Nicole continuo a far scorrere il dossier sul monitor.
«Aspetta», le disse David, indicando un punto in cui veniva descritto un incidente occorso a Van Slyke: mentre era di servizio su un sottomarino nucleare, aveva avuto un grave crollo nervoso. All’epoca lavorava come aiutante motorista e aveva gia frequentato il corso sulla propulsione nucleare.
David lesse ad alta voce: «Durante la prima parte del servizio, le tendenze maniacali del paziente erano apparse evidenti e in aumento. Esibiva un umore euforico che lo portava a esprimere giudizi negativi, sentimenti ostili e timori paranoici di essere messo in ridicolo dal resto dell’equipaggio e di poter essere danneggiato dai computer e dalle radiazioni. La sua paranoia ha raggiunto il culmine quando ha assalito il comandante e ha dovuto essere rinchiuso».
«Accidenti», commento Nicole, «non mi piacerebbe trovarmelo davanti.»
«Non e cosi strano come sembrerebbe a leggere qui», le disse David. «Io gli ho parlato in diverse occasioni. Non e socievole o cordiale, ma fa il suo lavoro.»
«Io direi che era una bomba a orologeria.»
«Avere delle paranoie per le radiazioni quando si e su un sottomarino atomico non e poi cosi pazzesco. Se dovessi esserci io al suo posto, impazzirei, sapendo di trovarmi a pochi metri da un reattore nucleare.»
«C’e dell’altro. Senti: ‘Van Slyke e sempre stato un tipo solitario. E stato allevato da un padre aggressivo e alcolizzato e da una madre timorosa e sottomessa. Il nome da ragazza della madre era Traynor’.»
«Conosco gia questa parte della storia. Harold Traynor, suo zio, e il presidente del consiglio di amministrazione dell’ospedale, a Bartlet.»
«Ecco altre cose interessanti», disse Nicole e continuo a leggere ad alta voce. «’Il paziente ha mostrato la tendenza a idealizzare alcune figure dell’autorita, ma poi a rivoltarsi contro di loro alla minima provocazione, reale o immaginaria. Questo modello di comportamento e comparso prima del suo arruolamento ed e continuato mentre era in marina.’» Nicole alzo lo sguardo su David. «Non vorrei certo essere il suo capo.»
Su Devonshire trovarono meno materiale, ma ugualmente interessante. Era stato curato piu volte per malattie veneree a San Diego, aveva avuto l’epatite B e alla fine era risultato positivo al test per l’HIV.
«Questo si che potrebbe essere importante», osservo David. «Il fatto che potrebbe ammalarsi di Aids, una malattia mortale, puo spiegare tante cose.»
«Spero di essere stata d’aiuto», disse Nicole.
«Potrei avere delle copie di questi dossier?»
«Ci vorra un po’ di tempo. La domenica l’archivio e chiuso e devo procurarmi una chiave per avere accesso a una stampante.»
«Aspettero. Ma prima vorrei fare una telefonata.»
Dopo qualche lacrimuccia, Nikki si convinse che non era il caso, per lei, di uscire insieme agli altri bambini: la giornata, iniziata con il cielo sereno, era diventata grigia e minacciava pioggia. Comunque, indosso ugualmente il costume che suo padre le aveva fatto preparare e si diverti un mondo a spaventare i bambini, tutte le volte che andava ad aprire loro la porta.
Angela detestava quel costume, ma non disse niente per non rovinare il divertimento alla figlia.
Provo ancora una volta a telefonare a Calhoun, ma trovo la segreteria telefonica. Gia nel primo pomeriggio aveva fatto un altro tentativo e aveva lasciato un messaggio, ma lui non aveva richiamato. Comincio a preoccuparsi. Osservando il cielo, che si stava oscurando, si preoccupo anche per David. Anche se aveva telefonato alcune ore prima per dirle che avrebbe fatto piu tardi del previsto, adesso si diceva che ormai avrebbe dovuto essere tornato.
Una mezz’oretta dopo, Nikki dichiaro conclusa la giornata: era stanca e poi gia da un pezzo nessun bambino era venuto a suonare alla porta e probabilmente ormai non sarebbe venuto piu nessuno. Ando di sopra a togliersi il costume e a fare il bagno, mentre sua madre comincio a pensare a che cosa preparare per la cena.
Poco dopo suono il campanello. Sapendo che Nikki si stava lavando, Angela ando ad aprire e, nel passare davanti al tavolino dell’ingresso, prese in mano l’insalatiera con i cioccolatini. Attraverso il vetro laterale della porta scorse un uomo con la testa di rettile.
