usa solo per spiare la gente, per controllarci quando battiamo delle note, inseriamo un articolo, mandiamo un fax all’esterno, o usiamo la E-mail per insultarci a vicenda.

Eddie si appoggia allo schienale, si toglie gli occhiali e li batte leggermente sulle nocche di una mano. «Non sono tanto sicuro di questo articolo sul whisky, Cameron», dice, con quella sua voce da quartieri alti, perennemente lamentosa.

«Oh? Cosa c’e che non va?»

«Il tono, Cameron, il tono», ribatte Eddie, aggrottando la fronte. «E un po’ troppo combattivo, capisci cosa intendo? Troppo critico.»

«Be’, mi sono attenuto ai…»

«Si, ai fatti», completa Eddie, rivolgendomi un sorriso tollerante e dividendo con me quella che considera una battuta di spirito. «Compreso il fatto che a te, ovviamente, non piacciono alcune delle distillerie maggiori, mi pare di capire.» Si rimette gli occhiali e sbircia i fogli sulla scrivania.

«Be’, non direi che e questo che viene fuori dall’articolo», replico, odiandomi perche capisco di essermi messo sulla difensiva. «Tu dici cosi perche mi conosci, Eddie, pero non credo che chiunque legga questo articolo…»

«Mi riferisco», fa Eddie, tagliando di netto le mie parole come un coltello affilato, «alla Distillers Company e alla loro acquisizione da parte della Guinness. E assolutamente necessario citarla? E una notizia vecchia, Cameron.»

«Ma e pertinente», insisto. «L’ho inserita nell’articolo per far capire come agiscono le grandi aziende: pur di ottenere quello che vogliono, promettono qualsiasi cosa e poi si rimangiano tutto senza esitare un solo istante. I loro capoccia sono bugiardi di professione: per loro conta solo il fatturato, i profitti degli azionisti, nient’altro. Non la tradizione, non le comunita o la gente che ha lavorato per loro tutta una vita…»

Eddie si appoggia allo schienale, ridendo. «Appunto», dice. «Tu dovevi scrivere un articolo sul whisky…»

«Sull’adulterazione del whisky.»

«…e invece praticamente finisci con il dire che Ernest Saunders e uno stronzo e un bugiardo.»

«Un grosso stronzo e un bugiardo; lui…»

«Cameron!» esclama Eddie, seccato, togliendosi di nuovo gli occhiali e battendoli sui fogli. «Anche ammesso che questo articolo non arrivi a essere chiaramente diffamatorio…»

«Ma non si puo guarire dalla demenza senile!»

«Non ha importanza, Cameron! Questo fatto non deve entrare in un articolo sul whisky.»

«Sull’adulterazione del whisky», ripeto, imbronciato.

«Ah, rieccolo!» sbotta Eddie, poi si alza e si dirige verso le tre grosse finestre alle sue spalle. Si siede per meta sul davanzale di legno, appoggiandosi con le mani. «Dio mio, ragazzo, sei proprio impossibile quando ti metti in testa qualcosa!»

Dio mio, come odio Eddie quando mi chiama «ragazzo».

«Lo pubblichi o no?» gli chiedo.

«Cosi com’e, sicuramente no. Dovrebbe finire sulla prima pagina del supplemento del sabato, Cameron; e destinato a quelli che si sono presi una bella sbronza la sera prima, perche se lo leggano in vestaglia e ci sbriciolino sopra la brioche; com’e ora, potresti gia considerarti fortunato se te lo pubblicassero sull’ultima pagina del Private Eye.»

Lo fulmino con lo sguardo.

«Cameron, Cameron», mormora Eddie, sfregandosi il mento. Pare dolorosamente colpito dalla mia reazione. Ha l’aria stanca. «Tu sei un bravo giornalista, scrivi bene, rispetti le scadenze e so che hai ricevuto un’offerta per andare nel sud, con un incarico migliore e piu soldi; inoltre sia Andrew sia io ti diamo piu liberta d’azione di quanto meriti, almeno secondo certe persone che lavorano qui. Tuttavia, se mi chiedi di scrivere un articolo sul whisky per il supplemento del sabato, be’, noi ci aspettiamo un pezzo che abbia a che fare con il whisky e non un manifesto della lotta di classe. E proprio come quell’articolo sulla televisione che hai fatto l’anno scorso.» (Se non altro evita di far cenno ai risultati disastrosi del mio viaggetto all’estero.) Si china in avanti e osserva i fogli. «Insomma, leggi qua: obbligare Ernest Saunders a bere tanto whisky fino a che il suo cervello non ritorni allo ‘stato bovinamente spugnoso in cui lui stesso ha ammesso che si trovava alla fine del processo Guinness’. Questa e…»

«E una battuta!» protesto.

