dweomer usavano una pietra o uno specchio.
Le visioni giunsero nebbiose, formandosi appena prima di dissolversi, unendosi e separandosi come nuvole sospinte da un forte vento, e in esse lui non riusci a scorgere nulla del Wyrd di Glyn. Perfino nelle Terre Interiori le correnti erano agitate, le forze erano prive di equilibrio, la luce era oscurata. Ad ogni regno e popolo corrispondeva infatti una parte delle Terre Interiori… di solito si pensava ad essa come ad un luogo, ottenendo cosi un’adeguata immagine… che costituiva la vera fonte degli eventi che si verificavano nel regno posto sul piano esterno, proprio come ogni persona possedeva un’anima segreta e immortale che determinava quella che la persona in questione definiva la propria volonta o fortuna.
La gente di Deverry vedeva infuriare una guerra fra uomini ambiziosi, quegli uomini si vedevano come gli autori della loro fortuna, ma Nevyn vedeva invece la verita: le meschine liti di quegli aspiranti sovrani erano soltanto i sintomi di una crisi cosi come la febbre era soltanto il sintomo di una malattia, dolorosa ma di per se incapace di uccidere. Nelle Terre Interiori le forze oscure della Morte Non Bilanciata erano sfuggite al controllo e stavano precipitando tutto nel caos, arginate soltanto da una manciata di guerrieri che servivano la Luce. Anche se era soltanto un umile servitore di quei Grandi, Nevyn aveva a sua volta dei combattimenti da affrontare nel regno… dopo tutto anche la febbre poteva uccidere il paziente, se le si permetteva di infuriare liberamente.
Le forze della Morte Non Bilanciata non erano qualcosa a cui si potesse pensare come ad una persona, una sorta di esercito malvagio guidato da esseri dotati di un’anima riconoscibile. Al contrario, esse erano forze a loro modo naturali quanto il cadere della pioggia che erano pero sfuggite al controllo come un fiume in piena che si fosse riversato oltre gli argini e stesse travolgendo sul suo cammino fattorie e villaggi. Ogni persona e ogni regno aveva in se una venatura di caos… debolezze, avidita, piccoli orgogli e arroganze che potevano essere negati o alimentati. Se alimentati, essi liberavano energia… per usare una metafora… che fluiva nel corrispondente luogo oscuro delle Terre Interiori. Questo era cio che stava succedendo a Deverry in quell’epoca tormentata: le forze oscure erano rigonfie e travolgenti, proprio come la piena di un fiume.
Nevyn era semplicemente incerto sulla misura in cui poteva intervenire sul piano fisico, perche operare il dweomer era un’arte sottile, fatta di influenze, di immagini e di lente manipolazioni ulteriori, mentre un’azione diretta sul mondo esterno era di solito cosi estranea a qualsiasi maestro del dweomer che Nevyn aveva timore di intervenire fino a quando non fosse arrivato il momento giusto. Una mossa sbagliata, per quanto bene intenzionata, avrebbe infatti costituito soltanto un’altra vittoria per il Caos e per l’Oscurita, ma Nevyn si sentiva dolere il cuore ad aspettare, vedendo la morte, le malattie, le sofferenze e la poverta che stavano dilagando nel regno. La cosa peggiore era sapere che qua e la c’erano malvagi maestri del dweomer oscuro che gongolavano di quelle sofferenze e assorbivano il potere liberato dalla marea del Caos, usandolo per i loro cupi fini.
Come servitore, lui non poteva pero mandare quei maestri oscuri incontro all’oscurita prima del tempo, non piu di quanto potesse vedere se Glyn avrebbe un giorno regnato in Dun Deverry su un regno ormai pacifico. Con un sospiro interruppe l’inutile meditazione e fece svanire la stella e il cerchio. Avvicinatosi alla finestra, si affaccio per osservare i guerrieri che si affrettavano ad attraversare il cortile sottostante per andare a cenare nella grande sala, e vederli ridere e scherzare fra loro genero una fitta di colpevolezza nel suo cuore… gli sembrava infatti che fosse stata la sua antica colpa a portare a quella guerra. Molto tempo prima, quando era principe del regno, gli era stato chiesto di scegliere fra lo sposare Brangwen del clan del Falco, facendo cosi progressi piu lenti nell’apprendimento del dweomer (perche avrebbe avuto una moglie e dei figli di cui occuparsi), oppure rinunciare a lei e dedicarsi interamente al dweomer. Nel suo goffo tentativo di ottenere il meglio delle due alternative, lui aveva provocato la morte di tre persone: la stessa Brangwen, suo fratello Gerraent, che aveva provato per lei un amore empio e incestuoso, e Lord Blaen del Cinghiale, un rispettabile pretendente che aveva avuto la sfortuna di trovarsi alle prese con la follia di Gerraent.
