picchiata.
— E cosi — commento infine, — tu sei quella sacerdotessa che pensa di essere un guerriero, vero?
— Infatti. E suppongo che tu sia un uomo che crede di poter sostenere che non ne sono all’altezza.
Dannyn le sedette accanto e si giro in modo da appoggiarsi al tavolo; quando parlo, lascio vagare lo sguardo sulla sala invece di guardare verso di lei.
— Cosa ti fa pensare di poter maneggiare una spada? — domando.
— Chiedi ai miei uomini. Non mi vanto mai di cio che faccio.
— Ho gia parlato con Ricyn, e lui ha avuto il fegato di dirmi che sei una berserker.
— Infatti. Hai intenzione di definirmi una bugiarda?
— Non spetta a me definirti in nessun modo. Il re mi ha ordinato di prendere te e i tuoi uomini nella sua guardia ed io faccio quello che dice lui.
— Anch’io.
— D’ora in avanti farai invece quello che dico io. Mi hai capito, ragazza?
Con uno scatto del polso, Gweniver gli scaglio in piena faccia il contenuto del proprio boccale; mentre tutti i nobili presenti sussultavano e imprecavano, lei si alzo quindi in piedi e rimase a fissare Dannyn, che sollevo lo sguardo con espressione blanda, ignorando la birra che gli scorreva lungo il volto.
— Ascoltami — scandi Gweniver, — tu sei senza dubbio un figlio d’un cane, ma io sono la figlia di un lupo. Se desideri tanto mettere alla prova le mie capacita, vieni fuori con me.
— Ma senti! Sei una smorfiosetta suscettibile, vero?
Gweniver gli assesto uno schiaffo tanto violento da spingergli la testa all’indietro.
— Nessuno mi chiama smorfiosetta.
Sulla grande sala scese un assoluto silenzio e tutti i presenti, dal piu infimo paggio al nobile di rango piu elevato, si girarono per guardare la scena.
— Dimentichi con chi stai parlando — prosegui Gweniver, — oppure sei cieco e impossibilitato a vedere il tatuaggio che ho sulla faccia?
Lentamente Dannyn si porto una mano alla guancia colpita per massaggiarla, ma non stacco mai lo sguardo da quello di lei. I suoi occhi erano freddi, profondi e spaventosi nella loro intensita.
— Vuole milady accettare le mie scuse? — chiese quindi, e s’inginocchio ai suoi piedi, generando in tutta la sala un sussulto corale che somiglio al mormorio della risacca. — Mi dispiace profondamente di aver insultato Vostra Santita: invero una follia si deve essere impadronita del mio cuore. Se qualsiasi uomo osera ancora definirti una smorfiosetta ne dovra rispondere alla mia spada.
— Ti ringrazio, e ti perdono.
Con un accenno di sorriso Dannyn si rialzo in piedi e si puli il volto sporco di birra sulla manica, continuando pero a fissarla. Per un fugace momento, Gweniver avverti una fitta di rimpianto per il voto di castita che aveva pronunciato perche il suo modo fluido di muoversi, il suo atteggiamento disinvolto, la sua stessa arroganza le apparivano splendidi, forti e puliti come il filo di una lama sotto il sole. Poi ricordo gli occhi scuri della Dea e il rimpianto svani.
— Dimmi una cosa — chiese Dannyn. — Cavalchi alla testa della tua banda di guerra?
— Si. Preferirei morire che sentir dire di me che guido i miei uomini dalle retrovie.
— Non mi aspettavo niente di meno.
Dannyn s’inchino, poi passo in mezzo ai nobili con andatura lenta e arrogante fino a raggiungere la porta; non appena il battente si fu richiuso alle sue spalle, nella sala scoppio un brusio di commenti.
— Per gli dei! — esclamo Gwetmar, asciugandosi il sudore dalla fronte. — Ho davvero pensato che fosse giunta la tua ultima ora. Sei la sola persona del regno che abbia offeso Dannyn e non sia morta entro cinque minuti.
— Oh, sciocchezze — replico Gweniver. — Indubbiamente ha abbastanza buon senso da evitare di ferire una sacerdotessa votata alla Luna.
— Hah! — sbuffo Maemyc. — Dannyn uccide prima e riflette poi.
