del mattino.

Carotino si alzo, imitato dal suo fedele aiutante. Scopri senza difficolta il letto, da cui distava un metro e mezzo, e vi si diresse dignitosamente, continuando a fare profonde osservazioni come questa:

— Nella nostra professione bisogna affrontare dei rischi; ci siamo lavati la testa con l'acqua del catino, ma in compenso abbiamo trovato il letto.

— Ci siamo molto, molto lavati la testa, — osservo per conto suo il cane.

Al quale, del resto, non arrise la fortuna: gli tocco di dormire sul tappeto, con la testa appoggiata alle pantofole del suo padrone. Carotino russo tutta la notte e si sveglio solamente con il primo raggio di sole.

— Segugio, al lavoro, — chiamo affettuosamente.

— Padrone, sono pronto, — rispose il cane, balzando a sedere sul mozzicone di coda che gli era rimasto dopo il disastro dello specchio.

Non si poterono lavare la faccia perche tutta l'acqua si era rovesciata. Segugio si accontento di leccarsi i baffi, poi diede una leccatina anche alla faccia del suo padrone. Indi scesero entrambi in giardino e diedero inizio alle ricerche.

L'investigatore estrasse prima di tutto un sacchetto di quelli che si adoperano per giocare a tombola, con dentro i novanta numeri del lotto. Prego il cane di dargli un numero. Segugio introdusse la zampa nel sacchetto e tiro fuori il numero sette.

— Dobbiamo fare sette passi a destra, — concluse l'investigatore, dopo aver riflettuto per qualche minuto.

Fecero sette passi a destra e andarono a finire in un cespuglio di ortiche.

Segugio si punse quel suo povero rimasuglio di coda. Carotino si punse il naso che in pochi minuti divenne rosso come un peperone; rosso.

— Ci dev'essere un errore, — ammise l'investigatore.

— Ci debbono essere molti, molti errori, — approvo tristemente Segugio.

— Proviamo un altro numero.

— Proviamo molti, molti altri numeri.

Questa volta usci il numero trenta e Mister Carotino ne dedusse che dovevano fare trenta passi a sinistra.

Fecero i trenta passi e andarono a cadere nella vasca dei pesci rossi.

— Aiuto! Affogo! — gridava il celebre poliziotto privato.

— Eccomi, padrone, — rispose volenterosamente Segugio, e afferratolo per la collottola con i denti, in poche bracciate lo trasse in salvo.

Si sedettero sull'orlo della vasca a farsi asciugare gli abiti.

— Ho fatto una scoperta preziosa, — disse Carotino.

— Molto, molto preziosa, — approvo Segugio, — ma anche abbastanza umida.

— Immagino che i prigionieri siano fuggiti attraverso la vasca dei pesci rossi.

— Forse essi hanno scavato una galleria proprio sotto la vasca.

Fecero chiamare Pomodoro e gli chiesero di dare disposizioni perche si scavasse sotto la vasca: gravi indizi facevano supporre che i prigionieri se la fossero svignata da quella parte. Ma Pomodoro si rifiuto recisamente di rovinare la vasca. Carotino sospiro e scrollo il capo.

— Ecco la gratitudine del mondo, — disse, — io sto sudando lette camicie, anzi mi sto addirittura prendendo un bagno dopo l'altro, e invece di aiutarmi nel mio lavoro le autorita locali mi ostacolano con ogni mezzo.

Per fortuna passava di li Ciliegino, come per caso, e l'investigatore gli chiese se conoscesse un'altra uscita dal parco che non fosse una galleria scavata sotto la vasca dei pesci rossi.

— Certamente, — rispose Ciliegino, — il cancello.

Mister Carotino riflette rapidamente e concluse che l'idea poteva essere buona. Ringrazio con calore il Visconte e, seguito da Segugio che non finiva di scrollarsi l'acqua di dosso, si diresse verso il cancello.

Ciliegino non lo perdeva d'occhio e quando lo vide uscire dal cancello e imboccare la strada del bosco, si mise due dita in bocca e lancio un fischio.

