— Certo! — esclamo severamente Carotino. — Chi si nasconde di solito dietro i cespugli e provoca il loro agitarsi discreto ma misterioso, se non i pirati? Abbiamo sicuramente a che fare con una terribile banda. Non ci resta che seguirne le tracce: esse ci porteranno sicuramente nel nascondiglio degli evasi.

Segugio non finiva di meravigliarsi per l'acutezza del suo padrone.

I pirati intanto si ritiravano, muovendosi abbastanza visibilmente tra i cespugli. Ossia non si vedevano i pirati, ma si vedevano i cespugli agitarsi, e Carotino sapeva che la dietro si nascondevano i pirati, i quali si ritiravano per sottrarsi alle sue ricerche ed all'inevitabile cattura.

I pirati non si vedevano anche per un'altra ragione, che poi vi diro.

Dopo un centinaio di metri la strada penetrava nel bosco. Carotino e Segugio la imboccarono senza esitazioni, fecero qualche passo, poi si fermarono all'ombra di una quercia per riposarsi e fare il punto sulla situazione.

L'investigatore trasse dal sacco dei suoi strumenti il microscopio e comincio ad esaminare accuratamente la polvere del sentiero.

— Nessuna traccia, padrone? — domandava con ansia Segugio.

— Nessuna traccia, amico mio.

Proprio in quel momento si udi un fischio prolungato, poi una voce lancio un grido lamentoso:

— Ooooh! Ooooh!

Carotino e Segugio si gettarono a terra.

Il grido si ripete due o tre volte. Non c'era dubbio, ormai. I pirati si facevano dei segnali.

— Siamo in pericolo, — costato Carotino, senza battere ciglio, mettendo mano alla rete per farfalle.

— Siamo molto, molto in pericolo, — gli fece eco il cane.

— I pirati hanno interrotto la ritirata ed hanno iniziato una manovra di aggiramento per prenderci alle spalle. Tieniti pronto con il pepe. Appena essi si fanno vedere, tu lancerai loro il pepe negli occhi, ed io li catturero con la rete.

— Il piano e molto audace, — disse Segugio con ammirazione, — ma ho sentito dire che i pirati sono armati di colubrine. Che cosa succederebbe se essi, una volta catturati, fuggissero sparando?

— Maledizione! — ammise Carotino. — A questo non ci avevo pensato.

— Io credo, — propose il cane, gongolando per essere riuscito a mettere in difficolta il celebre poliziotto privato, — io credo che possiamo usare il sistema «lepre e cacciatore».

— Ossia? — domando Carotino.

— E' un sistema che viene usato all'estero per la caccia alla lepre. Si tende una corda molto resistente da un albero all'altro, in un punto dove presumibilmente la lepre si trovera a passare in giornata. Accanto alla corda si pone un coltello che non taglia. Quando la lepre, inseguita dai cacciatori, giunge presso la corda, esclama: 'Maledizione!' — Ma subito vede il coltello e dice: 'Meno male, mi serviro di questo coltello.' Afferra il coltello e comincia a tagliare. Ma, come vi ho detto, i cacciatori hanno scelto un coltello che non taglia. La lepre suda, si affanna, bestemmia e inveisce ma non c'e verso: non riesce a tagliare la corda e i cacciatori le sono addosso.

— E' un sistema molto ingegnoso, — ammise Carotino. — Ma sfortunatamente io non ho con me un coltello che non taglia. Ho solamente lame affilatissime, di primordine, di marca spagnola. E a pensarci bene non ho con me nemmeno la corda.

— Allora non c'e niente da fare, — concluse Segugio.

In quel momento una voce soffocata grido, a pochi passi dai due poliziotti sdraiati nell'erba.

— Mister Carotino!

— Una voce di donna, — costato l'indagatore, stupefatto.

— Mister Carotino! — continuo la voce in tono supplichevole.

Segugio arrischio un'osservazione personale.

— A mio parere, — disse, — si tratta di una donna in pericolo. Forse essa si trova nelle mani dei pirati, che la vogliono usare come ostaggio. Credo che dobbiamo fare il possibile per liberarla.

