occhi dall’incartamento e mi stava di nuovo confrontando con le foto.
Sarebbe stato perlomeno decente che mi mettessero a disposizione un’auto per tornare a casa, ma non avevo alcuna voglia di stare li ancora per il tempo di farglielo notare. Non ci misi molto a trovare un taxi, del resto, e poi lo feci aspettare mentre entravo in casa a prendere il portafoglio. Venti dollari. Una giornata di paga. Ma non avevo mai pagato un tassista piu volentieri.
A un giorno di distanza la cosa non sembrava piu cosi preoccupante. — Soltanto un errore d’identita — assicurai a Greta quando chiamo per salutarmi. Stava di nuovo partendo per New York.
— Anche le impronte digitali?
— Avanti, Greta! — sospirai, gettando uno sguardo al mio boss che mi stava tenendo d’occhio pensosamente, e un altro all’orologio da cui risultava che avevo un paio d’ore prima di presentarmi al tribunale del traffico. — Tu lo sai
— Si, naturalmente — disse, col tono di chi si chiede se al mondo c’e qualcosa di cui essere sicuri. Riflettei che quello doveva essere l’effetto su chi veniva interrogato dall’FBI. Potei sentirla sbadigliare. — Per l’amor di Dio — si lamento. — Spero di farcela a non addormentarmi, in viaggio. Tutto per causa di quei rumori, stanotte.
— Quali rumori? — Io non avevo sentito niente, pero ho un sonno a prova di bomba.
— Quella spece di ruggito, non te ne sei accorto? Come dei tuoni. Solo che non erano tuoni… scusami — aggiunse, e sentii che parlava a qualcun altro con la mano sul ricevitore. Poi: — Scusa, tesoro, ma hanno finito il carico. Devo andare. Ci vediamo fra un paio di giorni.
— Ti amo — dissi, ma ormai parlavo a un telefono riattaccato. Tuttavia Mr. Rupert stava facendo rotta su di me, cosi continuai in tono professionale: — Certo… e un piacere trattare con clienti come voi. Vi portero senz’altro le quote, certo. I miei ossequi alla signora.
Riappesi, gli dedicai un sorriso blando e mi immersi con solerzia nei documenti che avevo sulla scrivania. Finivo sempre con l’accumularne a pacchi per i miei momenti di «tempo-interno». Quella pero era roba da sbrigare in giornata, quote di pagamento che dovevo preparare per clienti residenti in sei diversi comuni. Dato che ogni comune ha le sue norme di sicurezza e antincendio — e di conseguenza diversi premi assicurativi — e poiche ciascun cliente aveva posizioni diverse in termini di credito bancario e modalita di pagamento, impiegai quelle due ore lavorando alla calcolatrice. Avevo sperato di potermi fermare in un ristorante sulla strada per Barrington, ma fui fortunato se riuscii ad acchiappare al volo un hot dog e un’aranciata a un incrocio. Arrivai la giusto due minuti prima delle 13,30 (ora segnata sul modulo del verbale) il che significava che ero in ritardo. Non in ritardo per l’udienza, intendo. Il giudice non c’era, e probabilmente non si sarebbe fatto vedere per un altro quarto d’ora, come ci si aspetta che faccia un giudice. Ma tutti gli altri avevano gia consegnato il tagliando, ricevuto il numero d’ordine e preso posto in aula. Anche a me fu dato un numero. A quella sessione erano stati convocati 42 contravventori. Io ero il numero 42.
Andai a sedermi in fondo all’aula e cercai di fare un calcolo a occhio. Quarantadue casi. Diciamo, per essere ottimisti, una media di un minuto e mezzo a caso. Questo voleva dire che il giudice si sarebbe occupato di me da li a un’ora o poco piu. Per consolarmi pensai che non mi sarei comunque annoiato, visto che avevo la ventiquattr’ore piena di relazioni di credito da esaminare. Avrei potuto starmene seduto li in ultima fila e dedicarmi alle mie carte.
Aprii la valigetta, allineai la prima mezza dozzina di fogli e mi guardai attorno, sentendomi a posto e in pace con tutti. Era interessante, per uno che non aveva mai messo piede in un tribunale del traffico. Il banco del giudice era all’interno di una specie di recinzione, fiancheggiato da due bandiere. A sinistra c’era la Vecchia Stelle e Strisce, con le sue quarantotto stelle su sfondo blu; a destra quella bianca dell’Illinois. E fra loro…
Fra loro, sul muro, c’era una scritta. Diceva:
Dunque quel pomeriggio non sarebbe stato produttivo come avevo supposto.
In via sperimentale decisi di tenere aperta la ventiquattr’ore sulle ginocchia, ma l’esperimento si stava gia rivelando fallimentare: un tipo grassoccio con l’uniforme del Dipartimento di Polizia di Barrington era gia in marcia verso di me per vedere cosa stavo facendo. Pero non c’era un divieto contro il fatto di tenersi semplicemente sulle ginocchia materiale per scrivere o da leggere, cosicche non mi ordino di metterlo via. Ma chiunque avrebbe potuto vedere che aspettava appena un indizio: il fruscio della penna, una parola abusivamente letta con la coda dell’occhio, e le sue manette sarebbero state inesorabili.
Lo tranquillizzai col mio sorriso da bravo cittadino e mi volsi all’uomo che sedeva due posti alla mia sinistra. — Calduccio qui dentro, no? — dissi. — Si direbbe che abbiano acceso il riscaldamento.
— Il riscaldamento qui non funziona — rispose. Non disse altro. Non c’erano cartelli che vietassero di chiacchierare, pero lui non voleva correre rischi. Alla mia destra una voce spiego:
— Funziona benissimo, solo che questo tribunale non puo permettersi di far salire la bolletta dell’elettricita. — Mi girai. Un giovanotto snello e dall’aria vivace mi stava sorridendo. Indossava giacca e pantaloni candidi come la neve, e sulla sedia vuota accanto a lui era deposto un panama anch’esso bianco. Roba fine e delicata, pensai. — Un guaio che qui sia vietato dormire, no? — aggiunse. — Specialmente dopo che uno e stato tenuto sveglio tutta la notte da quel maledetto fracasso.
Ancora quei rumori. Rivelai che io non avevo sentito cadere una piuma, e tanto lui che l’individuo alla mia sinistra furono felici di fornire particolari. Un rombare dal cielo, capisce? No, non come quello di un aereoplano: con un aereoplano potete distinguere il motore; quello non era un motore, era piu come una specie di ruggito… anche se, ripensandoci, sembrava provenire dalla zona dell’aeroporto. Midway? No, non Midway, semmai quel piccolo campo d’aviazione privato a nord ovest. Frutteto Vecchio lo chiamano, anche se qualcuno vuole cambiargli il nome in Aereoporto O’Hare. Ma, ragazzi! Quel frastuono era veramente
E ci alzammo. Sudando nella toga di seta nera Suo Onore entro, e giro attorno lo sguardo di un attore che valuta senza alcun entusiasmo una misera platea. Quando ci venne consentito di sedere di nuovo tossicchio ed esordi con un breve discorsetto:
— Signore e signori, molti di voi, oggi qui presenti, sono accusati d’infrazioni alle norme del traffico. Ora, io non so come voi la pensiate in merito, ma in quanto a me, non intendo prendere cose simili alla leggera.