Un momento piu tardi si costrinse pero a ricordare che nessun uomo poteva conoscere la verita al riguardo; d’altro canto, pero, quella faccenda del clan del Cinghiale era piu strettamente connessa al suo antico errore, perche da quando aveva ricevuto le terre del Falco come compensazione per la morte di Blaen, il clan del Cinghiale si era inorgoglito a dismisura al punto di incitare il Gwerbret di Cantrae ad avanzare pretese su un trono che non era mai stato destinato ad avere.
E adesso tutti gli attori di quell’antica tragedia erano raccolti li in Cerrmor. Quella sera a cena, Nevyn lascio vagare lo sguardo per la sala, individuandoli tutti e tre: Blaen, che mangiava insieme al resto della banda di guerra del Lupo nei panni del suo capitano Ricyn; Gerraent, seduto alla sinistra di Glyn nelle vesti di suo fratello Dannyn; Brangwen, con il tatuaggio azzurro di una guerriera votata alla Luna che le spiccava su una guancia. I loro Wyrd erano ancora tutti intrecciati, ma cio che piu faceva dolere il cuore di Nevyn era la sorte toccata a Gweniver in questa vita.
Nevyn sedeva ad un tavolo della grande sala insieme allo scriba e sua moglie, al capo stalliere e alla sua, a due sottociambellani e al mastro dell’armeria, il vedovo Ysgerryn; quella sera, notando come Nevyn stesse osservando Lady Gweniver, Ysgerryn accenno al fatto che poco prima Dannyn l’aveva accompagnata nell’armeria perche le venisse approntata una cotta di maglia.
— Per fortuna, avevo conservato una cotta che veniva usata per lo stesso Lord Dannyn quando aveva quattordici armi — prosegui Ysgerryn. — Naturalmente avrebbe potuto essere smantellata e modellata su una taglia piu grande, ma era cosi ben fatta che ho pensato di conservarla per uno dei giovani principi, un giorno, e adesso potra tornare utile.
— Infatti. Che ne ha pensato il lord del fatto che la dama avrebbe indossato la sua vecchia cotta?
— Stranamente ne e stato contento. Ha detto qualcosa a proposito del fatto che era una specie di presagio.
Una volta concluso il pasto, il vecchio accenno a lasciare la sala, ma si accorse che Dannyn si stava dirigendo verso il tavolo di Gweniver per sedere accanto a lei e indugio vicino alla piattaforma per ascoltare. Dannyn le stava pero rivolgendo soltanto un’innocente domanda riguardante la cotta di maglia.
— Oh, per gli dei! — rispose Gweniver, con una risata. — Le spalle mi dolgono come il fuoco a portare questo dannato aggeggio! Deve pesare quanto due grosse pietre!
— Infatti — confermo Dannyn. — Continua pero a indossarla in ogni dannato momento che riuscirai a reggerla addosso. Detesterei dover perdere un uomo dotato del tuo spirito soltanto per mancanza di addestramento.
Il giovane Lord Oldac, un ragazzo biondo e robusto che aveva un’opinione eccessivamente alta di se, si protese in avanti sul tavolo con un sorriso da ubriaco.
— Un uomo? — commento. — Senti, Dannyn, che e successo ai tuoi occhi?
— Vedono il tatuaggio azzurro sul suo volto. Per quanto riguarda chiunque si trovi ai miei ordini, lei e un uomo o comunque e da considerare come tale.
— Naturalmente hai ragione — convenne Oldac, asciugandosi i baffi intrisi di sidro. — Tuttavia, Gwen, e impossibile negare che tu sia una smorfiosetta abbastanza graziosa da indurre un uomo a dimenticare il tatuaggio.
Rapido e preciso come un uccello che spicchi il volo, Dannyn si alzo di scatto e si protese in avanti per afferrare Oldac per la camicia. Mentre i boccali si rovesciavano e gli altri uomini si ritraevano gridando, trascino quindi attraverso la tavola il nobile che scalciava e strillava, e con un ultimo strattone lo fece cadere ai piedi di Gweniver.
— Chiedi scusa — ringhio. — Nessuno definisce una smorfiosetta una dama che e anche una sacerdotessa.
In mezzo ad un letale silenzio, ogni uomo presente nella sala stava seguendo la scena. Annaspando per respirare, Oldac si sollevo in ginocchio.
— Avanti — insistette Dannyn, pungolandolo con un piede.
— Le mie umili scuse — anso Oldac. — Non chiamero mai piu Vostra Santita in questo modo e prego la Dea di perdonarmi.