chiudeva in se stesso. Il risultato fu che alle undici erano tutti e due esausti e decisero che David avrebbe dormito nella stanza degli ospiti.

21

Giovedi 28 ottobre

Quando si sveglio, David non capi subito dove si trovava, ma poi si ricordo e gli torno in mente la sgradevole serata precedente. Prese l’orologio dal comodino e guardo l’ora: le cinque meno un quarto. Si riappoggio al cuscino e senti un’ondata di nausea, seguita immediatamente da crampi addominali e da un attacco di diarrea.

Sentendosi molto male, barcollo dal bagno degli ospiti a quello della camera da letto principale, in cerca di un farmaco contro la diarrea, e ne prese una dose massiccia. Poi cerco il termometro e se lo ficco in bocca.

Mentre aspettava di poter leggere la temperatura, cerco anche l’aspirina e si accorse di avere un’eccessiva salivazione che lo costringeva a deglutire in continuazione, com’era accaduto ad alcuni dei suoi pazienti che erano morti.

«E se mi sono preso la malattia misteriosa che ha ucciso i miei pazienti?» si chiese ad alta voce. Con mani tremanti, tiro fuori il termometro: trentotto gradi. Si esamino la lingua allo specchio e vide che era bianca, come il suo viso.

«Calmati!» si disse. Prese due aspirine e le butto giu con un bicchier d’acqua. Quasi immediatamente senti un altro spasmo fortissimo.

Si costrinse a rimanere calmo ed esamino i sintomi. Assomigliavano a quelli dell’influenza, come per le cinque infermiere che aveva visitato. Non c’era motivo di saltare a conclusioni drammatiche. Bastava seguire gli stessi consigli che aveva dato a loro e mettersi a letto.

Quando suono la sveglia, si sentiva gia meglio. Lui e Angela si guardarono, dapprima diffidenti, ma poi si gettarono uno nelle braccia dell’altra e si tennero stretti a lungo.

«Tregua?» chiese David.

Angela annui. «Siamo tutti e due stressati.»

«Per di piu, mi sto beccando qualcosa», l’avviso lui, descrivendole i sintomi che aveva. «L’unica cosa che mi preoccupa e la salivazione eccessiva.»

«Che cosa intendi?»

«Devo deglutire in continuazione, quasi come quando si sta per vomitare. Adesso comunque sto un po’ meglio.»

«Hai visto Nikki?»

«Non ancora.»

Dopo essersi lavati, andarono tutti e due in camera sua. Rusty li saluto con entusiasmo, mentre lei era piu mogia. La congestione era peggiorata, allora David chiamo il dottor Pilsner e lo mise al corrente delle sue condizioni.

«Penso che la dovrei visitare», disse lui. «Vediamoci al pronto soccorso fra mezz’ora.»

«Ci saremo, grazie. Apprezzo molto la sua disponibilita.» David stava per riattaccare, quando gli venne in mente di chiedere notizie su Caroline.

«E morta alle tre di stamane. La pressione era troppo bassa per poterla tenere costantemente a un livello normale. Almeno non ha sofferto, anche se non e una grande consolazione.»

Pur aspettandosi la notizia, David ne fu scioccato. Rimase un po’ accanto al telefono, poi ando in cucina e la comunico ad Angela. Lei sembro sul punto di scoppiare in lacrime, ma poi sbotto: «Non riesco a credere che tu abbia permesso a Nikki di andarla a trovare».

Sbigottito, David non trovo di meglio che ribattere: «Io, almeno, ieri sono venuto a casa a portarle gli antibiotici». In realta, si sentiva in colpa per averla lasciata andare da Caroline. Lui e Angela si fissarono irritati, oppressi dai timori per Nikki, ma poi lei mormoro: «Scusa. Ho rotto la nostra tregua, e che sono cosi preoccupata!»

«Il dottor Pilsner vuole che portiamo subito Nikki al pronto soccorso», le disse David. «Credo che faremmo meglio ad andare.»

Dopo avere visitato la bimba, Pilsner dichiaro di volerla ricoverare immediatamente.

«Pensa che abbia la polmonite?» gli domando David.

«Non ne sono sicuro, ma e possibile. Non voglio correre rischi, dopo quello che e successo…»

«Rimarro io con lei», propose Angela al marito. «Tu va’ pure a fare le visite in corsia.»