— Non possiamo, — disse Carotino, seccato dall'invadenza del suo aiutante. — Dobbiamo catturare degli evasi, non liberare dei prigionieri. Siamo stati assunti con un compito preciso, non possiamo fare proprio il contrario di quello che siamo pagati per fare.

La voce intanto, a brevi intervalli, pregava, in tono supplichevole:

— Mister Carotino! Aiutatemi, per favore! Aiutatemi!

— Una donna chiede il mio aiuto, — rifletteva intanto l'investigatore — ed io mi rifiuterei di prestarglielo? Che cos'ho al posto del cuore?

Preoccupatissimo si tasto sotto la giacca e respiro di sollievo, costatando che il cuore batteva ancora.

La voce si allontanava verso il nord. In quella direzione i cespugli si agitavano violentemente, veniva di la uno scalpiccio soffocato, il rumore di una lotta selvaggia.

Carotino balzo in piedi e, seguito da Segugio, si mise a correre verso nord, senza perdere di vista la bussola. Alle sue spalle echeggio una risata.

Carotino si arresto, indignato, si volse verso l'ignoto personaggio che rideva alle sue spalle e grido, con tutta la nobilta del suo animo:

— Ridi, ridi pure, perfido pirata! Ride bene chi ride ultimo!

Il pirata rise di nuovo, poi gli venne un accesso di tosse.

Infatti, Ravanella gli aveva dato una robusta manata sulle spalle per farlo star zitto. Fagiolino — il pirata non era altri che lui, il figlio del cenciaiolo Fagiolone — si mise il fazzoletto in bocca per poter continuare a ridere a suo agio.

— Proprio adesso che gliel'abbiamo fatta, — bisbiglio severamente Ravanella, — vuoi rovinare tutto.

— Ma lui crede che siamo pirati, — disse Fagiolino per scusarsi.

— Vieni, — fece Ravanella, — cerchiamo di non perdere le sue tracce.

Carotino e Segugio avevano ripreso a correre verso nord, inseguendo il rumore di passi che continuava a venire da quella direzione (ossia continuando ad inseguire due ragazzetti, Tomatino e Patatina, che fingevano di lottare tra loro). Patatina si fermava di quando in quando e con la sua vocina aggraziata chiamava, per essere sicura che Carotino non perdesse le sue tracce:

— Aiuto! Aiuto, signor investigatore! Sono prigioniera dei pirati! Venite a liberarmi.

Come potete immaginare, i ragazzi erano gia riusciti ad attirare Il poliziotto ben lontano dalla grotta nella quale si rifugiavano Cipollino e gli altri nostri amici. Ma il loro piano non si limitava a questo.

Il primo ad accorgersene fu Segugio. A un certo punto, quando gli pareva di essere li li per azzannare i pirati e si preparava a dare loro una solenne lezione, gli successe qualcosa di strano.

— O cielo, sto volando! — ebbe il tempo di esclamare.

E stava effettivamente volando, appeso ad una trappola che lo scaravento in cima ad una quercia e lo tenne impastato contro il tronco, legato come una mortadella.

Carotino era rimasto indietro di qualche passo, e quando giro l'angolo non vide piu il suo fedele aiutante.

— Segugio! — chiamo.

Nessuna risposta.

— Certamente si sara fermato per via a inseguire qualche lepre. Da dieci anni e al mio servizio, ma non sono ancora riuscito a fargli perdere il vizio di distrarsi.

Non sentendo alcun rumore chiamo di nuovo:

— Segugio! Segugio!

— Sono qui, padrone, — gli rispose una voce lamentosa, irriconoscibile.

La voce sembrava venire dall'alto. L'investigatore guardo in su, tra i rami, e proprio in cima, legato al ramo piu alto della quercia, vide Segugio.

— Che cosa fai li? — domando severamente. — Ti sembra questo il momento di giocare con gli scoiattoli? Faresti meglio a scendere subito. I pirati non sono mica li che aspettano, e se perdiamo le loro tracce, chi liberera la bella prigioniera?

— Padrone, lasciate che vi spieghi, — supplicava Segugio, tentando invano di liberarsi dalla trappola.

— Non c'e niente da spiegare, — prosegui indignato Mister Carotino. — Mi spiego benissimo da solo, senza

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