Carotino si volto di scatto.

— Dite a me?

— No, no, signor Carotino. Stavo avvertendo un passero che gli ho messo delle briciole sul davanzale.

— Che animo gentile, signor Visconte. — Mister Carotino fece un inchino e prosegui la sua passeggiata.

Al fischio di Ciliegino, come potete immaginare, rispose un altro fischio, non cosi sonoro, naturalmente, ma soffocato e discreto, e un cespuglio si agito proprio a destra dell'investigatore, sulla soglia del bosco: Ciliegino sorrise, i suoi amici vegliavano. Egli li aveva avvisati dell'arrivo di Mister Carotino e aveva preparato con loro un piccolo piano di battaglia.

Anche l'investigatore vide il cespuglio agitarsi. Si butto a terra, subito imitato da Segugio e rimase immobile.

— Siamo circondati, — bisbiglio l'investigatore sputando la polvere che gli era entrata in bocca e nel naso.

— Siamo molto, molto circondati, — sussurro il cane, dirimando.

— Il nostro compito, — prosegui Carotino, — si fa di minuto in minuto piu difficile. Ma noi dobbiamo trovare i prigionieri ad ogni costo.

— Noi dobbiamo trovare molti, molti prigionieri.

Carotino si concentro per riflettere, poi studio il cespuglio con un binocolo da montagna.

— Non c'e piu nessuno, — osservo. — I pirati si sono ritirati.

— I pirati? — domando Segugio. — Abbiamo a che fare anche con i pirati?

— Certo! — esclamo severamente Carotino. — Chi si nasconde di solito dietro i cespugli e provoca il loro agitarsi discreto ma misterioso, se non i pirati? Abbiamo sicuramente a che fare con una terribile banda. Non ci resta che seguirne le tracce: esse ci porteranno sicuramente nel nascondiglio degli evasi.

Segugio non finiva di meravigliarsi per l'acutezza del suo padrone.

I pirati intanto si ritiravano, muovendosi abbastanza visibilmente tra i cespugli. Ossia non si vedevano i pirati, ma si vedevano i cespugli agitarsi, e Carotino sapeva che la dietro si nascondevano i pirati, i quali si ritiravano per sottrarsi alle sue ricerche ed all'inevitabile cattura.

I pirati non si vedevano anche per un'altra ragione, che poi vi diro.

Dopo un centinaio di metri la strada penetrava nel bosco. Carotino e Segugio la imboccarono senza esitazioni, fecero qualche passo, poi si fermarono all'ombra di una quercia per riposarsi e fare il punto sulla situazione.

L'investigatore trasse dal sacco dei suoi strumenti il microscopio e comincio ad esaminare accuratamente la polvere del sentiero.

— Nessuna traccia, padrone? — domandava con ansia Segugio.

— Nessuna traccia, amico mio.

Proprio in quel momento si udi un fischio prolungato, poi una voce lancio un grido lamentoso:

— Ooooh! Ooooh!

Carotino e Segugio si gettarono a terra.

Il grido si ripete due o tre volte. Non c'era dubbio, ormai. I pirati si facevano dei segnali.

— Siamo in pericolo, — costato Carotino, senza battere ciglio, mettendo mano alla rete per farfalle.

— Siamo molto, molto in pericolo, — gli fece eco il cane.

— I pirati hanno interrotto la ritirata ed hanno iniziato una manovra di aggiramento per prenderci alle spalle. Tieniti pronto con il pepe. Appena essi si fanno vedere, tu lancerai loro il pepe negli occhi, ed io li catturero con la rete.

— Il piano e molto audace, — disse Segugio con ammirazione, — ma ho sentito dire che i pirati sono armati di colubrine. Che cosa succederebbe se essi, una volta catturati, fuggissero sparando?

— Maledizione! — ammise Carotino. — A questo non ci avevo pensato.

— Io credo, — propose il cane, gongolando per essere riuscito a mettere in difficolta il celebre poliziotto privato, — io credo che possiamo usare il sistema «lepre e cacciatore».

— Ossia? — domando Carotino.

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