«Chiamami, per qualsiasi problema», disse lui e si chino a baciare la figlia, promettendole di tornare spesso a trovarla durante il giorno. Lei annui, ormai abituata a quella routine.

David si fece dare qualche aspirina da un’infermiera del pronto soccorso e sali al secondo piano, dove, come prima cosa, controllo la cartella clinica di Sandra Hascher. Non c’erano state impennate nella temperatura, che si era mantenuta di poco superiore ai trentotto gradi. Gli appunti delle infermiere dicevano che tutte le volte che una di loro era entrata in camera sua l’aveva trovata addormentata. Questo lo rassicuro e gli permise di visitare i pazienti un po’ piu disteso. Stavano tutti bene, tranne Sandra.

Quando entro nella sua camera la trovo addormentata. Le guardo il gonfiore alla guancia, che appariva uguale al giorno prima, poi le tocco la spalla, chiamandola per nome. Visto che non reagiva, la scosse piu forte e la chiamo ad alta voce.

Finalmente Sandra si mosse, portando una mano tremante al viso e apri a malapena gli occhi. David la scosse ancora, allora lei apri gli occhi un po’ di piu e cerco di parlare, ma tutto quello che le usci fu un borbottio sconnesso. Era chiaramente disorientata.

David cerco di rimanere calmo. Le prelevo del sangue e lo mando in laboratorio, poi sottopose Sandra a una visita accurata, cercando di controllare in particolar modo le condizioni dei polmoni e del sistema nervoso.

Quando furono pronti i risultati delle analisi del sangue, vide che tutti i valori erano normali. I globuli bianchi, che erano arrivati a livelli molto alti a causa dell’ascesso, erano diminuiti con gli antibiotici ed erano rimasti bassi, facendo escludere che fosse un’infezione la causa dello stato clinico attuale. Il rumore che proveniva dai polmoni, pero, suggeriva una polmonite incipiente e David si domando ancora una volta se non fosse in presenza di un deficit del sistema immunitario.

Era chiaro che era comparso il solito trio di sintomi che riguardavano il sistema nervoso centrale, l’apparato gastrointestinale e il sangue o il sistema immunitario. Il problema era che non riusciva a scorgere il fattore che era alla base di tutto cio.

David era angosciato: la vita di una donna di trentaquattro anni era nelle sue mani, ma lui non sapeva che cosa fare. Era restio a richiedere un consulto, un po’ per Kelley e un po’ perche i consulti non erano serviti a niente nei casi precedenti. Anche altre analisi di laboratorio gli sembravano inutili.

«Un attacco epilettico alla 216!» grido una delle infermiere. La 216 era la stanza di Sandra.

David corse dalla sua paziente e la trovo in preda a un attacco fortissimo. Il corpo era arcuato all’indietro e le membra si contraevano ritmicamente con una tale forza che tutto il letto sobbalzava sul pavimento. David si fece portare un tranquillante e lo somministro immediatamente per via endovenosa. Dopo pochi minuti, la convulsione cesso, lasciando Sandra immobile e comatosa; allora lui senti che la disperazione cedeva il posto alla rabbia.

Ordino tutto: consulti, analisi di laboratorio, raggi X, persino una risonanza magnetica nucleare del cranio. Era deciso a scoprire che cosa stava accadendo a Sandra Hascher. La fece anche trasportare all’unita di terapia intensiva perche desiderava tenerla costantemente sotto controllo. Non voleva altre sorprese.

Quando avvenne il trasferimento, aiuto a spingere il lettino lungo il corridoio, poi si diresse alla scrivania per riempire le pratiche, ma si fermo, impietrito. In un letto proprio di fronte c’era Nikki.

Rimase terrorizzato: che cosa significava la sua presenza all’unita di terapia intensiva?

Senti una mano sulla spalla. Era il dottor Pilsner. «Vedo che e sconvolto nel vedere sua figlia qui», gli disse. «Si calmi. L’ho fatto perche non voglio correre rischi. Qui ci sono delle infermiere molto preparate, abituate a prendersi cura di pazienti con problemi respiratori.»

«E sicuro che sia proprio necessario?» David conosceva gli effetti negativi che poteva avere quel reparto

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