«A me sembra un’istigazione! Che cosa stai cercando di…»

«A Muriel Gray gliel’hai lasciata passare.»

«Non l’avrei fatto, se l’avesse messa in questi termini.»

«Be’, allora chiedi una verifica legale ai nostri avvocati, e loro…»

«Non ho intenzione di chiedere una verifica legale, Cameron, perche non ho intenzione di pubblicarlo.» Scuote la testa. «Cameron», aggiunge con un sospiro, allontanandosi dalla finestra e sedendosi di nuovo sul trono, «devi imparare a trovare il senso della misura.»

«E ora, che succede?» replico, ignorando il consiglio e indicando l’articolo.

Eddie sospira. «Riscrivilo, Cameron. Cerca di diluire il vetriolo, invece di continuare a battere sui filtri all’asbesto.»

Continuo a fissare i fogli. «Questo significa che perderemo lo spazio, vero?»

«Si», conferma Eddie. «Anticipero di una settimana la serie sul National Trust. L’articolo sul whisky dovra aspettare.»

Mi mordo le labbra, poi scrollo le spalle. «Okay, dammi tempo fino alle…» guardo l’orologio, «…alle sei. Se mi ci metto subito, per quell’ora dovrei averlo riscritto. Possiamo ancora farcela.»

«No, Cameron», sospira Eddie, esasperato. «Non voglio un rimaneggiamento veloce con qualche taglio qua e la. Voglio che tu lo rifaccia interamente, che tu lo riscriva partendo da un’angolazione diversa. Voglio dire, se proprio devi, mettici pure dentro la tua critica sulla corruzione morale del capitalismo, ma tienila fra le righe, indefinita. Io so — lo sappiamo tutti e due — che puoi farcela, e che sei molto piu tagliente quando lavori di bisturi invece che di motosega. Approfitta di questa tua qualita…»

Non sono per niente ammansito, pero abbozzo un sorriso e, a denti stretti, faccio un grugnito di conferma.

«D’accordo?»

«Okay», dico, annuendo. «D’accordo.»

«Bene», fa Eddie, appoggiandosi allo schienale. «Come vanno le altre cose? A proposito, mi e piaciuto quel pezzo sul sottomarino. Ben equilibrato. Sull’orlo dell’editoriale, ma non proprio. Ben fatto, ben fatto… Ah, ho sentito dire che potresti avere qualcosa d’interessante su una talpa governativa. E vero?»

Scocco a Eddie il mio miglior sguardo d’acciaio. Sembra rimbalzargli addosso. «Che cosa ti ha detto Frank?»

«Non ho detto che l’ho saputo da Frank», ribatte Eddie, assumendo un’espressione innocente e sincera. Troppo innocente e sincera. «Mi hanno detto che, a quanto pare, hai qualcosa per le mani, qualcosa di cui non parli con nessuno. Non sto ficcando il naso; non voglio saperne niente per il momento. Mi chiedevo soltanto se queste voci fossero vere.»

«Be’, si, lo sono.» Odio doverlo ammettere.

«Io…» comincia Eddie, ma il telefono si mette a squillare. Risponde con aria seccata.

«Morag, credevo di…» esordisce, poi la sua espressione si tinge di un’amara rassegnazione. «Si, va bene».

Preme il tasto di attesa e mi rivolge uno sguardo contrito. «Scusa, Cameron. ’Sta maledetta faccenda del Fettesgate. Ci sono pressioni ad alto livello. Devo assolutamente occuparmene. Mi ha fatto piacere parlare con te. Ci vediamo.»

Esco dall’ufficio sentendomi come se fossi appena andato a parlare con il preside. Mi ritiro nei gabinetti per un naso a naso con la mia vecchia amica Cristallina. Cazzo, per fortuna che esiste la droga.

Quel giorno, Andy, Clare e io percorremmo da un capo all’altro la proprieta di Strathspeld; uscimmo dalla casa, attraversammo il prato, quindi il giardino e il bosco, giu fino alla valle, per salire poi sulla collina coperta di alberi e giungere cosi all’avvallamento ricoperto di una fitta boscaglia dove si trovava il vecchio camino di

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