Alcuni minuti piu tardi un paggio venne ad avvertire Gweniver che il re desiderava parlare con lei in privato. Consapevole dell’enorme onore che le veniva elargito, la ragazza segui il paggio fino al secondo piano della rocca principale, dove Glyn aveva un vasto appartamento arredato con sedie intagliate e tavoli, con le pareti decorate da arazzi e il pavimento coperto da ottimi tappeti del Bardek. Il re la attendeva in piedi accanto al camino di pallida arenaria su cui erano intagliate forme di navi e intrecci astratti, e quando Gweniver accenno ad inginocchiarsi davanti a lui le chiese di rialzarsi.
— Stavo pensando a tutti i tuoi parenti che sono morti al mio servizio — le disse. — Questa faccenda della sorte del Lupo grava pesantemente su di me. Vostra Santita desidera presentarmi una petizione perche le terre vengano da me trasmesse in eredita al ramo femminile della famiglia?
— Si, mio signore. Ora che ho pronunciato i miei voti non mi e permesso possedere nulla tranne cio che puo entrare in un grosso sacco, ma presto mia sorella si fidanzera con un uomo che e disposto ad addossarsi la nostra faida in nostro nome.
— Capisco. Bene, voglio essere onesto con te: puo darsi che io non sia in grado di risolvere la questione delle vostre terre presto come vorrei, ma sono pronto a concedere che il nome del clan venga trasmesso ai figli di tua sorella. Quanto al Cinghiale, anche se mi piacerebbe poterlo allontanare dalle vostre terre, molto dipendera dall’andamento dei combattimenti di quest’estate.
— Il mio signore e estremamente onorevole e generoso, e comprendo che le disgrazie del nostro clan sono soltanto una delle sue molteplici preoccupazioni.
— Sfortunatamente Vostra Santita dice il vero. Vorrei soltanto che non fosse cosi.
Nel lasciare la presenza del re Gweniver s’imbatte in Dannyn, che stava aprendo la piu privata fra tutte le porte senza nessun annuncio o cerimonia di sorta e che le indirizzo un accenno di sorriso.
— Il mio cuore duole per la morte dei parenti di Vostra Santita — disse quindi, — e faro del mio meglio per vendicarli.
— Lord Dannyn e molto generoso ed ha i miei ringraziamenti.
Con quelle parole Gweniver si affretto ad uscire nel corridoio, ma una volta giunta alle scale si lancio un’occhiata alle spalle e lo vide ancora fermo a fissarla, con una mano sulla porta. Improvvisamente, fu scossa da un brivido di freddo e avverti un senso di pericolo scorrerle lungo la schiena come una mano gelida… cosa che interpreto come un avvertimento mandatole dalla Dea.
L’indomani, Gweniver stava passeggiando con Ricyn nel cortile esterno quando vide un vecchio trasandato oltrepassare le porte tirandosi dietro due muli carichi. Anche se indossava calzoni sporchi e una camicia molto rammendata su cui spiccava lo stemma di Glyn, il vecchio era eretto sulla persona e camminava con il vigore di un giovane principe. Parecchi paggi corsero subito ad aiutarlo con i muli, e Gweniver noto la deferenza con cui lo trattavano.
— Chi e, Ricco? — chiese.
— E il vecchio Nevyn, mia signora, e quello e davvero il suo nome. Lui sostiene che suo padre lo ha ribattezzato «nessuno» in un momento d’ira. — Nel parlare, Ricyn pareva stranamente intimorito e rispettoso nei confronti del vecchio. — E un erborista: trova le erbe selvatiche e le raccoglie per i nostri medici, oltre a coltivarne altre qui nella fortezza.
I paggi stavano intanto portando via i muli, e un sottociambellano di passaggio si era fermato per inchinarsi al vecchio.
— E evidente che quel Nevyn e un utile servitore — osservo Gweniver, — ma perche la gente lo tratta come se fosse un nobile?
— Oh, ecco… — Ricyn pareva stranamente imbarazzato. — In quel vecchio c’e qualcosa che induce a rispettarlo.
— Davvero? Avanti, sputa l’osso! Mi accorgo che mi stai nascondendo qualcosa!
— Vedi, mia signora, tutti dicono che lui possiede il dweomer, e quasi ci credo io stesso.
— Oh, sciocchezze!
— Non lo sono, mia signora. Si sa che il re in persona e solito recarsi nel giardino del vecchio Nevyn per restare a parlare con lui per ore.
— E questo dovrebbe significare che lui possiede il dweomer? Senza dubbio di tanto in tanto il re ha bisogno di accantonare gli affari di stato e il vecchio lo diverte, o qualcosa del genere.