Segugio!

— Sono qui, padrone, — gli rispose una voce lamentosa, irriconoscibile.

La voce sembrava venire dall'alto. L'investigatore guardo in su, tra i rami, e proprio in cima, legato al ramo piu alto della quercia, vide Segugio.

— Che cosa fai li? — domando severamente. — Ti sembra questo il momento di giocare con gli scoiattoli? Faresti meglio a scendere subito. I pirati non sono mica li che aspettano, e se perdiamo le loro tracce, chi liberera la bella prigioniera?

— Padrone, lasciate che vi spieghi, — supplicava Segugio, tentando invano di liberarsi dalla trappola.

— Non c'e niente da spiegare, — prosegui indignato Mister Carotino. — Mi spiego benissimo da solo, senza bisogno delle tue bugie, che non ti piace dar la caccia ai pirati, e preferisci far la scimmia tra i rami. Ma io sono un investigatore serio, il piu serio d'Europa e d'America, e non posso tenere al mio servizio un buffoncello. Basta cosi: sei licenziato.

— Padrone, padrone, lasciatemi parlare.

— Parla quanto vuoi, ma io non mi fermero certo ad ascoltarti Ho ben altro da fare. Addio, Segugio, ti auguro di trovare una professione piu allegra e un padrone meno severo. Ed auguro a me stesso di trovare un aiutante piu serio. Giusto ho adocchiato ieri, nel parco del Castello, un Mastino che fa al fatto mio: onesto, modesto e dignitoso. Non gli passa nemmeno per la testa di mettersi a darla caccia ai bruchi su per le querce. Addio, dunque, o cane infedele.

A sentirsi insultare a quel modo, il povero Segugio scoppio a piangere.

— Padrone, padrone, state attento, altrimenti finirete come me.

— Mi fai ridere. Non mi sono mai arrampicato su una pianta in vita mia, e non sara il tuo esempio a farmi cambiare abitudini.

Ma proprio mentre pronunciava queste nobili parole, Mister Carotino si senti afferrare alla vita da qualcosa che lo stringeva fino a farlo soffocare: udi il rumore di una molla che scattava e costato che stava volando a sua volta tra i rami degli alberi. Anzi, noto che si trattava della stessa quercia sulla quale si era arrampicato Segugio, e quando il volo fini egli si trovo a due palmi dalla coda del suo cane, bene assicurato al tronco da una solida fune.

— Ve l'avevo detto, — disse il cane, nel suo solito tono lamentoso. — Ve l'avevo molto, molto detto.

Carotino faceva sforzi terribili per mantenere la sua dignita in quella scomoda posizione.

— Tu non mi hai detto un bel niente. Il tuo dovere sarebbe stato di avvertirmi che stavo per cadere in un tranello, invece di farmi perdere il tempo in chiacchiere.

Segugio si morse la lingua per non rispondere. Capiva benissimo lo stato d'animo del suo padrone, e non desiderava procurargli altri dispiaceri.

— Eccoci dunque in trappola, — riflette Carotino. — Pensiamo ora come uscirne.

— Non vi sara tanto facile, — disse una vocina ai loro piedi.

— Ma questa, — penso Carotino, — questa e la voce della bella prigioniera.

Guardo in basso, aspettandosi di vedere comparire una schiera di terribili pirati col coltello fra i denti, e in mezzo a loro una principessa in lacrime: vide invece un gruppetto di ragazzini che si rotolavano per terra dalle risa.

Ravanella, Patatina, Fagiolino e Tomatino si abbracciavano ridendo, poi improvvisarono un gaio girotondo attorno alla quercia.

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