Apri e stava gia per dire qualcosa su com’era bello quel costume, quando si rese conto che insieme all’uomo non c’era nemmeno un bambino. Prima che avesse il tempo di reagire, pero, lui entro e l’afferro al collo con una mano, mentre con l’altra le tappava la bocca, soffocando il grido che lei stava per emettere.
Angela lascio cadere l’insalatiera di vetro sul pavimento, dove ando in mille pezzi, e cerco di divincolarsi, ma il suo assalitore era troppo forte e la teneva in una morsa strettissima. Tutto quello che lei riusci a fare fu emettere qualche gemito soffocato.
«Chiudi il becco o ti ammazzo», le intimo l’uomo con un sussurro rauco e le diede uno strattone alla testa che le causo una tremenda fitta di dolore lungo la schiena, convincendola a smettere di lottare.
L’uomo si guardo intorno, allungando la testa verso il corridoio che portava in cucina, poi le domando: «Dov’e tuo marito?»
Angela non riusci a rispondere. Le girava la testa, come se stesse per svenire.
«Ora ti lascio libera», ringhio l’uomo. «Se gridi, ti ammazzo. Capito?» e le diede un altro strattone che le causo lacrime di dolore.
Come promesso, la lascio. Lei barcollo all’indietro, ma riusci a rimanere in piedi. Il cuore le batteva all’impazzata. Sapeva che Nikki era nella vasca da bagno. Rusty, purtroppo, era stato chiuso nella rimessa, perche avrebbe dato troppa noia ai bambini.
Angela guardo il suo assalitore. La maschera da rettile era grottesca e le scaglie sembravano vere. Dalla bocca contornata da denti affilati penzolava una lingua rosso vivo. Angela cerco di pensare. Che cosa doveva fare? Che cosa poteva fare? Noto che l’uomo aveva in mano una pistola.
«Mio marito non e in casa», riusci a dire alla fine. Aveva la voce rauca perche la stretta al collo le aveva compresso la gola.
«E la tua figlia malata?»
«E in giro con gli altri bambini a farsi dare i dolci.»
«Quando torna tuo marito?»
Angela esito un attimo, non sapendo che cosa fosse meglio dire. L’uomo le afferro il braccio, scuotendola, e le conficco l’unghia del pollice nella carne. «Ti ho fatto una domanda», ringhio.
«Fra poco.»
«Bene, lo aspetteremo. Intanto, diamo un’occhiata alla casa e assicuriamoci che non mi stai mentendo.»
«Non lo farei», replico Angela, mentre lui la spingeva in malo modo nel salottino.
Nikki non era nella vasca da bagno, ne era uscita gia da un po’. Quando aveva sentito suonare il campanello, era corsa a finire di vestirsi e a rimettersi la maschera. Sperava di riuscire ad arrivare di sotto prima che i bambini se ne fossero andati, perche voleva vedere i loro costumi e sorprenderli con il proprio. Era appena arrivata in cima alle scale, quando l’insalatiera ando in frantumi, facendola fermare di botto. Rimase a guardare impotente sua madre che lottava contro un uomo con una maschera da serpente.
Dopo lo choc iniziale, Nikki corse lungo il corridoio fino alla camera da letto dei suoi genitori e stacco il ricevitore, ma si accorse che il telefono era isolato. Allora ritorno di corsa nel corridoio e sbircio dall’alto delle scale, facendo in tempo a vedere sua madre e l’uomo sparire nel salottino della televisione.
Si sporse e noto il fucile appoggiato all’ultimo pilastro dell’ingresso.
Fu costretta a ritrarsi precipitosamente, quando sua madre e l’uomo-rettile riapparvero sulla porta del salottino. Senti i loro passi calpestare i vetri, poi fermarsi. Le loro voci le giungevano molto attutite.
Si costrinse a sporgersi di nuovo e li vide ricomparire dal soggiorno, per poi sparire lungo il corridoio centrale, verso la cucina.
Si sporse ancora di piu e cerco con lo sguardo il fucile, che era ancora al suo posto. Comincio a scendere le scale, ma, per quanto lentamente si muovesse, ogni gradino scricchiolava sotto il suo peso.
Era giunta a meta delle scale, quando udi i passi riavvicinarsi lungo il corridoio; presa dal panico, ritorno su di corsa e si allontano dalla ringhiera. Pensava di scendere di nuovo nell’ingresso quando non ci fosse stato piu nessuno ma si accorse con raccapriccio che sua madre e l’uomo avevano cominciato a salire.
Allora corse nella camera da letto principale ed entro nello stanzino che fungeva da guardaroba. Sulla